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Mini introduzione alla Semantica
Pietro Mercogliano


Come accade che “Storia” significhi sia la serie degli eventi sia il racconto di essi e “Anatomia” sia la costituzione dei corpi sia la sua indagine e cosí via esemplificando, “Semantica” è sia un insieme di fenomeni sia lo studio che li indaga.

Questa caratteristica dell’espressione, comune a un numero davvero alto di Lingue diverse, deve far riflettere. Viene da pensare che esista la sensazione (o la consapevolezza) che il Mondo e la sua interpretazione condividano lo stesso piano di esistenza e che l’interpretare e la cosa interpretata siano cosí necessariamente connessi da poter (e anzi dover) essere indicati con la medesima parola.

Si pensi, dunque, a che cosa accada quando ci si metta a studiare l’interpretazione e la significazione stesse: non solo fenomeni e studio coincidono nella parola (il che avviene anche per “Storia” e “Anatomia”), ma si sta studiando proprio il fenomeno della parola stessa; in tal modo è come se si aggiungesse un ulteriore livello (in chiave autologica) a quella necessaria connessione fra interpretato e interpretare che si diceva, interpretando la stessa interpretazione.

Quando poi una scienza dell’interpretazione e della significazione si trovi – al principio del suo lavoro – a meditare sul suo stesso statuto e sul rapporto fra sé e il suo campo d’indagine, ci si renderà facilmente conto del livello di complicazione (nel senso proprio di co-implicazione) e di profondità che il discorso possa prendere.

Questo è quanto fa, con l’asciutta semplicità che gli è propria, Tullio De Mauro nei capi preliminari della voce “Semantica” da lui stesa nel 1982 per conto dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana “Treccani” nell’ambito dell’“Enciclopedia del Novecento”. Tra le molte pagine che De Mauro ha dedicato alla Semantica, del tutto imprescindibili sono almeno il grande classico “Introduzione alla Semantica” (pubblicato da Laterza nel 1965 in un bel volume in-8° da duecentotrentotto pagine) e il piú recente “Minisemantica” (1982, sempre Laterza).

è “Semantica”, ci dice De Mauro, sia – in accezione realistica – l’insieme dei fenomeni del significare sia – in accezione epistemica – lo studio di tali fenomeni. E questo studio è cosí definito: «Studio delle relazioni tra gli insiemi di segni grazie ai quali si comunica e i campi di contenuto su cui vertono i segni di tali insiemi.»; ma ancora una parola va spesa, in limine e prima di parlare di questa specifica definizione, sul senso in generale di una definizione.

L’atto di definizione è parte dello studio della Semantica stessa. Quando quindi essa definisce sé medesima fa qualcosa che equivarrebbe da parte dello Storico all’alterazione effettiva di una successione di eventi o all’alterazione effettiva della costituzione umana da parte dell’anatomista. Potere supremo della mente umana!

Proseguendo, si deve prendere nettamente coscienza di come il campo della Semantica non sia in alcun modo limitato alle Lingue e al regno delle parole (per quanto naturalmente lo comprenda): ma sia anzi genericamente esteso ai Linguaggi tutti e a ogni forma di comunicazione. Ciò detto, bisogna anche notare come spesso la Semantica sia sovrapponibile – per esempio – alla Storia Linguistica: ma questo è dovuto forse al fatto che, al confronto di singoli studî su caratteristiche di una Lingua o di un Linguaggio specifico, è arduo trovare uno studioso che s’intrichi nella complessità di una teoria generale dei significati. De Mauro distingue in questo senso fra una Semantica linguistica e una semiotica.

Ma il nodo fondamentale della definizione suesposta è che la Semantica – strictu sensu – si occupa non del piano del significante ma di quello del significato: insomma, il suo campo di studio sarebbe il contenuto della comunicazione; e cioè la cultura umana tutta quanta – e non solo, se si considerino i linguaggi degli (altri) animali –, e quindi in un certo senso tutto quanto esiste. La Semantica di De Mauro risolve questa aporia definendosi non solo come semiotica (ed estesa dunque a tutti i sistemi di significazione) ma anche integrata e formale: parte, cioè, della teoria generale dei segni e soprattutto impegnata nell’analisi delle forme e delle relazioni della comunicazione.

