Considerazioni sugli interventi di modifica della Costituzione della Repubblica Italiana
L'incontro di venerdì 04.04.2014 di Città futura per
gli argomenti trattati mi ha spinto ad alcune considerazioni, che spero vengano
prese con benevolenza.
Il dibattito si é avviato attorno all'organizzazione
propria, per inevitabilmente coinvolgere i provvedimenti dell'attuale premier,
Matteo Renzi, che si riferiscono alla Costituzione repubblicana.
Mai come in questo caso la Storia, traduzione in
pratica e trascrizione di decisioni politiche dei governanti, potrebbe esserci
d'aiuto ad anticipare mosse future, che mi sembrano preoccupanti per la
somiglianza con il passato.
I moti in Piemonte del 1821 e del 1831, in cui si sono
impegnati patrioti quali Santorre di Santarosa e Andrea Vochieri, riescono ad ottenere dal re, Carlo Alberto di
Savoia, lo Statuto, che
"concesso" ai propri sudditi del Regno di Sardegna, entra in
funzione nel 1848, e viene poi esteso a tutta Italia dopo l'Unità del 1861.
Esso poneva l'accento sui diritti civili e politici dei cittadini e definiva
l'aspetto istituzionale dello Stato monarchico con due camere, una, la Camera
dei Deputati, elettiva, l'altra, il Senato del Regno, nominata dal re, che
aveva anche la prerogativa della nomina dei governi. Poichè poteva essere
facilmente modificato ed essere contraddetto da leggi ordinarie, lo Statuto,
assume carattere "flessibile", e per questo subisce diversi
interventi : é svuotato di molte norme durante il Fascismo, che nel 1939 introduce, al posto della Camera dei
Deputati, già completamente fascista, la
Camera dei Fasci e delle Corporazioni,
composta da consiglieri nazionali del partito Fascista e avente compiti
esclusivamente consultivi.
Con il Referendum istituzionale del 1946, a seguito
del crollo del Fascismo, della fine della II guerra mondiale, della Resistenza
contro i Tedeschi, gli Italiani espressero la volontà di cambiare da Monarchia
a Repubblica. Lo Statuto albertino é sostituito quindi nel 1948 dalla
Costituzione della Repubblica italiana,
a cui l'Assemblea costituente ha dato carattere "rigido", in quanto le sue norme non potrebbero essere
modificate, se non attraverso doppia votazione, rispetto all'introduzione di
leggi ordinarie. Essa é composta da 149 articoli, a cui seguono 18 disposizioni finali
transitorie; si suddivide nella Parte introduttiva che enuncia i principi
generali- il primo che l'Italia é una
repubblica democratica e che la sovranità appartiene al popolo, il terzo che
sancisce l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge- nella Parte Prima,
diritti e doveri dei cittadini e Parte Seconda, Ordinamento dello Stato.
Il testo di
Pietro Calamandrei "Discorso sulla Costituzione", rivolto ai giovani
studenti universitari milanesi, é da rileggere con molta attenzione.
"La Costituzione non é una macchina che una volta
messa in moto va avanti da sé. La Costituzione é un pezzo di carta: la lascio cadere
e non si muove. Perché si muova, bisogna rimetterci dentro il combustibile,
bisogna metterci dentro l'impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste
promesse, la propria responsabilità. Per questo, una delle offese che si fanno
alla Costituzione é l'indifferenza alla politica: l'indifferentismo, che è, non
qui per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghi strati, in larghe
categorie di giovani, un po' la malattia dei giovani: l'indifferentismo
"La politica é una brutta cosa. Che me ne importa della politica!" Ed
io, quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia
storiellina che qualcheduno di voi conoscerà, di quei due emigranti, due
contadini, che traversavano l'Oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi
contadini dormiva nella stiva e l'altro stava sul ponte e si accorgeva che
c'era burrasca con delle onde altissime e che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino, impaurito, domanda
a un marinaio: " Ma siamo in pericolo?" E questo dice :" Se continua
questo mare, tra mezz'ora il bastimento affonda!" Allora lui corse nella
stiva a svegliare il compagno e dice:" Beppe! Beppe! Beppe!" "
Che c'é?" " Se continua questo mare, tra mezz'ora il bastimento
affonda! " Quello dice: " Che me ne importa? Unn'é mica mio! "
Questo é l'indifferentismo alla politica.
