Osservando l'evoluzione della società italiana, sembra fuor d'ogni dubbio che la nostra carta costituzionale vada un pochino aggiornata. Se non per altro, per adeguarla alla realtà propria del Paese. Da quando fu promulgata ci ha accompagnato sin qui egregiamente, procedendo sulle menti e sui cuori, o, meglio ancora, sulle ali, sebbene a volte non leggere, di generazioni che hanno attraversato una guerra mondiale, e di uomini e donne che sono nati durante quella guerra disgraziata e devastante. La nostra è una costituzione in cui la solidarietà, pur senza essere mai nominata, impregna i principi fondamentali e li colora di fratellanza, di partecipazione, di sostegno.
In una società cosiddetta civile, tutti i membri sono connessi tra loro, e la sorte di uno qualunque di essi necessariamente si ripercuote sulla sorte di tutti gli altri. Einstein diceva che non muore un passero sulla Terra senza che tutto l'universo non venga a saperlo e ne risenta. Tutte le istituzioni, gli apparati dello Stato, tutte le funzioni operatrici sia nel campo privato che pubblico danno vita ad un insieme unico, inscindibile, in cui ciascuno non può prescindere dall'altro. Se un'istituzione non funziona, nemmeno le altre possono funzionare, perché il malfunzionamento crea ripercussioni tutt'intorno, che si propagano come onde provocate da un sasso lanciato in uno stagno.
Così accade anche in una famiglia: quando un genitore o un figlio o un nonno stanno male e soffrono, anche tutti gli altri membri soffrono con lui. Come può esservi l'allegria?
Ma una società porta in sé stessa, come del resto ogni individuo porta in sé stesso, i semi di tutti gli infiniti modi di essere. Questi semi, abitualmente nascosti e dormienti, quando sorgono le circostanze appropriate si svegliano, germogliano, si sviluppano e cominciano a dare i loro frutti.
Sotto i bombardamenti dei caccia alleati o tedeschi non si distingueva tra ricco e povero, tra istruito e ignorante, tra furbo o sempliciotto: tutti cercavano di salvare il bene supremo, la vita; ciascuno capiva che le esigenze del vicino che correva nel rifugio erano come le sue, e , se zoppicava, lo aiutava a camminare. Esiste una miriade di esempi a questo proposito. Succedeva che nella circostanza storica che tutti vivevano, e cioè la guerra e la conseguente paura che la sventura colpisse la famiglia o qualche suo appartenente, in tante persone il seme della solidarietà si svegliasse, germogliasse e ognuno aiutasse l'altro. Poi alla guerra è seguita la pace, la circostanza che aveva permesso la fermentazione del seme è svanita e il virgulto della solidarietà, appena nato, è rinsecchito. Tuttavia è anche vero che in alcuni il seme dell'avidità aveva risvegliato la furbizia che mirava ad approfittare delle altrui debolezze per arricchirsi e fare soldi anche durante la guerra. Ma per la furbizia ogni circostanza può essere buona, durante la guerra e durante la pace, e l'avidità non si è rinsecchita.
C'è di tutto in una società, e lo vediamo continuamente, ogni giorno, con i nostri occhi. Ma tutto ciò che vediamo è una manifestazione della realtà sociale in cui viviamo, è una estrinsecazione della società di cui noi facciamo parte, e ciò è tanto vero che si può affermare, senza timore di essere smentiti, che tutto ciò che si manifesta è parte della capacità creativa di una società. Questo ovviamente vale anche per la famiglia, per un gruppo e addirittura per l'individuo stesso, inteso singolarmente: tutto ciò che sorge e appare è una nostra manifestazione. Ognuno può accorgersi, per fare degli esempi, che il Movimento 5 Stelle e tutti gli altri partiti, il Cavalier.Berlusconi. e la sua guerra su tanti fronti per la salvaguardia del suo impero, la drammatica crisi economica da cui non riusciamo ad uscire, la povertà che colpisce sempre più famiglie, la ricchezza che invece aumenta nelle tasche di pochi, gli atti di generosità e altruismo che di quando in quando si rivelano, i programmi televisivi da cui qualunque persona normale non può non prendere le dovute distanze, gli articoli della costituzione, ecc. ecc., tutto questo è una manifestazione della società nel suo insieme, di cui noi siamo membri effettivi, capaci di intendere e, soprattutto, corresponsabili.
Di cosa possiamo lamentarci?
Ma adesso, in questo lungo periodo di decadenza, siamo immersi in una circostanza in cui vediamo che tutto va a rotoli, nulla funziona, in cui l'abuso, la prepotenza, la corruzione, la prevaricazione, l'illecito, la manipolazione dell'altro, la violazione sistematica delle regole sono i principi ispiratori di comportamenti rivolti unicamente alla conquista del binomio denaro-potere o alla trasgressione fine a sé stessa (per distrarsi, per vincere la noia ...).
Questa circostanza fa nascere in noi l'anelito alla giustizia, all'equanimità, al benessere intimo della persona, al diritto all'etica e al buon senso da parte di tutti.
Abbiamo sete di rigore morale, di semplicità naturale, di onestà.
Vogliamo che la nostra Repubblica oltre che sul lavoro (che non c'è) sia fondata sulla solidarietà e sull'onestà.
Vogliamo una politica etica.
Vogliamo istituzioni etiche.
Vogliamo una Chiesa e un clero etici.
Vogliamo scorgere negli occhi di chi incontriamo la luce di uno sguardo pulito.
Vogliamo essere contagiati dalla gioia del vivere qui ed ora.