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Nella ricorrenza dei 125 anni dalla pubblicazione della prima edizione ufficiale di “Myricae” ( luglio 1891).Sono trascorsi cinque lustri dall’anno di grazia 1991, quando a Massa e altrove si è voluta ricordare solennemente la ricorrenza dei cento anni dalla pubblicazione della prima edizione ufficiale di “ Myricae” di Giovanni Pascoli . La vera celebrazione in effetti è stata quella intrapresa dal Comitato Pascoliano di Massa in virtù della passione autentica di Antonia Cerboncini e Walter Fiani, che hanno coinvolto istituzioni e scuole nell’iniziativa affascinante di reperire e pubblicare documenti inediti e fare intervenire i più qualificati studiosi del Poeta romagnolo nei serrati dibattiti che allora si svolsero tra Liceo Classico “Pellegrino Rosssi” e Palazzo Ducale di Massa. Il Liceo apuano poteva vantare la presenza di un archivio storico ricco e ben conservato e di un registro dei verbali del Collegio docenti nel quale si udiva ancora la voce cristallina dell’autore di “Myricae”. Qui egli aveva insegnato latino e greco e dopo di lui vi insegneranno Balbino Giuliano, Manara Valgimigli , Enrica Carpita ed altri docenti di valore.
In quell’anno di grandi propositi editoriali e istituzionali (mi sembra giusto ricordare l’attivismo bibliografico dell’assessore alla Cultura pro tempore, Dott. Pier Paolo Santi) si sono messi in moto tutti gli organismi pascoliani e si è rievocato puntualmente il soggiorno in città pure delle due sorelle del Poeta, Ida e Maria. In quell’anno sono state prodotte inoltre attività culturali non mediocri e saggi critici più che dignitosi attorno al Pascoli massese ed alla genesi apuana di “Myricae” . I professori Emilio Palla e Sergio Pellegrinetti sono stati artefici di significativi contributi storiografici. Il loro lavoro è davvero funzionale alla ricostruzione di un Pascoli nazionale e non solo massese. Il merito maggiore di tutta l’operazione va attribuito però ai due organizzatori citati, infaticabili e generosi uomini di scuola e di cultura. A loro si deve la curatela di molte opere pubblicate con finanziamenti municipali .
L’attività del Poeta a Massa negli anni della sua permanenza in città, con la stesura più o meno definitiva di scritti in prosa ed in poesia, è stata ripensata, approfondita e pubblicata ed è disponibile nelle biblioteche civiche apuane. Le liriche massesi del Poeta, raccolte e selezionate anche con l’ausilio di cronologie fornite in scitti minori dalla sorella Naria, sono state ristudiate e ripubblicate in modo autonomo e molti studiosi locali hanno dedicato le loro energie chiarificatrici. .Io stesso ho dato il mio contributo teoretico nei limiti delle mie capacità e ho tentato di presentare un Pascoli né simbolista né impressionista, né idealista né naturalista, ecc. un Poeta con una ideologia della sofferenza esistenziale e con una poetica pluralista che abbraccia il “fanciullino”, il “nido” e tutto il resto di sentimenti e pensieri utili alla costruzione dell’arte pascoliana e particolarmente di “Myricae”, la raccolta più fresca e creativa, quella con la quale si entra in una “ nuova” modernità nella storia della poesia italiana.
L’ideologia del Pascoli non è riferibile dunque ad una condizione unica, ma ad una serie di condizioni e di fattori teoretici e pratici che magari si sono prestati ad essere unificati con parole d’ordine di scarsa incisività o di grande banalità che sono ste facilmente aggredite da Croce e dai crociani. Ma la verità estetica è più complessa del semplice riferimento al “fanciullino” ed al “nido” ed abbraccia intuizioni e idee che operano nella profondità dell’arte e che non si lasciano banalizzare in dimensioni deboli ideologicamente e psicologicamente nella prassi dell’arte. La poetica pascoliana consiste in una pluralità di pensieri ,di varia natura , a partire da quello assai profondo del sognatore di un rifugio sicuro nella tempestosa avventura dell’esistenza. Anche gli uomini forti piangono e cercano un luogo sicuro dal quale
possano osservare non visti. Ma la realtà è dura e nessun velo può nasconderla. La poetica del Pascoli massese o nazionale oscilla prevalentemente tra dolore,sofferenza e morte e non vi è nido che consoli al soffiare della bufera. L’immagine che viene alla memoria è quella del carrettiere che atttraversa neri e pericolosi territori con disinvolta leggerezza” O carrettiere che dai neri moni/ vieni tranquilloe fosti nella notte/sotto ardue rupi,sopra aerei ponti/ ,O carrettiere che dai nerivai tranquillo,e fosti nella notte/sotto aedue rupi,sopra neri ponti”( “Carrettiere”, in “Myricae”).monti”( da “Carrettiere” in “Myricae”).
