Elezioni 2018. La forza dei numeri.
L’Istituto
Cattaneo di Bologna come di
consueto fa i conti in tasca alle ‘elezioni’ analizzando in termini assoluti,
quindi di voti effettivamente conquistati sul campo, come sono andati i partiti
rispetto alle precedenti elezioni e quali sono stati i principali flussi
elettorali, vale a dire gli spostamenti di voti da un partito all’altro, con
analisi campione su singole città. Vi segnalo di seguito la sintesi ieri
presentata e discussa dal direttivo di “Città Futura”. (*)
ELEZIONI 2018 : LE ANALISI DEI FLUSSI
ELETTORALI
Nel
confronto tra le elezioni politiche del 2013 e quelle del 2018 il PD perde 2.613.891 consensi in valore assoluto,
che corrispondono a una variazione percentuale pari a -30,2%. In termini di
variazione in punti percentuali, rispetto alla prestazione del 2013, alla Camera
il PD ottiene 6,7 punti in meno.
Il Movimento 5 stelle aumenta i propri voti di oltre 1,5 milioni,
passando da 8.704.809 nel 2013 ai 10.522.272 del 4 marzo. Una crescita di
7,1 punti percentuali (dal 25,5% al 32,6%). Il primo
partito italiano, con una distribuzione dei consensi ampia sul
territorio nazionale, sebbene con un maggiore insediamento nelle regioni del
Centro-sud, cresce del 20,9% sui valori assoluti delle precedenti elezioni
politiche.
Il centrodestra incrementa i consensi di quasi 1,9 milioni (da
10.109.065 nel 2013 a
11.998.879 nel 2018), ossia una crescita di 18,7 punti percentuali rispetto ai
valori assoluti di cinque anni fa. In valori percentuali sui voti validi passa
da 29,6% del 2013 a
37,2 del 2018 (+7,8 punti percentuali).
Ma dentro la
coalizione le performances sono
decisamente differenti. Forza Italia (FI), che nel 2013 aveva
perso quasi metà dei propri consensi sul 2008, continua la discesa passando da
7.332.134 voti a 4.535.742, ossia una variazione negativa pari al – 38,1%.
Viceversa, la Lega ottiene
5.634.577, incrementando i propri voti di oltre 4
milioni e triplicandoli rispetto al 2013. Dal
punto di vista geo-politico è importante segnalare le percentuali ottenute in
alcune regioni meridionali (5,2% in Sicilia, 5,7% in Calabria, 6,2% in Puglia,
6,3% in Basilicata, 8,9% in Molise e 10,9% in Sardegna).
Per
quanto concerne Liberi e uguali (Leu) va
rimarcato quanto l’area della Sinistra rimanga sostanzialmente stabile rispetto
al 2013. Il confronto con Sinistra ecologia liberta’ indica una crescita di
poco piu’ di 6.000 voti (+0,6% in valore percentuali sui valori assoluti),
equivalente a +0,2% in punti percentuali sul risultato del 2013.
A sinistra
di Leu il bilancio rispetto al 2013 è negativo in termini tanto assoluti (-352.172) quanto
percentuali (-0,9). Nonostante l’elevata frammentazione e la moltiplicazione di
liste, l’area della sinistra vede ridurre i propri consensi di quasi 1 punto
percentuale (da 2,5% a 1,6%).
Sulle
liste neofasciste si nota infine una crescita dei voti pari a
430.558 voti: un aumento che segnala un lieve allargamento
dei consensi a favore dei movimenti di estrema destra, ma in maniera non cosi’
rilevante da consentire a singoli partiti di ottenere una rappresentanza
parlamentare.
Per quanto
riguarda i flussi elettorali ,
vale a dire gli interscambi di voto avvenuti fra i partiti nel corso di due
elezioni successive il Pd , il principale sconfitto di queste elezioni,
perde quote rilevanti di voti a favore del M5s e in misura
minore anche verso la Lega , l’astensione e Leu. Il M5s acquista voti dal
Pd ma, nelle città del Nord e del Centro, subisce significative perdite che
favoriscono principalmente la Lega. Al Sud il M5s riesce a “rubare” voti anche
a destra . Qui si rivela più che mai un partito “pigliatutto” capace di
attrarre voti da tutte le direzioni. La Lega è risultata (almeno al
Centro-Nord) attrattiva a 360 gradi riuscendo a “rubare” voti non solo al suo
alleato (l’ex Pdl), ma anche ai cinquestelle, suoi avversari nel campo
genericamente definito populista, e talvolta anche al Pd. L’elettorato Pdl
subisce perdite verso l ’astensione e verso i suoi alleati della Lega.
Le tendenze principali
(1) Il Pd perde voti in
numerose direzioni. Il M5s è il principale beneficiario di queste perdite. Il
partito fondato da Grillo continua insomma la sua opera di erosione su questo
elettorato. Opera iniziata diversi anni fa e che in questa occasione si è fatta
particolarmente incisiva. Come è stato evidenziato da diversi studi nella sua
fase nascente il M5s ha attinto soprattutto dal repertorio della sinistra
(soprattutto di quella “postmaterialista”: ambientalismo, consumerismo,
partecipazione) le proprie idee e i propri slogan. A questi si è poi aggiunto
il tema del reddito di cittadinanza che, rivolgendosi soprattutto a settori
sociali più marginali e che hanno subito le difficoltà della crisi economica,
sfida la sinistra anche sul piano delle rivendicazioni e delle promesse
“materiali”. Inoltre, a partire da Tangentopoli e poi negli anni
dell’opposizione a Berlusconi, la legalità è diventato un tema caratterizzante
per la sinistra italiana: da questo punto di vista l’“onestà” rivendicata dal
M5s è uno slogan che può risultare attrattivo nei confronti di una parte significativa
dell’elettorato di questa parte politica. La difesa della costituzione (la
campagna referendaria del 2016 è stata decisiva) è un altro tema su cui le
posizioni grilline hanno utilizzato retoriche e argomenti che andavano a
pescare nel repertorio tradizionale della sinistra, proprio contro il
“nuovismo” e la volontà di cambiamento istituzionale promossa dal leader del Pd
Matteo Renzi. Tutti questi temi indicano che il M5s si è posto come concorrente
del Pd, offrendosi agli elettori di questa parte politica come una sinistra più
“vera” di quella incarnata da un leader come Renzi che, su molte questioni
(rinnovamento delle istituzioni, economia e lavoro, ecc.) ha assunto posizioni
di rottura con la tradizione di sinistra.
