Dietro la notizia
Spazio e tempo
Bruno Soro
“Il tempo è ciò di cui parliamo chiedendo «quando?».
Lo spazio è ciò di cui parliamo chiedendo «dove?».
Carlo Rovelli, L’ordine del tempo, Adelphi Edizioni, Milano 2017
Mi ero già appuntato il titolo di questo
scritto, ispiratomi dalla lettura del bestseller
del fisico Carlo Rovelli, quando mi è capitato tra le mani, seminascosto nella
mia biblioteca, un libro di qualche tempo fa del professor Silvio Goglio [Economia regionale e sviluppo economico,
Franco Angeli, Milano 1987]. L’Autore, che insegna Economia politica ed
Economia dello sviluppo locale nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università
degli Studi di Trento, titolava il paragrafo di apertura del suo libro proprio
“Spazio e tempo”. In esso venivano sviluppati questi concetti nell’ambito della
disciplina della quale ho avuto modo di occuparmi in più di una occasione nel
corso della mia attività di ricerca. Le vicende politiche di
questi giorni, dal referendum separatista consumatosi nella Catalogna, a quelli
che si terranno il 22 ottobre prossimo indetti dalle Regioni Lombardia e
Veneto, al fine di ottenere l’autonomia, inducono ad interrogarsi
sulle diverse accezioni dello spazio “regione”, sul concetto di “autonomia
federale” e, in ultima istanza, sull’evoluzione temporale (diciamo da qui a
dieci anni) di una piccola area regionale, nel contesto di ciò che si può
agevolmente prevedere circa l’evoluzione dell’economia mondiale negli anni della
globalizzazione senza regole.
Spazio. Il concetto di “regione” varia in
relazione allo scopo al quale si è interessati. Posto che non vi è modo di
tracciare dei confini territoriali sulla base di criteri economici, nel sistema dei Conti
economici territoriali l’ISTAT fornisce i dati sul Prodotto interno lordo (PIL)
e sulla popolazione (e conseguentemente sul PIL pro capite che è il rapporto
tra i due aggregati) a livello provinciale, regionale e per le quattro grandi circoscrizioni
(Nord-ovest; Nord-est; Centro e Mezzogiorno). Per intenderci: la “Padania” è
una entità territoriale inesistente e senza confini specifici. La
classificazione “Nomenclatura delle unità territoriali per le statistiche”
(NUTS) dell’Istituto statistico dell’Unione Europea (Eurostat) considera tre distinti livelli: NUTS 1 per le
regioni socio-economiche (il livello nazionale); NUTS 2 per le regioni amministrative
ai fini delle politiche regionali e NUTS 3 per tipologie regionali (con disaggregazioni
e riaggregazioni) per specifiche analisi socio-economiche. Ne segue che l’Italia
è una ‘regione’ nel contesto europeo; l’Eurozona è un’area specifica (una
‘regione’) all’interno della UE; l’Unione Europea è un’area socio-economica (una
‘regione’) nel contesto dell’Eurasia; gli Stati Uniti sono una ‘regione’ del
Nord-America, così come il Canada, come sono ‘regioni’ il Centro e Sud America.
Dal punto di vista dello spazio, quindi, non se ne esce se non con riguardo ad
altri criteri, geo-politici, definiti dalle leggi costituzionali dei singoli
Stati Nazionali e/o delle Unioni federali (in quest’ottica gli Stati Uniti lo
sono, l’Unione Europea no), mentre i rapporti tra gli Stati sono regolati dalle
norme del Diritto internazionale. Le aree regionali si aggregano o disaggregano
in base ai cambiamenti nei rapporti politici e sociali (si pensi a cos’erano
l’Unione Sovietica e la Jugoslavia prima della loro implosione nell’ultima
decade del secolo scorso, a seguito di conflitti politici, economici e
sociali).
