Il modo guardingo di aprire il portafoglio, solitamente sprovvisto per
timore di spendere; l’abitudine a quantificare in termini di costo qualsiasi
piccolo-grande piacere; privilegiare la convenienza a scapito della
soddisfazione grandiosa di fare un cattivo affare, che è al contrario di
altissimo valore estetico e portatore di un prolungato piacere; l’attitudine
quasi morbosa a fruire solo di offerte promozionali che lo puniscano con generi
merceologici male assortiti, denotano tratti di meschinità e di pidocchiosa
parsimonia.
Ingannevoli anche coloro che in apparenza sfoggiano abitudini elitarie e
vezzi lussuosi, prodighi con se stessi e spilorci con gli altri:
quando si sbagliano a fare un regalo, si stupiscono così tanto da continuare a
chiederne notizia al destinatario, come avessero covato un uovo d’oro.
I più sordidi si accaniscono sulla necessità di dividere le
spese anche per una serata al cinema. Costretti da un residuo di
pudore, s’impongono di onorare le ricorrenze con un omaggio floreale. Se si
affloscia dopo un’ora, è probabile che il bouquet sia stato furtivamente
assemblato dopo un appostamento premeditato nei pressi del cimitero, a seguito
di attenta indagine sulla pagina dei morti del giornale locale: il trapassato
in questione non potrà che essere grato per la delicatezza suprema di avergli
consentito un’ultima condivisione con la vita terrena, e magari potrà
ricambiare con un terno.
Se l’avaro fosse sfuggito alle maglie del controllo
pre-matrimoniale, ben camuffato dall’inganno, meriterebbe una punizione
esemplare.
Per la legge del contrappasso, la vendetta più
appropriata consisterebbe nel dilapidargli il patrimonio, usando come ariete
qualche sua debolezza amorosa nella quale mordere senza ritegno ricorrendo, se
necessario, anche alla frode. Di fronte ad una tal malattia tutto è
lecito, anche l’azione più sleale, come stornare alacremente piccole quantità
di denaro, o la più traumatica, come porlo di fronte a frequenti, costosi
acquisti per dargli quei salutari scossoni che lo possano portare a parziale
guarigione, essendo il male difficile da debellare ma possibile da contrastare.
L’avaro, raramente si riconosce come tale, preferendo
considerarsi parsimonioso: è quasi sempre un caso disperato, perseguitato dal
delirio di miseria. Può dirsi fortunato se incontra una
donna prodiga che possieda solo il “retro” del concetto di denaro,
che è spenderlo, mentre lui ne conosce unicamente la “facciata”:accumularlo.
Una flebile speranza potrebbe condurlo al ravvedimento
prima di essere scaricato nell’incubo d’un sostanzioso assegno di
mantenimento a vita.