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Schedario piemontese
Bistagno

Schede storiche-territoriali dei comuni del Piemonte
Comune di Bistagno
Redazione a cura di Luca Giana - Vittorio Tigrino

Comune: Bistagno
Provincia: Alessandria
Area Storica: adiacenze Val Bormida di Spigno
Abitanti: 1737 (ISTAT 1991)
Estensione: 17. 65 Kmq
Confini: Confina a nord con Rocchetta Palafea (AT) e Montabone (AT), a est con Terzo (AL), a sud con Melazzo (AL), Castelletto d’Erro (AL) e Ponti (AL), a ovest con Monastero Bormida (AT).
Frazioni: Roncogennaro, Croce, Gaiasco, Levata, Via Cesare Pavese.
Toponimo storico: L’alternanza tra la forma “Bistagnum” e la forma “Bestagnum” è costante in tutta la documentazione medievale; rarissima la forma “Bestannum” (solo metà secolo XI).
Diocesi: Bistagno rientra nella diocesi di Acqui sicuramente dalla metà dell’XI secolo; una data di conferma si ha col 1266  e poi ancora con il 1373, sulla base di un documento redatto nella chiesa di S. Giovanni di Bistagno.
Pieve: La chiesa di Bistagno sembra essere nel corso dei secoli centrali del Medioevo particolarmente attiva e vitale: a diverso titolo svariati suoi esponenti appaiono nelle fonti ed essa pare possedere diversi beni in città e nel territorio concessi in affitto. Non è chiaro, però, se all`origine esistesse una pieve con un proprio distretto e, dunque, se vi fosse una forma di organizzazione territoriale facente capo alla chiesa di S. Maria, che aveva comunque un arciprete come richiesto dal Concilio di Pavia sin dall’850.  Si hanno ulteriori informazioni sulla pieve nel 1414 quando l`arciprete Urbano de Rolandis di Bistagno riceve la prebenda di S. Donato, posta nello stesso territorio (fines) di Bistagno. Questa pieve coincide con quella eretta nei pressi di Bistagno sulla via Aemilia Scauri.
L’attuale pieve intitolata a S. Maria della pieve o dell’Assunta fu edificata sulle “fondamenta dell’antica Plebe” nel 1719. Fu abbandonata nel XIX secolo, usata come alloggio per le truppe e adibita a magazzino durante la prima guerra mondiale; fu restaurata nel 1936.
Altre presenze ecclesiastiche: Verso la fine del secolo X il marchese Anselmo, figlio di Aleramo, dona una parte della terra di Bistagno all’abbazia di Spigno; tale donazione viene confermata nel 1179 dal papa Alessandro III. Interessante è invece un documento del 21 maggio1266 in cui il papa Clemente IV convalida i possessi e privilegi della chiesa di Betlemme: “in diocesis aquensis eccl. sancti Donati de Bestagno”.
Nel luogo sono attestate diverse chiese: S. Donato; S. Marciano, S. Giovanni. Per quanto concerne la prima, sappiamo che nel 1414 la prebenda della chiesa veniva concessa dal vescovo di Betlemme all`arciprete della pieve di Bistagno, che a sua volta s`impegnava a pagare un affitto annuo al vescovo.
Si ha notizia di un ospedale nel luogo di Bistagno cui il vicario generale del vescovo di Acqui, il fondatore, fa una commenda nel 1364. Un nuovo rettore dell`ospedale viene nominato dal vescovo Enrico nel 1398.
La parrocchia di Bistagno è intitolata a S. Giovanni Battista. L’attuale parrocchia fu eretta nel 1605 per ordine del vescovo Camillo Beccio sulle rovine di un’antica chiesa chiamata Santa Maria della Plebe. L’altra chiesa parrocchiale presente nel territorio di Bistagno è intitolata a S. Ambrogio e si trova nella frazione di Roncogennaro. La chiesa di Santa Maria della pieve o dell’Assunta è situata a metà strada tra Bistagno e Terzo.
