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Schedario piemontese
Castelletto Merli

Schede storiche-territoriali dei comuni del Piemonte
Comune di Castelletto Merli
Redazione a cura di Monica Parola

Comune: Castelletto Merli.
Provincia: Alessandria.
Area storica: Monferrato.
Abitanti: 469 (ISTAT; 2001).
Estensione: 11,76 Kmq (ISTAT; 1991); 11,71 Kmq (ISTAT; 2000).
Confini: il Comune di Castelletto Merli confina a sud-ovest con Alfiano Natta e a sud-est con Moncalvo, a nord con Cerrina e Mombello, a nord-ovest con Odalengo Piccolo e a nord-est con Ponzano Monferrato.
Frazioni: Guazzolo, Perno Inferiore, Stazione. Nuclei: Cascine Bertana, Cosso, Godio, San Giuseppe, Sogliano, Terfangato.
Toponimo storico: Castelletum Merularum. La documentazione medievale oscilla tra Castelletus con scempiamento settentrionale di una delle geminate e Castellettus. La voce è ulteriore diminutivo di castellum. La seconda parte della denominazione moderna risale al nome dei signori che ebbero in feudo il paese, ricordati come Merularum (gen. plur.) “dei merli”. E’ difficile che nelle fonti medievali la forma sia così completa; questo comporta una difficoltà d’identificazione precisa e una confusione, talvolta, con altre località che hanno di base la forma “Castelletto”.
Diocesi: fino al 1474 apparteneva alla diocesi d’Asti, in seguito a quella di Casale.
Pieve: diviso in tre ville, Perno, Guazzolo e Casalino ciascuna con la sua parrocchia. All’inizio del Trecento si fa riferimento ad una chiesa di S. Siro.
Altre presenze ecclesiastiche: la chiesa parrocchiale è sotto il titolo di Sant’Eusebio. Gli altri oratori che sono documentati dalle visite pastorali del Settecento e dell’Ottocento sono: Sant’Antonio Abbate, nel cantone Godio, distante dalla parrocchia circa due chilometri e separato da una valle; San Rocco, nel cantone Perno Superiore, distante dalla parrocchia circa 800 metri; Santa Maria della Purificazione, nel cantone di Cosso, distante dalla parrocchia circa quattro chilometri e separato da una valle; San Sebastiano, nel cantone di Sogliano, distante dalla parrocchia circa quattro chilometri e separato da una collina e due valli; San Defendente, nel cantone di Terfangato, distante dalla parrocchia circa quattro chilometri e separato da una valle; S. Grato, nel cantone di Costamezzana, distante dalla parrocchia circa cinque chilometri e separato da una valle; S. Nicolao che si trova nei boschi di questo territorio e spetta ai particolari di Terfangato, distante dalla parrocchia circa otto chilometri ed è separato da una valle e una collina, Santa Maria dei Campi, nel cantone con lo stesso nome e in seguito denominato cascine Bertana, distante dalla parrocchia circa sei chilometri e separato da due colline e due valli, S. Vincenzo, nel cantone di Guazzolo, la cappella di S. Michele distante dalla parrocchia 150 metri e infine l’oratorio privato del castello dei Merli di proprietà, nell’Ottocento, dell’avvocato Bertarelli.
In questa parrocchia non vi sono confraternite, vi sono tuttavia due compagnie quella del SS. Sacramento, i cui confratelli vestono nelle processioni una cappa di tela comune e di percalle, e quella del Rosario le cui consorelle non hanno alcuna divisa.
Assetto insediativo: ai confini della provincia di Alessandria con l’Astigiano, sulle alture del Monferrato casalese, il Comune di Castelletto Merli si estende in gran parte sul versante sinistro della valle del torrente Menga, affluente di destra della Stura, è composto da diversi cantoni sparsi sui pendii che digradano verso il corso d’acqua. Il borgo più popolato è quello di Guazzolo, che sorge sul crinale delle colline che segnano lo spartiacque fra i bacini della Stura e del Tanaro.
Comunità, origine e funzionamento: nel 1320, rappresentanti della comunità sono al parlamento tenuto a Chivasso dal marchese di Monferrato. Nel 1480 il marchese Guglielmo VIII sancisce le norme statutarie, riservando però per la sua famiglia e i suoi successori ogni autorità e diritto di cancellazione o mutamento per governare il comune e gli uomini del luogo.
Secondo gli statuti chi era eletto a “podestas vel Iusdicens” doveva giurare - toccando il Vangelo nelle mani del suo predecessore, e in assenza di questo, nelle mani di un nobile - che a chiunque lo richiedesse avrebbe reso bene e rapidamente giustizia secondo la forma dei capitoli, in mancanza di questi secondo i decreti marchionali e infine secondo formam iuris communis. Il “podestas” quindici giorni prima della scadenza dall’ufficio subiva il controllo o “sindacato” di due nobili e due non nobili compaesani: costoro nel paese facevan “gridare” che entro otto giorni chiunque avesse a lagnarsi di violazioni da parte del podestà o del “iusdecens” dovesse presentare loro denunzia, per lo svolgimento del processo in merito, e questo senza possibilità di appello da nessuna delle due parti (art.2).