E' così bello, é così comodo! E' così comodo! La
libertà c'é, si vive in regime di libertà. C'é altre cose da fare che
interessarsi di politica. Eh, lo so anch'io, il mondo é così bello, ci sono
tante belle cose da vedere e da godere, oltre che occuparsi di politica! E la
politica non é una piacevole cosa. Però la libertà é come l'aria: ci si accorge
di quanto vale quando comincia a mancare; quando si sente quel senso di
asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent'anni e che
io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a
sentire questo senso d'angoscia, in quanto voi auguro di riuscire a creare voi
le condizioni perchè questo senso d'angoscia non lo dobbiate provare mai,
ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il
proprio contributo alla vita politica.
La Costituzione, vedete, é l'affermazione scritta in
questi articoli, che da punto di vista letterario non sono belli, ma é
l'affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a
fondo per tutti, questo bastimento, é la carta della propria libertà, la carta
per ciascuno di noi della propria dignità d'uomo.
Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del
fascismo, il 6 giugno del '946. Questo popolo, che da venticinque anni non
aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare
dopo un periodo di orrori, di caos, la guerra civile, le lotte, le guerre, gli
incendi, andò a votare, io ricordo, io ero a Firenze, lo stesso é capitato qui,
queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta, e
lieta perchè avevano la sensazione di
aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la
propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità,
questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra
Patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del
nostro paese.
Quindi, voi giovani alla Costituzione dovete dare il
vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra,
metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto, questa é
una delle gioie della vita, rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non é
solo, non é solo, che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un
tutto nei limiti dell'Italia e del mondo. Ora, vedete, io ho poco altro da
dirvi. In questa Costituzione c'é dentro tutta la nostra storia, tutto il
nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie:
son tutti sfociati qui in questi articoli e, a saper intendere, dietro questi
articoli ci si sentono delle voci lontane.
Quindi, quando vi ho detto che questa é una carta
morta, no, non é una carta morta, questo é un testamento, un testamento di
centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove é nata
la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri
dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque é morto un
Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col
pensiero, perché lì é nata la nostra Costituzione."
Io condivido le voci che parlano che ci sia stato e
che sia in atto un attentato alla nostra Costituzione, al sentimenti di
libertà, di solidarietà e che non sempre
ci sia impegno civico, volontà di
mantenere promesse e la propria responsabilità.
La Costituzione é l'espressione di uno stato liberale,
il nostro, che ha la sua centralità nel
Parlamento, il Titolo I, e nei partiti
che ne fanno parte, rappresentanti del popolo.
Ora già dal 2006, con il referendum sulla devoluzione,
questo potere é stato sminuito a favore degli Enti locali, modificando il
Titolo V della Costitruzione, nonostante le difficoltà d'intervento procedurale
sul testo. I risultati sono stati pessimi.
Adesso si vuole cambiare il Senato, che non deve più
essere eletto dai cittadini, e la restrizione é davvero grave.
Il premier l'ha posto come obiettivo prioritario
e con modi spicci, usa anche parole dure : " non mollo,
vado avanti come un rullo compressore”, espressioni queste precedute da
rottamazione .
Alla fine riuscirà a stenderci?! In fondo parla chiaro
e tondo, non possiamo far finta di non
capire. Chi vuole fare politica e non imporre una dittatura, dialoga, discute
con il prossimo, e usa termini più persuasivi e coinvolgenti, non prende
drastiche decisioni motu proprio, che possono incutere angoscia, o no !?