“…l’umanità tende a essere un po’ credulona, e a bersi tutto quello che le
viene propinato. Un buon atteggiamento sarebbe invece chiedersi sempre se
l’informazione che stiamo ricevendo è vera o falsa, e in caso di dubbio andare
a verificare.
I primi a dover fare
questa informazione dovrebbero essere proprio i giornalisti, coloro che
confezionano le informazioni e le divulgano: in alcuni casi ciò non accade e
vengono spacciate per notizie enormi bestialità”.
D. Degl’Innocenti e
Chiara Segré, “Cacciatori di bufale. Come riconoscere e smascherare le
notizie infondate e le leggende metropolitane nella realtà e nel Web”,
Edizioni Sonda, Casale Monferrato 2017
...
Se è vero quanto ebbe a scrivere Carlo M. Cipolla
(1922-2000), uno dei più importanti “cacciatori di bufale” del Novecento, in un
saggio pubblicato per ironia della sorte lo stesso anno della disastrosa
alluvione che ha colpito Alessandria e l’intera regione piemontese nel novembre
del 1994,[1] c’è
di che preoccuparsi. “Vien sovente ripetuto da persone che si credono o
vogliono parere dotte e sagge – scrive Cipolla – che la storia è maestra di
vita e che l’uomo apprende molto dall’esperienza!” Dopo più di
quarant’anni di ricerche e di indagini storiche egli si sarebbe convinto “che
questa ingenua convinzione fa acqua da tutte le parti e che l’uomo non impara
un accidente di nulla né dalla sua esperienza personale né da quella,
collettiva o individuale, dei suoi simili e continua pertanto a ripetere con
monotònica pervicacia gli stessi errori e gli stessi misfatti, con conseguenze
deleterie per il progresso umano.”
Sfogliando le notizie di cronaca pubblicate a partire
da metà ottobre in merito ad un presunto maggior rischio alluvionale lamentato
nel corso di una «tavola rotonda», promossa sotto un’arcata del ponte Forlanini
dal comitato alluvionati “Oltre il fango”, c’è da rimanere allibiti: cito per
tutti il titolo sparato a caratteri cubitali da La Stampa giovedì 26 ottobre:
“Il Tanaro minaccia come nel ‘94”. Ora, coloro i quali, come il sottoscritto,
oltre ad avere subito quell’alluvione hanno seguito in questi ventitré anni i
lavori per la messa in sicurezza di Alessandria dalle esondazioni del Tanaro e
della Bormida sanno bene che, stando ai dati riportati nel documento ufficiale
dell’Autorità di Bacino “Linee generali dell’assetto idrogeologico e quadro
degli interventi sul Bacino del Tanaro” (Parma 2000), gli eventi alluvionali
che hanno riguardato il bacino del Tanaro nell’arco di poco meno di un secolo e
mezzo sono stati 29, con una media di quasi uno ogni 5 anni, ma che la città di
Alessandria risulta essere stata interessata in maniera significativa solo
dall’evento alluvionale del novembre 1994. Aggiungerei, per aggiornare la
statistica, anche l’evento di piena del 24-26 novembre dello scorso anno.
Inoltre, come ho avuto modo di scrivere qualche
settimana prima dell’evento di piena dello scorso anno per la rivista Nuova
Alexandria, pubblicato sul numero unico del 2017[2],
il permanere di fantasiose «bufale», come quella di coloro che ritengono che la
città di Alessandria sarebbe oggi ancor meno sicura di allora dalle esondazioni
dei fiumi, al pari di chi ascrive la causa di quell’evento all’apertura di
fantomatiche quanto inesistenti dighe, fa sì che valga ancora una volta la
pena, come ci chiede l’amico Pier Luigi Cavalchini di “discutere pacatamente,
senza metterla in rissa”.
