Da non crederci. Vent’anni fa
si cominciò a discutere – con qualche ragionevole prospettiva - di come “valutare lo stato di conservazione,
gli interventi necessari e le possibili ipotesi di utilizzo della Cittadella di
Alessandria” che “sarà in un prossimo futuro dimessa dalle Forze Armate”.
Così dalla prefazione dell’assessore
provinciale Riccardo Lenti al fascicolo del CeDRES (genn. 1998) pubblicato
nell’ambito “Progetti nuovi orizzonti” dalla Provincia di Alessandria.
Del dibattito suscitato
dall’iniziativa della Provincia e del convegno tenutosi a Palazzo Guasco parlò
Franco Marchiaro ne “La Stampa” dell’8 marzo ’98 , accennando tra l’altro
all’incarico conferito dalla Provincia -
d’intesa con il Comune, la Cassa di Risparmio e Finpiemonte - al
Politecnico di Torino per un apposito studio, preliminare e propositivo, sul
modo di affrontare il problema Cittadella come si sarebbe presentato dopo
il previsto passaggio dell’insigne
complesso al demanio civile.
Il recupero di questo anziano
precedente relativo al futuro della Cittadella segnala che , almeno agli
esordi, ogni ipotesi di intervento conservativo era connessa, quasi
subordinata, al novero e al tipo delle destinazioni finali da prevedersi per
gli immobili e gli spazi interconnessi. Il fascicolo sopra accennato, infatti,
confermando in prefazione l’incarico collettivo al Politecnico, era di fatto e
ampiamente dedicato ad uno “Studio
preliminare per la realizzazione di un museo storico-militare nella Cittadella
di Alessandria”, redatto dal prof.
Marziano Brignoli, già direttore del Museo risorgimentale di Milano. Nessuna
pretesa, suppongo, di precostituire “la” soluzione finale, ma la proposta
attendibile di un primo punto fermo prestato al dibattito futuro.
Questa liaison – di
tecnica conservativa/innovativa, ma anche di comune buon senso – tra interventi
sull’enorme manufatto e destinazioni delle
sue parti, si è però illanguidita, almeno a livello di discussione
popolare, col trascorrere degli anni , degli eventi e con l’approssimarsi
dell’affidamento in custodia della Cittadella al Comune (inteso, per
estensione, alla cittadinanza).
Alla rispettosa
considerazione iniziale - anche sotto il
profilo delle attese turistiche - per
l’importante luogo della storia e della memoria, fece seguito, infatti, un affollarsi di proposte di sistemazione e
riuso di puro gusto personale, affrancate da qualsiasi preoccupazione di
compatibilità tecnico-economica generale con un disegno d’assieme, peraltro in
perenne ritardo.
Non casuale, in pari tempo,
il progressivo eclissarsi delle istanze mussali.
Di qui l’effetto polverone,
di cui al titolo, che in certo modo perdura anche dopo il protocollo d’intesa
(03.17) intercorso, sul piano prevalentemente metodologico, tra Governo,
Regione e Comune e uno stanziamento sessennale di spesa per 25 milioni di euro.
Le ultime Amministrazioni
comunali hanno perso infatti l’occasione, o non se ne curarono, di istituire
un degno Organo consultivo, una
Commissione Cittadella (del tipo di quella attivata ai tempi del Nuovo Teatro e
che lavorò egregiamente) in grado non di tarpare idee e dibattito cittadino, ma
di costituire un primo filtro di congruità e valutazione delle proposte
sopraggiunte con i vincoli (di diritto e di fatto, tecnici, economici e culturali)
che sarebbero comunque rimasti a salvaguardia della Cittadella.
Per dire del clima
“allegrone” che ha finora sovrastato, nelle cronache, i destini della
Cittadella, basta citare l’idea, proveniente dai piani alti del Comune e
consegnata alla “Stampa” (11.12.2010) di proporre a Bill Gates la scelta della
Cittadella per installarvi il centro servizi e rappresentanza di Microsoft per
il Sud Europa. Elementare Watson!
La questione del “polverone
cittadellesco” – inteso per quello che
ridonda al pubblico – rimarrebbe confinata tra gli innocui esercizi di fantasia
locale, se non fosse per la pressione crescente del movente turistico che si sprigiona dagli ambienti politici e
commerciali, preoccupati, e si capisce, di promuovere un settore multiforme e
promettente di sviluppo economico, in grado di contenere, se non proprio di
pareggiare, la perdita di ruolo evidenziata nel tempo da altri settori
produttivi.
Muniti di viatico “turistico”
sono entrati in campo, e altri se ne prevedono, interessi e aspettative di
varia natura e ambizione, aventi per lo più in comune l’esigenza di ottenere,
dai custodi della Fortezza, l’uso degli spazi esterni alle caserme per
l’allestimento transitorio di “eventi” da proporre alle folle turisticamente itineranti. Messaggio collegato:
occhio a far perdere alla città le profittevoli occasioni!
Ovvio che, in mancanza (fino
a quando?) di un disegno, organico e riconosciuto, degli interventi “a lungo”
sulla Cittadella, con relative destinazioni d’uso, le proposte “a breve”, o
impropriamente “minori”, pongono comunque problemi di compatibilità generale e
di sicurezza specifica a carico del concedente/custode, con possibili rischi o
malumori al seguito.
Il recente, iniziale
insediamento, nella Caserma Pasubio, della Sovrintendenza (tri-provinciale) ai
beni culturali, si presenta quindi come un pregevole punto di garanzia in una
vicenda spesso apparsa come aperta a tutte le arie.
Improbabile, comunque, che
manchino spunti per ulteriori puntate.
Dario Fornaro