Al villan non far sapere..
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Il Centrodestra alessandrino
– in sella da sei mesi a scapito dell’uscente Centrosinistra - sta cominciando a sperimentare sulla sua
pelle una sorta di destino meta-politico che colpisce tutte le Amministrazioni
in carica, indipendentemente dalle insegne inalberate.
Se emergono, infatti, o si
ripresentano ai cittadini gravi o irritanti problemi pubblici da gestire
quotidianamente, hai voglia di dirottare, con fiero cipiglio, la responsabilità
del disservizio su chi ti ha preceduto:
giusto o meno che sia, alla fine la gente se la prende con te (e con chi se
no?) che oggi detieni il comando
e gli strumenti per agire.
Giusto quello che sta nuovamente succedendo
sulla complessa materia della raccolta rifiuti urbani e sullo stato
igienico-ambientale delle vie cittadine
che ospitano (o sopportano) i gruppi di cassoni per la differenziata stradale
denominati, con qualche zelo di troppo, “isole ecologiche”.
La Giunta attuale, a parte le
accese discussioni con la “partecipata”
(ex AMIU, ora AMAG Ambiente) che ha in carico il servizio rifiuti, si trova
“incastrata”, in sovrappiù, da una sorta di vincolo eco-politico ereditato
dalla Giunta omologa Fabbio-leghista
(2007-2012).
Vincolo che suona più o meno
così: non si parli più di
“porta-a-porta”; odora di sinistra ed è piena di difetti; l’abbiamo
giustappunto demolita e rimesso i cassoni in strada: questa è la scelta giusta
che consegniamo al futuro della città. D’accordo, è messa giù in modo poco
aulico; forse è per questo che tale circostanza è così ostica al ricordo dei commentatori.
Poco importa che l’addobbo della città a cassoni e
cassonetti abbia portato più guai che consensi alla Giunta decisionista,
sbalzata, per questo e per altro, dai cittadini alla prima occasione; poco
importa che a Novara, nello stesso periodo, la Giunta leghista menasse
pubblico vanto per la scelta della raccolta domiciliare e per le elevate quote
di differenziata raggiunte.
Da noi i cassoni tornarono, rimangono e ci
resteranno a lungo, visto che nessun amministratore può ora permettersi (così
almeno speriamo) di impegnare il Comune per qualche altra milionata di euro da
investire per rendere la pariglia ad una
precedente scelta sconsiderata. Al gestore del servizio rifiuti, bersagliato
dall’alto e dal basso, l’arduo compito di restaurare, in qualche avvertibile
misura, decoro e igiene urbani, e di elevare le quote di differenziata
inchiodate su livelli assai carenti. Il tutto avendo a disposizione uno
strumento (i cassoni stradali) ormai giudicato normalmente inidoneo alle
attese, quando non controproducente (il “fuori cassone” e l’innesco di
abbandoni incontrollati o mini-discariche).
Comprensibile perciò, senza
ironia alcuna, l’imbarazzo della Giunta in carica. Sul sistema in atto ha per
ora le mani (ideologicamente ) legate. Non a caso è bastato che a settembre il
neo-Sindaco accennasse in pubblico
(Cultura & Sviluppo) ad una possibile “raccolta domiciliare avanzata” –
anche per finalità di riequilibrio impositivo – perché la ..voce dal sen
fuggita.. fosse subito stoppata e archiviata dalla cabina di regia.
Potenza e permanenza dell’interdetto,
certamente, ma anche qualche discreto timore
che la quantità di veleni sparsi a suo tempo sul terreno
(politico-sociale) del porta-a-porta, potrebbe, in presenza di qualche
iniziativa-provocazione in tema rifiuti, riattivarsi in parte e in modo
incontrollato, presso settori non indifferenti di cittadinanza, mediamente
esasperati e/o poco inclini a recepire calorosi inviti alla collaborazione
pubblico-privata in nome del comune interesse.
Qualche scossone alla
situazione bloccata potrebbe forse prospettarsi all’interno del discorso
“grande Amag” e della ventilata cessione del controllo, di una o più Società
ambientali, da parte del Comune a soggetti esterni, pubblici o privati, di
riconosciuta prestanza tecnico-finanziaria e relativa capacità di iniziativa.
Questione di aspettare qualche mese: in zona “partecipate” il pensatoio è
sempre attivo.
Dario Fornaro