Stiamo
assistendo purtroppo alla nascita di una
dittatura, secondo schemi visti nel secolo scorso, proprio in un Paese che fino
a ieri chiedeva di essere accolto nella
democratica Unione europea. Emerge infatti in modo rilevante come Erdogan per assicurarsi un potere assoluto, indiscusso e
permanente in Turchia abbia prima di tutto agito contro la libertà di ogni insegnamento ed educazione, seguendo l’esempio dei totalitarismi novecenteschi. Subito sono stati da lui sospesi migliaia di
insegnanti, docenti e presidi delle università, proibiti viaggi
all’estero degli intellettuali. Ma è
stata anche controllata e selezionata, tramite epurazione, ogni altra istituzione con funzioni educative(sia dirette sia
collaterali), quali le scuole militari e i centri religiosi.
Questo
tipo di intervento finalizzato a evitare la
formazione, l’informazione e
l’alimentazione dello spirito critico nei cittadini deve far riflettere chi ha a cuore la
democrazia. In Italia per esempio deve riportare in primo piano l’importanza
prioritaria della scuola e degli insegnanti, in quanto baluardi della vita
democratica del nostro Paese. Tale
evidenza, accentuata proprio dai tragici eventi ai quali assistiamo, dovrebbe
comportare un aumento dell’attenzione anche finanziaria nei confronti del
settore dell’istruzione, della educazione culturale e della ricerca
scientifica.
Per questi motivi, anche se la Turchia non fa parte con noi della UE,
non dobbiamo tollerare in silenzio
l’epurazione degli insegnanti
turchi. Il Cidi di Torino e le altre
associazioni piemontesi della scuola hanno
prodotto quindi il seguente documento da sottoporre a firme di adesione:
APPELLO PER LA DIFESA DELLA
DEMOCRAZIA E DELLE LIBERTA’ DI INSEGNAMENTO NELLE SCUOLE E NELLE
UNIVERSITA’DELLA TURCHIA
Apprendiamo
dagli organi di stampa italiani che: … “Il ministero dell'Educazione turco ha annunciato di aver
sospeso 15.200 dipendenti, in prevalenza insegnanti, mentre Il Consiglio per
l'alta educazione (Yok), organo costituzionale responsabile della supervisione
delle università turche, ha chiesto le dimissioni dei 1.577 rettori. Tra
questi, 1.176 sono di università pubbliche e il resto di fondazioni
universitarie.” (Ansa.it 19. 7.2016). Appare purtroppo chiaro che in Turchia
si stanno “epurando” e cacciando dai loro posti di lavoro, migliaia di
insegnanti delle scuole pubbliche e centinaia di docenti e tutti i rettori
delle Università statali, sulla base di liste di proscrizione, evidentemente
già predisposte, dagli organi di governo di quella nazione. Certamente
significativo è anche la presa di posizione della
Presidenza turca per gli Affari religiosi (Diyanet), massima autorità islamica
che dipende dallo Stato “… che ha
annunciato di aver allontanato 492 dipendenti - tra cui imam e docenti di
religione - per il sospetto di legami con la rete di Gulen, autorità religiosa
islamica residente negli USA e rivale politico di Erdogan (Ansa.it 19.
7.2016)
Siamo
profondamente indignati nei confronti delle istituzioni europee e occidentali
che nel condannare giustamente il tentativo golpista, non hanno finora saputo
reagire adeguatamente di fronte a questi violenti, vili e antidemocratici
comportamenti del governo turco, limitandosi per ora a un importante anche se
generico, richiamo alla opportunità che non venga ripristinata in quel Paese,
la pena di morte per gli oppositori.
Scuola
e istruzione sono strumenti fondamentali dell’educazione e della formazione
delle nuove generazioni, e il sistema scolastico pubblico della Turchia è stato
finora uno dei presidi fondamentali per l’educazione alla cittadinanza
democratica, al rispetto della convivenza civile e del pluralismo delle idee. E’
evidente a tutti che molti insegnanti delle scuole e università turche non sono
stati finora disposti a rinunciare a questi principi educativi, il cui valore
formativo viene contestato, anche violentemente da vecchi e nuovi integralismi
e assolutismi religiosi, culturali, e politici.
Gli
insegnanti e i dirigenti scolastici delle Associazioni piemontesi della Scuola
aderenti al “Forum regionale per l’Educazione e la Scuola”, chiedono che i
cittadini e le Istituzioni torinesi, piemontesi si facciano tramite del
messaggio di condanna forte e chiaro nei confronti di quanto sta succedendo in
quel Paese e in particolare nella scuola , nella università e nei centri della
ricerca, e invitano le autorità europee a richiedere l’immediato ripristino
delle condizioni di agibilità democratica e, di libertà dell’ insegnamento e
della cultura nella scuola e nell’Università della Turchia.
Torino 19. 7. 2016