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Schedario piemontese
Castellania

Schede storiche-territoriali dei comuni del Piemonte
Comune di Castellania
Redazione a cura di Mirella Montanari – Roberto Leggero

Comune: Castellania
Provincia: Alessandria
Area storica: Vescovato
Abitanti: 105 (1991)
Estensione: 796 (ISTAT); 740 (SIT)
Confini: Garbagna, Sardigliano, S. Agata Fossili, Carezzano, Costa Vescovato, Avolasca.
Frazioni: Mossabella, Sant’Alosio, Sant’Andrea. Accanto alle frazioni compaiono, nella documentazione storica, i luoghi di Baselica, Valsorda e Lugagnano. Baselica è presente nei documenti fin dal 1184, allorché un uomo di Mondovico rubò una vacca a tale Pingotto residente appunto a Baselica. Nel 1250 Baselica viene nominata tra le terre appartenenti al contado di Pavia. Nel 1311 tale Baserica de Baserica diventa sindaco del comune di S. Alosio.
Le altre località sopra ricordate compaiono nella documentazione della fine del XVI secolo come dipendenti da Castellania.
Toponimo storico: Castellania, Caste(l)lania, attestato a partire dal 1180.
Diocesi: Tortona. La diocesi di Tortona, nel corso del XIX secolo, fu soppressa per alcuni anni. Nel 1803 la diocesi veniva soppressa ed essa passava a quella di Alessandria (costituita ex novo nel XII secolo durante la lotta contro Federico I e a cui Tortona aveva dovuto cedere una parte dell’antico distretto ecclesiastico). Nel 1805, però, la diocesi di Alessandria (e dunque anche quella di Tortona) passava alla sede episcopale di Casale. Nel 1817, infine, «previo accordo» con Vittorio Emanuele III, papa Pio VII ricostituì la diocesi di Tortona, distaccandola dalla provincia ecclesiastica di Milano e inserendola in quella di Genova.
Pieve: Baselica.
Altre presenze ecclesiastiche: S. Biagio (parrocchiale) citata nelle fonti a partire dal 1500. Nell’area della chiesa di S. Biagio esisteva una chiesa, oggi scomparsa, dedicata a S. Marziano e dipendente dalla chiesa di Carezzano. All’interno del castello di S. Alosio esisteva poi un oratorio dedicato a S. Bernardo mentre un altro oratorio, intitolato a S. Giuseppe, sorgeva in località S. Andrea.
Assetto insediativo: Situata nel cuore del Vescovato (l’antica enclave nel contado di Tortona di proprietà della Chiesa tortonese), Castellania è ubicata a 15 Km dalla città, in zona collinare. Il suo territorio è compreso tra il rio Castellania e l’Ossona e ha un’altezza media di 400 m (essendo il Monte S. Vito, di 624 m., il punto più alto del comprensorio comunale).
Comunità, origine e funzionamento: La comunità, la cui esistenza è già attestata nel 1180, deriva dall’unione di luoghi, Baselica e Lugagnano. Secondo il Merloni, il comune deriverebbe dall’unione delle due località citate e di Castello, «che faceva parte invece, del distretto della città» mentre Baselica e Lugagnano erano inserite nel Vescovato. In effetti, la documentazione distingue tra castel S. Alosio e alterius loci de Sancti Alosio qui non est Castellania eiusdem tamen iurisdictionis et districtus seu episcopatus. Ciò dipende dal fatto che, nella seconda metà del XIII secolo, S. Alosio fu affidata dal vescovo alla famiglia de S. Alosio (poi Rampini) i quali procedettero ad incastellare la località. Probabilmente la concessione episcopale faceva parte di una strategia di contrapposizione tra castra volta a riaffermare la presenza dell’ordinario diocesano nei confronti della città di Tortona (un caso analogo si determinò a Galliate, nel Novarese, dove si contrapposero le fortificazioni del vescovo e del comune).