Le chiese campestri sono sei. La chiesa intitolata a S. Antonio, scomparsa a fine ‘500, è situata presso il Castello di Bistagno. La chiesa campestre di S. Donato nel Rocchino è situata invece presso un guado del Bormida verso Monastero ed è una delle attestazioni più antiche del primo insediamento di Bistagno.  Il beneficio della chiesa di S. Donato è degli ufficiali del comune. La chiesa di S. Rocco è posta all’entrata del castello di Bistagno per chi proviene da Montabone. La chiesa di S. Paolo è sulla strada in direzione di Monastero in valle Abbate presso la località Gavazzolo. Sono presenti inoltre: la chiesa campestre di S. Sebastiano, demolita nel 1772 per ragioni militari, posta tra la pieve e il castello, la cappella di S. Carlo e la cappella di S. Francesco.
È inoltre presente un Monte di Pietà deliberato da un’ordinanza comunale del 29 giugno 1597. L’attività del Monte di Pietà è documentata sia nell’archivio comunale che nell’archivio storico vescovile a partire dagli anni trenta del Seicento. La normativa di gestione del Monte di Pietà prevedeva che fosse gestito da un “ufficiale regolatore” e un consigliere nominati ogni due anni.
Infine, il 10 settembre 1873, venne istituita la Società operaia di Mutuo Soccorso che svolse, tra le altre, il compito di fornire lo spazio politico, essendo il luogo deputato ai comizi elettorali.
Comunità, origine e funzionamento: Il primo documento noto in cui si faccia cenno all`esistenza di consoli e di un comune è del 1254: si tratta della rifondazione del borgo ad opera del vescovo di Acqui che, comunque, passa attraverso il consenso dei consoli e del consiglio (per un totale di 65 cittadini) convocato in seduta plenaria e pubblica.
L`autonomia comunale, seppure in qualche modo sottoposta all`autorità vescovile, pare avere una solidità che forse manca ad altri piccoli centri della regione, dal momento che ancora verso la fine del Trecento (1385) gli uomini di Bistagno, rappresentati dal sindaco Rolando Bozzella, sono in lite con il comune di Terzo circa i rispettivi confini in direzione del territorio di Cartosio.
Il 12 luglio 1580, Guglielmo marchese di Monferrato concedeva gli statuti alla comunità di Bistagno. La pubblicazione risale al 1620. I bandi campestri risalgono al 1649. Il comune era sottoposto fiscalmente alla Camera Ducale di Casale. Gli ordinati comunali cominciano a descrivere l’attività del comune a partire dal 1537. Il consiglio comunale, in carica annuale e composto da sedici consiglieri, prevedeva un rituale d’elezione in cui intervenivano i tre poteri istituzionali presenti in loco: feudale, comunale ed ecclesiastico. L’elezione del consiglio avveniva alla presenza del podestà che fungeva da fiduciari del feudatario (per il Cinquecento un Della Rovere). Il podestà interveniva pesantemente sulle delibere del consiglio facendosi promotore della politica marchionale dei Della Rovere. I quattro consiglieri, eletti dal consiglio in carica, dopo essersi portati in processione nella chiesa parrocchiale per invocare lo Spirito Santo, scelgono ognuno tre consiglieri. I quattro consiglieri eletti procedevano anche alla nomina di un estimatore, un curatore dei beni vaganti e due ufficiali della Chiesa.
Tra il 1733 e il 1750 viene riformata l’elezione del consiglio comunale e equiparata alla “forma stabilita per la Città di Acqui”. Il sistema immesso svincola il consiglio dal rituale che prevedeva la processione nella chiesa. I consiglieri vengono ridotti a dodici più due sindaci da essi eletti. Nel 1848, sotto il Regno di Vittorio Emanuele II°, la nomina per l’elezione del sindaco e dei consiglieri viene uniformata a quella che sarà del Regno d’Italia.
