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Schedario piemontese
Cella Monte

Schede storiche-territoriali dei comuni del Piemonte
Comune di Cella Monte
Redazione a cura di Marco Battistoni – Sandro Lombardini

Comune: Cella Monte
Provincia: Alessandria
Area storica: Basso Monferrato
Abitanti: 504 (censimento 1991).
Estensione: ha 581 (dati ISTAT) / 563 (dati SITA)
Confini: Frassinello Monferrato; Ottiglio; Ozzano Monferrato; Rosignano Monferrato; Sala Monferrato.
Frazioni: Bossola, Coppi, Monti. L’ISTAT riconosce un “centro”, nel quale risiede circa il 70 per cento della popolazione, e quattro “nuclei”. La richiesta di aggregazione della frazione Moleto di Ottiglio nel 1872 sembra non avere avuto seguito.
Toponimo storico: Le più antiche attestazioni del nome risalgono al XII secolo, tanto nella forma plurale “Cellae” (1116) che in quella singolare, “Cella” (1143), poi prevalsa. “Cella Casalensium”; Cellamonte dal 1863; nel 1864 richiesta, senza seguito, da parte del comune di mutare il nome in Cella Monferrato.
Diocesi: Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474, quando viene inclusa nella giurisdizione del nuovo ordinario.
Pieve: San Vittore di Rosignano.
Altre presenze ecclesiastiche: L’estimo redatto nel 1299 per la riscossione di decime papali registra una “ecclesia de cella”, valutata per una lieve quota d’estimo (8 lire astensi). Assente dalle “rationes decimarum” trecentesche, ricompare come tale nell’elenco dei benefici del 1440.
Nell’età moderna, Cella è sede di chiesa parrocchiale sotto il titolo dei Santi Quirico e Giulitta, in un edificio costruito entro il primo decennio del Seicento e consacrato nel 1633, che utilizza parte del materiale della demolita chiesa di San Pietro. Nel secolo XVIII, la parrocchia dispone di un patrimonio fondiario di 66 moggia di Monferrato, costituitosi prima del 1617, e di un reddito annuo approssimativo di 400 lire di Piemonte. A quest’epoca, sono presenti la Compagnia del Santissimo Sacramento e la Compagnia o Altare di San Francesco, entrambe almeno dal 1657. La chiesa di Loreto è probabilmente patrocinata dalla comunità fino alla prima metà del secolo XVIII, quindi dai Radicati di Cocconato; è ricostruita tra la fine del secolo XIX e l’inizio del XX. Nel primo è rivendicata dalla comunità contro i conti Radicati che intendono demolirla. La Confraternita dei Disciplinati, fulcro della vita cerimoniale comunitaria, è nella chiesa di Sant`Antonio Abate.  
Non sono più attestate, dopo la fine del secolo XVI, la cappella di San Giovanni Battista della famiglia Nicolenghi, l’oratorio di San Giuseppe della famiglia Tibaldeschi e il beneficio di Santa Maria “de Martio”. La compagnia delle Vergini è presente a fine secolo XVI in una chiesa ai margini del concentrico, dedicata a San Rocco a partire dal secolo XVII. La famiglia Radicati possiede una cappella sotto il titolo di Sant’Ignazio a metà del secolo XVIII.
Nella contrada Belvedere la chiesa di Sant’Anna è patrocinata da famiglie locali (Seneca e Pagliano) a partire dalla metà del secolo XVIII. Nella regione Perrona la chiesa della Madonna della Pace è costruita e patrocinata a partire dall’inizio del Settecento dalla famiglia Perrone. A Monti è attestata la presenza della chiesa di San Bernardino dal secolo XVI; la famiglia Ceresa costruisce un oratorio nella prima metà del secolo XIX. A Coppi esiste una chiesa di San Pietro in Vincoli patrocinata dalla famiglia Coppo tra lo scorcio del secolo XVII e la fine del successivo; la ricostruzione nella prima metà del secolo XX porta la dedicazione a San Giuseppe.
Tra Sala e Cella Monte, in corrispondenza dell`odierna cascina Narzo, sorgeva il priorato di Santa Maria e San Paolo di Narzo. Un preludio alla sua fondazione è costituito dalla donazione effettuata nel 1127 dal marchese Oberto e dalla moglie Berta, tramite Stefano, priore del monastero cluniacense di San Pietro di Castelletto (eretto nel 1083), a favore dell`abbazia madre di San Pietro di Cluny, di beni posti in Occimiano, Pomaro, San Salvatore, Lu e Conzano. Il priorato di Santa Maria e San Paolo di Narzo è in effetti recensito da una bolla di Lucio III del 1184 tra le dipendenze del monastero del Castelletto e probabilmente anche dei priorati di San Vitale di Occimiano e di San Benedetto di Conzano, entrambi cluniacensi.
Assetto insediativo: Il territorio di Cella Monte è fortemente nucleato entro un concentrico, una impronta insediativa risalente alla iniziativa del consortile medievale dei signori di Celle. Tuttavia, in epoche successive, furono presenti sul territorio dell’attuale comune di Cella Monte processi che potremmo definire “centrifughi”, in controtendenza rispetto a quella concentrazione insediativa entro un unico nucleo. In parte, questi processi trovarono i loro fondamenti in un nucleo minore quale Coppi, defilato rispetto al potere signorile e nel quale proprio il tramonto della feudalità nell’età contemporanea fece affiorare le ambizioni latenti di famiglie locali escluse dal novero dei precedenti signori.
