Sui Trattati di Maastricht: «Un gruppo di banchieri si chiude in una
stanza e se ne esce fuori con un insieme di regole che in una paginetta di regole
fondamentali dell’economia porteranno le popolazioni europee o a morire di fame
o a dover emigrare».
Wynne Godley, economista della scuola di Cambridge.
Pubblichiamo con partecipazione e interesse l’atto di accusa , il J’accuse
( alla maniera della celebre originaria lettera pubblica di Emile Zola sull’affaire Dreyfuss ) che l’«uomo qualunque»( così
si autodefinisce) Valerio Malvezzi lancia verso l’Unione Europea in occasione
del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, sia sulla sua pagina Facebook che in video.
In realtà Valerio Malvezzi è tutt’altro
che uno sprovveduto in materia economica e giuridica , trattandosi di uno dei massimi esperti italiani in materia
di consulenza bancaria. Ex membro della VI Commissione permanente Finanze e
Tesoro presso la Camera dei Deputati, è stato consulente di direzione
dell’Amministratore Delegato di Sviluppo Italia S.p.A. e in seguito
Presidente della società Garanzia Italia. Docente universitario, nonché
libero professionista, oggi è consulente di direzione di imprese private
nell’area del business planning, delle valutazioni di investimenti e del
fund raising. Il suo prevalente interesse scientifico e professionale è l’area
della Finanza Aziendale. Attualmente gestisce insieme a Massimo Bolla il sito
Win The Bank, di cui è Co-fondatore, piattaforma che si occupa di
informazione e consulenza bancaria , apprezzata dagli economisti di fama
nazionale per la qualità delle analisi economiche contenute e per i corsi di
formazione organizzati dai due fondatori.
Il J’accuse ha la sua importanza
nel fatto che articola per punti e
riassume in modo esaustivo i« capi di
accusa » verso l’attuale assurdo e
criminale sistema economico, giuridico e politico al governo dell’Europa, sistema che tutti coloro che vi si oppongono vanno da anni denunciando.
Chi scrive studia e condanna da tempo questo sistema che
potremmo definire «ordoliberismo» e cioè
un modello economico liberista che diventa ordinamento giuridico e politico, che«
formatta » culturalmente l’opinione pubblica o nella migliore delle ipotesi
rende le coscienze rassegnate e fatalistiche davanti a tale inumano regime
politico-economico. L’ordoliberismo al governo della Ue può essere considerato
semplicemente la punta dell’iceberg di quel regime che rende sempre più succube
la stragrande maggioranza della popolazione mondiale a quell’ 1% che detiene il 99% delle ricchezze
a livello planetario.
Il dominio dei pochi«spiriti eletti» sui
molti si afferma prima di tutto sul piano
materiale ma poi si traduce sul piano spirituale in annichilimento di ogni prospettiva e orizzonte di futuro ,
tanto individuale
che
collettivo, di elaborazione di un destino collettivo alternativo. Questo
nichilismo avviene in nome dell’affermazione di un eterno presente del processo
della globalizzazione, ossia dell’instaurazione non delle «magnifiche e
progressive sorti della civilizzazione occidentale del pianeta» ma
dell’imposizione planetaria, a volte subdola e insinuante, a volte brutale e
feroce, a seconda delle circostanze e delle necessità, dell’economia di mercato
capitalistica giunta al suo stadio estremo e manifestamente ultimo di «capitalismo speculativo finanziario» che
non persegue più semplicemente la regola del profitto o plusvalore, ma attua in
modo patente la sua forma patologica e radicalizzata : la legge di estrazione
del plusvalore dal denaro stesso, in cui diventa secondario e a volte persino
irrilevante la produzione di beni e merci, e il soddisfacimento di servizi e
bisogni. Quella che è stata spacciata come l’epoca della fine della storia ,
della fine delle ideologie, della società classista e del conseguente conflitto
capitale -lavoro, in realtà in filigrana si rivela essere la società , ormai estesa a
livello planetario, della «naturalizzazione» dell’unica ideologia totalitaria
rimasta sul campo, la forma merce e la sua relazione di scambio,il suo
carattere e il suo valore di strumentalizzazione di tutti i processi e le
relazioni tanto materiali che spirituali, tanto dei processi economici,
politici e sociali che dei modelli culturali ( il «denaro dello spirito»).
Di naturalizzazione della forma merce si
deve parlare perché cifra specifica di tale pervasiva ideologia è proprio
quella di presentarsi come una legge di natura, come una realtà che ha
annullato ogni possibile dinamica storica, la quale porta inscritta in sé, come
sua peculiarità, la trasformazione e il mutamento: un ‘ideologia che invita
dunque a rassegnarsi all’esistente, bello o brutto che sia, a fatalizzare la
realtà come fosse un dato di natura.
