I bambini. (Janusz Korcszak. Varsavia 1878 - Treblinka 1942)
Mi dici: è faticoso frequentare i bambini.
Hai ragione.
Aggiungi: perché bisogna mettersi al loro livello,
abbassarsi, scendere, piegarsi, farsi piccoli.
Ti sbagli.
Non è questo l’aspetto più faticoso.
E’ piuttosto il fatto di essere costretti
a elevarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Di stiracchiarsi, allungarsi sulle punte dei piedi,
Per non ferirli.
ALCUNI DIRITTI FONDAMENTALI DEI BAMBINI
Il Bambino ha diritto all’amore.
Il Bambino ha diritto al rispetto.
Il Bambino ha diritto alle migliori condizioni di vita
che favoriscano il suo sviluppo e la sua crescita.
Il Bambino ha diritto di vivere il presente.
Il Bambino ha diritto di essere se stesso.
Il Bambino ha diritto di sbagliare.
Il Bambino ha diritto di essere preso sul serio.
Il Bambino ha diritto di essere apprezzato per ciò che
è.
Il Bambino ha diritto di avere dei segreti.
Il Bambino ha diritto all’istruzione.
Il Bambino ha diritto di protestare contro
un’ingiustizia.
Il Bambino ha diritto al rispetto dei suoi dispiaceri.
Il Bambino ha diritto ad essere difeso da un sistema
giudiziario specializzato per l’infanzia.
Il Bambino ha diritto a conversare intimamente con
Dio.
I bambini, esseri umani non "un giorno
forse" o " più avanti", bensì persone fatte e finite ora,
oggi.
Persone che già esistono. Non capirete mai i bambini se ignorate la loro
personalità.
La questione non è se sono intelligenti, ma come lo sono.
Tutto il sistema educativo contemporaneo aspira a che il bambino stia comodo.
Di conseguenza, passo dopo passo, si adopera a farlo assopire, soffocare, a
distruggere tutto ciò che in lui è volontà e libertà, fermezza d’animo, forza
dei desideri e degli obiettivi.
Educare un bambino non è un piacevole svago, ma un lavoro in cui occorre
impiegare la fatica di notti insonni, il capitale di dure vicissitudini, e
molti pensieri.
Il bambino non è uno sciocco, non ci sono più sciocchi fra di loro di quanti ce
ne siano tra gli adulti.
Talvolta i genitori non vogliono sapere ciò che sanno, né vedere ciò che
vedono.
Il bambino è un essere ragionevole, conosce bene le esigenze, le difficoltà e
gli ostacoli della sua vita.
Non ordini dispotici, non rigorismo e diffidente controllo, ma un’intesa piena
di tatto, fiducia nelle sue esperienze, collaborazione e convivenza.
Chi, educato a rigori polizieschi, vorrà afferrare il libro vivente della
natura, si ritroverà sommerso dal peso immenso peso delle inquietudini, delle
delusioni e delle sorprese
Per fortuna dell’umanità, non possiamo costringere i
bambini a cedere agli influssi educativi e agli attentati moraleggianti al loro
buonsenso e alla loro sana volontà umana.
Pensando al domani si disprezza ciò che oggi rallegra,
addolora, sorprende, fa arrabbiare, diverte il bambino. Per un domani che non
comprende, né gli necessita farlo, gli si sottraggono anni di vita, molti anni.
Un buon educatore, colui che non costringe ma libera,
non trascina ma innalza, non comprime ma forma, non impone ma insegna, non
esige ma domanda, passerà insieme ai bambini molti momenti esaltanti.
Quando ride un bambino, ride tutto il mondo.
Non ci sono bambini, solo persone. Ma con
un’altra scala di nozioni, un altro bagaglio di esperienze, altre passioni, un
altri giochi di sentimenti. Ricorda, noi non li conosciamo.
Non è importante sapere molto, ma sapere bene; non
conoscere a memoria, ma comprendere; non che tutto importi solo un poco, ma che
qualcosa conti veramente.
Non ci è concesso lasciare il mondo così come è.
Viviamo di corsa, in modo sciatto, superficiale, alla
meno peggio.
Il bambino ha un futuro, ma ha anche un passato.
Avvenimenti degni di nota, ricordi, molte ore dedicate a vitali riflessioni
solitarie. Tanto quanto noi tiene a mente e dimentica, apprezza e
disdegna, ragiona secondo logica e sbaglia quando non sa. Si fida e dubita in
maniera assennata.Rispetto per l’ora, per il giorno attuale. Che domani avrà,
se oggi non lo lasciamo vivere in maniera cosciente, responsabile? Non
calpestare, non maltrattare, non cedere alla schiavitù del domani, non
estinguere, non far fretta, non correre.
