Allo
Spazio Oberdan terminato ieri "Viaggio in Italia con il cinema
tunisino".
Ieri sono stata alla serata finale che Mohamed Challouf ha sapientemente
organizzato e condotto allo Spazio Oberdan sul dialogo tra cinema tunisino e
italiano, con il sostegno della nostra Fondazione Arbor.
Ho potuto vedere il film che Challouf
stesso ha diretto, la storia della vita di un uomo - Tahar Cheriaa - che
appassionatamente, tenacemente è riuscito a sensibilizzare alla Cultura un
tempo e un paese non avvezzo alla "parola ". Dilagante era
l'analfabetismo e dunque anche quel risveglio interiore che il segno della vera
cultura incita, ad ognuno poi è dato operare per tentare la sua umanizzazione.
Il lavoro che Challouf ci ha
mostrato è stato il lavoro di un uomo e della sua vita per la Cultura, con la
creazione del Festival del Cinema di Cartagine; che ha coinvolto le tante
realtà del paese africano così da creare davvero quel dialogo tra culture e
tradizioni che per fondamento ha l'inseparabilità di Conoscenza e Amore.
Commovente per me il finale
dove questo uomo, alla fine del suo grande lavoro che è stato inseparabile
dalla sua vita, denuncia chi fa della Cultura qualcosa da sfruttare, non un
bene da preservare e diffondere. L'amarezza e la denuncia delle sue parole
mostrano la totale mancanza di quella cura e quell'attenzione che lui ha
tentato per tutta la sua vita di coltivare e diffondere nel tessuto sociale,
politico, economico del suo paese, che però qui va oltre un luogo geografico,
andando a toccare la violenza che tutt'ora vive e che fa della Cultura merce da
sfuttare.
Dopo questo film l'incontro con
il regista Nacer Khemir - ( che la nostra Fondazione Arbor ben conosce per
avere sostenuto la realizzazione del suo film "Looking for Mohiedin
", un film sulle orme di Ibn Arabi, filosofo, mistico e poeta arabo nato nel
1165 e morto nel 1240, la sua opera ha influenzato sia oriente che occidente e
pare, seppure in modo indiretto, anche Dante e San Giovanni della Croce ) - e
con il suo film "Les Baliseurs du desert", presentato in versione
restaurata.
Nonostante il film fosse stato
girato da Khemir 33 anni fa, ancora possente ne emerge tutta la magia, la
poesia di un racconto che è il cammino dell'umano "verso". Non esiste
una meta, ma esiste l'aspirare, esiste il sogno e l'immaginazione, parti
costitutive dell'essere che siamo e che solo la Poesia sa risvegliare. "Poeticamente
vive l'uomo" scriveva Holderlin ed è di questa Poesia che il film
parla, la Poesia che vive nella nostra quotidianità e che vede vivi e morti
insieme, che vede la sabbia e il vento metafora della nostra vita. Inutile e
stupido edificare monumenti, il cammino si fa ogni giorno e ogni giorno la via
ha da farsi nuova, dentro e fuori di noi.
Una frase apparsa nel film di
Challouf " Tahar Cheriaa all'ombra del Baobab," potrebbe essere
esergo a questa manifestazione:
"gli idealisti sono
persone gentili".
Sì, è proprio così, non
rimaniamo indifferenti a queste parole, osiamo ogni giorno la gentilezza e
osiamo un sentimento di gratitudine a chi ancora la pratica; certamente non i
più, ma certamente chi "vive poeticamente", quotidianamente
camminando nel deserto, straordinaria metafora che ci indica come ciò che pare
arido e impraticabile possa rivelarsi invece tesoro.
Un grazie alla Fondazione
Arbor, mecenate del nostro tempo, che considera la Cultura un bene nel quale
investire avendo come guida la diffusione di quel bene e non il suo
sfruttamento.