Nel 1391 si ebbe una disputa tra i Rampini e gli homines della comunità di S. Alosio poiché questi ultimi ritenevano di essere subordinati esclusivamente al vescovo di Tortona e di non dover «facere baltriscam fossatu dicti castri». Dal documento che viene prodotto e nel quale si ribadiscono i diritti dei Rampini, apprendiamo, inoltre, che da più di un secolo gli abitanti di S. Alosio «erano tenuti a far la guardia giorno e notte al castello, suddivisi per squadre, così come a tener puliti i fossati (…) e a prestare la loro opera nelle necessarie incombenze di manutenzione».
Dipendenza medioevo: Castellania era inserita nel territorio del Vescovato e dipendeva, attraverso i Rampini, dal vescovo di Tortona fin dal XII secolo, ad eccezione della località Castello che dipendeva invece dalla città di Tortona. Secondo quanto afferma Merloni, «per le questioni di interesse generale, riguardanti tutto il territorio dell’Episcopato o quando si trattava di difendere i diritti comuni minacciati, si riuniva in Carezzano o in altra località di quel dominio, un’assemblea generale dei credenziari. In quella sede, talvolta, veniva eletto un procuratore speciale nella persona di un uomo di legge, al quale veniva affidato l’incarico di trattare con la controparte nell’interesse del Vescovato».
Feudo: Castellania era inserita nel territorio del Vescovato, dipendente direttamente dal vescovo di Tortona fin dal XII secolo. Nel 1222 le terre di S. Alosii et Castellaniae vengono concesse dal vescovo di Tortona, Pietro, a Enrico de Cruce e Robaldo Valani e «riconfermate nel 1224 per gli anni successivi».
Successivamente, nella seconda metà del XIII secolo secondo il Merloni la località di S. Alosio «fu infeudata dai vescovi ad un ramo della nobile stirpe manfredinga, che dal possesso si disse de S. Alosio e più tardi Rampini». Il Bergaglio, nella Guida di Tortona e del Tortonese afferma invece che la concessione feudale ai Rampini avvenne solo nel XV secolo. Tuttavia la posizione di Merloni appare convincente in quanto egli cita due documenti, il primo del 10 ottobre 1380 in cui i Visconti concedono un privilegio di immunità ed esenzione per il ruolo svolto dai Rampini (grazie alla fortezza di S. Alosio) nelle lotte politiche dell’epoca a fianco della potente famiglia milanese; il secondo documento è del 27 aprile del 1391 e da esso «apprendiamo che gli abitanti del luogo, da più di cento anni erano tenuti a fare la guardia giorno e notte al castello, suddivisi per squadre, così come a tenere puliti i fossati del maniero ed a prestare opera nelle necessarie incombenze di manutenzione».
Mutamenti di distrettuazione: Castellania apparteneva al distretto territoriale del Vescovato (l’antica enclave, ricavata all’interno del contado urbano), sul quale il vescovo di Tortona esercitava l’alta signoria. Tale appartenenza rimase pressoché immutata nel corso del tempo tranne quando, tra il 1597 ed il 1613, Castellania ed altre località del Vescovato vennero temporaneamente affidate al vescovo di Lodi, ritornando infine nella disponibilità dell’ordinario diocesano di Tortona. Soltanto nel XVIII secolo (9 gennaio 1784) il Vescovato, e Castellania con esso, passerà al Regio Patrimonio di casa Savoia, essendo stato ceduto dal vescovo di Tortona, Carlo Maurizio Peiretti, contro il titolo di principe di Cambiò.
Durante l’occupazione francese il comune si trovava inserito nel dipartimento di Genova.
Mutamenti territoriali: Il comune di Castellania venne generato dall’unione di Baselica e Lugagnano, e si presenta come già esistente nel XII secolo, anche se i diversi loci componenti il comune risultano ancora individuabili per lungo tempo nelle loro caratteristiche specifiche. La comunità di Castellania mostra poi una caratteristica interessante per il fatto che, nella località di S. Alosio (che sarà accorpata al comune soltanto nel XIX secolo), si confrontarono la presenza della città di Tortona e del potere episcopale attraverso il possesso e l’erezione di strutture fortificate. La prima deteneva il castello di S. Alosio mentre il secondo affiderà ad un proprio uomo la realizzazione di una nuova fortificazione.
