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Il futuro del centro-sinistra
L'Europa dopo il 1' Ottobre spagnolo
Filippo Orlando

 

Gli eventi a cui abbiamo assistito in questi giorni in Spagna, che potrebbero determinare una dolorosa separazione fra la Catalogna e il resto del paese iberico, non possono essere sottovalutati in nessun modo dalla sinistra italiana e internazionale. Se avverrà l’ irreparbile, ovvero lo spezzettamento dei paesi nazionali e le derive etnicistiche delle piccole patrie, allora saremmo difronte ad un quadro continentale non solo più sfavorevole allo sviluppo delle forze progressiste, ma caratterizzato da un ritorno in grande stile delle crisi economiche e di possibili conflitti nazionali.

Non credo, francamente, di esagerare. Vedere l’ Europa, tanto decantata come esempio al mondo di efficiente processo unitario fra nazioni tramite mercato e moneta unica, trasformarsi nei fatti in una enorme ‘ Jugoslavia’ non può in nessun modo essere ritenuto un successo dalle tecnocrazie e dalle classi dirigenti europee. Il ‘sogno democratico’ europeo è diventato semmai un incubo dal quale faremo molta fatica ad uscire.

Lo stesso QE di Mario Draghi ha solo addormentato e rallentato i processi disgregativi che avanzarono negli anni 2010 e 2011, ma ora tale medicina palliativa non è più in grado nemmeno di nascondere la realtà determinata da condizioni politiche ormai fuoricontrollo. Se la crisi europea del 2010 - 2012 è stata contenuta dentro i confini di una discussione tecnico finanziaria relativa ai debiti pubblici, la crisi attuale è inevitabilmente sociale, politica e istituzionale; pone in sostanza in questione l’ intera impalcatura dell’’ Unione come è venuta storicamente a determinarsi.

La situazione attuale costringe tutti ad approfondire la riflessione e l’ analisi per capire come è stato possibile vedere degenerare fino a questo punto un tentativo di unità europea basata sulla libertà di impresa e del mercato, che oggi affoga nei revanscismi nazionalisti e nella crisi sociale e economica.

In sintesi credo si possa annotare quanto segue:

 

1.      La vicenda spagnola dimostra come l’ Europa non sia affatto una unione politica, ne tantomeno sociale. Essa è solo una unione di mercato e della moneta, regolata da trattati di cui restano al fondo titolari i singoli stati. Ne deriva, dunque, una disunione sociale dovuta ai forzati processi di unione monetaria e di mercato, anzi si intensificano i processi di disgregazione sociale e di classe all’ interno dei singoli stati e le distanze economiche fra paesi, a cui segue una accentuata rivalità geopolitica fra le nazioni che ormai si fatica a nascondere dietro ai ‘patinati’ vertici diplomatici.

2.      L’ indipendenza catalana si caratterizza per essere un processo regressivo, fondato su basi etniche e cementato dall’ egoismo fiscale delle regioni forti contro le aree deboli del paese iberico. Che la destra catalana abbia assunto e strumentalizzato tematiche democratiche e di sinistra, in aggiunta al fatto che la sinistra catalana appoggia l’ attuale governo avendo posizioni ultra indipendentiste, non dimostra affatto che il processo di secessione in atto possa caratterizzarsi come una situazione gravida di novità positive e di futuro. La situazione rimane, comunque, strutturalmente regressiva.

3.      La politica estera americana negli ultimi decenni ha appoggiato spesso movimenti etnici al fine di disgregare nazioni che potevano ostacolarne obiettivi e aspirazioni al dominio incontrollato del globo. Il grande sogno dei diplomatici e strateghi USA sarebbe quello di trascinare in una lunga serie di conflitti interni grandi imperi etnicamente complessi come Cina e Russia. Tuttavia tale strategia, come accadde spesso all’ apprendista stregone, può ritorcersi contro i propri ideatori; chi di conflitto etnico ferisce di conflitto etnico perisce. Se si guarda ai problemi razziali interni all’ America e ai conflitti nazionali riattivati nel Regno Unito con la Brexit, si comprende bene come una disgregazione spinta di un paese europeo appartenente alla NATO non può essere ben visto dalle burocrazie residenti alla Casa Bianca.

4.      Lo sviluppo delle politiche neoliberiste provoca un tale livello di disgregazione sociale e di caos politico da essere fatale agli stessi meccanismi costituenti il grande mercato mondiale, delle monete e delle merci. Inoltre, se è difficile ipotizzare una Europa unita con queste nazioni attuali, così litigiose fra loro, e con questi livelli così bassi di stato sociale e di solidarietà, mi pare difficile che possa edificarsi l’ unità continentale sulle disgregazioni rancorose delle nazioni odierne. In sostanza, non si capisce come una Europa fatta a coriandoli, simile a un vestito di Arlecchino possa unirsi in modo più efficiente di quella sgangherata esistente adesso e basata sulle nazioni esistenti da qualche secolo.

5.      La sinistra è del tutto subalterna ai processi etnici in atto come è in coda al movimento indipedentista catalano, il quale ha incanalato il moimento sociale degli anni passati verso l’ obiettivo della secessione. Del resto la burocrazia europea ha bloccato una possibile risposta da sinistra alla crisi europea, quando ha umiliato nel luglio del 2015 la piccola Grecia diretta dalla sinistra di Tsiprsas. Tale umiliazione del tentativo socialdemocratico greco ha dato fiato ai movimenti etnici e nazionalisti che oggi vediamo nel Regno Unito, in Spagna, nei paesi del gruppo Visegrad ecc. La sinistra non ha ancora capito che la sua partita si è già giocata ed è stata persa ad Atene nella estate di due anni fa, quando fu fatto l’ unico e ultimo tentativo di spostare a sinistra l’ intera costruzione europea. Fallito quel tentativo siamo ormai immersi nella apoteosi dei movimenti etnici e nazionalistici ostacolati dalle goffe e impacciate resistenze delle forze liberali legate all’ alta finanza e ai grandi poteri filoatlantici.

6.      Nessuno, dunque, è più in grado di dominare le forze sociali e i processi politici innescatisi negli ultimi due anni. Siamo ormai agiti dalla storia e non più attori del nostro destino. Niente altro che spettatori nostro malgrado.

 

Filippo Orlando Alessandria 16-10-2017.

19/10/2017 15:24:22
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