Scrive in merito Silvio Goglio:
“Intendendo lo spazio non solo in termini fisici, ma anche in termini
economici, politici, istituzionali e culturali perde significato separare
questa coordinata da quella temporale: lo spazio può dunque essere inteso come
la sedimentazione del tempo” (Ibidem, p. 25). Intendendo con ciò che né l’Economia
dello sviluppo (intesa come studio delle varie fasi attraversate da un sistema
economico per giungere allo stato attuale), né l’Economia regionale possono
prescindere dall’evoluzione storica.
Tempo. Se consideriamo l’annoso dibattito
sull’arretratezza del Mezzogiorno nell’ottica della crisi del meridionalismo, l’ottica
assunta, ad esempio, dal professor Salvatore Rizzello in un suo recente saggio, potremmo giungere alla
conclusione che “molti degli odierni problemi del Mezzogiorno sono ormai
diventati problemi dell’intero paese. Crisi civile, limiti allo sviluppo
industriale, tassi di crescita contenuti, disoccupazione elevata, inefficienze
infrastrutturali e diffusione della malavita organizzata sono criticità
nazionali”. Nel tempo, quindi, diciamo nell’arco dell’ultimo mezzo secolo,
l’Italia si è meridionalizzata.
A che scopo, quindi, i referendum per
l’autonomia? Autonomia da chi, da sé stessi? Ma lo vogliamo capire che fra
sette anni la Cina avrà superato la potenza economica degli Stati Uniti; che ai
ritmi attuali nell’arco di una generazione la Cina e l’India domineranno
l’economia mondiale; che il Continente Africano sta scoppiando e che nessun
paese preso singolarmente potrà resistere a tali cambiamenti e all’invasione
demografica ? Perché si continua ad ignorare che se l’Unione Europea,
qualora fosse una federazione di Stati (e non solo un mercato di libero
scambio, con un’Eurozona in cui circola una sola moneta), sarebbe (lo è già) la
prima potenza economica a livello mondiale? Un’ Europa federale potrebbe
finalmente assumere quel ruolo politico che le compete tra le tre grandi potenze
mondiali (USA, Federazione Russa e Cindia), e continuare ancora per qualche
tempo ad assicurare al suo popolo (il ‘popolo europeo’) un livello di benessere
e una cultura dei diritti superiore a quello delle altre grandi aree. Con la
Brexit, il Regno Unito sta cominciando ad accorgersi delle difficoltà
economiche che incombono sulla raggiunta indipendenza dalla UE (tant’è vero che
la richiesta del rinvio della data nella quale scatterebbero le norme previste
per l’uscita dalla UE, unitamente alle tensioni politiche e sociali in atto nel
paese, lasciano presagire una possibile marcia indietro). Parimenti, con la
scelta scellerata di indipendenza, la Catalogna sta ponendo le basi per un suo rapido
quanto inesorabile declino.
Non serve dunque l’autonomia, servirebbe piuttosto
innestare al più presto la retromarcia sulla strada della meridionalizzazione, cercando
di ricostruire quel capitale sociale (che significa rispetto delle regole quale
premessa per migliorare lo stato di fiducia nelle istituzioni) andato distrutto
nell’arco dell’ultima generazione. Una generazione dominata dall’individualismo,
dal menefreghismo, dall’illusione che si possa “essere padroni a casa propria”
(espressione che ha come contraltare la più recente “aiutiamoli a casa loro”),
incapace di vedere come il mondo sta rapidamente cambiando. E per capire i
cambiamenti in atto, e comprendere il velleitarismo delle richieste di
autonomia da parte delle nostre regioni, occorre fare propria
quella concezione del tempo che, come ribadisce più volte nel suo libro Carlo
Rovelli, “è la misura del cambiamento”. (…) “Tutta l’evoluzione della scienza –
aggiunge – indica che la migliore grammatica per pensare il mondo sia quella
del cambiamento, non quella della permanenza”. Mi guardo attorno (estendendo
via via lo sguardo ad uno spazio sempre più ampio) e devo resistere alla
tentazione di scappare in un altro spazio, in un altro tempo.