La prima cosa sulla quale occorre essere d’accordo è
che, incontestabilmente, un evento alluvionale come quello del 1994 non può più
ripetersi con le stesse modalità di allora. Sono infatti mutate quelle che i
fisici chiamano “le condizioni al contorno”: sono state costruite arginature,
sia in sponda destra che in sinistra del Tanaro (quest’ultima a difesa della
ferrovia e in allora inesistente); sono stati demoliti e ricostruiti, in
conformità alle prescrizioni normative del Piano Stralcio PS-45, sia il vecchio
ponte della storica ferrovia Torino Genova (il cui intasamento ha provocato la
formazione di un enorme invaso svuotatosi nella tarda mattinata del 6 novembre
in seguito al cedimento della massicciata della ferrovia) e il vecchio ponte
Forlanini (due ponti storici la cui demolizione nessuno ha lamentato); sono
stati costruiti due nuovi ponti, il Tiziano, fortemente voluto dall’allora
Prefetto di Alessandria Vincenzo Gallitto, in quanto ritenuto “funzionale
all’adeguamento del ponte Cittadella”, ed il ponte della Tangenziale (un’opera
quest’ultima che fa da argine ad una contestuale esondazione del Tanaro e della
Bormida); è stato demolito il ponte Cittadella ─ la cui presenza, sia detto per
inciso, avrebbe sicuramente provocato la tracimazione del Tanaro nell’evento
alluvionale del novembre dello scorso anno ─, sostituito dal nuovo ponte Meier.
Pertanto, chiunque sostenga che oggi “la città di Alessandria sarebbe ancor
meno sicura di allora” mente sapendo di mentire: trattasi di una clamorosa
bufala che va smentita nella maniera più categorica.
Capisco che per chi ha paura ─ specie se si tratta di
persone anziane che abitano nelle aree maggiormente colpite dalla disastrosa
alluvione del 1994 ─ sia più rassicurante credere a una bugia (del tipo “hanno
aperto le dighe”) piuttosto che fare lo sforzo di documentarsi su come siano
andate veramente le cose e vivere costantemente nell’incertezza che ciò possa
accadere di nuovo. Bene ha fatto quindi l’ing. Carlo Condorelli, a capo della
Direzione territoriale idrografica A27 del Piemonte Orientale, a sottolineare
che il pericolo lamentato dal Comitato Alluvionati circa il fatto che “Alberi e
sabbia fanno da tappo al Tanaro” è “sopravvalutato”, così come ha fatto bene
don Gino Casiraghi, parroco della parrocchia di S. Maria della Sanità degli
Orti e Presidente dell’Associazione volontari per la protezione civile Orti
Sicuro, a ribadire che “La pulizia sotto il ponte Forlanini, quella che chiede
il Comitato, aumenterebbe la sicurezza solo di pochi centimetri, oltre ad
auspicare che, per “quanto riguarda il Tanaro e i fiumi in generale, bisogna
educare (i cittadini) a saper leggere la realtà e i corsi d’acqua”.
Giova, a questo proposito, ricordare che sul sito di
Orti Sicuro (http://orti-sicuro.blogspot.it/),
attivo dal 2012 e visitato da oltre 134 mila accessi, sono disponibili per
tutti coloro che dispongono di un collegamento a internet i dati sulle
previsioni del tempo (quelle di Meteo Liguria, basate sui modelli meteo-marini,
forniscono previsioni assai attendibili sui quantitativi di pioggia che
cadranno, in successione di 12 ore in 12 ore fino alle successive 72 ore); i
dati sulle precipitazioni in Piemonte nelle ultime 3-12-24-48 ore (che
consentono di prevedere il possibile innalzamento dei fiumi); nonché i livelli
idrometrici in tempo reale (sempre aggiornate) del Tanaro, della Bormida e di
tutti i loro affluenti: tutte informazioni estremamente utili per farsi un’idea
circa la pericolosità di qualsiasi evento di piena.
Capisco anche che cavalcare la protesta faccia
notizia, ma così facendo si fa cattiva informazione e si alimenta la paura,
oltre a minare la qualità e l’affidabilità di un quotidiano. Credo non sia
stato un buon servizio nelle ultime settimane alimentare la paura con titoli
come: “Alessandria non è ancora in sicurezza” (La Stampa, di lunedì 6
novembre). Un conto, infatti, è dare spazio ad una denuncia seria e documentata
come quella della dottoressa Gianna Calcagno sulle “problematiche
idrogeologiche riguardanti il tratto del fiume Tanaro che influisce sulla
sicurezza della città di Alessandria” (documento che verrà illustrato martedì
14 novembre alla Commissione Consiliare Sviluppo del Territorio, il cui
contenuto è stato anticipato nel servizio di Piero Bottino su La Stampa di
domenica 15 ottobre), altra cosa è riportare insistentemente per giorni le
preoccupazioni di un Comitato che lamentava la (presunta) pericolosità di
problemi come “la pulizia del fiume” (nel frattempo in parte affrontati e
risolti dall’AIPo), e che sollecitava la Regione ad “occuparsi delle
delocalizzazioni” di attività che insistono sulle aree golenali. Cosa
sacrosanta e legittima, ma che riguarda la tutela di precisi interessi
individuali.
