Cari Amici,
non è facile vivere la vecchiaia.
Pare assurdo ma arriva come un temporale, previsto ma inaspettato,
all'improvviso ti trovi addosso anni come pioggia, dai quali pare
impossibile ripararsi, inutile cercare intorno tettoie, ombrelli, ripari,
ormai sei bagnata e tutto il tuo corpo e la tua mente patiscono il freddo
pungente.
E ci si rende
conto di quello che ancor più ci mette a contatto con quest'età: la Morte dei cari amici con cui abbiamo
condiviso pezzi fondanti della nostra vita.
Anche se
negli anni precedenti abbiamo già subito la morte di persone care e anche la perdita di affetti e amori importanti,
in questa età è differente, l'orma della Morte è più forte, il suo
passo più vicino, la sua Ombra accanto alla nostra.
La Solitudine
che accompagna sempre più le nostre vite si fa più ampia, a volte è deserto arido e soffocante, a volte foresta
dove "il chiaro nel bosco" appare a tratti, lasciandoci sgomenti
e con nuove domande.
Ho avuto la
fortuna - nella sfortuna - di avere sin da bambina vicino persone che hanno affrontato la Morte con lucidità e
coraggio, mio padre, il mio amato compagno Alessandro (due morti
giovani), un bambino che in poco tempo se ne è andato, alcune
indispensabile amiche e amici ( Maura, Giancarla, Maria Franca, Franco) e ora
Eugenio e Ube.
Quello che
sento è contraddittorio, dolore e indifferenza ( una specie di estraneazione, come se non fosse successo niente),
mancanza e presenza, come se queste istanze si rendessero
complementari l'una all'altra per lasciarmi il tempo di vivere, per dirmi
"devi continuare a vivere ".
Del resto
l'esempio di tutti questi compagni è stato l'amore per la vita, sino all'ultimo vedere il pezzetto di cielo
azzurro, la Parola che cura e il viso dell'Amico, e continuare ad operare
dentro e fuori, "essere" vita alla Vita.
Ho voluto
condividere con voi questi sentimenti, troppo spesso lasciamo inevase le parole che vorremmo dire a voce, prendendo
a pretesto la fretta e la lontananza, per trovarci improvvisamente
senza la persona a cui avremmo voluto dire quelle parole. Si pecca
anche per omissione.
Fortunatamente ho sempre amato l'umano che oggi più che mai è da onorare e difendere, l'Altro fuori, ma ancor più oggi
necessario l'umano dentro di noi, un umano sempre più oggetto di pratiche
digitali e algoritmiche, come se il nostro cervello fosse un fine e non invece
un mezzo che coopera in armonia con le tante parti di me, belle
brutte misteriose.
E l'essere
umano sa che il dialogo con i morti è costitutivo della vita, i dubbi e le incertezze tormentano l'animo, mentre le
relazioni affettive autentiche, con le loro dolcezze e i loro
doni, la rincuorano.
Così ringrazio ogni persona che ha animato questa
relazione di Vita, così come ringrazio quelle che l'hanno rincuorata con
l'esempio della loro Morte.
Buon Cammino,