Alla base del concetto di Semantica semiotica sta quello di atto semico, che è il meccanismo per il quale un elemento si trovi a stare per un altro e dunque a significarlo. Questa idea – che cioè alla base delle forme della comunicazione (e in fondo della comprensione) stia un processo di sostituzione per cui qualcosa sta per qualcos’altro, e che dunque per comprendere e comunicare una cosa comprendiamo e comunichiamo in realtà qualcos’altro che sta per essa – può apparire banalmente familiare per l’ampio uso che di teorie dell’interazione si fa nei testi di Scuola Media e nei corsi per manager provetti: ma deve in verità far ragionare con attenzione. In ogni modo, si ha comunicazione quando due individui partecipino contemporaneamente a un medesimo atto semico; banalizzando: se uno emette un segnale che significa qualcosa e un altro riceve quel segnale e lo scioglie nella cosa da esso significata, la cosa è stata comunicata (al solito, in realtà per sostituzione).

L’atto semico a sua volta si fonda su almeno un paio di altri concetti, apparentemente intuitivi ma sui quali è rischioso scivolare senza concentrazione, che possono essere riassunti in un’espressione breve e densissima: l’arbitrarietà semiotica materiale e formale.

Per ‘arbitrarietà semiotica materiale’ si vuol dire che non esiste motivo intrinseco per cui un dato significante ed un dato significato siano collegati fra loro e comunque che svolgano ognuno la propria funzione e non quella complementare. In altre parole: non esiste una ragione interna ad un dato segnale ed a un dato senso per cui proprio quel segnale esprima proprio quel senso e non un altro qualunque, né esiste ragione interna per cui all’interno di una coppia di significante e significato i ruoli non siano invertiti; nulla, insomma, nasce senso o segnale: è il meccanismo dell’atto semico a costituire le coppie ed al loro interno ad assegnare i ruoli. Ancora una volta, è l’evento dell’interpretazione e della comunicazione a stabilire relazioni che esistono solo all’interno dell’evento medesimo.

Il concetto di ‘arbitrarietà semiotica formale’ è piú complesso, e la trattazione che ne fa De Mauro è un modello di pensiero e di espressione. Proviamo a riassumere. Per comunicare qualcosa è necessario appurare di star comunicando quella cosa e non tutte le altre, e dunque è necessario stabilire le caratteristiche intrinseche dell’entità che si sta comunicando: sono caratteristiche intrinseche di un’entità i suoi rapporti con le altre entità, che quindi la definiscono in quanto tale; ma, se in un cosmo ideale formato di un numero finito di entità anche le relazioni fra esse e dunque le loro caratteristiche intrinseche sono in numero finito, nel nostro Universo infinito (che lo sia per l’illimitatezza nel tempo e nello spazio o per la suddivisione sempre possibile di ogni sua parte in parti in essa comprese) anche le entità non hanno numero finito e cosí esponenzialmente le relazioni fra loro e dunque le caratteristiche intrinseche: se ne deduce che una comunicazione perfettamente accurata dovrebbe tener conto di un numero infinito di caratteristiche; dal momento che ciò è impossibile, è chiaro che si comunica una versione arbitraria della cosa di cui si sta parlando.

(Segnalo, come suggestione, che forse i due problemi sono lo stesso problema: viene da pensare che il “vero nome” – materialmente non arbitrario – di una cosa sia la sua “vera definizione” – formalmente non arbitraria –.)

Questa continua insistenza sull’arbitrarietà è in fondo uno dei sensi piú intimi e profondi delle Scienze Umane: il tema è l’Uomo, il suo vivere ed osservare il Mondo, il suo intuire e stabilire relazioni. Se le Scienze dure possono studiare le cose, le Scienze Umane possono studiare la relazione che fra le cose esista, finché a forza di guardarli i rapporti prendono il sopravvento sulle cose ed il Mondo si mostra come la rete stessa che sembra tenere insieme le sue parti che invece sono altre reti e reti di reti.

        

 

        

 

 

20/09/2016 16:39:30
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