Se qualcuno ha fatto qualcosa di male, la cosa
migliore è perdonarlo. Se ha fatto qualcosa di male perché non sapeva, ora è
consapevole. Se ha fatto qualcosa di male senza volerlo, in futuro sarà più
prudente. Se ha fatto qualcosa di male perché gli riesce difficile abituarsi,
ora si sforzerà di farlo. Se ha fatto qualcosa di male perché lo hanno istigato
a farlo, ora non darà più ascolto.
I giovani hanno i propri problemi, grattacapi, lacrime
e risa, hanno idee giovani e una giovane poesia. Spesso si nascondono di fronte
agli adulti perché si vergognano, non si confidano perché temono che si rida di
loro.
I bambini sono giudici di sé stessi e sanno come è
difficile non fare niente di sbagliato, sanno che ognuno può migliorare, se
vuole e se si sforza di farlo.
Persino se è molto controllato in casa, se
malvolentieri lo si lascia uscire da solo, può diventare un ragazzo di strada.
Basta un attimo di libertà e comincia a comportarsi da incosciente. Nella folla
gli sembrerà di poter fare quel che vuole, , gli verranno in mente scherzi
maligni. Spintona, attacca lite, fa pazzie, si guarda intorno cercando di
importunare, nascondersi e scappare. Gli reca piacere esattamente ciò che
è proibito.
Che cosa è un bambino? Che cosa è dal mero punto di
vista fisico? È un sistema in crescita.
Un bambino: cento maschere, cento ruoli da valente
attore. Altro è per la madre, altro per il padre, il nonno, la nonna, altro
ancora per il maestro mite o per quello severo, altro in cucina, altro tra i
propri coetanei, altro tra i ricchi e i poveri, altro ancora con i vestiti di
ogni giorno o quelli della festa.
Molti errori nascono dal fatto che incontriamo il
bambino figlio dell’imposizione, della schiavitù, del servaggio, il bambino
deviato, amareggiato, ribelle. Bisogna sforzarsi a lungo di immaginare
come è di sua natura, e come potrebbe essere.
L’amore irragionevole può tormentare i bambini:
la legge dovrebbe tutelarli.
L’anima del bambino è complessa quanto la nostra.
Piena delle stesse contraddizioni, tragicamente in lotta con l’eterno:
desidero, ma non posso; so che dovrei, ma non ne sono in grado.
Il bambino non può pensare «come un adulto» ma, da
bambino, può riflettere sui problemi importanti degli adulti. La mancanza di
conoscenza e di esperienza lo costringono a ragionare diversamente.
Un bambino ha bisogno di movimento, di aria, di luce e
di armonia, ma anche di qualcos’altro. Far spaziare lo sguardo, il senso di
libertà, una finestra spalancata. [...] L’educatore deve ambire ai risultati
più favorevoli raggiungibili senza violare i diritti umani.
Un educatore assennato non tiene il broncio quando non
capisce il bambino, ma riflette, cerca, interroga. E i bambini gli insegnano
come non far loro troppo male: basta che voglia imparare.
Non dobbiamo tentare di anticipare qualsiasi azione,
indicare la strada in ogni momento di incertezza, correre in aiuto a ogni
china. Ricordiamo che al momento delle grandi battaglie noi potremmo non
esserci.
Se si divide l’umanità in adulti e bambini, e la vita
in infanzia e maturità, di bambini e di infanzia a questo mondo e nella nostra
vita ce ne è molto, molto davvero. Ma, assorti solamente nei propri
conflitti, nelle proprie preoccupazioni, non ce ne curiamo, così come un
tempo non ci curavamo delle donne, dei contadini, dei ceti e dei popoli
oppressi.
Se si divide l’umanità in adulti e bambini, e la vita
in infanzia e maturità, di bambini e di infanzia a questo mondo e nella nostra
vita ce ne è molto, molto davvero. Ma, assorti solamente nei propri
conflitti, nelle proprie preoccupazioni, non ce ne curiamo, così come un
tempo non ci curavamo delle donne, dei contadini, dei ceti e dei popoli
oppressi.
Permetti ai bambini di sbagliare e di dirigersi con
gioia verso il ravvedimento.
Non l’azione ma l’impulso caratterizza il bambino, le
sue valutazioni morali, il suo potenziale futuro di crescita.