Il tutto però è avvenuto sottacendo alcune questioni
che, a mio avviso, meriterebbero invece una maggiore attenzione e di essere
ricordate. Il 23 gennaio 2017 davanti alla Commissione Sicurezza presieduta
dall’ ing. Claudio Lombardi, della precedente amministrazione, l’ing. Carlo
Condorelli ha illustrato una relazione sull’evento di piena del 24-26 novembre
2016 nella quale venivano precisati tutti gli interventi effettuati dall’AIPo
“per somma urgenza, ordinaria manutenzione e ricalibratura dell’alveo” nelle
varie provincie piemontesi dal 1994 all’ottobre 2016 (e relativi costi
sostenuti), unitamente a quelli ancora in progetto al fine di aumentare
ulteriormente la sicurezza di Alessandria dalle esondazioni del Tanaro e della
Bormida.
Dopo avere illustrato gli interventi più recenti per
la messa in sicurezza del nodo idraulico di Alessandria su Tanaro, Rio Loreto e
Bormida,[3] l’ing.
Condorelli ha espresso in quella sede alcune considerazioni sull’evento di
piena del novembre 2016, mettendo in risalto che “In generale in tutte le
sezioni idrauliche di riferimento si sono superate le relative soglie di
pericolo, le acque sono esondate in golena, andando ad interessare le opere
arginali presenti, che sono state sollecitate per un arco temporale significativo,
garantendo comunque il contenimento dei livelli di piena, anche se in taluni
tratti con franco arginale ridotto”. In particolare è stato precisato che per
quanto ha riguardato il tratto del Tanaro tra Asti e Alessandria, “Le acque
sono rimaste contenute nei rilevati arginali, anche se con franco ridotto in
taluni tratti, con laminazione nelle golene”. Quanto al tratto di
attraversamento di Alessandria, “le acque di piena (del Tanaro) sono state
tutte contenute all’interno del sistema arginale, anche se con franco ridotto
in taluni tratti”, precisando altresì che “l’evento di piena ha anche
interessato il fiume Bormida”. In buona sostanza, quindi, il completamento di
tutti gli interventi per la messa in sicurezza del nodo idraulico di Alessandria
Tanaro-Bormida-chiavica Rio Loreto, ha garantito il transito del colmo di
piena. Questo per quanto attiene la memoria storica, senza peraltro dimenticare
gli interventi in somma urgenza dell’AIPo per porre rimedio ad alcuni danni
provocati dall’evento di piena.[4]
Se rivolgiamo invece lo sguardo al futuro, in quella
Relazione ci si soffermava sulla “necessità di procedere (…) alla realizzazione
di un sistema di casse di laminazione delle piene a partire da monte di Alba
(CN) fino ad Alessandria (Casse di laminazione di Alba (CN), Isola d’Asti (AT),
Rocchetta Tanaro (AT), Alessandria (AL)), per la riduzione del colmo di piena”,
precisando inoltre che “un ulteriore beneficio in Alessandria si otterrebbe con
l’abbassamento della soglia esistente a valle del nuovo ponte Cittadella (Ponte
Meier).
