Si ritiene
che le vicende mitologiche nate da un popolo costituiscano il patrimonio
fondamentale su cui si sviluppa la sua peculiare cultura. Anche se ambientata
in India, la storia che segue appartiene all'antica cultura tibetana, pregna di
sacro dalle radici alle foglie. In un’epoca storica databile poco prima
dell'anno mille, i protagonisti sono un famoso professore di università e un
mendicante, sotto le cui apparenze si nasconde però un essere totalmente
realizzato. Il primo, professore erudito, diventerà il discepolo del secondo.
Personaggi come questi è difficile incontrarli per le nostre strade nel
presente momento storico, ma è difficile incontrarli anche nei nostri miti. Ed
è proprio per questo che narro la loro storia: l'ho letta nel libro "La
voie du Bouddha" di Kalou Rinpoché, Editions Claire Lumière, Paris,
2010, pag.293 e segg. e l'ho tradotta secondo le mie modeste capacità
linguistiche.
Il grande
pandit Naropa era il maestro più famoso dell'Università indiana di
Vikramashila. Un giorno, mentre studiava un trattato molto dotto, un'emanazione
del suo buddha di meditazione, l'ydam Vajrayogini, gli apparve sotto le
sembianze di un'orrenda vecchia.
"Comprendi
quello che leggi?" chiese la vecchia.
“Sì,
certamente” rispose il professore.
"Ma ne
comprendi le parole o il senso?"
"Le
parole", rispose Naropa. La vecchia fu felicissima della risposta e si
mise a ridere e a ballare. Pensando che sarebbe stata ancora più contenta egli
aggiunse: "E comprendo anche il senso."
La vecchia
allora si irritò e si mise a sbraitare e a piangere. "Perché sei contenta
se ti dico che capisco le parole mentre ti irriti e diventi triste se ti dico
che capisco il senso?” La vecchia rispose: "Tu sei un grande dotto e io
sono contenta quando mi dici la verità affermando che comprendi le parole; ma
quando mi dici che comprendi il senso mentre non lo capisci per niente, mi
irrito”.
Cosciente
delle sue lacune, egli le chiese come fare per realizzare il senso essenziale
ed ella gli consigliò di rivolgersi ad un certo Tilopa, un grande realizzato
che abitava ad est, che sarebbe dunque diventato il suo lama e avrebbe potuto
istruirlo. Finito di parlare la vecchia svanì in un arcobaleno.
Naropa
allora lasciò l'Università e partì alla ricerca di Tilopa. Andò all'est e lo
percorse in lungo e in largo, ma nessuno conosceva Tilopa il grande realizzato.
Era passato molto tempo in questa ricerca, quando qualcuno gli disse:
"Nella regione non c'è alcun Tilopa grande realizzato, ma conosciamo bene
un mendicante di nome Tilopa." Naropa si disse che i grandi realizzati
avevano spesso delle apparenze non convenzionali e che forse quel mendicante
era proprio il Tilopa che cercava. Andò quindi a cercarlo e incontrò un uomo
che faceva cuocere sulla griglia dei pesci e li inghiottiva schioccando le
dita. Naropa, scioccato, pensò che quell'uomo non poteva certo essere il vero
Tilopa, e fece perfino delle rimostranze spiegando come fosse deteriore uccidere
quei poveri pesci. Tilopa rispose: " Allora farei meglio a fermarmi".
Detto questo schioccò le dita: le lische ridivennero pesci e saltarono nel
fiume. Naropa allora si prosternò e gli chiese di prenderlo come discepolo.
"Non sono che un mendicante!" rispose Tilopa. Dopo molto insistenze
da parte di Naropa, Tilopa acconsentì a dargli qualche istruzione, ma non
recitò che quattro versi e sparì.
Questo fu
l'inizio dell'apprendistato di Naropa. Egli scoprì più tardi che Tilopa non
uccideva i pesci spinto dalla fame o da qualche altro impulso personale, ma
mangiandoli li liberava del loro karma negativo e il loro spirito poteva così
andare nei campi dei buddha.
