Diventerà lo stabilimento più grande della provincia di
Alessandria nel settore metalmeccanico e punta a diventare la più grande
manifattura orafa d’Europa: è nel settore lusso e ha fatto uno stabilimento
moderno degno dell’immagine del marchio aziendale: BULGARI.
Peccato però che a tanta modernità ed eticità sulle materie
prime non corrisponda una gestione del personale altrettanto “moderna”.
Sugli attuali 590 dipendenti c’è un solo part time e 4
richieste di proroga di part time già esistenti: “RESPINTE”. Perché l’azienda deve ingrandirsi (previste
assunzioni fino a 740 dipendenti), deve organizzarsi e non può rispondere
all’esigenza di conciliare lavoro e famiglia per 4 dipendenti (donne
naturalmente!). Lavoratrici, peraltro, che si sono messe a disposizione a
cambiare mansione, ufficio, reparto.
L’azienda si copre dietro il CCNL che prevede l’obbligo di
concedere il part time alle neomamme o a chi ha problemi di salute, quindi se
chi richiede il part time è sola ma ha un figlio oltre i tre anni è noto che
può lasciarlo a casa da solo! Oppure se invece di un bimbo c’è un anziano da
assistere (come capita sempre più spesso) non possono farsene carico le aziende
di questi problemi!
Nel Nord Europa il part time è diffusissimo tra maschi e
femmine, visto che i ruoli in famiglia sono equamente “condivisi”, in Italia
invece il part time riguarda soprattutto le donne, ma se è utile all’azienda
(commercio/servizi), allora diventa l’unica forma di assunzione, nell’industria
invece è un problema.
Chi da anni fa contrattazione sa benissimo che se ci fosse
più volontà e flessibilità (non solo da parte dei dipendenti vs l’azienda ma
anche viceversa), si possono trovare le soluzioni tecniche. Teniamo conto che in Bulgari l’orario è
prevalentemente a giornata non su turni, e allora perché negare 4 richieste di
part time, disattendendo, tra le altre cose, un regolamento interno da essa
stessa redatto.
La vera ragione di questo diniego è che l’azienda vuole già
definire chi decide e deciderà nel nuovo stabilimento l’organizzazione del
lavoro e tutto il resto: potremmo citare, per esempio, un part time dato solo
ad una parte di lavoratori, negandolo ad altri; la non volontà, dimostrata fino
ad oggi a discutere di come armonizzare i tempi di ingresso: vestizione, procedure
di sicurezza, ecc.
E quindi non serve alcuna mediazione, già proposta dal
Sindacato, per rispondere a quelle esigenze.
E’ un rifiuto “a priori”, anzi l’azienda dice che è un
rinvio a quando lo stabilimento sarà a regime, ma i problemi familiari non sono
rinviabili ed in qualche modo vanno risolti, magari dimettendosi.
Ma il sindacato non intende accettare una simile posizione e
quindi ha deciso di chiedere l’intervento di Consigliera di Parità e fare tutto
ciò che legalmente “si può fare” per, prima di tutto, consentire a 4 donne di
conciliare lavoro e famiglia (come prevedono anche alcune leggi di questo
Paese, che concedono sgravi, e inviti della Comunità Europea alle aziende a
conciliare il più possibile le esigenze vita-lavoro ) e di affermare il proprio
“ruolo” nel contrattare anche l’organizzazione del lavoro, considerando anche che le elezioni di
rinnovo della RSU dello scorso luglio con più del 70% di affluenza, evidenziano
una forte volontà delle lavoratrici e dei lavoratori di essere rappresentati. 1 RSU FIM CISL e 4 FIOM CGIL.
Auspichiamo che l’industria 4.0 stile AMAZON non stia
facendo scuola ad altre aziende visto che si tratta dell’ennesimo passo
indietro ed attacco ai diritti dei lavoratori. Nel settore del lusso comprimere
il costo del lavoro può assumere solo quel significato.
Buone feste a tutti
ed un augurio per un nuovo anno dove occupazione faccia il paio con
diritti e dignità!
Alessandria, 29 dicembre 2017
Anna Poggio
FIOM CGIL ALESSANDRIA