Il podestà aveva facoltà amministrative e giudiziarie (art. 5 e art. 60).L’amministrazione era condotta insieme ad un “conscilium”, i cui “consciliarii” si rinnovavano per due terzi ogni anno a Natale; al “conscilium” partecipavano pure due “consules” rinnovati ogni anno (art. 6). Dovere dei “consciliarii” era intervenire a tutte le adunanze, salvo legittimo motivo riconosciuto dal “podestas” o “iusdicens”, pena ammenda di venti soldi astesi (art. 7). Al “conscilium” erano pure iscritti “ unus sindicus, due extimatores, duo discernitores et atterminatores” per le decisioni in merito alle liti tra vicini, ed anche un “clavarius comunis” per esigere le entrate del Comune, “taleas et praestitia”. Questi funzionari restavano in carica un anno, ed in caso di malattia erano sostituibili, le loro votazioni si effettuavano “ ad fabas albas “ (art. 8.) ).
Il “clavarius” o cassiere era soggetto a un controllo sulla sua gestione delle entrate e delle spese, e ne rendeva conto al podestà e ai consoli otto giorni prima della decadenza delle sue funzioni, era retribuito con “salario” che fissava il “conscilium” (art.9). Altro funzionario della comunità era il “Notarius” o segretario (art. 16).
L’amministrazione della comunità, condotta dal “notarius” o segretario, dicevasi “curia” (art. 122); essa aveva un preciso regolamento per la tenuta dei registri (art. 123 sgg.). Col segretario vi erano anche i “credendarii” (art. 123 e art. 130), il nuntius (art. 125) o messo comunale. Speciali misure si prendevano a garanzia che i forestieri, i quali possedevano immobili nel territorio del comune, pagassero le tasse (art. 1).Era vietata l’alienazione di immobili ai forestieri non residenti nel territorio della comunità (art.59); per i forestieri si usavano sistemi più veloci per amministrare, con loro vantaggio, la giustizia (art.60).
Dipendenze dal medioevo: nel 1203, nel patto tra il comune di Asti e quello di Alba si fa riferimento al luogo tenuto dagli albesi  Marchesi del Monferrato almeno dalla metà del Duecento.
Feudo: già possesso del vescovo astese, nel 1237 il luogo è dato in feudo a Oberto di Biandrate. I Marchesi di Monferrato investono di differenti punti di giurisdizione diverse famiglie: Bava, Radicati, Merli, Della Sala nei secoli XIV e XV; Di Montiglio, Damiano, Zabaldani nel secolo XVI; Natta, Gaspardone, Fresia, Odoardo, Vella da Moncalvo, Bertana, Carello, Morra, Bidi nel secolo XVII e infine De Arazzi, Bellone, Cordera-Casoni, Della Chiesa nel secolo XVIII.
Da segnalare l’acquisto, datato 10 marzo 1520, da parte della comunità di Castelletto della giurisdizione feudale del proprio territorio, da Guglielmo, Giovanni, Martino, Bartolomeo, della famiglia Merli, in seguito, nel 1653, l’ investitura di Carlo II “ a favore della comunità di Castelletto Merli per 34 mesi, 19 giorni, di ogni otto anni della suddetta giurisdizione”, e infine, nel 1734, la nuova investitura di Carlo Emanuele III a favore comunità di mesi 34 e giorni 19 in ogni otto anni della giurisdizione di Castelletto Merli , col titolo signorile , con tutti i diritti, ragioni, pertinenze e dipendenze a detta porzione di giurisdizione spettanti e appartenenti.
Modifiche distrettuali: Appartenente al Marchesato, poi Ducato del Monferrato dopo l’annessione del Ducato del Monferrato agli stati sabaudi, nel 1708, diviene parte della provincia di Casale. Tale assetto si mantiene fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798). La circoscrizione di Casale nel periodo napoleonico è aggregata senza sostanziali alterazioni ad una circoscrizione avente come capoluogo Alessandria. Si tratta dapprima del dipartimento del Tanaro (1799), e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801 del dipartimento di Marengo arrondissement di Casale. L’inquadramento amministrativo di non cambia fino alla restaurazione. Dopo la parentesi napoleonica Castelletto Merli diviene parte della ricostruita provincia di Casale inclusa nella divisione d’Alessandria, viene in seguito ridotta a circondario della provincia d’Alessandria nel 1859.
Modificazioni territoriali: la circoscrizione territoriale è modificata nel 1929 a seguito di distacco di parte della frazione Casalino aggregata al Comune di Mombello Monferrato.
Comunanze: la comunità, all’inizio del XVIII secolo, possiede boschi e gerbidi, tutti situati in collina, in diverse contrade per complessive moggia 59 che suole dare in affitto.
Luoghi scomparsi: le tre ville di Perno, Guazzolo e Casalino da cui ha poi avuto origine il luogo odierno.
Ordinati: la serie degli ordinati di Ponzano inizia nel 1645 e prosegue fino al 1664, poi inizia di nuovo nel 1761 per proseguire con una certa continuità fino ai giorni nostri . Si notano tuttavia lacune relative agli anni che vanno dal 1805 al 1813.
Statuti: gli statuti di Castelletto Merli sono del 1480 e sono formati da 130 articoli. Nel verso del penultimo foglio vi è una firma autografa di Guglielmo, Marchese del Monferrato, Principe del sacro Romano Impero, Vicario Perpetuo e Ducale Capitano Generale, con data da Casale del 10 ottobre 1480.
Liti territoriali: è presente nella documentazione archivistica del Comune di Castelletto Merli una lite, datata 22 settembre 1710, tra il conte Filippo Antonio Gaspardone e la comunità di Alfiano Natta. Il conte rivendica il possesso del pozzo che è situato sulle proprietà nella vallata Zonco, gli abitanti della fazione Guazzolo, invece, reclamano la possibilità di utilizzare l’acqua del pozzo per uso antico “ a memoria d’uomo”.

 

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