E i politici scoprirono l'acqua calda ....
...manca il Piano di Emergenza.
E’ la terza esplosione rilevante all’impianto Perossidi, questa volta senza morto e feriti. Eppure oggi i politici scoprono l’acqua calda: manca il Piano di emergenza esterno del polo chimico di Spinetta Marengo. In Commissione comunale ambiente hanno sgranato gli occhi e si sono strappati i capelli. Ignoranti e/o ipocriti. Ma se è da trenta anni che l'abbiamo rivendicato dentro l'Osservatorio ambientale della Fraschetta! Ma se nel 2002 denunciammo subito che quello approvato era fasullo! Ma se ancora l'anno scorso il Consiglio comunale di Alessandria ha bocciato la Mozione dei 5Stelle! Abbiamo continuamente ripetuto che gli impianti Solvay possono provocare una catastrofe industriale con migliaia di vittime, se si verifica un incidente grave: attentato, caduta aereo, meteorite, esplosione, incendio. Tale evento catastrofico può essere innescato per effetto domino, a catena, come poteva essere nell'esplosione dei Perossidi. Ritorneremo presto su questo tema. Ora, e in attesa che si alzi il velo sulle inquietanti dinamiche dell’incidente, ribadiamo che permangono reticenti le rivelazioni sulle sostanze coinvolte nello scoppio e nell’incendio (che l’Arpanon ha riscontrato non avendole cercate). Dopo sollecitazioni, con sospetti ritardi infine l’azienda ha comunicato ai giornali che si sarebbe trattato di “perossido di dicumile, non tossico”. Ammesso e non concesso che questa sia l’unica sostanza deflagrata, tesi ardita attribuibile ad un impianto di miscelazione, il dicumyl peroxide è tutt’altro che acqua di rose per l’ambiente e la salute (come tutti hanno capito osservando la gigantesca nube nera). Per quel poco che finora si è scoperto ovvero ammesso scientificamente: provoca gravi irritazioni oculari e cutanee, è tossico per l’ambiente e gli organismi acquatici, non immediatamente biodegradabile; in caso di incendio e decomposizione produce gas e vapori irritanti; i dati di tossicità acuta via orale e cutanea sono riferiti ai ratti; non sono disponibili riferiti all’uomo dati su cancerogenicità, teratogenicità, tossicità riproduttiva ecc. Occorre infine mettere in dovuto rilievo, preghiamo gli organi di stampa di farlo, che non si sono avute notizie da parte delle Autorità alessandrine rispetto allo smaltimento delle acque contaminate dopo lo spegnimento nonchè ai residui d’incendio. Infatti paventiamo la penetrazione nel sottosuolo e negli scarichi, con contaminazione della rete idrica, falde e acque superficiali. Il cui avvelenamento doloso è reato, fino a 16 anni di reclusione per 8 imputati, in prossima sentenza presso la Corte d’Assise.