Quindi, e in conclusione, tanto clamore
per nulla? Niente affatto. L’aspetto più interessante di quella Relazione
riguarda, a mio avviso, una diapositiva (per comodità del lettore riportata più
sotto) che compare sia in testa sia alla fine della presentazione riguardante
la cosiddetta “carta della pericolosità da alluvione”. Una cartina che andrebbe
affissa, opportunamente ingrandita, nell’androne del Comune di Alessandria in
modo che tutti i cittadini prendano coscienza che la sicurezza assoluta non
esiste (nemmeno qualora venissero ultimati tutti i lavori, casse di esondazione
comprese).
carta della pericolosità dell’alluvione: https://drive.google.com/file/d/0B2u17DU6-NUMdkhLMExoVmVwWDlsSnoxUXE4ZDY1bnZzOW5B/view?usp=sharing
Da quella carta si evince chiaramente come, in sponda destra del Tanaro, metà
centro storico e gran parte di quell’area che insiste all’interno della
Tangenziale (che comprende oltre al quartiere Orti, il Villaggio Commercianti,
e il Cimitero), al pari dei quartieri di Astuti, dell’Osterietta e di San
Michele in sponda sinistra, rientrino nell’area definita nella legenda della
cartina tra gli scenari di alluvione «rari» (e quindi non impossibili). Tutti
questi insediamenti risultano pertanto inclusi nella cosiddetta fascia C del
Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF), un provvedimento adottato dal
Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino nel 1997 e confluito nel Piano
stralcio per l'Assetto Idrogeologico (PAI) nel 2001, stranamente rimosso nel recente
dibattito sulla sicurezza di Alessandria dalle esondazioni dei fiumi. Si tratta
di un’area classificata nella Presentazione del PSFF “di inondazione per piena
catastrofica, costituita dalla porzione di territorio (…) che può essere
interessata da inondazione al verificarsi di eventi di piena più gravosi”
rispetto alla cosiddetta «piena di riferimento», quella assunta quale base per
tutti i lavori progettati e realizzati per la messa in sicurezza della città.
Auspicando che i responsabili dell’Amministrazione
comunale si facciano carico di rivedere il Piano Comunale di Protezione Civile,
in modo tale da fornire indicazione a chi risiede nelle zone soggette ad
evacuazione in merito ai comportamenti da tenere nelle situazioni di rischio
(dando chiare indicazione su quali siano le aree di raccolta per i cittadini
evacuati, dove parcheggiare le auto, sulle norme di comportamento da tenere in
caso di alluvione e così via), consiglierei a tutti coloro che abitano in
quest’area e non riescono a convivere con il rischio di subire i danni di una
prossima alluvione (quando mai dovesse accadere), di prendere in seria
considerazione la possibilità di trasferirsi in una zona più sicura, e a chi
invece sceglie di rimanere, di tenersi informati, di restare sempre vigili nelle
situazioni di allertamento e di sottoscrivere una polizza di assicurazione
contro gli eventi catastrofici. Con buona pace degli “untori di bufale”, di chi
cavalca le proteste e di chi fa cattiva informazione.
Alessandria 11 novembre 2017
[1] C.M. Cipolla, Tre storie
extra vaganti, il Mulino, Bologna 1994, pp. 17-18.
[2] L’estratto di questo
articolo è disponibile per chiunque volesse documentarsi sulle cause
(irripetibili con le stesse modalità) della disastrosa alluvione di ventitré
anni fa sul sito di Orti Sicuro (http://orti-sicuro.blogspot.it/).
[3] Per quanto riguarda il
fiume Tanaro e Rio Loreto gli interventi effettuati dall’AIPo hanno riguardato,
cito testualmente “la realizzazione della chiavica
in corrispondenza della confluenza del Rio Loreto compreso il completamento
sistema arginale in corrispondenza dell'immissione del Rio in Tanaro,
l’adeguamento in quota e il completamento dell’argine dx e sx del Fiume Tanaro
dall'ex ponte della Cittadella alla confluenza Bormida in comune di
Alessandria”. Per quanto concerne invece il fiume Bormida essi hanno riguardato
“il completamento del sistema arginale del fiume Bormida nel tratto in sinistra
idraulica compreso tra il ponte ferroviario della linea Torino-Genova a sud e
poco a valle del ponte autostradale a nord, in comune di Alessandria”.
[4] Tali lavori hanno
riguardato “il ripristino e rialzo arginale per pericolo di sormonto argine
strada Grilla sino a Cascina Sardegna e il contenimento della filtrazione sul
paramento lato campagna del rilevato arginale in destra idraulica del fiume
Bormida in località Stortigliona”, nonché “il consolidamento di sponda in
corrispondenza del muro arginale esistente in destra Tanaro in località Orti”.