Nel 1596, in occasione del giuramento imposto ai capifamiglia di Castellania dagli ufficiali spagnoli incaricati di fare “l’apprensione” delle terre episcopali, emerge una situazione particolarmente complessa per quanto riguarda la situazione del comune: Basilica compare ancora come luogo individuabile e a sé stante ma citato come dipendente da Castellania (sub Castellania); la stessa espressione accompagna il nome di altre località e cioè quelle di Mossabella, Montis, Valsorda, S. Alosio, Lovagnani (Lugagnano), Pontiselli, S. Andrea. Il documento poi individua un alterius loci de Sti. Alosio qui non est [de] Castellania, di cui viene specificata la indipendenza rispetto al comune, perché poteva esserci pericolo di confusione con il S. Alosio dipendente invece da Castellania (Sti. Alosii sub Castellania) verosimilmente il villaggio incastellato nel XIII secolo dai de S. Alosii (poi Rampini), homines dell’ordinario diocesano. Peraltro, nel 1723, quando il «delegato cesareo Battista Pozzi» interrogò i consoli delle comunità del Vescovato, Siccus de Otonis, rappresentante di Castellania, rispondendo alle domande del delegato affermava «il nostro comune viene formato da quattro ville, cioè dalla villa chiamata Basilica, la villa chiamata Sant’Andrea altra chiamata Valsorda e l’altra Castellania» In tutto, però, erano quarantadue i “luoghi” che formavano il comune – affermarono i testimoni – anche se ne non ne fornirono un elenco preciso. Sempre secondo le testimonianze rese nel 1723, i confini del comune cono i seguenti: «[la comunità di Castellania] è confinante a mattina con quella di Garbagna feudo vescovile ora posseduto dal sig. Principe Doria mediante termini posti di nuovo a mezzogiorno con S. Agata e Bavantore come sopra a sera con Perleto et a null’ora con quello di Costa mediante sempre termini e segni dividenti».  
Nel 1723 la consistenza numerica degli abitanti di Castellania viene stimata in 221 unità. Nel 1806, sotto l’amministrazione napoleonica, i comuni di Castellania e S. Alosio si presentavano ancora come separati, tant’è vero che S. Alosio ricevette un contributo per i comuni più poveri (corrispondente a 14,94 franchi) mentre Castellania non riceve niente.
Nel 1810 si progettava di riunire Perleto a Castellania ma gli abitanti di Perleto proposero invece la riunione del loro comune a Carezzano – da loro più frequentato – come effettivamente poi avverrà. Nel 1811, essendo abortito il primitivo progetto coinvolgente Perleto, viene aggregato al comune la località di S. Alosio; entrambe le località erano in quel momento dipendenti dal cantone di Villalvernia.
Comunanze: Secondo quanto affermato da Simon de Otoni nel 1723 la comunità non dispone di beni comuni né propri né in associazione con altri: «la comunità nostra non ha entrata di alcuna sorta né in particulare né in persona (…) se non che si paga qualche livello e qualche censo».
Luoghi scomparsi: Castello, Valsorda.
Catasti:   Dalla documentazione risulta che i comuni del Vescovato e segnatamente Castellania non disponeva, all’inizio del XVIII secolo, di catasto: «Il perticato del territorio tutto non si può accertare per non esservi in comune catastro ma solo il libro vecchio del registro imperfetto della somma totale».  
Statuti: Sono perduti gli statuti del Vescovato, dove peraltro si ricorreva non solo agli Statuti che regolavano l’intera enclave vescovile ma si utilizzavano anche quelli di Tortona per certe particolari procedure.
Liti territoriali: dalla documentazione settecentesca sembra trasparire una contestazione dei confini con Garbagna, località già feudo vescovile ed in seguito possesso dei Doria, che risulta però già risolta nel 1723. A questa data i testimoni affermano esplicitamente, dietro richiesta del «delegato cesareo» che li sta interrogando, che Castellania non ha alcuna controversia per questione di confine. Il sospetto dell’esistenza di una lite risolta viene dall’espressione che i testi utilizzano ricordando i confini del territorio comunale: «è confinante a matina con (…) [la comunità] di Garbagna (…) mediante termini posti di nuovo».  

 

18/01/2008 12:00:00
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