Medicina democratica Sezione provinciale di Alessandria
Gli organi di informazione che hanno spazio, possono inoltre pubblicare il pezzo seguente (postato poche ore dopo l’incidente):
Non è il primo scoppio all’impianto Perossidi Arkema, questa volta senza morto e feriti, dunque rispetto a questo ennesimo incidente al polo chimico di Spinetta Marengo le pronte rassicurazioni della sindaco di Alessandria, Rita Rossa, sono da copione. Esse si inseriscono nella consueta pantomima: l’azienda garantisce che dopo l’esplosione è tutto sotto controllo, anzi era tutto sotto controllo anche prima dell’esplosione, a cominciare dagli investimenti ambientali, i vigili del fuoco sono prontamente intervenuti, sia quelli interni allo stabilimento pur ridotti ad organico minimo, sia quelli accorsi fin da Asti pur trattandosi di un fuocherello, e sono intervenuti appena possibile polizia locale, arpa, asl, prefettura, e perfino da Torino il nucleo regionale Nbcr (nucleare, batteriologico, chimico e radiologico). Più di così. Rita Rossa ha subito dichiarato sorridente e tranquilla: “Non c’è pericolo, la situazione è sotto controllo.” Ricadute tossiche sulla popolazione? Serafica la Rossa: “L’Arpa mi ha già rassicurato. Il fumo non è più pericoloso dei normali fumi di combustione”. Ma non erano sterpaglie, la nube era immensa e sulle case di Spinetta, sprigionata da un impianto chimico, quando mai un impianto chimico non contiene sostanze tossiche e cancerogene? Come fate a dire il contrario, come fate voi che siete arrivati a incendio spento a sapere, e a raccontare che nel frattempo i cittadini avevano respirato benefico aerosol? Cosa serve ora raccomandare di tenere le finestre chiuse? Non doveva suonare subito l’allarme e l’emergenza? Di quale piano di emergenza ed evacuazione sono, d’altronde, dis-informati i cittadini? Quali centraline pubbliche stavano monitorando l’impianto Perossidi? Cosa vuoi che rilevino a posteriori Arpa e Nbcr? Niente. Infatti Rossa è tranquilla come una pasqua. Da tante pasque: non ha fatto nulla per attuare l’Osservatorio ambientale della Fraschetta, né per avviare l’Indagine epidemiologica. Non si è mai preoccupata della Fraschetta.
Prima che la discussione pubblica si sposti, come sta già avvenendo, sul quesito “quali sono le cause che hanno provocato l’esplosione?”, sarebbe corretto e innanzitutto più urgente informare “cosa c’era in quella immensa nube nera che è stata respirata dalla popolazione della Fraschetta?”. Nulla di pericoloso hanno rassicurato un istante dopo, tutto sotto controllo, ma si sono ben guardati dal fornire informazione sulle sostanze deflagrate e incendiate. Cosa si nasconde? Anche l’impianto Perossidi esploso nel polo chimico di Spinetta Marengo era obbligato per legge a presentare ai Vigili del fuoco certificazione di prevenzione incendi e a tenere un registro delle sostanze ufficialmente contenute: le relative schede di sicurezza dettagliano tutte le prescrizioni in caso di incidente, tipo incendio esplosione, che determini il rilascio di contaminanti nell'ambiente. Le schede di sicurezza cioè devono prevedere gli scenari ipotizzabili in caso di incidenti: sostanze tossiche e cancerogene sprigionabili, mezzi di protezione, effetti sul territorio, rimedi eventuali ecc. Se l’azienda non le ha nascoste, l’Arpa dunque avrebbe dovuto, quando è intervenuta, essere in possesso delle schede di sicurezza e conseguentemente effettuare le analisi ad hoc. L’Arpa molto genericamente ha affermato di aver “campionato composti organici volatili e polveri sottili”. In più, priva di centraline in loco, è intervenuta in ritardo, quando la nube stava già allontanandosi nel territorio. E ha comunque rassicurato, l’Arpa, che tutto era sotto controllo e privo di pericoli per la salute. Era scontato che l’Arpa non trovasse nulla: per trovare qualcosa bisogna quanto meno sapere cosa cercare e cercare tempestivamente. L’opinione pubblica così resterà sempre in attesa di conoscere nome e cognome delle sostanze che si sono trasformate in altre sostanze nella nube e respirate, sicuramente nocive. Meno trasparenza c’è e meglio è. Infatti i cittadini devono stare tranquilli, in quanto elettori vengono tranquillizzati dai politici. Non devono preoccuparsi che gli impianti Solvay possono provocare una catastrofe industriale con migliaia di vittime, se si verifica un incidente grave: attentato, caduta aereo, meteorite, esplosione, incendio. Non devono preoccuparsi che tale evento catastrofico può essere innescato per effetto domino, a catena, come poteva essere nell'esplosione dei Perossidi. Non devono sapere che, come dimostra l’ultimo incidente, per colpa dei politici manca un Piano adeguato e democratico di emergenza per il polo chimico di Spinetta Marengo che allerti, soccorra, evacui. Come stiamo chiedendo da 40 anni, dentro l'Osservatorio ambientale della Fraschetta.
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Messaggio di pace e salute inviato a destinatari da Lino Balza