Qualche volta accade che , nonostante tutte le circostanze del momento siano
contrarie, c'è un sentire profondo che persiste, incalza e vuole vita.
Chi scrive come me sa di che sta parlando; potremmo chiamarlo
"ispirazione", senza per questo pretendere d'essere"ispirati da
spiriti divini" , ma nel caso del libro di cui vi voglio parlare mi è
apparsa evidente "la voce" di una donna che chiamava nuova vita, che
voleva che la sua passione potesse , in altro tempo storico differente dal suo,
godere di quell'ufficialità che l'amore pretende sempre, checché se ne dica:
l'amore vuole urlarla la sua passione, vuole che i visi degli amanti siano
conosciuti al mondo intero, vuole che i loro nomi siano per sempre incisi nella
pietra angolare dell'infinito.
Proprio il contrario del titolo del libro " Di questo amore non si
deve sapere. La storia di Inessa e
Lenin” (Ponte Alle Grazie Editore, Firenze, 2016) raccontata da Ritanna Armeni, giornalista e
scrittrice che tutti ricordiamo, conduttrice anni fa della trasmissione
televisiva "Otto e mezzo".
Ma come, qualcuno dirà subito, i comunisti non solo mangiano i bambini, ma
anche si innamorano? - Ma certo, per gente capace di passione rivoluzionaria ,
la passione d'amore gioca in casa, si veste di rosso, agita legami coniugali e
cuori, non solo la falce e il martello. Lenin era sposato con Nadezda
Krupskaia, ma il grande amore della sua vita fu quello per Ines (qui Inessa)
Armand.
Al di là del racconto di un capitolo inesplorato e sorprendente nella saga
dell'Ottobre rivoluzionario, dove amore e politica finalmente s'intrecciano
senza separazione alcuna (come del resto ogni cosa della nostra vita ), al di
là dello scoprire un Lenin inedito e umanissimo, un Lenin che da vero
rivoluzionario sa piangere , quello che più mi ha commossa e confortato nel mio
sentire, sono le coincidenze significative che la Armeni vive e che la inducono
e la conducono a scrivere questa storia, quasi ci fosse la presenza di una
gentile e indomita mano che via via le fa trovare sulla strada quelle
"insignificanti cose della vita "che parlano solo a chi le sa vedere
e ascoltare: una chiave trovata per terra ( e questa volta addirittura due ),
una normale ricerca su Ebay che apre ad un sorprendente incontro: un certo
"Petruccio" foriero di una serie di libri, ormai fuori commercio,
sulla vita della nostra protagonista e una data ancor più significativa: il 9
ottobre, il giorno in cui Ritanna si accingeva a scrivere su Inessa cominciando
con il racconto del suo funerale, realizza che il funerale fu proprio il 9
ottobre del 1920.
Inessa chiama e Ritanna l'ascolta e lo scrive questo libro perché - per
fortuna - è sempre più forte tenace e appassionata la voce del femminile
rispetto a quella di un maschile che davanti all'impeto dell'amore sa solo
mettere inutili difese : “Ma a chi vuoi che freghi di un amore di Lenin?”
Non è l'amore di Lenin che questo libro racconta, per lo meno non è solo
dell'amore di Lenin che si parla in queste pagine. Vi si parla di sentimenti,
passioni, esperienze, ricordi; si parla di quel fuoco interiore che ci fa
vivere e ci fa morire. Si parla di uomini e donne che in ogni tempo hanno
creduto nella dignità dell'umano, che hanno lottato, anche a dispetto della
propria vita, per rimettere al centro il centro della Vita: la speranza di un
mondo possibile e migliore.
Ma si parla anche di come un uomo sia spesso incapace di vedere la grandezza
della donna che gli sta accanto; si parla di umiliazioni, di offese, di
presunzione, di altruismo, di devozione e spirito di sacrificio e di come
troppo spesso e ormai in ritardo un uomo comprenda quello che ha perduto.
Perdere la possibilità di un amore che ci avrebbe resi migliori è come
perdere la rivoluzione. Non è vero?.