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Schedario piemontese
Cerrina

Schede storiche-territoriali dei comuni del Piemonte
Comune di Cerrina
Redazione a cura di Marco Battistoni – Sandro Lombardini

Comune: Cerrina
Provincia: Alessandria
Area storica: Basso Monferrato
Abitanti: 1612 (censimento 1991); 1585 (dati comunali 1999)
Estensione: ha. 1709 (ISTAT) / 1715 (SITA)
Confini: Castelletto Merli, Gabiano, Mombello Monferrato, Odalengo Grande, Odalengo Piccolo, Villamiroglio.
Frazioni: Le fonti ISTAT menzionano i centri abitati di Cerrina, Gaminella (centro abitato diviso con il comune di Mombello Monferrato), Montaldo, Montalero, Piancerreto, Rosingo, Valle Cerrina. Nell’odierno territorio comunale sono rilevabili due distinti modelli insediativi. Il centro abitato principale, Cerrina, e i centri di Gaminella, Rosingo e Valle Cerrina presentano una struttura insediativa accentuatamente concentrata, mentre a Montaldo, Montalero e Piancerreto, la popolazione risiede prevalentemente in aggregazioni minori e in case sparse. Valle Cerrina presenta una netta preponderanza demografica rispetto alle altre frazioni, acquisita in tempi recenti.
Toponimo storico: Le più antiche testimonianze sono alquanto incerte, in quanto a un probabile radicale “cerrus”, assai diffuso nella toponomastica piemontese, si combinano suffissi variabili, a causa di fenomeni di metaplasmo, di sviluppi semantici e dell’interferenza di interpretazioni etimologiche dotte. Attestazioni pertinenti potrebbero comunque essere “Cerradina”, nel 1095, “Cerriduna”, che compare una sola volta nel 1178, e “Cerreallus”, documentato nel 1223 e nel 1273. Montalero (“Momolerium” per “Montolerium”, menzionato in un diploma concesso nel 1070 da Enrico IV al vescovo di Vercelli Gregorio). In una parte di documentazione anagrafica dello scorcio del secolo XX è utilizzato il toponimo “Cerrina Monferrato”.
Diocesi: Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474, quando entrò a far parte della nuova diocesi.
Pieve: San Michele di Meda (Morsingo, Comune di Mombello). Una parte dell’attuale territorio di Cerrina era interessata dalla giurisdizione di due altre pievi, quella di Gabiano, dedicata a San Pietro, e quella di San Lorenzo di “Castrum Turris”.
Altre presenze ecclesiastiche: L’estimo del 1299 registra, tra le chiese facenti capo alla pieve di Meda, una “ecclesia de montealto” (Montaldo). Nelle “rationes decimarum” redatte nel secolo XIV sono presenti sia una “ecclesia”  o “capella sancte Marie de Montealto” sia un’ulteriore “capella de Montealto”. Al territorio di Cerrina va inoltre riferita la chiesa di San Nazario, situata nel luogo scomparso di Miosengo, variamente indicata nelle “rationes decimarum” come “de Musongo” o “Milsengo” (1299), “de Musengo” (1348 e 1440) “de Mafengo” (1360). Dipendente dalla pieve di San Pietro di Gabiano era invece la chiesa di Rosingo, presente alla fine del secolo XIII e dedicata a San Giorgio, secondo gli elenchi trecenteschi.
Tra i luoghi di culto medievali compresi in quello che nel secolo XVI divenne il territorio della comunità di Cerrina devono probabilmente annoverarsi anche le chiese di San Paolo e di Sant’Eusebio, che compaiono insieme nel “Libro delle investiture” del vescovo di Vercelli Giovanni Fieschi, alla data del 1349, come chiese situate in “Vallis Sturie”, nel territorio di Mombello (del quale Cerrina faceva allora parte).  