L’unica potentissima ideologia oggi
imperante del monoteismo della
mercificazione di ogni aspetto materiale e simbolico della realtà, che si
presenta come realtà ovvia, naturale e dunque immodificabile ed eterna,
potrebbe essere definita il volto del nuovo antiumanesimo, di quel nuovo
totalitarismo che soppianta i« vecchi » totalitarismi della prima metà del
novecento. Questo antiumanesimo ha appunto nell’ordoliberismo il suo«campione »
perché alla sua origine nella scuola economica tedesca degli anni trenta del novecento
la dottrina ordoliberalista si dimostra scettica sulla possibilità, bandiera
del liberismo economico tradizionale,
che l’economia di mercato e la molla egoistica dell’interesse
individuale come sua cellula costitutiva, possano da sole trovare la loro
autoregolazione automatica, l’armonizzazione complessiva del processo,
semplicemente liberandosi dei« lacci e lacciuoli» imposti dalle istituzioni
politiche dello Stato nazione.
Al contrario per l’ordoliberismo deve essere lo Stato e il suo ordinamento
giuridico a farsi garante della «forma
mercato » dell’esistenza : la
libertà d’impresa, di proprietà
privata e di competizione come uniche vie di realizzazione dell’individuo.
L’ordoliberismo si propone di comporre
insieme l’incomponibile: l’assoluta libertà di mercato e la giustizia sociale
come diretta filiazione della prima. Questo perché si richiede che lo Stato
intervenga ,in teoria, per produrre una costituzione giuridica che ristabilisca
le condizioni della libera economia di mercato là dove questa sono compromesse
( ad es. promuovendo la concorrenza e
combattendo la formazione di monopoli). Nella concezione ordoliberista lo Stato
avrebbe dovuto svolgere la funzione di guardiano dell’ordine concorrenziale
considerato come un bene pubblico.
Ma se lo Stato impone regole giuridiche
che danno man libera alla libera concorrenza e competizione tra i forti e i
deboli, tra i potenti e gli impotenti , e a sua volta diventa esso stesso un
soggetto privato sul mercato dei privati, e cioè cede la sua sovranità
monetaria e giuridica a quelle forze economiche, come è avvenuto all’interno
dell’Unione Europea, allora lo Stato non è più arbitro imparziale, né meno che
mai «moderatore», ma partigiano di quei potentati, anzi loro
servitore e maggiordomo.
Il modello ordoliberista dello Stato
diventa istituzionalizzazione politica e giuridica del capitalismo che
semplicemente seguendo la legge del più
forte diventa regime dei magnati dell’economia. L’ordoliberismo incarnato
dall’attuale Unione Europea diventa regime«biopolitico» ( nell’accezione di
Michel Foucault) che disciplina e indirizza le forme di esistenza degli
individui e della collettività nel suo insieme.
Il modello sovranazionale che trasferisce
a un livello più alto i poteri, le istituzioni e
il sistema giuridico dello Stato nazione, esautorando quest’ultimo e ricercando
allo stesso tempo l’affermazione della libertà del mercato , costituisce
l«’anello di congiunzione» tra la dottrina ordoliberalista tedesca e il
neoliberismo della scuola austriaca di Mises e Von Hayek , antistatalista per
definizione.
Ma rimandiamo a una prossima occasione un’
analisi più approfondita della dottrina ordoliberista e della sua convergenza attuale con il pensiero
neoliberista e lasciamo invece la parola alla requisitoria di Valerio
Malvezzi, al suo J’accuse contro
l’Unione europea che sintetizza punto per punto
che cos’è il regime ordoliberista all’opera nella zona euro. Il testo sotto riportato è
la rielaborazione e il completamento apportati da Malvezzi in video
all’originario scritto pubblicato sulla sua pagina facebook.
VALERIO MALVEZZI
DENUNCIA DELL’UNIONE EUROPEA DI UN UOMO
QUALUNQUE.
Io sottoscritto, Valerio Malvezzi, privato cittadino di libero pensiero, nato in
Stato libero e condotto a forza in Unione Europea, nel sessantesimo
anniversario della firma dei Trattati di Roma,
Accuso chi ha costruito questo
modello d’Europa di essere stato mosso da pensieri di grandezza e non di
fratellanza, di dominazione e non di cooperazione tra i popoli, con lo stesso
disegno di dominio che caratterizzò l’uso di monete antiche all’epoca
dell’Impero Romano o più tardi del Sacro Romano Impero, senza comprendere
l’evoluzione storica, sociale e culturale dei popoli.