Dipendenza Medioevo: Nel 960 l’imperatore Ottone dona il luogo alla famiglia Colombi conti di Cuccaro, insieme ad altre corti e luoghi nel Monferrato. Nulla si sa fino alla metà del XI secolo, quando l’imperatore Enrico III concede alla chiesa d`Acqui la giurisdizione su diverse località, fra cui “Bistannum”, che viene confermata un secolo dopo dal papa Adriano IV.  
Già dalla metà del Duecento, e per circa un secolo e mezzo, molti documenti emanati dal vescovo di Acqui vengono redatti nel castello episcopale di Bistagno; questo elemento ci permette di identificare Bistagno quale sede vescovile preferenziale, dopo la città di Acqui, dove si svolgono anche importanti atti: un esempio si ha con la sottomissione di Matteo Scarampi al vescovo e conte di Acqui o con il trattato tra il vescovo e i marchesi del Carretto riguardo alcune località. D’altronde, sicuramente fino al 1347 vi risiede il vescovo Guido II, fuggito da Acqui durante le lotte tra guelfi e ghibellini (1343), nonostante l’anno successivo, proprio a Bistagno, sia alcuni acquesi sia l`abate di San Pietro, a nome di parte della città, prestino giuramento di fedeltà.
Il castello è oggetto di trattative nel 1340 tra il vescovo di Acqui Ottobono del Carretto e gli usurpatori Belengeri e altri fuoriusciti acquesi. In questo periodo si ha inoltre notizia di un castellano di Bistagno (Guglielmo di Oddino d’Incisa, 1346) e di un dominus, Corradino Bistagno di Bistagno, ministro della chiesa di S. Giovanni. Il primo, indicato come castellano vescovile, proprio nel 1346 condanna il comune a pagare una somma a una certa Domenica Arminia. Nel documento il vescovo d`Acqui Guidone si definisce “episcopus et comes”. Ancora nel 1361 egli risulta essere castellano episcopale. Nonostante dunque l’esistenza di un comune organizzato, il vescovo pare essere l’unico padrone del luogo di Bistagno. Lo stesso atto di rifondazione del borgo (1254) ne è un’esplicita attestazione, trattandosi di un accordo fra le parti che comprendeva, da parte degli abitanti, il riconoscimento della piena autorità episcopale (giustizia civile e penale) e dunque anche del pagamento del fodro al vescovo. In questo caso l’autorità del vescovo è sottolineata elencando una serie di obblighi da parte della popolazione. Ancora un secolo dopo (1352) il vescovo si preoccupa di esercitare il diritto di fodro sugli abitanti di Bistagno, i quali però risultano essere disubbidienti a riguardo.
Feudo: Nel 1264 il vescovo Guido infeuda il luogo alla famiglia Garelli; nel 1347 ne viene investito il marchese Teodoro di Monferrato in seguito alla difesa fattane durante le lotte fra guelfi e ghibellini. Un decennio dopo la località torna nelle mani del vescovo Tommaso de Regibus, che riacquista B. da Nicola Guasco di Genova, a cui era finito come pegno di crediti da parte del marchese Giangiacomo. La famiglia Garelli è nuovamente investita dal vescovo di alcuni beni in Bistagno nel 1360. Nel 1383 sempre il vescovo commenda il castello di Bistagno, con la giurisdizione annessa, a Teodoro, marchese del Monferrato, trattenendo per sé, tuttavia, il ricavato del fodro e dei mulini, dei forni, dei pedaggi e degli affitti provenienti dai beni della chiesa nel luogo suddetto.
Conquistata da Amedeo VIII, Bistagno è resa al marchese con la pace del 1435 e nel 1491 è infeudato al nobile Giovanni della Rovere di Savona, nipote di Sisto IV. A partire dall’infeudazione del 18 ottobre 1491 i Della Rovere mantengono stabilmente il feudo fino all’Ottocento.
