Ebbene Sì, sono passionale.
Può essere un pregio in determinate circostanze, ma quando
m’inoltro in considerazioni che richiedano un’analisi razionale è un
inequivocabile difetto. Da stasera, come altre sere fino a Marzo, la riga rossa
dell’ira mi salirà dai visceri come il lardo di Colonnata..
Ho tempo. Il mio panorama d’informazione, oltre il
quotidiano preferito, sono le trasmissioni dove si alternano politici e giornalisti di
varia umanità e colore.
Cominciamo da Lui, sempre Lui… Travaglio… cattivo nel
suo ruolo di cattivo nel quale ormai si esalta al punto da conseguire un
risultato opposto alle intenzioni. Stasera, pallido e bilioso più del solito il
suo bersaglio è la Lorenzin. Lei ne esce vincente anche ai miei occhi che non
la voterebbero mai.
Rivedo Bersani, il mio Pier Luigi che m’ha lasciata
orfana d’amore: lo sguardo è malinconico, traspare ogni tanto la sua ironia ma sembra
fuori posto là dove è finito, in mezzo ai LasciateogniSperanza.
Deve avere molto sofferto nell’abbandonare la sua casa con la mucca in corridoio. L’unico a godere ottima salute
è il compagno D’Alema: ringiovanisce visibilmente nel sibilare sentenze da
padre nobile, con qualche dose di veleno riposto tra le pieghe del suo scandito
argomentare.
Grasso ha proprio il volto da brava persona quale è:
è ancora impacciato in un ruolo che non mi pare ritagliato per lui, in mezzo
alla canea dei capi popolo dalle reiterate argomentazioni che adoperano senza
pudore la carta vincente del qualunquismo e delle promesse irrealizzabili. Non
mi convinco che una figura istituzionale al di sopra delle parti, che poteva
puntare molto in alto, si sia lasciata coinvolgere in un’impresa carica di
speranze e di poche certezze .
La questione Lombardia mi ha lasciata esterefatta. “Muoia Sansone con tutti i Filistei” è la
bandiera degli Epigoni di Bertinotti,
Rossi e Turigliatto, la marca originale dei perdenti, assai tenaci nel
preservare la propria nicchia virginale, magari in Parlamento.
La Boldrini, detta “La Boldrina” per aver cambiato in “a” le desinenze in “o” dei nomi (caso mai le sfuggisse
qualche parità di genere…), finirà col cancellare definitivamente il “genere” maschile.
Sabato. La città è in fermento pre-elettorale. A
partire da Piazza Garibaldi si affiancano sigle note, inquietanti, obsolete:
Forza Nuova, Partito Comunista, Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia… . In
“piazzetta” troneggiano i Liberi e Uguali. Mi fermo a parlare ed è un dialogo
alla fine del quale ciascuno conserva le proprie opinioni e domande senza
risposta.
Poco più in là, sull’angolo, sta una bandiera un po’ moscia
: la scritta, nero su bianco con stella rossa, recita “potere al popolo”. “E quando
mai” penso, “il popolo ha avuto
potere?”. Un giovane con la faccia pulita di chi ci crede mi offre il volantino.
Lo accetto e lo ascolto. Anch’io, molto tempo fa, ci avevo creduto e mi tremava
la scheda elettorale tra le mani, quando la imbucavo, per quel gesto carico di
significato. Gli sorrido.
Tornando sui miei passi mi chiedo se sia ancora in
tempo a farmi un Movimento tutto mio per provare almeno l’emozione di votarmi.