Il futuro del centro-sinistra
Il primato che non serve più
Mauro Calise
Bisogna leggerle tre volte le proiezioni Ipsos sul Corriere.
E poi una quarta. Ma, per chi si occupa di questi numeri da una vita, resta un
mistero come sia stato possibile inventare - in zona Cesarini - una legge che
resuscitasse il centrodestra. Mettesse con le spalle al muro il Pd. Lasciasse
in pista alla grande i Cinquestelle a dispetto del loro isolamento. E comunque
senza riuscire a garantire – e neanche a fare intravedere – un’ipotesi di
maggioranza di governo. Non c’è che dire: un capolavoro. Per di più col timbro
patronimico del capogruppo del Pd. Almeno, visto il colpo micidiale che si sono
autoinflitto, lo avessero chiamato Zappatellum!
Certo, i sondaggi possono sbagliare. Questo continuano a
ripetere in giro, almeno i poveri democratici per provare a tirarsi su il
morale. Ma che significa? La legge, l’hanno votata con questi numeri. Sapendo
che, nella migliore delle ipotesi, gli toccava una terribile rimonta. E l’hanno
votata lo stesso. Anzi, ne sono stati i promotori. E ora, ora che la frittata è
fatta, l’unico tasto su cui batte il Pd è che i conti non si fanno
nell’uninominale. Vince chi vince nel proporzionale. Ma come, se fosse questo
il criterio, che ce li hanno messi a fare quei collegi? Perché creare un
sistema bislacco che premia le coalizioni usa-e-getta, se poi non se ne vuole
tener conto? Inutile prendersi in giro. Se Berlusconi e Salvini avranno la
maggioranza relativa dei seggi, faranno la voce grossa. Molto grossa. E avranno
tutto il diritto di farlo. Perché, sui banchi di Camera e Senato, non ci sarà
una casacca diversa a seconda che il seggio è targato proporzionale o
maggioritario. Saranno tutti del centrodestra. E – salvo sorprese clamorose –
saranno i più numerosi.
Però, non abbastanza numerosi da riuscire a formare un
governo. Questa è oggi l’unica speranza del Pd per il dopo-voto. Puntare sul
fatto che, passata l’euforia delle prime settimane, Berlusconi dovrà essere in
grado di tirar fuori un nome capace di rabberciare una maggioranza. E un nome
simile, non esiste. Non esiste alcun nome che Renzi voterebbe insieme a
Salvini. Quindi il boccino dell’incarico passerebbe, inevitabilmente, in altre
mani. Arriverebbe il turno del Pd. Il momento – come ha detto ieri il
segretario – di schierare il gioco di squadra. L’annuncio del Lingotto non
arriva certo a sorpresa. Nell’angolo dove si ritrova, Renzi non è in condizione
di continuare a rivendicare una centralità che non ha più. E sarebbe ben felice
di potere avere ancora a Palazzo Chigi qualcuno di cui fidarsi. E che fosse
comunque del Pd. Ma una simile situazione dovrebbe ricevere il placet del
Cavaliere. Anzi, molto più del placet. Il Cavaliere dovrebbe accettare di
rompere con Salvini e mettersi in un governo a guida Pd. Per di più, con dei
numeri estremamente ballerini. Perché mai? L’unica prospettiva plausibile,
sarebbe quella di logorare Renzi. Iniziare uno di quei tira-e-molla in cui
Berlusconi ha dimostrato, tante volte, di essere maestro. Per poi finire
sbattendo la porta, e correre a nuove elezioni.
Ma se questo deve essere l’approdo, tanto vale – per il Capo
dello Stato – arrivarci senza troppi sconquassi. Tenendo in vita l’esecutivo
attuale fino al momento in cui dall’opposizione urleranno di staccare la spina.
Già, ma lo urleranno davvero? La gran parte dei parlamentari Cinquestelle – nel
caso di un ritorno alle urne – cadrebbero nella tagliola del secondo mandato. A
cominciare dal loro Capo. Certo, si possono inventare una deroga. Ma sarebbe
una mossa scivolosa. Anche perché, alle loro spalle, premono in molti per un
ricambio. E gli eletti del centrodestra, soprattutto quelli usciti vincitori
dagli scontri frontali sul territorio nell’uninominale, c’è da scommettere che
non avranno molta voglia di ricominciare da capo. Anzi, non ne avranno nessuna.
