"Soldati"... poesia lampo ma densa di significati
SOLDATI di Giuseppe Ungaretti
Si sta come / d'autunno / sugli alberi / le foglie
(Bosco di Courton luglio 1918)
Ungaretti era stato inviato sul fronte francese a
combattere contro i tedeschi.
Il trucco della poesia consiste nell'iperbato, nella
collocazione delle parole nella frase, nello staccato provocato dagli accapo,
nella sintassi franta (spezzata) o meglio inesistente.
La poesiola è una similitudine scritta a rovescio:
come le foglie stanno sugli alberi d'autunno
(cado, non cado, cado), così noi soldati viviamo in trincea (ellissi:
non detto, che si deduce per inferenza).
Il titolo, come spesso nella poesia moderna, fa corpo
colla poesia stessa. Il significato: la precarietà di chi vive senza sapere se
domani lui e i suoi compagni (il titolo è al plurale, non per caso) saranno
ancora vivi.
Massima concentrazione semantica (il numero delle
parole è ridotto al minimo indispensabile, ce ne vogliono decine di più per
spiegarla che a leggerla soltanto); soggetto in fondo; si tratta di due
settenari perfetti disposti in quattro versi, ma l'accento primario cade sempre
sulla sesta sillaba, la penultima: TUNno e FOglie.
Uso sapiente
della sinalefe (quando due vocali appartenenti a parole diverse ma consecutive,
formano una sola sillaba anziché due): GLIALberi e della sineresi: D'AUtunno.
- importanza degli spazi bianchi che circondano i
versicoli, in qualche modo chiudendoli e isolandoli (tecnica di Apollinaire, di
cui Ungaretti fu sodale a Parigi prima della guerra).
-
L'assimilazione della fragilità umana alle foglie proviene dai classici:
Omero, Bibbia, Leopardi.
- si sta: forma
tipicamente toscana (che si fa stasera, dove si va; invece di: cosa facciamo,
dove andiamo).
- E' un
epigramma tragico (una specie di breve sentenza).
Le ultime tre osservazioni sono state tratte
sinteticamente da Mengaldo.
Analisi fonematica:
le prime due strofette (sillabe 4 + 3) presentano come consonante
principale la dentale occlusiva sorda T e quelle sonora D. L’incipit si basa
sulla costrittiva alveolare spirante sorda S per SI, seguito dalla sonora STA;
La nasale sonora morbida M (coME) anticipa la doppia (nel nostro sistema
consonantico le doppie non esistono: sono solo un segno grafico per indicare il prolungamento del
suono: non si legge autu NO NO, bensì autunnno). Le vocale aperta A, luminosa
sonora centrale, si oppone alla chiusa E ma sempre anteriore; mentre la U,
vocale posteriore di massima chiusura annuncia il dramma, prima con il dittongo
AU, in cui vince la U perché viene dopo; chiude la O, vocale posteriore chiusa.
Il secondo settenario invece (sillabe di nuovo 4 + 3)
è dominato dalla liquida costrittiva alveolare laterale L, la consonante più
morbida e dolce. L’incipit ripete la S con la U, che però è vinta dalla
sinalefe con la A, vinta perché la A viene dopo: l’occlusiva bilabiale sonora
orale B è rassicurante, seguita dalla E, di nuovo una liquida, la costrittiva
alveolare vibrante R, che catalizza il suono proprio perché vibrante, seguita
dalla vocale più breve e allegra la I, anteriore di massima chiusura: la costrittiva
labiodentale sorda F, la O che chiude, e in fine lo splendido dittongo IE,
preceduto dalla G, la quale è la prepalatale sonora (e non la velare dura
gutturale di gara, ghiro) con in più la liquida L. Per concludere: la poesiola parte con
versicoli duri e chiude con versicoli morbidi.
(immagine tratta dalla raccolta "El fugaron" di Giovanni Rapetti)
elvio bombonato