Alcuni atti notarili del 1095 (gli stessi in cui è attestato per la prima volta il toponimo “Cerradina”) documentano infine l’esistenza almeno fino alle soglie del secolo XII, nel luogo scomparso di Branchengo, di una chiesa privata intitolata ai Santi Giovanni e Paolo. Sul luogo, o in prossimità di esso, sorsero più tardi due chiese campestri: in epoca imprecisata, una cappella dedicata a San Giovanni, che lasciò il proprio nome al sito, e, nel 1710, la cappella della Beata Vergine Addolorata, attigua a un piccolo cimitero.
Le visite pastorali svoltesi tra il 1577 e il 1607 menzionano nel luogo di Cerrina una parrocchiale intitolata a Santa Maria, probabilmente di costruzione recente. Nella visita del 1577 infatti, il vescovo ingiungeva di farla consacrare entro il termine di due anni, ordinando nello stesso tempo di procedere al restauro della vecchia chiesa dedicata a San Nazario (a Miosengo), per il quale si permetteva l’utilizzo di materiali provenienti da quella di San Paolo, avendo tuttavia cura di lasciarne in piedi la “cappella maggiore”. La chiesa di San Paolo compare in effetti ancora nella visita del 1619, come ormai remota dall’abitato e non più officiata, almeno per quanto riguarda l’amministrazione dei sacramenti.  
La Statistica generale formata nel 1753 nominava, oltre alla parrocchia dei Santi Nazario e Paolo, una seconda sede parrocchiale, dedicata a San Candido. Sempre nel territorio già allora facente capo a Cerrina, un’altra parrocchiale aveva sede a Montaldo. Nella comunità di Rosingo, la chiesa parrocchiale conservava nell’età moderna la dedicazione a San Giorgio della chiesa esistente in età medievale. A Montalero, infine, esistevano alla stessa epoca due parrocchie, una sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie e l’altra dedicata a Sant’Antonio Abate. L’odierna chiesa parrocchiale di Cerrina reca il titolo dei Santi Nazario e Celso, quest’ultimo aggiunto nel 1864.
Assetto insediativo: A partire probabilmente dal secolo XIII, il luogo di Cerrina cominciò a esercitare una certa attrazione sugli abitanti degli insediamenti vicini e venne, in data imprecisata, fortificato. Un ulteriore effetto di tale processo di accentramento è rappresentato dal trasporto in una nuova chiesa parrocchiale eretta nel luogo di Cerrina della dedicazione a San Nazario propria dell’antica chiesa del cantone di Miosengo, abbandonata al pari di altri centri di culto sparsi per il territorio. E’ probabile che fino al secolo XVI Cerrina non abbia ospitato una sede di potere signorile e che perciò la concentrazione della popolazione e la fortificazione del luogo siano state iniziative comunitarie.
Comunità, origine e funzionamento: Cerrina fu separata da Mombello, di cui aveva costituito uno dei numerosi “cantoni”.
Dipendenza medioevo: E’ possibile che, nel quadro della distrettuazione carolingia, i luoghi compresi nell’area corrispondente all’attuale territorio del comune di Cerrina, così come buona parte delle località comprese nell’odierno Basso Monferrato, facessero parte della “iudiciaria torrensis”, un distretto minore di cui si hanno indizi in carte risalenti alla seconda metà del secolo IX e ai primi anni del secolo successivo e che avrebbe potuto estendersi, a nord del comitato di Asti, tra le propaggini orientali della collina torinese e la confluenza del Po e del Tanaro. Quest’area risulta comunque avere perso un’autonoma caratterizzazione pubblicistica già intorno alla metà del secolo X, quando fu probabilmente smembrata a favore dei comitati cittadini limitrofi di Torino, Asti e Vercelli, per divenire infine, nel secolo successivo, oggetto delle contrastanti ambizioni territoriali dei vescovi di Asti e di Vercelli e degli Aleramici.