Naropa
dovette superare, presso Tilopa, numerose prove, soprattutto quelle conosciute
come le sue "dodici prove maggiori". Naropa lo seguiva dappertutto ma
per molto tempo Tilopa non gli diede alcun insegnamento. Un giorno, mentre si
trovavano sulla cima di un'alta torre, Tilopa disse: " Se io avessi un
discepolo, egli salterebbe nel vuoto dall'alto di questa torre." Poiché
erano soli, Naropa pensò che si rivolgesse a lui e così, senza esitare, saltò
nel vuoto e si schiantò al suolo. Allora cominciò a lamentarsi. Tilopa scese le
scale, gli si avvicinò e gli chiese: "C'è qualcosa che non va?" Naropa
espresse il suo dolore, ma Naropa lo esortò a guardare alla propria mente, lo
guarì e gli diede un primo insegnamento.
Un'altra
volta, mentre erano davanti a un immenso fuoco, Tilopa disse: "Per
ubbidire agli ordini del proprio maestro, bisogna saper saltare nel
fuoco". Naropa, che si trovava nello stesso stato mentale di quando erano
sulla torre, saltò nel fuoco e si bruciò. E Tilopa di nuovo: "C'è qualcosa
che non va?" Lo esortò ancora a guardare la sua mente, lo guarì e gli
trasmise un altro insegnamento.
In un'altra
circostanza essi videro passare il corteo di un matrimonio. Tilopa, grandemente
impressionato dalla bellezza della sposa, espresse il desiderio di averla per
partner e mandò Naropa a prenderla. Durante il suo tentativo egli fu battuto a morte
da tutti gli invitati infuriati, e quando finalmente riuscì a ritornare da
Tilopa fu pesantemente ripreso per essersi assentato per tanto tempo.
Un'altra
volta Tilopa lo mandò a elemosinare il cibo, cosa che egli fece con devozione.
Molto soddisfatto dopo il pasto, Tilopa lo rimandò a cercarne dell'altro; ma il
gruppo di persone a cui si era rivolto prima, questa volta non ne volle sapere
di dargliene ancora. Avendo visto il suo maestro così contento di ciò che gli
aveva portato, Naropa ne rubò un poco, ma, scoperto, fu riempito di botte e
lasciato quasi morto. Tilopa lo raggiunse e gli chiese cos'era che non andava,
lo esortò sempre a contemplare la sua mente e ancora una volta lo guarì.
Un altro
episodio si svolse quando essi dovevano attraversare un corso d'acqua pieno di
sanguisughe. Tilopa chiese a Naropa di fare con il suo corpo da ponte in modo
di non bagnarsi. Ma il maestro era così pesante che Naropa incespicò e Tilopa
si infangò tutto. "Tu hai voluto farmi cadere!" gridò quello, e battè
senza risparmi Naropa, che inoltre fu attaccato dalle sanguisughe e perse molto
sangue.
Naropa subì
così dodici prove maggiori e dodici prove minori. Dopo di ciò, un giorno Tilopa
gli chiese di andare a cercare dell'acqua. Quando ritornò, lo prese per la
nuca, raccolse un sandalo e lo batté sulla fronte di Naropa. Naropa svenne.
Quando riprese conoscenza, era arrivato alla perfetta realizzazione della
Mahamudra. [uno stato pressoché uguale allo stato Dzogchen].
Tutte le
prove di Naropa non erano delle pratiche convenzionali del Dharma, ma seguendo
le istruzioni del suo maestro, Naropa ne ricevette l'influenza spirituale,
eliminò i veli che oscuravano la sua mente, e arrivò così alla totale
realizzazione.
Questo
racconto mostra come un mito, indipendentemente dalla sua storicità,
possa dare molti profondi insegnamenti sulla via della liberazione nella nostra
esistenza.