Sicurezza idraulica. Vogliamo discutere pacatamente o metterla in rissa?
Ringrazio
l'amico Lino Balza che dal sito di "Rete Ambientalista" riprende un
argomento complesso come quello delle modalità di comportamento (ecologico) nei
confronti del normale decorso dei fiumi, della possibilità di
"movimento naturale" degli stessi ed, in ultima analisi, delle
rinnovate condizioni climatiche che rendono sempre più estremi i fenomeni
temporaleschi, con le conseguenze che tutti noi conosciamo.
Questa è una
città (Alessandria) che ha riscoperto drammaticamente il suo fiume principale
nel 1994 (l'altro, la Bormida, aveva già fatto le bizze in altre occasioni,
l'ultima - seria - nel 1977) , tanto è vero che si è fatta trovare con un
sistema di allarme approssimativo e una sostanziale impreparazione. Infatti si
assommò una catena informativa a dir poco indecente ad una serie di altre
inadempienze con i risultati catastrofici che tutti abbiamo conosciuto. Tredici
morti, migliaia di miliardi (di lire) di danni, imprese in ginocchio,
condizioni di vivibilità complessiva della città mutate, se non
irrimediabilmente cambiate. Non ci furono, praticamente, colpevoli per
quell'evento e la "passerella" in Tribunale di Sindaci (l'ultimo di
allora, la dott.ssa Calvo) e di Assessori e Tecnici è durata giusto una
stagione (nel senso proprio del termine). Il giudice procuratore dott. Brusco
incaricò l'ing. D'Alpaos dell'Università di Padova per capire meglio cosa era
successo, per colpa di chi e, soprattutto, quali sarebbero state le soluzione
migliori per evitare in futuro esiti simili. Ma i risultati arrivarono solo nel
1997 e, per chi ha buona memoria, ci vollero ancora quasi due anni per
avere il testo della perizia ad uso pubblico e non dei soli addetti ai lavori.
Ne ricordiamo
alcuni stralci (che verranno ripresi nell'audizione di Lunedì 6 novembre in
Regione Piemonte) che dimostrano quanto ci sia ancora da fare e quanto
discutibile sia stato ciò che è stato fatto. Non “negativo”… solo “discutibile”,
nel senso migliore dell’etimo.
Ecco due dei passi salienti del testo
della perizia:
Dalla PERIZIA consegnata in data 12
gennaio 1997 su in carico del Procuratore Brusco (pag. 64 - 66)
Pur nei limiti delle ipotesi assunte,
il calcolo fornisce un'idea verosimile del sovralzo delle quote idrometriche
che i tre ponti producono al passaggio delle portate di massima piena.
I risultati ottenuti indicano che
l'unico ponte per il quale si può proporre il rifacimento, con apprezzabile
riduzione delle quote idrometriche massime nel tratto posto immediatamente a
monte, è il ponte ferroviario.
Relativamente al problema esaminato è
difficile, se non impossibile, valutare gli effetti che l'arresto del materiale
galleggiante comporta, poiché bisognerebbe conoscere l'effettivo -grado di
ostruzione delle luci che esso determina. Né sembra corretto stimare
tale grado di ostruzione facendo riferimento a quanto si rileva dopo che la
piena è passata e tutto il materiale galleggiante, che si è
arrestato sulla fase discendente delle portate, si deposita al piede delle
pile.
Almeno in parte i problemi causati dal
materiale galleggiante fluitato dalla corrente possono essere risolti a monte,
con una più attenta manutenzione lungo gli alvei e nelle zone di golena, che
elimini la vegetazione arborea già da tempo caduta e quella in condizioni di
precaria stabilità o potenzialmente pericolosa, in quanto scaricabile dalla
corrente in piena.
Per i ponti sul Tanaro, prima di
procedere a più drastiche soluzioni, miglioramenti rispetto allo stato attuale
si possono conseguire con limitati interventi in alveo, rendendo attive tutte
le luci presenti, in modo da ridurre le perdite di carico localizzate causate
dalla parzializzazione della luce complessiva rilevata durante i sopralluoghi.
