Storia dei media digitali ...
Un
piovoso sabato, degno ultimo giorno di una settimana
piovosa, ritrovarsi con amici in pieno centro storico di Lecce, alla Tipografia
del Commercio, per la presentazione di un libro e incontrare l’autore,
Gabriele Balbi, scambiare con lui due parole e scoprire, con piacere, che, come
me, anche lui è di un paesino vicinissimo ad Alessandria, dove vive pur
lavorando a Lugano. Confesso che è, nonostante le distanze ormai
siano quasi annullate, sempre una lievissima emozione incontrare alessandrini
nel profondo sud. E’ vero infatti che in aereo da Brindisi a Caselle in un’ora
e mezza si arriva. Per il treno cambia tutto invece, il meridione, in
particolare il Salento, per trenitalia è entità astratta, forse non esistente,
infatti non merita l’alta velocità, ma questo è altro discorso.
Non è
sicuramente casuale presentare il libro “Storia dei Media Digitali.
Rivoluzione e continuità” Di Gabriele Balbi e Paolo Magaudda alla Tipografia del commercio. Parlare del
nuovo mondo in cui un computer permette a un giornalista di fare il lavoro che
prima era di almeno 4 persone, proprio nel luogo in cui esistono ancora, grazie
alla scelta del figlio del fondatore, vecchie rotative e manifesti antichi che
dicono di feste patronali degli anni ’50 e ’60 del novecento, bacheche
dove ci sono i clichet dei simboli del PCI e della DC, del PLI di un tempo e
caratteri mobili in piombo. Tutto questo è diventato luogo di incontro, un
piccolo museo che rivendica dignità, ricorda lavoro e, tutto sommato, non ci
sta molto a cedere il passo a quelle tecnologie digitali.
In questo
luogo Maurizio Nocera e Stefano Cristante hanno dialogato con Gabriele Balbi.
Gli
autori:
Gabriele
Balbi è professore assistente presso l’università della Svizzera italiana a
Lugano, ha studiato e lavorato i università Italiane (Torino), americane
(Harvard e Columbia), olandesi (Maastricht), inglesi (Westminster, Oxford e
Northumbria). E’ autore di: La radio prima della radio (Milano, 2011), Network
neutrality (Berna, 2014).
Paolo
Magaudda è sociologo presso l’Università di Padova, dove svolge ricerche sul
rapporto fra tecnologie, cultura e società, con particolare riferimento alla
comunicazione e ai media. Ha pubblicato fra l’altro: La scienza sullo schermo,
Oggetti da ascoltare: hifi, ipod e consumo delle tecnologie musicali e
Innovazione Pop. Nanotecnologie, scienziati e invenzioni nella popular culture.
È segretario della società italiana per lo sutdio della scienza e della
tecnologia.
Il libro
dice di vera e propria rivoluzione che ha cambiato la vita di noi tutti.
L’avvento dei telefoni cellulari, la loro trasformazione, il personal computer,
internet sono fenomeni tutti da studiare soprattutto, come evidenziava Stefano
Cristante, sociologo e docente all'Unisalento, nei comportamenti, nel “cervello”
delle persone che li utilizzano. Con particolare riferimento alla velocità dei
cambiamenti, ci sarà un fine, un limite alla velocità che il corpo e il
cervello umano potranno sopportare? Soprattutto quali ricadute sulla società?
La consapevolezza è che la digitalizzazione sostituisce il lavoro umano creando
il più immenso problema: il lavoro che manca.
Per avere
un minimo dato di comparazione, possiamo dire che in Europa gli utenti di
Internet rappresentano un quinto di quelli mondiali. 105 milioni di abitanti
utlizzavano la rete nel 2000, 518 nel 2012. Una crescita del 400%, e non è
finita qui. Pur avendo consapevolezza del fatto che immense aree del pianeta non
sono raggiunte da nessuna tecnologia nuova.
Nella sua
prefazione scrive Peppino Ortoleva: questo è un libro di storia, che
interpreta un grande processo e cerca di scomporlo nelle sue componenti di
diversa durata, che allontana (nel tempo e nei modelli interpretativi) una
realtà fluente sotto i nostri occhi ma, o proprio per questo, la rende più
nitida, facendola uscire dalla nebulosità che l’avvolge in molte analisi
giornalistiche prese dall’inseguimento dell’ultima novità. Senza dimenticare
che "il presente come storia" propone e ripropone in ogni caso una
sfida difficile allo storico: quella di elaborare una ricostruzione abbastanza
aperta da saper accogliere le novità che l’attimo successivo potrà introdurre,
abbastanza multipla da riconoscerei tanti diversi processi che s’intersecano
nel nostro tempo, abbastanza umile da considerare che in questa materia la
realtà ci si forma e dissolve davanti di continuo, ma cercando di mantenere una
linea interpretativa comunque organica. È un libro che vuole farsi leggere dai
non specialisti ma anche proporre stimoli imprevisti a chi della digitalizzazione
crede di aver capito tutto. Perché tutto, di un processo così inesorabile e
interminabile, nessuno può dire di avere veramente capito.
E ancora
cita, Ortoleva, come la “merce non merce”, l’informazione, stia
cambiando pelle, come il giornalismo stesso sia mutato con le nuove tecnologie.
Anche se,
al momento e, dico io, per fortuna, la carta resiste sia nei libri che nei
giornali.
Un libro
che non è assolutamente per iniziati è leggibilissimo, agile e pieno di sorprese
per chi vuole approfondire, è strutturato, come scrivono nella presentazione
gli autori, in 5 capitoli:
1. Definizione dei media digitali e loro
storia.
2,3,4. Storia del Computer, di Internet e del telefono
mobile.
5. Logica sistemica e si indaga su come la
digitalizzazione abbia influito sui
Media analogici e abbia “fatto sistema” con i
mass media tradizionali.
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Gabriele Balbi e
Paolo Magaudda – Storia dei media digitali rivoluzione e continuità – Editori
Laterza € 20,00