EXPO. Lettera aperta ...
Tramite il nostro Gianni Ferraris siamo venuti a conoscenza della bella e condivisibile lettera sottoscritta, tra gli altri da Vittorio Agnoletto. Ci è anche possibile pubblicare la lettera di presentazione di Vittorio che alleghiamo. Noi firmiamo, speriamo che siano in molti a seguirci.
Carissim*,
in allegato trovate la lettera aperta che abbiamo inviato
alle autorità su EXPO.
Ovviamente non siamo degli ingenui e non ci facciamo
illusioni, sappiamo bene come stanno andando le cose, ma rappresenta un
tentativo di porre al centro la discussione sui grandi temi del futuro del
pianeta.
Chiedo a chi la condivide di farla girare il più possibile
nelle sue reti e, se vuole, di comunicarci la sua adesione per essere inserito
tra i firmatari della lettera aperta.
Un caro saluto,
Vittorio
...........................
Alle Autorità
e p.c. agli esperti invitati
all’incontro istituzionale di Milano.
“Allo stato attuale la
produzione agricola mondiale potrebbe facilmente sfamare 12 miliardi di persone…….
si potrebbe quindi affermare che ogni bambino che muore per denutrizione oggi è
di fatto ucciso”
Jean
Ziegler, già Relatore
Speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo
Signor presidente del Consiglio,
i giornali ci informano che lei
sarà a Milano il 7
febbraio per lanciare un Protocollo mondiale sul Cibo, in occasione dell’avvicinarsi
di Expo. Ci risulta che la regia di tale protocollo, al quale lei ha già
aderito, sia stata affidata alla
Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition. Una multinazionale molto ben
inserita nei mercati e nella finanza globale, ma che nulla ha da spartire con
le politiche di sovranità alimentare essenziali per poter sfamare con cibo sano
tutto il pianeta.
EXPO ha siglato una partnership
con Nestlè attraverso la sua controllata S.Pellegrino per diffondere 150 milioni
di bottiglie di acqua con la sigla EXPO in tutto il mondo. Il Presidente di
Nestlé Worldwide già da qualche anno sostiene l’istituzione di una borsa per
l’acqua così come avviene per il petrolio. L’acqua, senza la quale non potrebbe
esserci vita nel nostro pianeta, dovrebbe quindi essere trasformata in una
merce sui mercati internazionali a disposizione solo di chi ha le risorse per
acquistarla.
Questi sono solo due esempi di
quanto sta avvenendo in preparazione dell’EXPO.
Scriveva
Vandana Shiva: “Expo avrà un senso solo
se parteciperà chi s'impegna per la democrazia del cibo, per la tutela della
biodiversità, per la difesa degli interessi degli agricoltori e delle loro
famiglie e di chi il cibo lo mette in tavola. Solo allora Expo avrà un senso
che vada oltre a quello di grande vetrina dello spreco o, peggio ancora,
occasione per vicende di corruzione e di cementificazione del territorio.”
“Nutrire il Pianeta, Energia per
la vita.” recita il logo di Expo. Ma Expo è diventata
una delle tante vetrine per nutrire la multinazionali, non certo il pianeta.
Come si
può pensare infatti di garantire cibo e acqua a sette miliardi di persone
affidandosi a coloro che del cibo e
dell’acqua hanno fatto la ragione del loro profitto senza prestare la minima
attenzione ai bisogni primari di milioni di persone ?
Expo si presenta come la
passerella delle multinazionali agroalimentari, proprio quelle che detengono il
controllo dell'alimentazione di tutto il mondo, che producono quel cibo
globalizzato o spazzatura, che determina contemporaneamente un miliardo di
affamati e un miliardo di obesi.
Due facce dello stesso problema
che abitano questo nostro tempo: la povertà, in aumento non solo nel Sud del
mondo ma anche nelle nostre periferie sempre più degradate.
Expo non parla di tutto ciò.
Non parla di diritto all'acqua
potabile e di acqua per l'agricoltura familiare.
Non parla di diritto alla terra e
all'autodeterminazione a coltivarla.
Non si rivolge e non coinvolge i poveri delle megalopoli di
tutto il mondo, non si interroga su cosa mangiano, non parla ai contadini
privati della terra e dell'acqua, scacciati attraverso il Land e Water
grabbing, ( la cessione di grandi estensioni di terreno e di risorse idriche a
un paese straniero o ad una multinazionale), espulsi dalle grandi dighe, dallo
sviluppo dell'industria estrattiva ed energetica, dalla perdita di sovranità
sui semi per via degli OGM e costretti quindi a diventare profughi e migranti.