Il “nido” simboleggia l’immaginifico sogno di armonia, di quiete e di fraternità nella giungla che è la vita concorrenziale e conflittuale nella società piccolo-borghese Nella tempesta e nel dissidio si immagina un luogo utopico di assoluta tranquillità, nel quale i contrasti sono banditi e gli umani ritornano fratelli dopo aver sperimentato l’odio e la barbarie. La barca dell’esistenza affonda e con la memoria delle origini matriarcali si cerca la salvezza in una fantastica dimora platonica ripulita e riplasmata sulla base dei valori cristiani e primordiali di aiuto reciproco e di fratellanza genuina: “Ma gli uomini amarono più le tenebre che la luce più il male altrui che il proprio bene.”( dalla Prefazione alla terza edizione di “Myricae” del 1894).Qui si introduce un elemento di novità non empirica, e cioè un’entità superindividuale tratta da Giovanni e facilmente rintracciabile in un a sfera metafisica di un male assoluto che domina la volontà degli umani. La musica pascoliana cambia repertorio e si La liricità avvertono altri ritmi e più forti tonalità. La lirica in “Myricae” non si lascia sopraffare dalle operazioni speculative grandiose e rimane legata al suo naturalismo teoretico per la ricerca di immagini minimaliste che diano un segnale poderoso all’umana piccolezza.
Forse il X agosto del 1867, il giorno dell’assassinio del padre Ruggero Pascoli, è l’inizio individuale e familiare della scoperta del male empirico, ma vi deve essere un Maligno metafisico che si aggira per l’universo e ne conquista l’essenza ,; e tutti gli altri giorni sono come quello per tutti gli umani. . La rondine ritornava al suo nido, cadde tra spini e interruppe per sempre il rapporto affettivo con i suoi piccini, esattamente come Ruggero,il padre di Giovanni Pascoli, e come tutti gli altri. . Anche questa lirica va alla ricerca di una tranquillità impossibile nelle vicende della storia antropologica. Anch’essa fa parte di “Myricae”, dove non mancano le varianti sintattiche, linguistiche e stilistiche accanto al policentrismo ideologico ed esistenziale che non può dare unità ed omogeneità e neppure organicità alla poesia pascoliana, come del resto aveva già chiarito lo stesso Benedetto Croce quando per questa ragione soprattutto non aveva potuto apprezzare il Poeta romagnolo.
Certo,la disorganicità, da sola o in compagnia di altre componenti, non è sufficiente a decretare il destino della poesia, specie dopo la rottura operata dal futurismo e perciò ho sempre preferito affidarmi ad altre nozioni più fluide per definire l’arte del Pascoli. Il fatto che il Poeta fosse un grande intellettuale ed un sommo letterato, un autentico classicista ed un professore , tutto ciò ha infranto i sogni di purezza teoretica tanto cara a l Croce e immesso la lirica pascoliana sul terreno assai viscido dell’ideologismo e della ricerca sistematica ed intenzionale di significative analogie, di fronte alle quali passano in seconda linea o arretrano le varie poetiche unitarie del “fanciullino” o del “nido” e avanzano le considerazioni estetiche ed esegetiche come si può facilmente eevincere soprattutto nella raccolta poeica di “Myricae” con il supporto di prefazioni, spiegazioni e aggiunte teoriche. “Myricae” è una miniera di pensieri, immagini ed intuizioni di una forte creatività : un vero laboratorio poetico e non solamente un luogo della prima e più genuina poesia del Pascoli . Qui si trovano pure le liriche “massesi” e si può cogliere l’importanza che l’area apuana ha avuto per il Poeta nell’elaborazione del suo linguaggio artistico.
Il Pascoli ha dato molto a Masa, ma ha anche ricevuto tanto in termini conoscitivi,affettivi e linguistici. La poesia “Il Lauro” si potrebbe assumere a paradigma di un’estetica plurale e di un sentimento di calda simpatia per il territorio apuano Massa lo ha arricchito esteticamente e lui dichiara il suo amore alla città apuana : “Nell’orto a Massa- o blocchi di turchese,/alpi Apuane! O lunghi intagli azzurri/nel celestino,,all’orlo del paese…”. L’alloro è l’immagine dei sogni di gloria infranti o superati dalla dura realtà dell’ economia di mercato che ha introdotto nuovi strumenti r produttivi. La natura incontaminata è un’entità indefinibile, di valore inestimabile. Ed è un altro aspetto ideologico quello che il giovane contadino Fiore, convinto coltivatore di cavoli, vede nel suo mondo e che ritiene sia il progresso, mentre non riesce a comprendere il valore degli ideali e della vita letteraria ed artistica. . Il Poeta lo ricorda con affetto e commozione. Egli esprime gratitudine ad una terra integra, la cui bellezza è certamente superiore a qualsiasi dimensione economica. Pure queste riflessioni rientrano nel pluralismo ideologico e sentimentale del Poeta romagnolo e confermano la tesi da me sostenuta.