Esperienze tra Oriente e Occidente
La Non-Meditazione
Fabrizio Uderzo
Son
passati tre anni da quel mio lungo ritiro in Francia, a Karma Ling, ma è come
se quel ritiro durasse ancora nel momento presente, anche se non ha più senso parlare di “ritiro”. Ora non c’è
differenza tra ritiro e non-ritiro.
Sono
venuto ad abitare in una piccola casa sulle prealpi della Lessinia, lontana da
tutto e dove le montagne sono sacre,
l’acqua è sacra, il cielo è sacro e sacri sono i miei passi.
Rimanendo
nella non-meditazine tutto diventa meditazione, tutto diventa pratica, tutto
diventa sacro, anche la pioggia che cade. Ricordo cosa scriveva Dogen Zenji, il grande maestro zen giapponese
(1200-1253) spiegando il sorgere miracoloso e nello stesso tempo naturale della
prassi continua. “La prassi continua — diceva — è la
mente-di-Buddha”.
La
consapevolezza è uno stato abituale, naturale e si autogenera in continuazione, realtà
essenziale in tutte le cose che percepiamo. È una leggerezza che permette di
volare. La kenosi (dal termine greco kenosis, che significa “svuotamento,
svuotarsi, spoliazione di sé) si sta compiendo,
lasciando intorno a sé un senso di nuovo, di rinascita nella purezza
dell’essere semplice: è una freschezza gioiosa che non passa inosservata. Oltre
qualunque categoria necessaria alla conoscenza che si usa sviluppare nel mondo
e che di solito viene elaborata dalla mente sensibile.
Perché
viene chiamata non-meditazione? Non perché manchi la meditazione, ma
solo perché, in summa, non c’è colui che medita. La kenosi è essenziale,
non solo nello studio del Dharma, la via del Buddha, ma in ogni altra fertile
vallata dove si dice soffi il vento dello Spirito. Se non c’è spoliazione di
sé nulla può esservi, perché solo nella
dissoluzione dell’ego può emergere la realtà suprema dei fenomeni: proprio in
quel vuoto assoluto e silenzioso lasciato infinitamente libero dal radicale
ridimensionamento di sé, quel vuoto che è capace di manifestarsi in
innumerevoli forme, finanche oltre il
cosiddetto Big Beng.
Ma
deve essere chiaro che la meditazione non si riferisce a “qualcosa”,
cioè ad un oggetto su cui la mente si concentra. No, la meditazione per lo dzogchen
è una continua e sottile presenza consapevole di tutto ciò che si palesa,
dentro di noi così come, all’apparenza, fuori di noi, senza venire distratti
dal “bello” o dal “brutto”. Qualcuno chiese ad un Maestro: “Ma allora voi
praticanti dzogchen non meditate
mai?” E il Maestro rispose: “E quando mai siamo distratti?”
21/07/2016 12:04:50
02.07.2017
Fabrizio Uderzo
Secondo la tradizione religiosa orientale
e particolarmente secondo gli insegnamenti del Buddha storico Sakyamuni, l’uomo
è un essere senziente dotato di coscienza. Secondo l’insegnamento e la
tradizione buddhista, tutti noi siamo esseri senzienti dotati di coscienza. E
siamo tutti diversi l’uno dall’altro,...
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13.02.2017
Fabrizio Uderzo
L’epilogo che riassume e conclude quanto
detto negli ultimi articoli è quanto mai semplice.
L’emozione straordinaria e decisiva, palpitante, che lascia attonito colui che la
vive, è scoprire la limpida e sconfinata leggerezza dell’essere e del vivere:
la “beata semplicità” come la chiama Raimon...
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21.12.2016
Fabrizio Uderzo
Abbiamo considerato come l’uomo sia
sostanzialmente solo davanti al mistero dell’universo e della propria vita,
davanti all’ineluttabilità della fine della sua manifestazione materiale, cioè
del corpo, che, attraverso un progressivo declino del proprio stato fino al
sorgere della malattia terminale,...
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15.11.2016
Fabrizio Uderzo
Come
molti sanno, il Buddha storico, principe Sakyamuni (566-486 a.C.), durante il
tempo del suo insegnamento si rifiutò sempre di rispondere alla domanda circa
l’esistenza di Dio e il mistero della vita umana. Egli concentrò la sua
attenzione sullo stato dell’Uomo e vedendone la continua sofferenza
esistenziale,...
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05.10.2016
Fabrizio Uderzo
Da
molti secoli ormai l’uomo ha destato la sua coscienza e si interroga su Dio,
sul Mondo e sull’Uomo provando a dare delle risposte che via via trovano
origine nel contesto culturale di ciascuno.
In
Oriente l’atteggiamento più diffuso dell’uomo davanti a questi problemi può
essere accostato a una...
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21.07.2016
Fabrizio Uderzo
Son
passati tre anni da quel mio lungo ritiro in Francia, a Karma Ling, ma è come
se quel ritiro durasse ancora nel momento presente, anche se non ha più senso parlare di “ritiro”. Ora non c’è
differenza tra ritiro e non-ritiro.
Sono
venuto ad abitare in una piccola casa sulle prealpi della Lessinia,...
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31.05.2016
Patrizia Gioia
“CHI QUESTO TEMPIO ERESSE A BACCO DEDICÒ L'ANNO DI CRISTO 1863, 4770 DALL'ERA DI NOÈ”Queste
le parole scritte e ancora ben leggibili su una parete del Crotto Sociale a
Montagnola, presso Ascona, nella Svizzera italiana, dove lo scrittore Hermann
Hesse, che lì viveva, era solito andare per bere un buon...
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01.05.2016
Fabrizio Uderzo
Forse per esorcizzare un presente penosamenteoscuro e
tanto pieno di problemi di varia natura, in generale si fa spesso ricorso alla
cosiddetta “speranza”. Si invita da più parti il cittadino, le famiglie e
soprattutto i giovani a “non perdere la speranza” (Immagino nel futuro di
questa società).
Più...
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12.03.2016
Fabrizio Uderzo
Nella tradizione degli insegnamenti Dzogchen si trova un metodo di pratica che lavora al livello della mente e che è chiamato semde: sem, infatti, significa letteralmente mente. In realtà la parola semde in questo caso è l’abbreviazione del termine changchubsem, il corrispondente tibetano di bodhicitta....
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20.05.2015
Fabrizio Uderzo
Il termine saṃsāra
è molto usato nelle religioni dell'India, come l'induismo, il brahamanesimo, il
buddhismo e altre ancora. La parola saṃsāra, sanscrita, letteralmente significa
“scorrere insieme” e si riferisce ai cicli di vita, morte e rinascita che nelle
sue infinite potenzialità viene indicato...
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