La crescita zero del Pil italiano nel
secondo trimestre 2016 è stata notificata dal comunicato Istat. La doccia
gelata è arrivata al governo alla vigilia di Ferragosto. Il primo trimestre si
era concluso con un +0,3%; considerando la situazione dell’economia
internazionale ed europea, non ci aspettavamo faville nel secondo ma uno zero
punto zero rappresenta il nulla. Nella nostra situazione di impasse, in Europa,
c’è solo la Francia che però ha più di una giustificazione, il terrorismo e gli
scioperi conseguenti alla legge sul lavoro. Siamo scivolati nella posizione
degli ultimi della classe.
Nel trimestre aprile-giugno il Pil è
rimasto invariato rispetto al trimestre precedente, ed è stato calcolato che l’
aumento su base annua sarà dello 0,7% corretto successivamente nella revisione
di inizio settembre allo 0,8%. In
particolare sono stati individuati
aumenti per l’agricoltura (0,5%) e servizi (0,2%)mentre la produzione
industriale è calata dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, la spesa
delle famiglie è cresciuta dello 0,1% e dell’ 1,2% rispetto al secondo
trimestre del 2015. Come ricorda l’Istat, il secondo trimestre 2016 ha avuto una
giornata lavorativa in più sia rispetto a quello precedente che rispetto al secondo
trimestre del 2015.
Mentre l’Italia rimaneva al palo, il Pil è
aumentato nei paesi dell’eurozona dello 0,3% e 1,6% su base annua, nel
dettaglio il Pil è aumentato dello 0,6% nel Regno Unito corrispondente a una
variazione tendenziale del 2,2% rispetto al secondo trimestre del 2015, dello
0,3% negli Stati Uniti, dello 0,4% in Germania.
Calcolando che per l’Italia la variazione
acquisita per il 2016 si pone oggi allo 0,8%, per raggiungere l’obiettivo
indicato dal governo nel Def, il Pil nel secondo semestre dovrebbe raddoppiare,
ma non è facile a questo proposito essere ottimisti per una vasta serie di
ragioni. Nella seconda metà dell’anno dovrebbero iniziare a farsi sentire gli
effetti della Brexit unitamente ai problemi delle banche, in special modo la
situazione del Monte dei Paschi, infine l’appuntamento con il referendum che
distrae la discussione politica dalle vere priorità.
Renzi ha parlato di una “lunga marcia “
dell’Italia in economia che prosegue a piccoli passi anche se l’Italia non si
fa distaccare dal gruppo di paesi che marciano in testa, Padoan invita
all’ottimismo poiché, a suo giudizio “ la crescita c’è anche se debole” e noi
possiamo aggiungere che una crescita zero è sempre meglio di una crescita
negativa. Chi si accontenta gode.
Nessuno
possiede ricette vincenti in economia ma ci sembra di poter affermare che
quelle utilizzate del governo Renzi non ci hanno portato da nessuna parte se
non al punto di partenza. Gli interventi spot non funzionano, occorrono
interventi strutturali come l’abbattimento
del costo del lavoro e la diminuzione delle imposte facendo in modo che le
paghino tutti, il reperimento di capitali attraverso una seria spending review
per investimenti che sortiscano l’effetto di fare ripartire l’occupazione.
Tra le patate bollenti, che nel breve si
troverà a gestire questo governo, c’è indubbiamente la soluzione del problema
Mps. Il salvataggio di una delle più antiche banche del mondo verrà discusso il
26-27 settembre quando il piano industriale sarà approvato definitivamente dal
board della banca. Il piano prevede due distinte fasi :
a)
Cessione
di 10 miliardi di euro di sofferenze
b)
Aumento
di capitale di 5 miliardi
I crediti deteriorati verranno conteggiati
al 30% del valore iniziale, ma ancora non è chiaro se sarà possibile mantenere questo
ordine di valutazione visto che quelli di Banca Etruria sono stati ceduti al
prezzo di saldo del 17,6% e le istituzioni finanziarie internazionali si sono
convinte che quest’ultimo costituisce il prezzo reale dei non performing loans delle banche italiane.
L’aumento di capitale presenta per contro
delle oggettive criticità per una banca che esibisce una capitalizzazione di
700 milioni di euro e chiede al mercato 5 miliardi . L’operazione dovrebbe realizzarsi tra ottobre
e novembre, in concomitanza con il referendum istituzionale, in un clima
politico molto acceso. Si tratta dunque di trovare una soluzione, o posticipare
l’operazione oppure ridurre l’importo dell’aumento di capitale.
Si proporrebbe di lanciare un’offerta su
tre miliardi di bond subordinati in mano agli investitori consigliando la loro
conversione in azioni Mps. Purtroppo ben
due miliardi di obbligazioni subordinate sono in mano a piccoli risparmiatori
che non si sa quanto potrebbero essere interessati a quest’operazione che
indubbiamente avrebbe un effetto positivo sulla patrimonializzazione della
banca.
Sembra vitale comunque trovare una
soluzione alla riduzione dell’aumento di capitale perché se l’operazione non
dovesse andare a buon fine, il rischio sarebbe quello della risoluzione ( fallimento) con relativo bail-in e
azzeramento delle azioni e obbligazioni subordinate come è già avvenuto per le
banchette dell’Italia centrale. Uno scandalo finanziario di vaste proporzioni
secondo solo al fallimento Lehman.
Molto attiva è inoltre la ricerca di un
“anchor investor” in altri tempi denominato “cavaliere bianco” che decida di
investire una bella manciata di miliardi sulla banca senese togliendo le
castagne dal fuoco al governo ed evitando la soluzione spagnola, che ha messo a
posto la situazione delle banche iberiche,
chiedendo l’intervento del fondo di salvataggio Esm ( Meccanismo Europeo
di Stabilità).