Comunità, origine e funzionamento: Diversi indizi suggeriscono che le istituzioni comunitarie costruite intorno alla certezza dei possessi fondiari, alle scarse risorse collettive e alla ripartizione delle imposizioni fiscali, abbiano avuto un forte sviluppo entro il tardo medioevo. Il loro funzionamento dev’essere valutato entro un quadro di collaborazione conflittuale con i signori locali, sempre presenti tra il medioevo e l’età moderna sotto forma di consortile, le cui tensioni interne incoraggiarono un’attiva e ricorrente mediazione da parte delle magistrature del Monferrato.
Dipendenza medioevo: E’ possibile che, nel quadro della distrettuazione carolingia, Cella e buona parte delle località comprese nell’odierno Basso Monferrato facessero parte della “iudiciaria torrensis”, un distretto minore di cui si hanno indizi in carte risalenti alla seconda metà del secolo IX e ai primi anni del secolo successivo e che avrebbe potuto estendersi, a nord del comitato di Asti, tra le propaggini orientali della collina torinese e la confluenza del Po e del Tanaro. Quest’area risulta comunque avere perso un’autonoma caratterizzazione pubblicistica già intorno alla metà del secolo X, quando fu probabilmente smembrata a favore dei comitati cittadini limitrofi di Torino, Asti e Vercelli, per divenire infine, nel secolo successivo, oggetto delle contrastanti ambizioni territoriali degli Aleramici e dei vescovi di Asti e di Vercelli.
Feudo: Signori di Celle dal secolo XII (Cane, Marescalco, Pocaparte, de Monteoriolo, Manasco, Scuca, Clerico, Guglielmengi, Guardengi, Rossi), Ardizzone, Picco, Perrone, Radicati, Francia, Turco, Cernola, Avellano, Millo, Morra, Bocca, Carisio.
Mutamenti di distrettuazione: Appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, sebbene con nozione priva di un preciso contenuto amministrativo era classificata fra le terre dello stato “al di qua del Tanaro” o “Monferrato fra Po e Tanaro” e direttamente ricadenti nell’area di gravitazione della città di Casale. Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708 entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798).
Entro la maglia amministrativa francese, Cella seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (“arrondissement”) di Casale. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e quindi di Cella non mutò fino alla Restaurazione.
Dopo la parentesi napoleonica, Cella rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859.
Mutamenti territoriali: Una “regolarizzazione” dei confini, con minimi aggiustamenti territoriali, viene condotta con Rosignano, Ottiglio, Frassinello, Sala e Ozzano negli anni 1889-1916.  Pratica di separazione della frazione Moleto dal comune di Ottiglio e sua aggregazione al comune di Cella Monte nel 1872, senza esito.
Comunanze: Non ebbero probabilmente mai un peso significativo nell’economia locale. Alla fine dell’antico regime consistevano in poche staia (misura di Monferrato) di terra “zerbida”, ossia incolta, non immune e di nessun reddito, che risultano dati in affitto fino al 1941.
Luoghi scomparsi: Sito insediativo precedente al secolo XIV presso la cappella di San Quirico.
Catasti: Presso l’archivio storico comunale sono conservati i seguenti registri: Libro dei consegnamenti, 1494-1495; Registri di consegnamenti e trasporti 1511-1547, 1547-1710, 1608-1733; Catasto 1730; “Vacchetta” o Libro dei trasporti 1777.
Nello stesso archivio si segnala una ricca documentazione risalente all’età della Restaurazione: Mappa e Catasto 1817-1818, Libro figurato 1825, “Sommarione” (elenco dei proprietari con annotazione dei numeri di mappa degli appezzamenti posseduti) 1818. E’ inoltre presente un Registro dei consegnamenti delle primogeniture e dei fedecommessi 1778, con allegata documentazione notarile del 1739.
Ordinati: Il primo convocato conservato risale al 1494; continuativi dal 1509 per tutta l’età moderna, con lacune (parziali) fra la seconda metà del secolo XVI e il 1616, negli anni Cinquanta del XVII secolo e fra il 1674 e il 1701.
Statuti: Assenti, nonostante l’ipotesi verosimile di influenze degli statuti del vicinissimo comune di Rosignano. Cella disponeva di propri statuti, che appaiono confermati dai marchesi di Monferrato nel 1532 e nuovamente dal duca Guglielmo Gonzaga nel 1567, contestualmente all’atto di sottomissione e al giuramento di fedeltà loro prestato dalla comunità. La comunità non aveva tuttavia la facoltà di emettere bandi campestri, prerogativa che spettava al consortile dei signori, come risulta da quelli promulgati nel 1570.
Liti territoriali: Non si segnalano contenziosi territoriali di rilievo con le località limitrofe per gran parte dell’età moderna. Due liti con Rosignano nel secolo XVIII riguardano l’iscrizione a catasto nell’una o nell’altra comunità di altrettante pezze di terra (rispettivamente “coltiva” e “prativa”, di 23 e 32 staia di superficie) appartenenti ai nobili (Morra e Francia). Nel XVIII secolo, una vertenza concernente l’accatastamento di alcuni appezzamenti di proprietari del luogo, tra i quali uno dei consignori del luogo, oppose per un certo tempo la comunità di Cella a quella di Rosignano.

 

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