E' ovvio che, anche per il ponte della
Cittadella e per il ponte Nuovo in caso di rifacimento si potrebbero ridurre i
sovralzi prodotti dal passaggio di una piena. Ma, data l'entità dei
sovralzi stimati, in questi due casi parrebbe opportuno che agli Enti preposti
responsabilmente procedessero ad una qualche valutazione di carattere
idraulico, prima di dare esecuzione ad interventi tanto
impegnativi. Quantomeno si rifletta sul fatto che il costo di
ciascun intervento è pur sempre di alcune decine di miliardi e che, allo stato
attuale, in un caso e nell'altro, il provvedimento sembra essere fondato solo
su argomentazioni generiche (All. 6)
(…) Tutto ciò premesso, il livello di
approfondimento sulle caratteristiche ingegneristiche delle opere e degli
interventi per garantire una maggiore sicurezza idraulica nel bacino del
Tanaro, ed in particolare in provincia di Alessandria, è , tuttavia, da
considerare largamente preliminare ed insufficiente rispetto alla necessità
della progettazione.
La modellistica matematica utilizzata
per analizzare gli effetti degli interventi proposti per la moderazione dei
colmi di piena e per il loro contenimento entro gli alvei nella propagazione
verso valle è strutturalmente inadatta a descrivere con accuratezza la
complessità dei fenomeni indagati. Se l'obiettivo degli studi era
quello di dare un supporto affidabile ad una successiva fase realizzativa delle
opere è, inoltre, criticabile dal punto di vista metodologico l'applicazione
che ne è stata fatta al bacino del Tanaro, "forzando" alcuni
parametri idraulici nel tentativo di ricostruire il fenomeno alluvionale del
1994.
Sull'attendibilità dei risultati
ottenuti dalle indagini promosse dall'Autorità di Bacino, gravi incertezze
derivano anche dalla mancanza di rilievi topografìci attuali degli alvei e
delle zone di pertinenza fluviale. Propedeutica ad alcuni degli
studi di carattere idraulico sull'assetto più conveniente da assegnare agli
alvei e sulla pianificazione delle opere per ridurre il rischio delle
alluvioni, doveva essere una campagna di rilievi topografici, al fine di
consentire di rappresentare correttamente lo stato dei luoghi. Nel
caso del Tanaro e della Bormida qualche studio in meno e qualche sezione in
più, effettivamente rilevata, avrebbero senza dubbio giovato ad un miglior
risultato complessivo.
Il progetto redatto a cura del
Magistrato del Po per difendere dalle alluvioni del Tanaro la città di
Alessandria indica provvedimenti che si ritengono idonei, anche se l'importanza
e la complessità dei problemi da risolvere meritavano valutazioni meno
elementari di quelle condotte a supporto delle soluzioni proposte, basate su
modelli di calcolo non del tutto adeguati alla natura propagatoria dei fenomeni
esaminati. Relativamente a questo progetto, le indagini condotte con
un modello matematico bidimensionale predisposto in sede di Consulenza Tecnica,
che è in grado di descrivere con buona attendibilità i fenomeni esaminati,
hanno evidenziato la possibilità di contenere una piena simile a quella del
novembre 1994.
E' però necessario associare agli
interventi di ricalibratura previsti dal progetto del Magistrato, la
realizzazione, nella fascia di pertinenza fluviale tra Asti ed Alessandria di
tre casse di espansione della capacità complessiva di circa 64 10(6)m3 .
Tali casse devono essere predisposte
in modo da accogliere il solo colmo della
piena. Solamente in questo modo, o adottando provvedimenti
equivalenti, si può evitare che le portate massime in ingresso al Po superino,
per l'evento di riferimento considerato (piena del 1994),i 4000 m3/S.
Si richiama, peraltro, l'attenzione
sulla necessità che, prima di procedere a fasi esecutive, la configurazione dei
dispositivo di sfioro delle casse e le caratteristiche delle opere di
contenimento delle acque sia verificata sulla base di rilievi topografici
attuali, che consentano di descrivere in modo accurato ed attendibile l'alveo
del Tanaro e delle aree adiacenti e di aggiornare la geometria del modello
matematico bidimensionale utilizzato o di altro schema di calcolo di eguale
efficienza.