Mutamenti di distrettuazione: Il locum Bistagni, composto anticamente da case sparse più o meno attorno al guado sul Bormida nei pressi della pieve, venne ricostituito e fondato nel 1253, sulla rocca del Palliolo, dal vescovo di Acqui Enrico. Il 12 novembre 1343 viene pattuito un compromesso con Guido d’Incisa, vescovo di Acqui, per i castelli e i luoghi di Bistagno, Terzo, Castelletto e Roncogennaro. Il 29 luglio 1383 il vescovo cede a Teodoro II, marchese del Monferrato, il castrum Bistagni insieme a Castelletto d’Erro e Roncogennaro. Il legame al Monferrato sarà stabile fino al 1703.
Nel 1703, Vittorio Amedeo II di Savoia ottiene Bistagno, con il trattato di Vienna, consolidandone il possesso nel 1706. La provincia di Acqui, istituita negli anni trenta del Settecento, comprende una zona che grosso modo corrisponde ad un quadrilatero che va da Mombaruzzo a Rocchetta di Cairo e da Ovada a Perletto. Il 30 aprile 1796 le truppe napoleoniche entrano a Bistagno. Tra il 1799 e il 1805 Bistagno rientra nel dipartimento del Tanaro e, in seguito al riordino dei dipartimenti del 1805, passa al dipartimento di Montenotte in cui rimarrà fino al 1814. Nei primi mesi del 1858 viene istituito il mandamento di Bistagno composto da Bistagno, Castelletto d’Erro, Montabone, Ponti, Rocchetta Palafea e Sessame. Tale istituzione prevedeva una Guardia Nazionale, le carceri mandamentali e la giudicatura (in seguito questa sarà l’area di pertinenza della Pretura).
Nel 1815 fu creata la provincia di Acqui, nel 1848 il Regno di Savoia ristrutturò nuovamente l’assetto amministrativo della zona e buona parte della provincia di Acqui venne fatta confluire in quella di Savona. A partire però dal 1860, la ristrutturazione amministrativa del Regno di Savoia smembra la provincia di Acqui: parte in quella di Savona e parte in quella di Alessandria. Bistagno però rimase stabilmente nella provincia di Alessandria.
Mutamenti territoriali: Nessuna notizia
Comunanze: Si può citare la sentenza del 1385 ad opera del vicario del marchese di Monferrato relativa ai confini con Terzo e al territorio di Cartosio che sembra essere sotto il controllo (o all’interno dei confini) di Bistagno.
Luoghi scomparsi: Nel secolo XIII l’area di Bistagno era formata da tre piccoli borghi di diverso nome che, nel 1253, sono ereditati da Enrico, vescovo di Acqui. Verso il 1256 si ha ancora menzione di una località chiamata “Colle de Bestagno”, appartenente alla curia vescovile di Acqui. Diroccati, da essi nacque un solo villaggio a forma di triangolo. Il riferimento  può essere ad un atto del novembre 1253 con cui il nuovo vescovo di Acqui autorizzava gli abitanti di Bistagno, attraverso i consoli del comune, allo spostamento del borgo sulla rocca sopra il fiume Bormida, più precisamente sul “vadum de Paliolis” posto sotto la sua giurisdizione, a causa della difficoltà di raggiungere il castello e dell’abitato troppo sparso.
Verso il 1256 si ha menzione di una località chiamata “Colle de Bestagno”, appartenente alla curia vescovile di Acqui.
Fonti: L’archivio comunale, riordinato nel 1964, contiene una serie cospicua e costante di ordinati comunali a partire dal 1537 fino al 1900. Nell’archivio comunale sono inoltre presenti i catasti compilati nel 1646, 1749, 1882 e un libro dei trasporti del 1830 con diversi aggiornamenti relativi, in particolare, agli ultimi anni del XIX secolo.
Gli statuti di Bistagno risalgono al 1580 e furono concessi il 12 luglio da Guglielmo marchese di Monferrato. La pubblicazione risale al 1620. I bandi campestri risalgono invece al 1649.
Il fondo Bistagno dell’archivio storico vescovile di Acqui è cospicuo e comprende due fondi: uno parrocchia e uno processi.

 

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