Accuso tutti coloro che fomentano
infondato terrore nel popolo italiano paventando in caso di uscita dall’euro il
rischio di moltiplicazione del debito italiano per effetto del temuto
deprezzamento della lira, nascondendo spudoratamente alla gente l’esistenza
espressamente e formalmente inserita nei trattati europei della lex monetae
cioè del principio internazionale che sancisce che tutto il debito emesso
secondo la legge di un paese può essere rinominato in una nuova valuta se quel
Paese decide di cambiare valuta.
Accuso le autorità e le istituzioni che
non informano il popolo del fatto che tale principio internazionale è
espressamente previsto da vent’anni, nel regolamento Cee n° 1103 del 1997
e del Consiglio del 17 giugno del 1997,
recanti disposizioni per l’introduzione dell’euro, che al paragrafo 8 recita
testualmente:« Il riconoscimento della legge monetaria di uno Stato è un
principio universalmente accettato. La conferma esplicita del principio di
continuità deve portare al riconoscimento dei contratti e degli altri strumenti
giuridici nell’ordinamento giuridico di paesi terzi».
Accuso chi usa le agenzie private di
rating per minacciare disastri valutari italiani, celando il fatto che in base
al principio universalmente accettato della lex monetae se l’Italia
decidesse che la moneta avente corso legale sul suo territorio sovrano fosse
nuovamente la lira con un tasso di conversione di una lira per un euro, allora
avrebbe il pieno diritto di ripagare e trasformare i miliardi di debito
pubblico italiano denominati in euro con l’equivalente ammontare paritario di
miliardi di lire, con gli evidenti vantaggi che il cittadino comune comprende
immediatamente per le imprese e le famiglie italiane.
Accuso autorità e istituzioni di non chiarire alla gente
che, con sentenza n°238 2014, la nostra
suprema Corte costituzionale ha ribadito ancora una volta la superiorità della
nostra costituzione ai Trattati europei, con particolare riferimento ai
principi fondamentali della prima parte della Costituzione italiana che
rimangono sovraordinati alle norme europee.
Accuso tutti coloro che dovevano
custodire la nostra costituzione di averla tradita, perché se l’articolo 10
prevede che l’Italia si debba uniformare a norme di diritto internazionale
universalmente riconosciute, il successivo articolo limita tale principio alle
sole limitazioni di sovranità, ma in condizioni di reciprocità e per la sola
finalità di pace e giustizia.
Accuso coloro che hanno tradito lo spirito
ideale e autentico dei padri costituenti e padri fondatori dei Trattati di
Roma, i quali scrissero di limitazioni e certamente mai di cessioni di
sovranità, perché sapevano che così facendo si sarebbe tradito il principio
stesso di sovranità stabilito dall’articolo 1 della nostra costituzione,
che sancisce che il potere della nostra Repubblica è nelle mani del popolo e a
nessun soggetto può essere ceduto come invece è stato fatto nell’ignoranza del
popolo sovrano.
Accuso tutti coloro che pur sapendolo non
hanno impedito che si tradisse lo spirito dei padri i quali volevano la
limitazione di sovranità per fini di pace e giustizia, applicando invece la
cessione di sovranità per gli esclusivi fini monetari ed economici , tradendo
così anche il dettato dell’articolo 47 della nostra costituzione che sancisce
la tutela del risparmio in tutte le sue forme.
Accuso
coloro che pur sapendolo non spiegano che i milioni di nuovi poveri del
nostro paese, i milioni di anziani senza una vita dignitosa, i milioni di
giovani senza lavoro, e i tanti imprenditori che si suicidano quotidianamente
nell’assordante silenzio dei media, sono tutte silenziose vittime di uno
stato che non può più intervenire in economia, investendo con moneta sovrana
nella sanità, nella scuola, nelle
pensioni, nella spesa pubblica, per esplicita scelta di aver rinunciato alle
naturali leve della politica economica, subordinandola a limiti di spesa dettati da vincoli di bilancio
comunitario privi di qualsiasi fondamento scientifico, razionalmente folli e
umanamente criminali.
Accuso i capi di Stato e di governo degli
ultimi decenni di aver tradito lo spirito dei padri fondatori usando
consapevolmente a fini personali e di carriera privata i valori ispiratori di
comunità e fratellanza, parlando ancora oggi con parole vuote opposte a
decennali fatti concludenti.