Da approfondire è anche il problema
della stabilità delle sezioni adottate nella proposta di ricalibratura
dell'alveo del Tanaro, considerando gli eventuali effetti dell'interazione tra
la corrente e l'alveo mobile che la contiene. Ciò a meno di non
ipotizzare fin d'ora periodici interventi di manutenzione, per mantenere
larghezza e profondità delle sezioni previste in progetto.(…) dalla relazione
"RISPOSTA AL QUESITO n. 264/95 mod. 44". Padova ,1997 - (reso
pubblico nel gennaio 1999).
.
Nel frattempo
si pose mano al c.d. Piano Stralcio 45 e ad alcuni provvedimenti
"tampone", destinati ad ottenere una sicurezza maggiore per la città
di Alessandria con interventi puntuali (anche pesanti e radicali se
necessario) e comunque di quasi totale pertinenza alle scelte delle
Amministrazioni Locali (soprattutto la Municipalità alessandrina) e della
Prefettura. Forse si era già capito allora che “far parlare” diversi Enti
amministrativi, molti Sindaci e amministratori vari sarebbe stato – a voler
esser buoni – “difficile”.
Fra gli “interventi
puntuali” furono indicati l'abbattimento
e il completo rifacimento dei due ponti (Forlanini e Cittadella) oltre a
quello della "Ferrovia". Vennero anche stabilite nuove quote su cui
attestare i rialzi delle arginature e, in quei frangenti, non ci si pose
l'obiettivo di intervenire sulla "soglia" dell'ex ponte Cittadella,
attuale Ponte "Meier". Cosa su cui invece, oggi, ci si dovrà
confrontare, vista la richiesta precisa dell'AiPO. E non solo... Vi sarebbero
tantissime altre questioni da riprendere in modo pacato e non
"sprezzante" o, peggio, da "muro contro muro". Fra queste,
certamente, le modalità ed i criteri di intervento sul materiale litoide
depositato (se “depositato” e dove effettivamente "serve"), la
manutenzione di sponde e alvei (anche nelle parti più interne) rispetto al
deposito di tronchi, sterpi o quant'altro proveniente da "monte" e in
deposito coatto presso arcate e sponde.
Come pure la necessità di intervenire su “aree di deflusso”, segnalate
come tali dall'Autorità di Bacino, e ora interessate da arbusti o, talvolta, da
veri e propri alberi ritenuti - dati scientifici alla mano - "pericolosi
in caso di piena". Ancor più importante il confronto che si potrebbe
aprire, sempre che ci siano le condizioni migliori per un dialogo, sulle
effettive possibilità di costruire aree di laminazione capienti (così come
specificato più sopra nella perizia) ma a basso impatto ambientale e
soprattutto con costi ben diversi da quelli ipotizzati fino ad oggi. Si potrebbe
avere maggiore sicurezza per la città di Alessandria con aree di laminazione
non da 400 milioni di spesa complessiva ma di ben dieci volte inferiori (tra i
trenta e i trenta cinque milioni complessivi di impegno). Oltre tutto, come
possiamo verificare in interventi recenti su Reno, Mosa, Mosella e molti altri
fiumi, senza bisogno di espropri e senza condizionare le coltivazioni dei
legittimi proprietari. Basta volerlo e, come già comunicato molte volte, saremo
ben disponibili di fornire dettagli in merito.