Alessandria, 6 ottobre 2017
08/10/2017 01:32:29
09.03.2018
Bruno Soro
(…) «Le cose che a noi parvero tanto splendide
e giuste
sapranno
dimostrarcele, loro, insensate e fruste,
variando cose
identiche senza troppe fatiche,
come dicemmo in
altra guisa noi parole antiche».
Dalla poesia I nemici, di Costantino Kavafis
Poesie nascoste,
Mondadori Editore, Milano 1974
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08.02.2018
Bruno Soro
“Alcuni
hanno un grande sogno nella vita e mancano a quel sogno. Altri non hanno nella
vita nessun sogno, e mancano anche a quel sogno”
Fernando Pessoa, Il
poeta è un fingitore, Feltrinelli, Milano 1988
In un articolo pubblicato sulle pagine locali di La Stampa di
venerdì 2 febbraio
2018[1],
la giornalista...
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16.12.2017
Bruno Soro
“La
paura o la stupidità sono sempre state alla base della maggior parte delle
azioni umane.”
Albert Einstein, dalla lettera a E.
Mulder, aprile 1954, Archivio Einstein 60-609, p. 140
Mentre stavo riflettendo sul giudizio espresso
da Umberto Eco sulla rete nella sua Lectio Magistralis, in occasione...
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09.12.2017
Bruno Soro
La guerra di
Trump1
“Detto
tra noisono solo un brigantenon un resono uno chevende
sogni alla gentefa promesseche mai potràmantenere”
E. Bennato,
Detto tra noi, Dall’Album
- Non farti cadere le braccia, 1973
Con
cinquantuno contro quarantanove voti il Senato degli Stati Uniti ha
fatto vincere al Presidente...
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26.11.2017
Bruno Soro
“Il segreto dell’agitatore è di rendersi stupido quanto i suoi ascoltatori, in modo che questi credano di essere intelligenti come lui”.K. Kraus, Detti e contraddetti, Adelphi, Milano 1972Il signor Giuseppe Monticone, Presidente del comitato “Oltre il fango”, mi ha onorato della sua attenzione commentando...
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12.11.2017
Bruno Soro
“…l’umanità tende a essere un po’ credulona, e a bersi tutto quello che le
viene propinato. Un buon atteggiamento sarebbe invece chiedersi sempre se
l’informazione che stiamo ricevendo è vera o falsa, e in caso di dubbio andare
a verificare.
I primi a dover fare
questa informazione dovrebbero essere...
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08.10.2017
Bruno Soro
“Il tempo è ciò di cui parliamo chiedendo «quando?».
Lo spazio è ciò di cui parliamo chiedendo «dove?».
Carlo Rovelli, L’ordine del tempo, Adelphi Edizioni, Milano 2017
Mi ero già appuntato il titolo di questo
scritto, ispiratomi dalla lettura del bestseller
del fisico Carlo Rovelli, quando...
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21.09.2017
Bruno Soro
“Nella prefazione alla sua grande
opera, (…) Moore – Keynes si riferisce qui al trattato del grande filosofo britannico
George Edward Moore Principia ethica –
esordisce dicendo che l’errore principale è «cercare di rispondere alle domande
senza prima capire qual è, di
preciso, la domanda cui si desidera...
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31.08.2017
Bruno Soro
Non
mi serve una lapide, mase a
voi ne serve una per me
vorrei
che sopra stesse scritto:
Ha
fatto delle proposte. Noi
le
abbiamo accolte.
Una
simile scritta farebbe
onore a noi tutti.
Bertolt Brecth, Poesie. Einaudi, Torino
1992
È da stupidi dare
dello “stupido” ad uno stupido, così come è...
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21.08.2017
Bruno Soro
«Chi attribuisce alla crisi i suoi
fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai
problemi che alle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza.
L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare
soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci...
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Segnaliamo un interessante articolo comparso sulla rivista
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