“CHI QUESTO TEMPIO ERESSE A BACCO DEDICÒ L'ANNO DI CRISTO 1863, 4770 DALL'ERA DI NOÈ”
Queste
le parole scritte e ancora ben leggibili su una parete del Crotto Sociale a
Montagnola, presso Ascona, nella Svizzera italiana, dove lo scrittore Hermann
Hesse, che lì viveva, era solito andare per bere un buon bicchiere di vino e
fare una partita a bocce.
Accompagnandomi
ieri , grazie all'organizzazione della Biblioteca Comunale di Sesto San
Giovanni , a un gruppo di appassionati
lettori "sulle tracce di Hermann Hesse", nei luoghi dove il Poeta
visse la maggior parte della sua vita e
dove scrisse buona parte dei suoi libri più letti, mi sono chiesta il
significato di questo "visitare ". Potremo chiederci, come in
un setting analitico: chi visita chi? Cosa andiamo a vedere ? Cosa cerchiamo?”
Certamente
c'è interesse nel visitare i luoghi dove visse il nostro amato scrittore, nello
sbirciare tra i suoi oggetti in mostra, nel trovarci nelle sue stanze e nei
suoi paesaggi, ma finisce qui la nostra curiosità? Non c'è forse qualcos'altro?
Non
è che forse vogliamo andare a cercare - attraverso l'amore per quell'autore -
qualcosa di noi che ancora non siamo riusciti a illuminare? Le sue parole non
hanno forse fatto risuonare in noi qualcosa di noi stessi che ancora non conosciamo? Non è
forse questo "ancora” sconosciuto che ci ha chiamato oggi qui?
E'
senza dubbio l'amore che ci muove ( l'amore senza conoscenza è cieco, la
conoscenza senza amore è zoppa). Ci muove la relazione nata tra noi e chi ha saputo
risvegliare quello che siamo, e dunque la vita è anche sempre un
ritorno, un atto sacro che ringrazia "la
grazia" ricevuta: una nuova vista, un altro orizzonte.
Così, quello
che magari si era mosso un dì, leggendo Demian o Siddharta,
sentendo un pungiglione nel cuore e sapendo che è rimasto lì, ficcato
come una spina, scopre che oggi esso è pronto per essere conosciuto e
liberato.
Questo
è il vero senso del viaggio: umanizzarci.
E'
così che ieri siamo partiti in tanti per Montagnola, tanti Suchende come
Siddharta, uomini e donne che non si accontentano della superficie delle cose,
ma vogliono scendere nel profondo, rendersi conto di sé stessi e della
relazione costitutiva che si ha con il cosmo intero e con la dimensione
dell'invisibile, di cui Hesse fu robusto e tenace testimone.
E’
"quel cercare", come scrive Massimo Mila nella prefazione a Siddharta, " che è in sostanza
vivere nello spirito".
"SUCHENDE-
scrive ancora Mila - sono quasi tutti i personaggi di Hesse: gente inquieta e
bisognosa di certezza, gente che cerca l'Assoluto, ossia una verità su cui
fondarsi nell'universale relatività della vita e del mondo; e tale assoluto
trovano - se lo trovano - in se stessi."
Ma
del resto non è proprio questo l'essere umano?
Un
progetto che via via prende forma e vita e sguardo, un progetto
"infinito" perché mai finito, sempre in viaggio verso una terra
sempre promessa, con pellegrini che s'incontrano per un'ora, un giorno,
una vita.
Costruiamo
case sulla sabbia, aderiamo a dogmi leggi dottrine, ci circondiamo
di salvagenti, di false certezze, di vizi e e di pregiudizi, vogliamo
poteri e glorie, ammazziamo per questi senza pietà, siamo incapaci di
fermarci, di dire no all'assurdità a cui con ignoranza aderiamo, incapaci
di ascolto e di silenzio; è da questo luogo interiore che scaturisce la Parola
non vana, la parola che ha il potere di creare, buona e solidale
Realtà : dopo millenni ancora non sappiamo davvero ascoltare e
mettere in vita il discorso della montagna, ancora siamo lontani dall'essere
umani.
Certo
il nostro è un cammino in solitudine, ma non solitario.
"Lei
dovrà scegliere da solo”, scrive Hesse in una lettera ad un lettore.
La
via per Castalia e oltre, quella presa da Knecht, è più difficile. Nessuno sarà
invitato a percorrerla, e anche se la Castalia è destinata a perire, dividerà
questa sorte con ogni opera umana. Considerare senza riluttanza questa caducità
è per me un fatto di coraggio spirituale ".
Buon
cammino!
I
semi della gioia