Tanto più che difficilmente verrà una spinta in questa
direzione da parte degli elettori. Che – complice anche un sistema di voto
incomprensibile – appaiono sempre più distaccati. Disinteressati. Rassegnati –
come scrive Pagnoncelli - alla «progressiva minore importanza attribuita alla
politica che, a differenza del passato, oggi rappresenta un frammento
dell’identità delle persone, peraltro nemmeno il più importante». Forse la
chiave per queste elezioni così incerte e così improbabili è tutta qui. In una
posta in gioco che è solo un frammento, marginale, di ciò che per noi conta
davvero.
(“Il Mattino”, 14 gennaio 2018)
18/01/2018 16:48:12
17.03.2018
Danilo Bruno
Ieri (il riferimento è al 14 marzo u.s.), a stare alle cronache di stampa, il
ministro allo sviluppo economico e neo-PD Calenda,che era presente a Bari
con Prodi a presentare il libro di Giovannini sull’utopia sostenibile, avrebbe
pronunciato, tra le altre cose, una importante affermazione: “ Serve un...
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14.03.2018
Mauro Fornaro
Qualche riflessione, più
di carattere psicologico che non politologico, sul crollo del PD da parte di un
“vecchio” simpatizzante. Classe dirigente e molti militanti del PD sembrano al
momento essersi arroccati sulla difensiva, sia a seguito degli attacchi
insistenti e insolenti della Lega e del M5S nel...
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13.03.2018
Mauro Calise (*)
Inutile, per il momento, affacciarsi sul crogiuolo
della crisi in corso. Troppe incognite ancora da sciogliere. E, soprattutto,
troppe spavaldissime mosse tattiche che dovranno cedere il passo a più miti consigli
– e consiglieri – strategici. Ma, quale che sarà la soluzione che alla fine
prevarrà,...
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12.03.2018
Egidio Zacheo
C'è smarrimento nel Partito Democratico e
a sinistra. La loro sconfitta è stata bruciante . Ma mentre quella del PD da
molti - diciamolo- era stata prevista da tempo, anche se non nelle proporzioni
verificatesi, una sorpresa generale ha destato quella di " Liberi e
Uguali". Vi è stata una polarizzazione...
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12.03.2018
Goffredo Bettini
"Articolo
proposto dal Cives Pier Luigi Cavalchini"
Abbiamo subito una sconfitta storica. Infatti, se ragioniamo
su un arco temporale ampio, balza agli occhi il rovesciamento di una anomalia
italiana. Negli anni '70 l'anomalia
consisteva nella forza elettorale di una sinistra comunista e socialista...
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10.03.2018
Franco Livorsi
Nel
mio articolo del 28 febbraio ultimo scorso, “L’Italia congelata” - scritto pochi giorni prima delle elezioni
politiche - motivando il mio voto a favore del PD - di cui ero e sono
totalmente convinto - esprimevo tutta la mia preoccupazione per la tenuta della
democrazia liberale e rappresentativa...
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09.03.2018
Filippo Boatti
La disfatta, questa volta finale, della sinistra era
purtroppo prevedibile e inevitabile, inevitabile perché la sinistra non ha
saputo né voluto reagire alla gabbia che le impedisce di sussistere. Certo si
può chiamare in causa una “questione morale” interna alla sinistra. E’ un fatto
vero, il mancato...
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08.03.2018
Alfio Brina
I
vari politologi fanno risalire al comportamento un po’ guascone di Matteo
Renzi, le cause della sconfitta elettorale di questo 4 marzo 2018. Un uomo solo
al comando attorniato da fedelissimi, sicuramente toscani e possibilmente
fiorentini, Poi il modo irriverente, per non dire sguaiato con cui è...
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07.03.2018
Carlo Clericetti (*)
Il seguente articolo comparso sul blog di "repubblica.it" curato da Carlo Clericetti è segnalato (e proposto alla lettura) dal civis Filippo Boatti....Due indagini del dopo-elezioni confermano quello che
chiunque abbia osservato con un po’ di attenzione quello che accade aveva già
capito, e che conferma...
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07.03.2018
Giuseppe Rinaldi
1. Dopo tanto impegno e
tanti sacrifici, il risultato tanto sperato finalmente è arrivato. Finalmente abbiamo perso.[1] E non poteva che
essere così. Siccome siamo stati particolarmente in gamba, abbiamo perso anche
in maniera pesantissima, inequivocabile, con cifre oltre ogni previsione. Da
capogiro....
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Segnali
Alessandro
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Al Teatro Sociale tornano i tanto attesi appuntamenti del Sabato
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Movimenti per la Terra e il Paesaggio annuncia che il Gruppo di Lavoro
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I MARCHESI DEL MONFERRATO NEL 2018
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attività,...
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Alessandro Ottaviani
Scienza
Ediesse 2012
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New York, 10 settembre...
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