A distanza di 27 anni, dalla Presidenza
del Consiglio, un rapporto afferma che le tratte TAV in fieri “non sono
giustificate dai numeri e che le previsioni sono ormai smentite dai fatti”
INUTILITÀ - È
demoralizzante constatare che sono occorsi quasi trent’anni da quando il Sole XXIV ore di fine 1991 riferì:
“Necci non
nega che la
Milano-Genova sia stata una carta di scambio per avere il via
sulla TAV; aggiunge inoltre che le FS non hanno alcun dato reale che conforti
la necessità e la fattibilità della linea”.
CORRUZIONE
- Nel 1997 la Procura di Perugia affermò che “Il Tav è
la madre di tutte le tangenti” e poi via via con le condanne di Necci, Cimoli,
Luigi Grillo, Berneschi, Ciaccia ecc.ecc., sino alle ultime inchieste
denominate Alchemia, Amalgama e Arca (quest’ultime con capi di imputazione netti, del tipo “Cociv una
società corrotta - Aver preso mazzette e pilotato appalti - Concussione,
associazione a delinquere e corruzione. In più l’aver avviato i lavori di
galleria con cemento che sembrava colla”). Tra l’altro mi chiedo
come mai, a distanza di 17 mesi dalla serie di arresti che decapitò i vertici
del Cociv, non si senta parlare dei conseguenti processi!
FALSITÀ
Hanno
continuato a raccontarci frottole, si pensi a quelle iniziali del tipo 50.000
passeggeri al giorno (compresi i rientri notturni dalla Scala e dal Carlo Felice
; va ricordato che ora alla sera non c’è manco più un treno) o spesa a carico
delle imprese per il 60%, il che consentì di assegnare senza alcun appalto e partecipazione
finanziaria un’opera totalmente inutile a un clan di ditte. Quindi profitto per
chi costruiva e costi, sia di costruzione sia di gestione successiva,
spaventosamente deficitari (intorno all’85%), interamente a carico dello Stato,
ossia di tutti noi.
Poi
vista la buffonata dei passeggeri e dei tempi ridotti (già con il Pendolino, il
cui brevetto venne venduto alla Francia, la differenza non superava i 10
minuti), si passò al misto passeggeri-merci (per nulla fattibile tanto che
nessuna nazione lo adotta).
Allora,
dopo essersi fatti carico dell’intera spesa si sono riversati i costi sulle
nostre tasse (compresi convegni, compensazioni e espropri) finalizzando l’opera
sull’esclusivo trasporto merci.
Ed
ecco la gigantesca montatura dell’immensità di container verso e da Rotterdam
(nel porto di Genova intanto avevano asfaltato tutte le rotaie lasciando un
unico binario).
Per
tre volte viene bocciato il progetto, ma nel 2000 l’accoppiata
Berlusconi-Lunardi inventa la legge obiettivo che zittisce ogni critica a
progetti assurdi.
Si
quantificano, per il 2010,
in 4 milioni i teu per il Terzo Valico. Il che in realtà,
utilizzando i cinque valichi già esistenti e con migliorie di facile
realizzazione e assai meno costose, non procurerebbe affatto alcuna saturazione
dell’esistente.
Ora
i teu di Genova sono 2.600.000, ma il silenzio cala sul fatto che il 40% non va
oltre l’Appennino e che solo l’8% viaggia su treni. Il che fa la cifra reale di
124.800 (!) teu. Ammettiamo di raggiungere il valore del 30% della Germania, la
più seria nel trasporto merci su ferrovia, e arriveremmo a 470.000 container,
praticamente un decimo.
E poi tanti altri aspetti
Le
gallerie non sono adatte per dimensioni al passaggio dei container (ovunque
hanno risolto il problema abbassando gli assali);
a
Genova dovremo accogliere navi portacontainer di dimensioni gigantesche (ma i
fondali di Genova non lo consentono, contrariamente a quello che avviene per
Savona);
ce
lo chiede l’Europa (pura invenzione);
non
perderemo i mercati dei Balcani e saremo collegati alla linea Lisbona-Kiev
(Portogallo e Spagna hanno chiuso da tempo con L’Alta Velocità, la Francia l’ha
ridimensionata, con la
Slovenia non si sono nemmeno i treni normali, e a Kiev che
c’andiamo a fare a tutta velocità?);
sarà
un’occasione di rilancio economico e turistico (ci fu l’attuale presidente
della Conftrasporto che arrivò nel 1993, ve lo ricordate, a decantare il Tav
che avrebbe portato in due ore a Monaco di Baviera le fragoline di Tortona
senza che perdessero la loro fragranza);
e
quante belle compensazioni per i Comuni coinvolti (se si tratta di opere
necessarie le finanzi direttamente lo Stato evitando la partita di giro e il
patteggiamento con il Cociv);
nessun
problema ambientale, idrico, paesaggistico, sanitario, dopotutto si tratta
soprattutto di gallerie (ma allora perché in conversazioni intercettate si
parla di 4 milioni di m.3 di roccia ricca di amianto e di non farsene un
problema poiché tanto l’amianto uccide dopo 30 anni!
