Piange ciò che ha fine e
ricomincia.
Ciò che era area
erbosa aperto spazio e si fa cortile /
bianco come cera.
Piange ciò che muta /
anche per farsi migliore.
La luce del futuro non
cessa un solo istante di ferirci. ( Pier Paolo Pasolini /il pianto della scavatrice)
...
Torno sempre da Roma col
cuore spezzato e, pur sapendo che solo un cuore spezzato è un cuore intero, non
mi rinfranca il ricordarmelo.
Perchè Roma mi fa sentire
sempre un “barbaro”, un invasore cieco, un aedo muto, un saccheggiatore? E mi fa tornare sempre alla mente Jung che
ogni volta, biglietto alla mano, non riusciva a partire per la Città Eterna.
Paura del bottino o di quello che potremmo diventare per impossessarci di quel
bottino?
Fatto di occhi umidi, di
poche parole arrivate dalla pancia, di fatica, di una memoria che non colma i
vuoti ma li rimpasta, come solo una brava massaia sa fare: farina, uova e
sudore.
E' vero che una casa non deve
essere mai finita?
E' vero che, come la moglie
di Lot, non dobbiamo mai voltarci indietro?
La verità dell'esodo e
dell'esilio dice che la Terra Promessa sta davanti, nello spazio e nel tempo
abitati dall'Invisibile, e ci si arriva solo attraverso il deserto.
E Roma? Una catasta di opere
di mani illustri accumulate nei secoli, un otre di echi, di voci, di enormi
nasi, di editti, di sconfinamenti, di lance e di scudi; uno spazio
architettonico di tramonti dove i colori
non sono mai sazi e stramazzano a notte nelle acque del Tevere
tingendolo ancora di sangue rosso.
Il bottino questa volta è una
“dimora artistica” dove nuovo e antico forgiano quello spazio capace di ridare
il giusto tempo all'umano; un tempo che opera nella penombra e nel silenzio di
una delle tipiche viuzze romane, quelle che fioriscono all'improvviso come
piante profumate d'incenso. Qui il sacro e il profano s'incantano mutuamente,
finalmente il secolare sacro ha casa: un Rinasci-senso.
Non è la prima volta che la
Galleria Sinopia fa questi azzardati eroici esperimenti che, a differenza degli
esperimenti scientifici, non si ripetono, ma diventano esperienze per chi li fa
e per chi ha la fortuna di viverli.
Raffaella Lupi ha la rara
qualità di saper dialogare con la memoria, soprattutto con quella memoria
artigianale che sopravanza sempre con la forza creatrice della Tecnè
l'imbecille ripetitività della tecnologia, che coopera mefisto-famelica-mente
alla trasformazione dell'umano in robot e cyborg.
Già più di un secolo fa il
famoso filosofo diventato pazzo - e come poteva diversamente? - ci metteva in
guardia dal secolo di barbarie che le scienze avrebbero forgiato e supinamente
servito .
Bisogna certo attraversare il
deserto per la Terra Promessa, ma se per strada ti imbatti in una pozza d'acqua
limpida e fresca ombra di palma, perchè non fermarsi? E godere di questa oasi,
come è la Galleria Sinopia: un tentativo - Raffaella racconta - di mappare un codice genetico delle Arti,
dei Mestieri e dei Saperi e restituirlo ad una nuova consapevolezza e a un
nuovo umanesimo contemporaneo .
Oggi, venerdì 12 maggio i
preparativi, sabato 13 e domenica 14, il Rione Ponti e i suoi abitanti
apriranno alla Bellezza dei loro tesori: il Museo di Arte Sacra di San Giovanni
dei Fiorentini, l'Oratorio, l'Accademia di Costume e di Moda e la stessa Galleria
Sinopia ospiteranno opere di grandi artigiani, pittori e scultori operanti nel
rione.
La Mostra rimarrà aperta dal 13 maggio al 10
giugno e dunque avete tempo per programmare un fine settimana a Roma, proprio
là dove ogni giorno si parla di “monnezza” potrete fare esperienza che la
“monnezza” non abiterà mai dove abita la vera Cultura, fatta di esperienza e di
passione, fatta di pazienza e di quelle rare impalpabili qualità di cui
l'Artigiano è lo strumento, uno stumento tripartito, un “muscoletto molto
elastico” che si chiama cuore e che non sa fare a meno della mente e della
mano.
Sindaco Raggi, ma non solo
tu, tutti i Sindaci e gli uomini e le donne di buona volontà, passate di qua
per imparare a fare una vera Città: l' Artigiano lo sa.