All’inizio
dell’anno, l’abbassamento delle temperature di circa 5 gradi ha fatto
registrare nuovi record nelle importazioni di gas russo. Lo scorso 10 gennaio,
al punto di ingresso di Tarvisio, in Friuli, sono transitati 115,6 milioni di
metri cubi di metano diretti a case, scuole e industrie italiane, provenienti
dai giacimenti siberiani.
E’
accaduto che dalla fine delle vacanze di Natale 2016 le temperature più basse
anche di 5 gradi rispetto alla media del periodo hanno generato un picco di
domanda del gas, più di 400 milioni di metri cubi al giorno.
L’accelerazione
ha coinvolto anche le altre linee di fornitura. Importazioni maggiorate si sono
registrati anche per il gas algerino e per quello del mare del Nord. Anche il tubo
libico ha dato il suo contributo nonostante la situazione poco rassicurante
presente in quel paese.
La
produzione nazionale fornisce appena 6,77 miliardi di metri cubi, lo import
61,2 miliardi di metri cubi. I consumi nazionali ammontano a 67,523 miliardi.
Il
nostro grado di dipendenza dall’estero è del 90% e quello di Mosca con i suoi
27,65 miliardi di metri cubi si dimostra fondamentale. Segue: l’Algeria con
7,64 miliardi, la Libia
con 7,08, il Qatar con 5,7, l’Olanda con 4,91 e la Norvegia con 2,62 miliardi
di metri cubi. Anche sul fronte del petrolio l’Italia ha sempre la Russia come terzo fornitore
con il 10%, i primi due sono Iraq e Azerbaigian con il 20% il primo e il 15% il
secondo.
Il
ricorso massiccio all’import è legato all’obiettivo di rallentare i prelievi
dagli stoccaggi di gas che servono a bilanciare la domanda e l’offerta nei
momenti di maggior consumo giornaliero. Anche l’Amag di Alessandria dispone di
validi impianti di stoccaggio per equilibrare i forti prelievi giornalieri con gli
scarsi consumi notturni in modo da evitare eccessivi sbalzi nelle forniture.
Se
per ragioni climatiche le richieste si mantengono sostenute per diversi giorni,
il ricorso all’import diventa d’obbligo anche per non compromettere le così
dette riserve strategiche.
Stando
alla Snam - l’ente proprietario della rete di distribuzione primaria, 32.500 Km di metanodotti,
dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, a cui sono allacciate le reti di
distribuzione delle diverse Aziende municipalizzate e le società di
distribuzione sul territorio - il livello delle scorte è a quota 50 -52%.
Sempre la Snam
stima che si arrivi al 31 marzo senza il bisogno di intaccare le così dette
“riserve strategiche”.
Se
le temperature rigide dovessero persistere, a salvarci dal freddo sarebbe sempre
il rubinetto di Tarvisio alimentato dal gas siberiano, mentre i costi
aggiuntivi arriverebbero puntualmente sulle nostre bollette del gas.