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Schedario piemontese
Carezzano

Schede storiche-territoriali dei comuni del Piemonte
Comune di Carezzano
Redazione a cura di Mirella Montanari - Roberto Leggero

Comune: Carezzano.
Provincia: Alessandria.
Area storica: Vescovato.
Abitanti: 494 (1991)
Estensione: 1031 (ISTAT); 1035 (SIT)
Confini: S. Agata Fossili, Gavazzano, Cassano, Villalvernia, Tortona, Paderna, Villaromagnano, Costa Vescovato, Castellania.
Frazioni: Carezzano Maggiore (già Inferiore); Carezzano Superiore; Cornigliasca; Perleto; Case sparse; Ripale. L’insediamento di Cornigliasca risulta già presente nella documentazione del XII secolo in quanto località soggetta alla città di Tortona. Alla fine del XVI secolo la Cronaca di Tortona del Berruti illumina già il tentativo episcopale di assoggettare anche la comunità di Cornigliasca – che «contermina cum Carezano» – al territorio del Vescovato. Tuttavia il problema si presentava di non facile soluzione per il presule perché Cornigliasca non faceva parte delle terre storiche del Vescovato mentre si trovava inserita nella fiscalità Tortonese.  
Nel 1689 Cornigliasca venne data in feudo alla famiglia Busseti. Diverso il problema per Perleto il quale, confinando anch’esso con Carezzano Maggiore, si trovava però storicamente inserito nel Vescovato. La sua esistenza nei documenti è testimoniata fin dal 1249, in quell’anno, infatti, il canonico di Carezzano era tale Falcone Mattachello da Perleto. La escussione di testi alla quale vengono sottoposte tutte le comunità dei possedimenti vescovili nel 1723 rivela che Perleto è formato da due “parti”, Perleto e Riparo (Ripale), «ma è un sol comune».
Toponimo storico: Careçanus (a. 1256), Carezzanus (a. 1261), Carenzanus (a. 1314) attestati nelle fonti; in dialetto locale Carsan.
Diocesi: Tortona. La diocesi di Tortona, nel corso del XIX secolo, fu soppressa per alcuni anni. Nel 1803 la diocesi veniva soppressa ed essa passava a quella di Alessandria (costituita ex novo nel XII secolo durante la lotta contro Federico I e a cui Tortona aveva dovuto cedere una parte dell’antico distretto ecclesiastico). Nel 1805, però, la diocesi di Alessandria (e dunque anche quella di Tortona) passava alla sede episcopale di Casale. Nel 1817, infine, «previo accordo» con Vittorio Emanuele III, papa Pio VII ricostituì la diocesi di Tortona, distaccandola dalla provincia ecclesiastica di Milano e inserendola in quella di Genova.
Pieve: S. Maria di Vezzano.
Altre presenze ecclesiastiche: Carezzano Maggiore (Inferiore): S. Maria Assunta e S. Eusebio parrocchiale; la doppia intitolazione della chiesa deriverebbe dalla decadenza dell’antica pieve di S. Maria di Vezzano, le cui funzioni vennero trasferite alla chiesa di S. Eusebio già esistente in Carezzano Superiore. Nel 1542, però, la chiesa di Carezzano Superiore si presentava in cattivo stato al vicario generale del vescovo di Tortona. Per questo motivo, nel 1576, il cappellano dell’oratorio di Santa Maria in Carezzano Maggiore – don Ludovico Mandelli, nominato parroco della chiesa di Carezzano Superiore nel 1564 – riuscì a spostare la sede parrocchiale presso l’oratorio unendo i due titoli e facendo perdere a Carezzano Superiore la propria circoscrizione ecclesiastica.
Nel 1788 erano presenti a Carezzano anche “tre canonicati, un beneficio di patronato dei Tomanghelli, [uno] (…) al titolo dei santi Vincenzo Ferreri e Giovanni Neponuceno, uno a cappellania intitolata alla Purificazione”. Nel 1630 fu eretto anche un oratorio intitolato a S. Rocco.
Carezzano Superiore: S. Eusebio, parrocchiale dal 1648. Cornigliasca: S. Carlo, parrocchiale. Perleto: Decollazione di S. Giovanni Battista, parrocchiale. Essa compare nelle visite pastorali solo nel 1596.
Assetto insediativo: posto a 13 Km. da Tortona, Carezzano Maggiore si trova “addossato sul fianco di una collina in ripida pendenza” mentre Carezzano Superiore, situato a 1,2 km rispetto a Carezzano Maggiore, “si allunga in posizione panoramica su una dorsale collinare”. Stante la particolare situazione dell’insediamento l’altitudine varia tra 180 e 403 m. sul livello del mare.
Comunità, origine e funzionamento: le prime attestazioni risalgono al XIII secolo, quando cioè si è già stabilita la signoria del vescovo di Tortona sul Vescovato, territorio al quale appartenne Carezzano. La comunità di Carezzano era sottoposta agli Statuti che regolavano l’intera enclave vescovile ma si utilizzavano anche quelli di Tortona per certe particolari procedure. Almeno dal XV secolo Carezzano Maggiore divenne la sede del vicario episcopale, cioè del funzionario che il vescovo teneva sul territorio; a Carezzano esisteva un palazzo a disposizione del vicario dove “avevano sede gli uffici vescovili, la cancelleria del tribunale e la sala delle udienze”.
Dipendenza medioevo: Carezzano Maggiore (Inferiore) era il luogo di residenza del vicario vescovile il quale amministrava da quella sede, per conto del presule tortonese, il distretto territoriale detto Vescovato, sottoposto, fin dal XII secolo, al vescovo di Tortona. All’interno di tale territorio e soggette alla medesima dipendenza erano anche le comunità di Carezzano Superiore e di Perleto.