Accuso chi volle far nascere l’euro di
averci ingannati, millantando un bene comune e dichiarando di voler creare una
casa comune quando in realtà si voleva evitare semplicemente che una casa fosse
più grandiosa di un’altra: la Germania della Francia.
Accuso i governanti Francesi dell’epoca,
Mitterand a Parigi e Delors a Bruxelles, di aver congiurato per il folle
terrore che la Germania, in vista della sua riunificazione dopo il crollo
dell’Unione Sovietica, diventasse nuovamente più grande e potente della Francia
stessa.
Accuso la Germania dell’epoca di aver
ricattato i congiurati, e di aver imposto alla base dell’accordo tra Kohl e
Mitterand un processo di deindustrializzazione dell’Italia, che come potenza
industriale faceva allora ombra alla Germania.
Accuso la Germania di aver accettato la
moneta senza Stato denominata Euro ma di aver imposto in cambio un modello di
fatto incentrato sul marco tedesco.
Accuso la Germania di aver richiesto e
ottenuto una Banca Centrale Europea indipendente e non controllabile dalla
politica, creando le premesse storiche affinché i cittadini della futura Europa
fossero schiavi dei banchieri privati.
Accuso la Germania di aver imposto regole
asimmetriche tra creditori e debitori, imponendo il rigore solo per questi
ultimi.
Accuso la Germania di aver imposto la sede
della Banca Centrale Europea non a caso sul proprio territorio, a Francoforte.
Accuso l’Europa e non l’Euro, poiché se un
cane entra nel nostro salotto con le zampe sporche di fango sporcando il
tappeto non è razionale prendersela con il tappeto.
Accuso l’Europa di aver volontariamente
costruito un lager finanziario, nel quale milioni di persone sono state
rinchiuse, sorvegliate da pochi guardiani cui è stata consentita un’esistenza
di privilegiati, nell’interesse dei padroni del lager.
Accuso tutti i Governi e governanti
italiani dell’epoca di avere capito benissimo quali fossero le conseguenze di
tali accordi, ma di aver taciuto la verità al popolo in cambio di propri
vantaggi e carriere personali.
Accuso questi uomini di averci ingannato,
poiché nessuno spirito di fratellanza tra i popoli è stato mai attuato nemmeno
in epoche recenti, in campo sostanziale, economico, a partire dagli Eurobond e
dalla mutualizzazione del debito.
Accuso la classe politica italiana
passata e recente, che si è svenduta ai banchieri privati, di non aver mai
creato una Europa Unita ma solo una unione di monete, chiamata Euro.
Io li accuso di non averci
portato alcun benessere promesso, ma solo un aumento dello squilibrio, creando
benessere per pochi e malessere per molti.
Accuso i burocrati dell’Unione Europea di
aver creato un modello di Banca centrale Europea funzionale alla negazione del
principio di solidarietà tra gli Stati,
che rimane così, al di là della retorica di rito, lettera morta, poiché
espressamente impedito dagli articoli 123 e 130o del Trattato del
funzionamento dell’Unione Europea , là dove si legge il divieto assoluto della
Bce di prestare moneta agli Stati, la quale viene prestata invece mediante
emissione elettronica allo scoperto a banche private.
Accuso coloro che, di fronte a queste palesi ingiustizie, usano ancora
la parola “populismo”, per svilire con tale termine denigratorio le umanitarie
ragioni di protesta e di indignazione di coloro che intendono dar voce al
popolo oppresso dalla fame e dall’ingiustizia sociale.
Accuso i perbenisti che fanno uso di tale
parola, per zittire financo il lamentoso piangere del popolo che soffre, dei
giovani che devono emigrare, degli adulti cui è precluso ogni rientro nel mondo
del lavoro e degli anziani che non hanno soldi per curarsi o che devono andare
a cercare il cibo nei cassonetti delle città.
Accuso tutti coloro che, in virtù della
loro posizione privilegiata dovuta a ragioni sociali, politiche o religiose,
non soffrendo dei problemi della povera gente e non avendo il problema del pane
sulla propria tavola, giudicano dal loro pulpito come “populista” il pensiero
di chi vuol dar voce al popolo oppresso.
Accuso tutti gli economisti dell’epoca
che tacquero, ben sapendo che una moneta unica bloccata in un sistema di cambi
fissi avrebbe chiaramente finito per danneggiare in modo gravissimo Paesi come
l’Italia, a vantaggio di Paesi come la Germania.
Accuso di non aver creato affatto una
Europa unita, poiché nulla è mai stato fatto concretamente per avere una
politica estera comune, una comune difesa dei nostri territori da pianificate
invasioni di altri popoli, una politica economica comune, una politica fiscale
comune, una politica del lavoro comune.