Avete notato come vengono decise le cosiddette grandi
opere?
Prendiamo l’esempio del Terzo
valico. Venne finanziato per metà tramite un accordo firmato nel novembre del
2011, ultimo giorno del governo Berlusconi. I quattro firmatari per il governo,
per le Ferrovie e per il Cociv ebbero poi altre vicende processuali assai
pesanti con relative condanne. La decisione fu subito dopo ratificata da due
ministri del governo Monti, ossia Passera e Ciaccia.
Il giorno in cui Mattarella
scioglie il Parlamento viene preceduto da un ultimo atto: il completamento del
finanziamento Terzo Valico. Perché questa fretta?
PROGRESSO E LAVORO
Si riesuma continuamente la retorica dell’anello mancante della rete ferroviaria europea,
di evitare l’isolazionismo italiano, del “progresso”, dei posti di lavoro conseguenti.
Non è progresso la velocità
ma l’organizzazione tecnica, operare nell’interesse comune, crescere
culturalmente. Il lavoro è importantissimo ma va impostato secondo un raffronto
serio costi-benefici e seguendo delle priorità. Treni tav per una netta
minoranza o miglioramenti e ampliamenti nel servizio del trasporto pendolari e
merci affiancato da una costante manutenzione? Il lavoro non è solo
infrastrutture, ma gestione seria del territorio, ospedali e scuole, patrimonio
edilizio da recuperare o migliorare, rilancio dell’agricoltura e
dell’artigianato, utilizzo dei cervelli in fuga all’estero e, come substrato,
abbattere gli sprechi di risorse derivanti dall’immoralità gestionale e dalla
corruzione.
CHE FARE?
La decisione di costruire le linee Tav Torino-Lione e
Terzo Valico è stata presa 30 anni fa ed è decisamente
invecchiata. Aprire
un tavolo di confronto reale
su opportunità, praticabilità e costi dell’opera e sulle eventuali alternative
non provocherebbe, dunque, né battute d’arresto né ritardi. Sarebbe un atto di
responsabilità. Un appello in tal senso (“Ha senso continuare come previsto
allora? Oppure c’è qualcosa da cambiare? O, addirittura, è meglio
interrompere”) è stato firmato pochi giorni fa da 200 persone, fra le quali Massimo
Bray, don Luigi Ciotti, Paolo Cognetti, Vittorio Emiliani, Carlo Freccero, Paul
Ginsborg, Tomaso Montanari, Moni Ovadia, Marco Revelli, Salvatore Settis e Gino
Strada.
“TAV: sui
numeri ci siamo sbagliati, ma si farà lo stesso”
La conferma del progetto non può che essere giudicata
una pessima scelta: costosa per i contribuenti che pagheranno prima per la
costruzione e dopo per incentivare l’uso dei servizi, dannosa per l’economia,
come dimostrano le analisi costi-benefici, ma assai gradita dai costruttori e
da un manipolo di politici e operatori ferroviari che vorrebbero prosperare a
nostre spese.
Ora il governo italiano ammette che le previsioni di traffico addotte a
sostegno delle opere - già più volte riprogettate - sono assurdamente
sovrastimate: l’opera sulla base di queste previsioni non si
giustifica. Poi, però, aggiunge che l’opera si farà ugualmente.
Si proseguono opere che richiedono ingenti risorse economiche, che richiederanno anni e anni per essere completate ed entrare
in uso sapendo prima di iniziare che nessun calcolo razionale le giustifica?!
Non riesco
più a mettere a fuoco l’assurdità di affermazioni palesemente irragionevoli.
Qualche pilastro della nostra democrazia deve aver ceduto.
Ho letto i programmi elettorali per le prossime
elezioni e su questo aspetto e sulla necessità di cancellare immediatamente una
legge illiberale come la “legge obiettivo” ho notato che solo due partiti, fra
i tanti in lizza, affrontano l’argomento.