Feudo: Anticamente Carezzano spettava alla famiglia dei da Carezzano, un ramo del consortile dei signori de Villa, e sarebbe passata al vescovo di Tortona solo in un secondo tempo.
Nel 1408 Carezzano venne certamente concesso, a titolo feudale in senso proprio (cioè come decisione di un’autorità superiore che affida temporaneamente il possesso di una signoria territoriale ad un fedele), dal vescovo di Tortona Enrico Rampini (1413-1450) al fratello Urbano. Nel 1597 Carezzano venne dato in “deposito”, insieme ad “altre terre”, al vescovo di Lodi dalle Regie Camere dello Stato di Milano. Il “deposito” della località era la conseguenza della contesa sorta tra la sede episcopale tortonese e i funzionari e gli ufficiali spagnoli, i quali – per ordine di Juan Fernandez de Velasco, conestabile di Castiglia e governatore dello Stato di Milano – volevano imporre al vescovo il riconoscimento del “supremo dominio” del re di Spagna sull’intero territorio del Vescovato. Solo nel 1613 il vescovo di Tortona rientrerà in pieno possesso della signoria territoriale di Carezzano “uti vassallo et feudatario sua Regia Maiestatis”.
Mutamenti di distrettuazione: Carezzano apparteneva al distretto territoriale del Vescovato (l’antica enclave, ricavata all’interno del contado urbano), sul quale il vescovo di Tortona esercitava l’alta signoria. Tale appartenenza rimase pressoché immutata nel corso del tempo tranne quando, tra il 1597 ed il 1613, Carezzano ed altre località del Vescovato vennero temporaneamente affidate al vescovo di Lodi, ritornando infine nella disponibilità dell’ordinario diocesano di Tortona. Soltanto nel XVIII secolo (9 gennaio 1784) il Vescovato, e Carezzano con esso, passerà al Regio Patrimonio di casa Savoia, essendo stato ceduto dal vescovo di Tortona, Carlo Maurizio Peiretti, contro il titolo di principe di Cambiò. Durante l’occupazione francese il comune si trovava inserito nel dipartimento di Genova.
Mutamenti territoriali: Il 12 ottobre 1531, gli uomini di Carezzano Maggiore si trovarono coinvolti nelle misurazioni del territorio di Vezzano, conteso tra la città di Tortona ed il suo vescovo (un da Gambara), il quale pretendeva che esso fosse incluso nel distretto del Vescovato attraverso l’aggregazione a Carezzano. Tale pretesa non ebbe seguito forse anche a causa della netta opposizione degli homines di Carezzano restii, per ragioni fiscali, a vedersi attribuire quel territorio.
Dalla documentazione prodotta dall’amministrazione francese nei primi anni del XIX secolo, è possibile osservare l’accorpamento di Perleto a Carezzano Maggiore e di Cornigliasca a Carezzano Superiore (provvedimenti decisi nel 1811 ma “attivi” a partire dal gennaio 1812), nell’ottica di complessivo riordino amministrativo dei territori soggetti all’impero. Mentre gli abitanti di Cornigliasca avevano tentato di resistere all’unificazione con Carezzano Superiore senza poter conseguire il loro obiettivo a causa del loro scarso numero (77), quelli di Perleto avevano preferito essere aggregati a Carezzano Maggiore (dove già essi abitualmente si recavano) piuttosto che al comune di Castellania. Nella medesima documentazione è presente anche il progetto di accorpamento del comune di Roccagrue a Carezzano Superiore. La resistenza opposta da Roccagrue, forse in virtù della sua maggiore consistenza demografica, riuscirà ad impedire la riunificazione.
Nel 1928 Carezzano Superiore (che nel 1921 aveva 458 abitanti: 130 in più rispetto al 1861) venne aggregato a Carezzano Maggiore che diventerà semplicemente Carezzano. Sempre in epoca fascista, tra il 1928 ed il 1929 anche il comune di Castellania venne aggregato a quello di Carezzano salvo essere disaggregato e ricostituito nel 1947.
Comunanze: Il sindaco di Carezzano Maggiore dichiara, nel 1723, come spettanti alla comunità una cascina ed un mulino ormai diruti, il possesso di un bosco da taglio che consente di far legna (da fascine) ogni tre anni e un prato di otto pertiche che viene affittato. Un altro teste della comunità ricorda la «raccolta comune di castagne secche” e l’affitto di un forno. Inoltre a Carezzano Maggiore spettano diversi affitti (non precisati) e l’affitto di due fossi, mentre Carezzano Superiore possiede l’affitto di un prato, di un bosco, di un forno e della “giurisdizione d’esercizio” della macelleria.
Luoghi scomparsi: nessuno rilevabile dalla documentazione esaminata.
Statuti: Sono perduti gli statuti del Vescovato, dove peraltro si ricorreva non solo agli Statuti che regolavano l’intera enclave vescovile ma si utilizzavano anche quelli di Tortona per certe particolari procedure..
Liti territoriali: la documentazione settecentesca rivela l’esistenza di una lite in corso con la comunità di Villalvernia per una “differenza” nei confini nota anche alle autorità imperiali. È possibile precisare i contorni della lite grazie al voluminoso dossier che la vicenda produce. Da esso sappiamo che Villalvernia aveva prodotto, nella lite, il documento più antico (1531), che le dimensioni della zona contesa erano di 325 pertiche di boschi, e che Carezzano pretendeva di far giungere i confini del proprio territorio sino a quello del comune di Cassano Spinola.

 

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