Il giorno 6 novembre verrà presentato un documento che rilancia le conclusioni
della Commissione Consiliare alessandrina dello scorso 23 gennaio 2017. Massima
attenzione e rispetto per le conclusioni scientifiche proposte da AiPO e
Autorità di Bacino, potenziamento di mezzi e opportunità di intervento delle
due "Autorità", facilitazioni nel dialogo fra diversi Enti con
l'unico obiettivo della maggiore sicurezza, potenziamento della rete dei
controlli e riorganizzazione in vista di una migliore efficienza di tutto
l'apparato di Protezione Civile. Di questo, ovviamente, offriremo dati in
dettaglio con la pubblicazione integrale del documento. I Verdi (o. meglio, il
Gruppo Promotore dei Verdi Piemontesi, di cui mi onoro di far parte) saranno presenti
e attivi, come sono sempre stati, anche nella fase di preparazione e
realizzazione dell'incontro con il Presidente Chiamparino, oltre che con gli
Assessori regionali, i Tecnici e tutti colo i quali vorranno partecipare
all'incontro. Saremmo felici che fosse con noi anche l'amico Lino Balza,
di cui riportiamo un interessante presa di posizione qui sotto, ben sapendo che
le sue parole sono sincere e frutto di vero amore per i fiumi e l'ambiente.
Abbiamo bisogno di persone come lui che non hanno problemi a "metterci la
faccia"... abbiamo invece un’altra opinione rispetto a chi agisce
nell'ombra, a chi condiziona in negativo le stesse Amministrazioni, a chi non fa nulla
per capire e far capire come stanno effettivamente le cose in materia di “sicurezza
idraulica”. Un pensiero – in negativo –
va qui a chi organizza incontri sulla "Sicurezza idraulica"
limitandosi a criticare o ad affermare "di più non si poteva fare...” e
chi si dovesse comportare diversamente è solo perchè desidera
"visibilità" e "propaganda a buon mercato" (sempre secondo
gli “amici” di cui sopra). C’è poi, infine, chi fa finta di ricordare i sani
principi dell'ing. D'Alpaos, si augura che "qualcuno" faccia
interventi risolutivi (tipo le aree di laminazione) ma poi fa di tutto per
mantenere le cose come stanno. "Meglio
essere silenziosi e sperare nello stellone" affermano costoro, "piuttosto che inimicarsi partiti o lobbies
che potrebbero essere utili alle prossime elezioni"... Classico
esempio di chi continua a mettere la testa sotto la sabbia.
Comunque, questa vicenda del "grado di sicurezza idraulica possibile in
una città come Alessandria" è stata (è e sarà) di grande significato. Perchè riguarda la
capacità delle persone a valutare oggettivamente i fatti, si collega alla
voglia di approfondire e conoscere, soprattutto ci tocca nel nostro intimo
perchè ci costringe ad ascoltare gli altri, avendo l'umiltà di riconoscere – se
del caso – i nostri errori.
Un
"cimento" politico di cui avremmo fatto, probabilmente, a meno, ma
che ci differenzia (e arricchisce) rispetto a molte altre città con meno
problemi legati ai fiumi.
...
Ma vediamo
in dettaglio come si è espressa la "Rete Ambientalista"
(iniziativa che ha ispirato, si fatto, il presente editoriale).
A venti anni dalla tragica e impunita alluvione del Tanaro, non è stato fatto
quanto impedisca il ripetersi dell’evento: liberazione di aree di esondazione a
monte, demolizione di case e fabbriche a monte e dentro Alessandria. Fu invece
abbattuto un incolpevole ponte storico per costruirne uno ormai inutile, banale
e costosissimo. Adesso (in piena siccità) è stato organizzato un corteo
di protesta in Regione ma non per rivendicare effettive opere di prevenzione
bensì… per tagliare dalle sponde del fiume gli alberi che invece servirebbero a
rallentare la corsa della piena. Altra cosa è sgombrare gli ostacoli in
prossimità dei ponti o rimuovere isole di detriti. Non ci si vuole mettere in
testa che ogni fiume, da milioni di anni, ha diritto naturale di esondare e
dunque l’uomo deve lasciargli libere queste aree. E inoltre approntare i piani
di allarme emergenza evacuazione, che nel ’94 avrebbero salvato la vita a 12
persone e limitato i danni. Resto interdetto quando persone come Cavalchini e
don Ivo assecondano iniziative tipiche dello struzzo: almeno lui la testa la
nasconde sotto la sabbia e non sotto l’acqua. (segue la firma: Lino.Balza.)