Accuso i politici che ancora promettono
tali cose di voler ancora oggi, con queste celebrazioni e rinnovate
promesse, ingannare la povera gente,
poiché in questo anniversario quelle promesse, non da ieri ma da sessant’anni,
non vengono mantenute.
Accuso i sedicenti europeisti di non aver
mantenuto da sessant’anni e di non poter mantenere in futuro quelle promesse
per questioni fondative, poiché la struttura stessa della casa Europea non è
democratica, cioè non può rispettare, per le stesse regole che essa si è data,
il volere del popolo.
Accuso coloro che si dichiarano
europeisti di essere i più grandi antidemocratici della storia, poiché si
tratta di un caso più unico che raro di Istituzione apparentemente comune nel
quale mancano, per atto fondativo, le più elementari funzioni di un Parlamento e
tutta la gestione è demandata alla Commissione, che di fatto esercita il
proprio potere assoluto in disprezzo e spregio della democratica volontà
popolare.
Accuso coloro che vogliono proseguire con
questa idea di Europa elitaria, bancaria, plutocratica e antidemocratica di non
aver capito che il dominio del dollaro sul mondo è finito con il gold standard
nel 1971 e che quello dell’euro è nato morto, mentre si affaccia all’orizzonte
un potere in oriente che, accumulando riserve auree, si prepara a disegnare uno
Yuan standard.
Accuso tutti coloro che in occasione di
questo anniversario continuano a parlare con parole vuote di aver ingannato noi
che eravamo giovani e che credemmo in buona fede a quelle parole e i nuovi
giovani che ancora ingenuamente sperano che le parole possano essere più
importanti dei fatti.
Accuso la mentalità calvinista e puritana
del presidente dell’Eurogruppo, che dopo aver distrutto con una moneta a
cambi fissi l’economia dei paesi mediterranei, ci accusa impunemente di non
seguire la sua religione di predestinati dal Signore della ricchezza,
fondamento stesso della religione calvinista,
accusandoci impunemente di essere ubriaconi avvezzi a donne di
malaffare.
Accuso il grande inganno di aver
spacciato gli effetti con le cause, di aver raccontato alla gente di essere da
tanti anni in una presunta “crisi” e non, come è invece, in un cambiamento
pianificato e deliberato di sistema economico.
Accuso gli ideatori di quel piano di aver
volutamente spostato la ricchezza del mondo dalle mani dei molti alle mani dei
pochi, usando una moneta come strumento di riallocazione violenta delle
risorse, ridistribuendo, insieme alla ricchezza, la libertà.
Accuso tutti coloro che usano la retorica
per nascondere quei fatti indiscutibili, e cioè la nuova povertà, la
distruzione della classe media e il disegno pianificato e deliberato di
cambiamento di sistema economico.
Accuso l’Euro di essere lo strumento al
servizio di ben precise politiche economiche in materia di controllo di
inflazione, di deregolamentazione borsistica, di deregolamentazione valutaria,
di scelte fiscali che colpiscono i redditi bassi e non i grandi patrimoni, di
liberalizzazione delle frontiere per gli esclusivi interessi del grande capitale.
Accuso l’Euro di essere stato lo strumento
di questo disegno di Europa per attuare, in ambito economico, i due
fondamentali piani del liberismo in economia e della globalizzazione come
strategia geopolitica, nel più lontano obiettivo di un cambiamento sociale ai
fini della iniqua e inesorabile concentrazione della ricchezza.
Accuso i politici, i religiosi, i
giornalisti, gli opinionisti e gli intellettuali a vario titolo espressione di
una classe dirigente che, in cambio del mantenimento del proprio status di
privilegiati, soffocano il lamento del popolo vessato da tale piano di
schiavitù con vuote accuse di egoismo, come se fosse egoista il naturale
istinto di sopravvivenza degli oppressi.
Accuso tutti coloro che di fronte a queste
immense e palesi ingiustizie fingono di non vedere in tutto ciò la causa del
popolo oppresso, avvilito, disperato, e di mentire sapendo di mentire, oppure
di vivere in un mondo privilegiato e cinico, lontano dalla sofferenza della
gente comune.
Accuso tutti coloro che continuano a
parlare di Europa unita di non tener in alcun conto il vero valore di un
popolo, che da tempi millenari non risiede nel solo potere della moneta che lo
rappresenta, ma nel combinato disposto del valore della moneta e del valore
della morale.
In conclusione, nel sessantesimo
anniversario della sua nascita, io accuso questa Europa di non esistere, poiché
non ha morale.