E non cambia certo la situazione qualche
invito a singoli personaggi della cultura provenienti da ogni angolo della
terra e impegnati nella lotta per la giustizia sociale. Al massimo serve per creare
qualche diversivo.
In Expo a fianco della passerella
delle multinazionali si dispiega la passerella del cibo di “eccellenza”. Expo
parla solo alle fasce di popolazione ricca dell'occidente e questo ne fa
oggettivamente la vetrina dell'ingiustizia alimentare del mondo, nella quale la
povertà si misurerà nel cibo: in quello spazzatura per le grandi masse e in
quello delle eccedenze e degli scarti per i poveri.
In questi mesi, di fronte a tutto
quello che è accaduto nella nostra città, dall’illegalità allo sperpero di ingenti risorse economiche
per l’organizzazione di Expo in una città dove la povertà cresce
quotidianamente e che avrebbe urgenza di ben altri interventi, noi abbiamo
maturato un giudizio negativo su Expo.
Ma come cittadini milanesi non
posiamo fuggire la responsabilità di impegnarci affinché l’obiettivo di
“Nutrire il pianeta” possa essere meno lontano.
Per questo avanziamo a lei e alle
autorità politiche ed amministrative che stanno organizzando Expo alcune
precise richieste.
Il Protocollo mondiale sulla
nutrizione che lei intende lanciare, pur dicendo anche alcune cose
condivisibili, evitando i nodi di fondo, rimane tutto all’interno dei
meccanismi iniqui che hanno generato l’attuale situazione . Noi le chiediamo di
porre al centro la sovranità alimentare e il diritto alla terra negati dallo
strapotere e dal controllo delle multinazionali in particolare quelle dei semi.
Chiediamo che sia affermata una netta contrarietà agli OGM che sono il
paradigma di questa espropriazione della sovranità dei contadini e dei
cittadini, il perno di un modello globalizzato di agricoltura e di produzione
di cibo che inquina con i diserbanti, consuma energia da petrolio, è idrovoro e
contribuisce al 50% del riscaldamento climatico.
Le chiediamo che venga affermato il
diritto all'acqua potabile per tutti attraverso l’approvazione di un Protocollo
Mondiale dell’acqua, con il quale si concretizzi il diritto umano all’acqua e
ai servizi igienico sanitari sancito dalla risoluzione dell’ONU del 2011.
Chiediamo che vengano rimessi in
discussione gli accordi di Partnership tra Expo e le grandi multinazionali,
che, lungi dal rappresentare una soluzione, costituiscono una delle ragioni che
impediscono la piena realizzazione del diritto al cibo e all’acqua.
Chiediamo che si decida fin d'ora
il destino delle aree di Expo non lasciandole unicamente in mano alla
speculazione e agli appetiti della criminalità organizzata e che, su quei
terreni, venga indicata una sede per un’istituzione internazionale finalizzata
a tutelare l’acqua, potrebbe essere l’Authority
mondiale per l’acqua, e il cibo
come beni comuni a disposizione di tutta l’umanità. Una sede dove i movimenti sociali
come i Sem Terra, Via Campesina, le reti mondiali dell’acqua, le organizzazioni
popolari e i governi locali e nazionali
discutano: la politica per la vita.
Una sede nella quale la Food
Policy diventi anche Water Policy, dove si discuta la costituzione di una rete
di città che assumano una Carta dell’acqua e del Cibo, nella quale si inizi a
concretizzare localmente la sovranità alimentare, il diritto all’acqua, la sua
natura pubblica, la non chiusura dei rubinetti a chi non è in grado di pagare,
la costituzione di un fondo per la cooperazione internazionale verso coloro che
non hanno accesso all’acqua potabile nel mondo.
Una sede nella quale alle
istituzioni e ai movimenti sociali, venga restituita la sovranità sulle scelte
essenziali che riguardano il futuro dell’umanità.
"La Terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l'avidità di alcune persone” affermava Gandhi. E
questa verità oggi
è più che mai attuale e ci richiama alla nostra responsabilità, ognuno per il
ruolo che svolge.
Moni Ovadia, Vittorio Agnoletto, Mario Agostinelli, Piero Basso, Franco Calamida, Massimo Gatti, Antonio Lareno, Antonio Lupo, Emilio Molinari, Silvano
Piccardi, Paolo Pinardi, Basilio
Rizzo, Erica
Rodari, Anita
Sonego, Guglielmo Spettante.
Milano 21 gennaio 2015.
Le adesioni alla lettera aperta,
sia individuali che collettive, vanno comunicate ad uno dei seguenti indirizzi
mail:
Vittorio Agnoletto vagnoletto@primapersone.org
Franco Calamida f.calamida@alice.it