Per l’ACNA di
Cengio, per l’ILVAdi Taranto, come per l’ETERNIT a Casale M.to si è provveduto
in modo simile per cui non comprendiamo i timori del – peraltro – sempre documentato
e preciso Lino Balza di Medicina Democratica, riguardo ad una eventuale (e
auspicabile) legge speciale per l’attuale Solvay-Solexis. Una fabbrica, quella
di Spinetta Marengo, che ha attraversato quattro o cinque guerre importanti (partendo
da quella di Libia) e che è sul territorio da più di cento anni. Sarebbe oltremodo utile
per l’economia locale, e non solo per l’occupazione relativa, che la stessa
continuasse ad operare nel Comune di Alessandria, ovviamente con tutte le
innovazioni e le garanzie che un impianto di quel genere richiede. Ma, come si dice, “a parole “ tutti sono bravi
…Lasciandoci un po’ andare, però, potrebbe essere
questa la volta buona per aprire una discussione sulle produzioni, non solo
Solvay ma anche di Arkema ecc. , che vengono pensate e realizzate in loco.
Probabilmente si andrebbe a scoprire che molte di quelle produzioni sono oggi
del tutto obsolete o, comunque,
sostituibili con altre a migliore efficienza e minor impatto ambientale. I
settori sono conosciuti: centinaia di applicazioni nell’industria chimica, nei
materiali tradizionali e di nuova concezione, fino all’aeronautica e all’aerospaziale.
Una competenza che Alessandria non vuole perdere e che farà in modo di
preservare da condizioni negative (precedenti e, in parte, attuali). Se per quelle
“negative” del passato sta facendo giustizia il procedimento in corso, grazie
al quale si sono venute a conoscere le vere entità del disastro ambientale che
si è andato a stratificare negli anni a poco più di cinque chilometri da piazza
Libertà, per quelle “attuali” è ancora aperta la discussione.
Si deve intanto capire quanto l’impegno di alcune
decine di milioni di euro finalizzate alla messa in sicurezza degli impianti e
all’avvio di
bonifiche interne, andrà effettivamente a modificare un trend di acquiescenza e
fatalità che ha intorpidato coscienze ed amministrazioni per troppo tempo. Io
stesso fui testimone negli ormai lontani anni Novanta (esattamente nel 1993 e
nel 1995) di tabulati contenenti file di
zeri (con zeri dietro e null’altro), senza picchi o segnalazioni di sorta.
Tutto in perfetta regola, in occasione delle visite degli amministratori locali
(ero infatti consigliere comunale) e , forse meno scontato, degli apparati
destinati al controllo degli impianti. Anche solo partendo dagli anni Sessanta
dello scorso secolo ci furono morti, anche immediate, feriti, trasporti d’urgenza
agli ospedali locali e ai CTO specializzati… ma tutto fluiva in una melassa informe,
degna di uno Stato dell’India più che di
una regione italiana. Poi, alla fine, le cose – quelle vere – vennero a galla.
E continuano ad uscire fuori connivenze e responsabilità più o meno dirette ma,
come detto, di questo si interessa l’organo giudiziario.
Sta, invece, a
noi capire quanto effettivamente potrebbe servire uno strumento come quello
proposto da Sinistra Ecologia Libertà – che, speriamo, sia supportato ai
massimi livelli parlamentari – per ottenere quello che tutti, da tempo,
auspicano: impianti efficienti, occupazione, salute, ambiente pulito,
produzione aggiornata agli ultimi inidirizzi della “green economy”. Si dice che l’impianto di Spnetta Marengo
sia “tenuto in piedi” proprio perchè si
assume rischi – con produzioni complesse e inquinanti – che altri Stati oggi
rifiutano. Ma è un “si dice” che, da solo, dovrebbe far scattare tutti quei
meccanismi di rinnovamento e innovazione che il mondo scientifico ha a disposizione.
Senza dover trovare la scappatoia di altri Paesi consenzienti che si assumerebbero il rischio da noi “allontanato”.