Feudo: Da poco separata dal territorio di Mombello e conseguita un’organizzazione di tipo comunale, nel 1531 Cerrina fu infeudata dalla reggente Anna d’Alençon a Carlo Montiglio, che l’anno seguente avrebbe ottenuto una quota della giurisdizione sul feudo di Mombello e su quello di Piancerreto, insieme ai Montaleri, signori di Montalero. Rosingo fu invece tra medioevo e prima età moderna feudo dei Miroglio. Verso il 1620 i Montiglio alienarono il loro feudo di Cerrina alla camera ducale, che a sua volta lo cedette al patrizio genovese Agostino Durazzo, insieme con il feudo di Gabiano. Montalero passò, negli anni Trenta del Seicento, per via di successione femminile e matrimonio, ai Mazzetti, consignori di Saluggia. Il feudo di Rosingo rimase, attraverso i secoli XVII e XVIII, retto da un consortile familiare dei Miroglio. Ai Durazzo, come parte del marchesato di Gabiano, nel 1624; donazione controversa ai Beccaguti da parte del duca Vincenzo II di Mantova.
Mutamenti di distrettuazione: Cerrina, Montalero e Rosingo appartennero al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, dapprima con debole valenza in termini di ordinamento amministrativo  e poi, dal 1560 circa, con più saldo profilo istituzionale, erano classificate fra le terre dello stato “al di qua del Tanaro” o della provincia di Casale. Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708 entrarono a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798).
Entro la maglia amministrativa francese, Cerrina, Montalero e Rosingo seguirono le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (“arrondissement”) di Casale. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e quindi di Cerrina, Montalero e Rosingo non mutò fino alla Restaurazione. Dopo la parentesi napoleonica, i tre comuni rientrarono a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859.
Comunanze: Nell’età moderna, i beni comuni avevano probabilmente un’estensione modesta in tutte e tre le comunità che oggi costituiscono il comune di Cerrina. Verso la fine dell’antico regime (1781-1782) occupavano meno dell’1 per cento del territorio comunale a Cerrina e a Montalero, circa il 3 per cento a Rosingo. 
Luoghi scomparsi: Branchengo (“Branchingum”, “Branchengum”), sede di una chiesa intitolata ai Santi Giovanni e Paolo, che compare in alcuni documenti del 1095. Vanno probabilmente riferite allo stesso luogo forme attestate in documenti precedenti, quali “Brankiquum”, che figura in un diploma imperiale del 992, come sede di possedimenti dell’abbazia di San Pietro di Breme; “Barcingum”, “Bracingum”, menzionati in una carta dell’archivio capitolare di Asti, risalente al 1065. Il luogo è probabilmente da identificarsi con il toponimo della regione prediale “Prasenghi”, attestata nelle carte del catasto degli anni Quaranta del XVIII secolo, come contigua alla chiesa campestre dell’Addolorata. Miosengo, che compare negli stessi documenti del 1095 e che fu sede di una chiesa dedicata a San Nazario, località da identificare con il “cantone de Bolli, contrata di San Nazzaro” o “cantone di Miosengo” che compare nel catasto della comunità di Cerrina redatto nel 1746.
Due ulteriori presenze ecclesiastiche documentate nel bassomedioevo, San Paolo e Sant’Eusebio in “Valle Stura”, sono indizio di altri probabili nuclei insediativi poi abbandonati.  
Catasti: In occasione della determinazione dei suoi confini, la comunità di Cerrina riformava il suo catasto e il libro dei trasporti, negli anni 1740-1744. L’archivio storico dell’attuale comune di Cerrina Monferrato conserva documentazione di tipo catastale risalente ai secoli XVII-XX, relativa alle tre comunità confluite nel comune odierno.
Ordinati: Al 2002, l’archivio storico del comune di Cerrina Monferrato risulta non ordinato e solo parzialmente accessibile: non è perciò possibile effettuare una valutazione dell’antichità e della consistenza della serie degli ordinati e dei verbali. 
Statuti: Lo stato attuale (2002) dell’archivio storico comunale non consente di verificare se vi si conservino statuti o documenti riportanti privilegi e franchigie delle tre comunità.
Liti territoriali: Nonostante la separazione cinquecentesca di Cerrina da Mombello, ancora negli anni Ottanta del secolo XVIII rimanevano aperte differenze territoriali tra le due comunità, pur non essendo apparentemente mai approdate al contenzioso giudiziario.

 

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