Due regali insoliti arrivati in città per abili mani ignote, hanno avuto il
pregio di sorprendere in modo piacevole chi ha avuto la sensibilità di notarli,
per questo credo sarebbe bene avviare una riflessione sulla bellezza, anche
come argomento da inserire nei programmi elettorali.
Nelle immagini scattate in due angoli del centro, un quadro con fiore
appoggiato sul muro in mattoni faccia a vista dietro Palazzo Ghilini, quindi un
murales o più propriamente una firma (tag) poco distante l’ex Ospedale Militare.
La terza immagine, ad alimentare ferocemente il contrasto con le prime due,
un angolo di via Verona, con una installazione estemporanea e del tutto
casuale, al fine di soddisfare l’andazzo contemporaneo secondo cui “in ciascuno
di noi alberga un animo artistico”.
La bellezza illumina le città, come cultura e forma di vita perché afferma
senza meno che vi sono uomini e donne che donano la loro anima in favore della
comunità offrendo almeno tre buone ragioni per frequentarne gli spazi.
Per prima proprio la vastità dell’argomento, che induce a discuterne ed a
promuovere azioni positive mettendo in moto l’intelligenza collettiva o meglio
ancora accrescendo la foga dei cervelli quale motore che muove le città.
La seconda ragione sta che lo sviluppo degli spazi urbani non s’interrompe
mai, ma rappresenta una costante dello spirito occidentale in cui le spinte
della politica debbono sempre essere messe in discussione con lo spirito del
tempo.
Infine, le città europee non sono affatto rappresentate dalla somma dei
cittadini positivi e che quindi semplicemente la accettano, ma dalla differenza
tra quelli che vogliono costituire la città e coloro che desiderano
estraniarsene.
In ogni caso è il forte potere attrattivo della bellezza che rende
significative le scelte, che altrimenti scadrebbero nella mera contingenza e
affonderebbe nella terribile supposizione, talvolta messe a puntellare scelte
politico-amministrative.
Inserire la bellezza nei programmi politici, tenendone poi debito conto
nelle scelte di governo della città, avrebbe il pregio di rendere comprensibile
lo spazio urbano e aumenterebbe il numero di coloro i quali lo vogliono
animare.
La città ideale non è soltanto un luogo di commerci o la sede del potere,
ma dev’essere soprattutto un centro di ambizioni capaci di ampliare le sfere di
interesse, che sempre funzionano bene come antidepressivi sociali.
L’arte pare inutile quando estraniata da qualunque contesto, ma proprio per
questo è in grado di sviluppare una grande forza attrattiva, di cui sarebbe
bene per noi tutti far tesoro.