Non parlavo ai bambini, ma con i bambini, non dicevo
loro ciò che volevo che fossero, ma ciò che volevano e potevano essere.
(Brani scelti da Jakub Spiewak; trad. Claudia Vicini e
Salvatore Greco, Università Tor Vergata Roma).
...
Il 20/11/1989 nacque, ispirata alla pedagogia di
Korczak, la Convenzione Internazionale sui Diritti dei Bambini, ratificata da
190 paesi del mondo tra cui l’Italia. Da allora il 20 novembre di ogni anno, si
celebra nel mondo la Giornata Internazionale del Fanciullo.
Korczak fu un pedagogista e pediatra polacco. Nel 1911
fondò la "Casa degli orfani", gestita dagli stessi bambini. Nel 1914
pubblicò "Come amare il bambino": testo fondamentale della pedagogia
moderna; nel 1929 "Il diritto del bambino al rispetto" (Luni
Editrice, Milano 2013). Docente di pedagogia all'Università di Varsavia, tenne
alla radio "Le piccole conversazioni del vecchio dottore",
rispondendo a domande di genitori ed educatori. La sua concezione pedagogica
consiste in un sistema di autogestione complesso, democratico e rispettoso
della dignità di ciascun bambino, basato sul dialogo e sull'attenzione. Il
bambino ha il "diritto di vivere e di formarsi in un ambiente sereno e sicuro".
I bambini rispettano le regole e le opinioni altrui, hanno diritto di
espressione, diritto di partecipazione attiva, diritto al rispetto (Enrico
Gemma).
Quando i tedeschi chiusero il Ghetto a Varsavia,ove
confinarono tutti gli ebrei (400.000, un quarto degli abitanti) nell'ottobre
del 1940, vi spostarono l'orfanatrofio di Korczak, dal quale il 2 agosto 1942
prelevarono 200 bambini ebrei, per caricarli sul treno e portarli a Treblinka,
dove furono subito messi nelle camere a gas. Korczak avrebbe potuto salvarsi,
ma salì sul treno coi suoi bambini.
Janusz Korczak è considerato uno dei più importanti
pedagogisti riformatori del XX secolo. Fu un precursore della discussione sui
diritti dei bambini. Prima ancora che la comunità internazionale, nel 1924,
pubblicasse una prima Dichiarazione di Ginevra, egli si era rivolto agli adulti
affinché «rispettassero i bambini come uomini in senso pieno».
Il grande regista polacco Andrzej Wajda nel 1990 girò
il film "Dottor Korczak": "Difficile fare un film sul Bene,
difficilissimo farlo su un santo laico. Wajda ci è riuscito. Il bianconero di
un film forte e straziante. Poiché è tornasto a soffiare il vento barbaro
dell'antisemitismo, è anche un film attuale" (Morandini).
"La prima volta che sentii parlare del dottor
Janusz Korczak fu alla scuola elementare: la Scuola Città Pestalozzi di
Firenze, fondata nel 1945 nel quartiere popolare di Santa Croce, dal
pedagogista Ernesto Codignola. Una scuola dove si ritrovavano ragazzi e
insegnanti diversi per estrazione sociale, orientamento religioso (cattolici,
ebrei, valdesi) e politico, che della tolleranza e della comprensione reciproca
facevano una regola di vita. Una scuola largamente sperimentale sia sul piano
didattico, che su quello dell’organizzazione democratica della vita
comunitaria: veniva cogestita, sia dagli adulti che dai ragazzi, come una
piccola città, dotata di un’amministrazione in miniatura con tanto di sindaco,
assessori, consiglieri comunali e corte di giustizia. Da questi aspetti
derivava il nome della scuola. Venivano valorizzate le attività manuali (come
tipografia, falegnameria, orto, giardino) e altre attività importanti per la
formazione culturale (come il giornale e la biblioteca). I ragazzi rimanevano a
scuola fino al tardo pomeriggio, disponendo anche del servizio mensa (dove, a
turno, aiutavano le cuoche a cucinare). Il motto, e la filosofia sorniona, di
Scuola-città era: Festina lente (“affrettati lentamente”),
Questo metodo pedagogico Janusz Korczak lo apprese nel
1901, quando, da Varsavia dove stava studiando medicina, decise di recarsi a
Zurigo per approfondire la conoscenza dell’opera del grande pedagogista e
riformatore svizzero Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827), come lui orfano di
padre e fondatore di scuole-convitto, a Neuhof, Stans, Burgdof e
Yverdon". (Francesco Cataluccio, 4/12/2014).