(2) Il momento di crisi del
Pd è testimoniato dal fatto che non è solo il M5s ad avvantaggiarsi delle sue
perdite: anche l’astensione e la Lega ne traggono beneficio. In anni recenti,
le elezioni comunali avevano iniziato a mostrare che l’astensione colpiva
sempre di più il centrosinistra, e questo era indicativo di un crescente
disorientamento di questo elettorato. Oggi l’astensione ha colpito il Pd non
più solo in elezioni di second’ordine ma anche nelle elezioni nazionali.
Certamente a questa specifica crisi di identità dell’elettore Pd ha contribuito
la recente crisi interna che è culminata con la scissione di Leu.
(3) Una sostanziale novità è
la capacità che la Lega ha di erodere l’elettorato Pd. I temi del controllo
dell’immigrazione, e più in generale del “law & order”, tradizionale
patrimonio dell’elettorato di centrodestra, sono evidentemente temi che oggi
suscitano l’attenzione e le preoccupazioni anche dell’elettorato di sinistra,
che in parte si lascia oggi attrarre da chi – come la Lega salviniana – ha
posto questi temi al centro dell’agenda politica.
(4) Il M5s, come si è detto,
conquista voti dal Pd (e, in misura minore, dal Pdl) ma, nelle città del
Centro-nord, ne perde a vantaggio della Lega. Questa dinamica, che osserviamo
praticamente in tutte le città studiate, è molto interessante. Ci mostra il M5s
al centro di tensioni che lo spingono contemporaneamente a sinistra (per
svuotare il bacino del Pd) e a destra (per non subire la concorrenza della
Lega). In precedenti studi sulle elezioni comunali – notando come spesso al
primo turno il M5s rubasse voti al Pd e poi, al ballottaggio, nel caso il
candidato 5 grillino fosse assente, si riversasse in maggioranza sul candidato
di centrodestra – avevamo parlato del M5s come “traghettatore” di voti dal
centrosinistra al centrodestra. Possiamo forse rispolverare questa definizione
anche per descrivere sinteticamente questo doppio flusso di cui il M5s è oggi
protagonista, con elettori in entrata dal Pd e altri in uscita verso la Lega
(questo secondo flusso è, in genere, di entità un po’ più contenuta del primo).
(5) Nel centrodestra si
assiste a un rimescolamento delle carte che vede quote rilevanti di elettori
spostarsi dal partito berlusconiano (il Pdl nel 2013) verso la Lega e, in
misura minore, verso Fratelli d’Italia. Il partito di Berlusconi (oggi FI) è in
un momento di debolezza di cui sono indicative le perdite subite in varie
direzioni: astensione, spesso M5s, talvolta anche Pd.
(6) Tornando al Pd, oltre
alle perdite già segnalate, va ricordata anche quella subita a favore dei
fuoriusciti di Liberi e uguali. L’unico canale che invece si immette nel bacino
del Pd è costituito dall’elettorato che nel 2013 scelse la coalizione montiana.
Non è una novità: fin dalle elezioni europee del 2014 avevamo osservato che
questo elettorato si era svuotato a vantaggio del Pd renziano. A quell’epoca,
il Pd aveva avuto questo nuovo apporto riuscendo a mantenere l’elettorato più
tradizionale (da qui il famoso 40% che costituì il picco dei consensi
renziani). Dal 2014 a
oggi questo elettorato più tradizionale ha subito costanti erosioni ad opera
del M5s e oggi di Leu, i quali in modo diverso (il reddito di cittadinanza in
un caso, l’antifascismo e il recupero dei valori tradizionali del lavoro e del
welfare nell’altro) utilizzano temi che attraggono e convincono il “popolo di
sinistra”. In conseguenza di questi flussi (immissione di ex-montiani, uscita
di elettori “tradizionali” di sinistra) l’elettorato Pd si è ridotto in termini
quantitativi e la sua composizione è mutata in termini qualitativi.
(7) Per concludere, le
dinamiche che coinvolgono il M5s sono diverse al Nord (compresa quella che
tradizionalmente si chiamava “zona Rossa”) e al Sud. Al Nord, come abbiamo
detto, conquista vota dal Pd e ne cede una parte alla Lega. Per questo lo definivamo
“traghettatore”. Per il Sud invece l’etichetta che possiamo scegliere è quella
di “pigliatutti”: nei collegi del Sud che abbiamo analizzato il M5s, che non
deve fronteggiare la concorrenza della Lega (in questa parte d’Italia molto
meno forte), riesce a conquistare voti a 360° gradi, prendendoli non solo al Pd
ma anche ai partiti di centrodestra e anche dall’astensione.
Alessandria 10 marzo 2018