Questa lotta tra poveri l’abbiamo già vista e vissuta sulla nostra pelle per
cui – contestualmente al rinnovo delle lavorazioni – ci dovebbe essere un’attenzione
molto forte a che queste lavorazioni pericolose giungano a “fine defnitiva” e
non a rilocalizzazione. Una bella gatta da pelare – sicuramente – per il
governo di semi-larghe-intese ora al commando ma che su queste “grandi cose”
dovrà costruire la sua credibilità… se vorrà averne una.
Quindi ben venga
l’intervento legislativo e, facendo conoscere il testo integrale con le
critiche di Medicina Democratica, partiamo proprio da questo editoriale per
riproporre una questione vera da affrontare in modo serio: coniugare
occupazione, innovazione e salvaguardia di ambiente e salute. Altrove è già possible,
qui dipende solo da noi.
...
Ecco
il documento di Mdicina Democratica in formulazione integrale (utile per un
avvio di discussione).
“”L’O.D.G.
di SEL (Sinistra Ecologia Libertà) sul Polo chimico di Spinetta Marengo non
convince nelle conclusioni mentre conferma giudizi condivisibili e dati
interessanti. Ad esempio il giudizio sulla classe politica alessandrina : “ Da parte delle pubbliche
amministrazioni ignavia, non volontà di impegnarsi in problemi ambientali
al solo profilarsi del ricatto occupazionale da sempre impugnato nel conflitto
ambiente-lavoro. Con gli enti preposti ai controlli ambientali apparentemente capaci
solo di diffondere messaggi rassicuranti invece che dati scientifici.
Ad
esempio la rivelazione di denunce della Provincia non resepubbliche: “ Le
emissioni dai camini della Solvay di componenti fluorurati quali il C2F4,
altamente cancerogeno, raggiungono i 10 mcg/m3, più di dieci volte superiori
alla soglia di pericolo.
Ad
esempio alcuni dati epidemiologici: ” Impressionanti i risultati che
quantificano ciò che i residenti qualitativamente percepivano e
denunciavano da anni. Eccessi di rischio di patologie all’apparato cardiovascolare
e respiratorio, eccessi di rischio per vari tipi di tumori maligni, fino al
120% per tumori maligni all’apparato digerente e peritoneo.
Ad
esempio il rischio di catastrofe industriale : “ Le produzioni attive ed
i componenti impiegati (quali HF, H Cl, F2, C2F4, C4F8, Propilene,
Isobutilene, Benzene) classificate in “Tossiche Percettibili”, ”Tossiche non
percettibili” e “Infiammabili” lo fanno classificare quale “Sito a Rischio
di incidente rilevante”.
Ad
esempio il conseguente interrogativo sulla sopravvivenza dello
stabilimento Solvay: “E’ tuttora ipotizzabile l’obiettivo della continuità del
lavoro in un ambiente risanato?”
A
questa domanda conclusiva SEL risponde con un NI e propone, come riduzione del
rischio, una legge nazionale che dia piùpoteri al Comitato Tecnico Regionale
sulla base di un rapporto annuale di valutazione del danno sanitario(VDS)
redatto da ARPA e ASL. Noi obiettiamo: Legge nazionale? Campa cavallo… Non
sarebbe invece fattibile che ora, da subito, SEL e il suo assessore
all’ ambiente Claudio Lombardi si preoccupassero di realizzare,
dopo vent’anni dalla proposta, l’Osservatorio ambientale della Fraschetta?
Eppoi questa legge nazionale è pur sempre la riproposizione della delega,
delega agli Enti, delega all’alto, sempre fallimentare;
mentre
l’Osservatorio è non delega, è partecipazione e democrazia, dal basso. Medicina
democratica resta sempre disponibile ad un confronto pubblico, da
organizzarsi anche con il Movimento5Stelle che sul tema Osservatorio
e Piano emergenza ha presentato una Mozione comunale (la
comunicazione è di Lino Balza).