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Schedario piemontese
Camagna M.to

Schede storiche-territoriali dei comuni del Piemonte
Comune di Camagna Monferrato
Redazione a cura di Marco Battistoni – Sandro Lombardini

Comune: Camagna Monferrato
Provincia: Alessandria
Area storica: Basso Monferrato
Abitanti: 596 (censimento 1991)
Estensione: ha. 939 (ISTAT) / 901 (SITA)
Confini: Casale Monferrato, Conzano, Cuccaro Monferrato, Frassinello Monferrato, Lu, Vignale Monferrato.
Frazioni: Il centro di Camagna raccoglie circa l’80 per cento della popolazione in età contemporanea. Secondo l’ISTAT, il restante 20 per cento è ripartito tra due “nuclei” e “case sparse”: Bonina, Fanfarino, Mulino, Stramba.
Toponimo storico: Camania, attestato nel 1224; Camanea, variante attestata nel 1305; Camagna, la forma più diffusa, attestata dal 1247; Camagna Monferrato dal 1863.
Diocesi: Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474, quando viene inclusa nella nuova circoscrizione diocesana.
Pieve: Dai secoli VII-VIII è quella di Mediliano, nel territorio di Lu. La chiesa plebana, originariamente intitolata a San Pietro, è sostituita, probabilmente a partire dal secolo XII, dalla chiesa di San Giovanni, ubicata in Lu, anche se il riferimento alla primitiva ubicazione persiste, accompagnato dalla nuova dedicazione.
Altre presenze ecclesiastiche: L’estimo delle chiese, dei benefici e dei monasteri della Diocesi di Vercelli redatto nel 1299 per la riscossione di decime papali registra una “ecclesia de chamagna”, valutata per una lieve quota d’estimo (6 lire). In successivi registri delle decime papali del 1348 e del 1360, essa compare come “ecclesia de sancti Eusebii de camagna” .
Nella prima età moderna, la dedicazione a Sant’Eusebio è propria della chiesa parrocchiale, che appare dotata di un discreto patrimonio fondiario (66 moggia di Monferrato), acquisito in buona parte prima del 1620. Alla metà del XVIII secolo, essa può contare su un reddito annuale stimato in 500 lire piemontesi.
Presenti almeno dal 1620 sono la Confraternita della Santissima Trinità e le Compagnia unite del Santissimo Sacramento e del Rosario. Il beneficio, o priorato commendatizio, di San Benedetto, di collazione pontificia, è una vasta estensione, calcolata in quasi 200 moggia, di terre fiscalmente immuni.
Assetto insediativo: Fortemente nucleato, con un solo insediamento principale disposto a gradinate verso la sommità di un colle tra le valli dei torrenti Rotaldo e Grana e circondato da piccoli appezzamenti agricoli, con forte vocazione alla viticoltura. Durante l’età moderna, sia i Grisella, signori del luogo, sia i funzionari del governo sabaudo favoriscono l’aggregazione delle terre di Castel Lignano (oggi appartenenti a Frassinello Monferrato), che assicurerebbero a Camagna un passaggio attraverso il Rotaldo, ma il progetto non ha seguito.
Comunità, origine e funzionamento: Una ricca documentazione locale dello scorcio del medioevo evidenzia il forte sviluppo di istituzioni comunitarie [A.C.C.], la cui effettiva autonomia appare tuttavia rapidamente erosa, già a partire dal secolo XVI, dalle pressioni annonarie della città di Casale e dallo sviluppo di una forte signoria territoriale da parte dei signori locali.
Dipendenza medioevo: Nel marchesato del Monferrato.
Feudo: Sannazzaro (secc. XIII-XIV), Bobba (sec. XVI), Ceva(1671) Grisella (dal 1672).
Mutamenti di distrettuazione: Appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, sebbene con nozione priva di un preciso contenuto amministrativo era classificata fra le terre dello stato “al di qua del Tanaro” o “Monferrato fra Po e Tanaro” e direttamente ricadenti nell’area di gravitazione della città di Casale. Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708 entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798).
Entro la maglia amministrativa francese, Camagna seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (“arrondissement”) di Casale. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e quindi di Camagna non mutò fino alla Restaurazione.
Dopo la parentesi napoleonica, Camagna rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859.
Mutamenti territoriali: Pressoché assenti a partire dal tardo medioevo, salvo aggiustamenti di confine con Cuccaro.
Comunanze: L’estensione dei beni della comunità appare ridotta già durante la prima età moderna. Nel secolo XVIII, essa ammontava a circa 47 moggia, ossia a meno del 2 per cento del territorio comunale, misurato come si è visto nel 1746. Quasi il 35 per cento di tali beni era allora composto di terreni aratori, un altro 30 per cento circa di incolti e il resto era pressoché egualmente distribuito tra prati e boschi. Queste quantità erano peraltro il risultato di una semplice stima, poiché la caratteristica dei beni comunali di Camagna era quella di essere, per la maggior parte, “incorporati” in un unico “tenimento”, ubicato nella regione detta di Grana sulla sponda del torrente dello stesso nome ed evidentemente escluso da una misurazione accurata. I beni di questa tenuta assicuravano alla comunità un discreto reddito monetario. Nel 1780 risultavano concessi in affitto a un membro del notabilato locale, il medico Boveri, per un periodo di dodici anni, a un fitto di 330 lire di Piemonte annue.
Anche i prati non compresi nella tenuta di Grana, situati al di là di quel torrente e oltre il rio Rotaldo, venivano usualmente affittati: ad esempio, i contratti stipulati nel 1779, triennali, procuravano fitti annui per un importo totale di circa 137 lire. Il ricavato di questi fitti e in genere dei redditi derivanti dai beni comunali era impiegato, “per antico privilegio”, a esclusivo beneficio dei “terrieri”, cioè dei possidenti che risiedevano nella comunità, a sconto, si può presumere, di una quota del carico fiscale ricadente sulle loro proprietà.  
Luoghi scomparsi: Non si hanno attestazioni.
Catasti: Conservati a partire dal 1539, a cui si aggiungono frammenti del secolo XV.
Verso la fine del XVIII secolo (1782) la comunità, il cui territorio era stato misurato, si serviva di un catasto (privo di mappa) e di un libro dei trasporti. Entrambi risalivano al 1746 e il libro dei trasporti veniva regolarmente aggiornato.
Il sistema di ripartizione del carico fiscale ricadente sulla proprietà terriera, seguendo una tradizione evidentemente assai più antica, si effettuava sulla base della semplice estensione degli appezzamenti, “a moggia di Monferrato”, e non secondo un qualche distinto sistema di allibramento degli stessi. Connessa con questa pratica era in vigore, anch’essa da tempo “antichissimo e immemorabile”, una classificazione del territorio a fini fiscali articolata in quattro circoli, che prescindeva largamente dalle differenze di produttività dei suoli. Le abitazioni con i loro siti, “massime quelle esistenti nel recinto del luogo”, non erano accatastate. Appariva però “dal catasto vecchio e nuovo” che quelle situate all’esterno del recinto erano in parte accatastate e in parte no, apparentemente senza un criterio coerente. Una netta distinzione separava questi edifici, esterni al recinto, ma probabilmente classificati come ancora appartenenti al “luogo” dalle “case di campagna”, concepite come elementi inscindibili di un complesso produttivo agricolo e iscritte a catasto.
Ordinati: Conservati a partire dal 1623.
Statuti: Attestati attraverso conferme del secolo XVII, ma non conservati.
Liti territoriali: Lite tra Camagna e Cuccaro per ragioni di confine, nel 1505.

 

09/04/2008 12:00:00
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