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Finis Terrae
Finis terrae (XIII)
Giancarlo Patrucco

Dai tempi dei tempi, l’uomo ha cercato di rappresentarsi il mondo: prima, quello in cui viveva; poi, con l’aumentare della conoscenza (e della coscienza), quello che gli era stato raccontato,  che aveva visitato o soltanto immaginato, fino a tentare raffigurazioni cosmologiche e cosmogoniche sempre più complesse. Purtroppo, i mezzi utilizzati non ne hanno aiutato la conservazione. La pietra si è dilavata, l’argilla e la corteccia si sono consumate, le ossa hanno finito per frantumarsi e anche molte pitture sono state erose dal tempo. Così, è andata perduta ogni memoria delle mappe esquimesi, oppure di quelle degli indiani del nord-america e, perfino, del grande impero egizio, capace di lasciarci le piramidi. Eppure, sappiamo da Erodoto che, durante la campagna contro gli Sciti  del  1400 a.C., tutta la terra conquistata venne cartografata, così come è certo  che gli Egizi possedevano un archivio catastale particolarmente sviluppato, che serviva a ritracciare i confini dopo le annuali inondazioni del Nilo.

Dunque, i reperti sono pochi e bisogna arrivare fino ai Greci per avere qualcosa di più definito e documentabile. Con una variante curiosa: allora non erano gli agrimensori o i viaggiatori ad occuparsi di cartografia, bensì i filosofi. Così, sembra che la prima mappa del mondo sia stata redatta da Anassimandro di Mileto, discepolo di Talete, che tracciò il perimetron. Di Ecateo ci sono pervenuti frammenti della sua Periegesi, in cui illustra le zone costiere del Mediterraneo. Eratostene provò per primo a calcolare le dimensioni del mondo abitato, anche se le sue misure furono piuttosto esagerate. Strabone le ridusse un po’ (da 78.000 a 70.000 stadi in lunghezza) e dedicò la sua attenzione alle difficoltà di trasporre la superficie sferica terrestre su un piano. Per questo, insisteva  sull’opportunità di utilizzare un globo, raccomandando di farlo grande, con almeno 10 piedi di diametro.

Si hanno molti riferimenti che ci dicono dell’esistenza di mappe nell’antica Roma.  Spesso illustravano i testi di classici latini, come le storie di Sallustio o le satire di Giovenale.   Quando una colonia veniva fondata, o un territorio veniva suddiviso, erano redatti  piani in duplice copia: una in metallo o in pietra, da essere esposta pubblicamente, un’altra in lino, per gli archivi di stato.  D’altronde, le strade, le fortificazioni, le guarnigioni dislocate un po’ dovunque presupponevano mappature dettagliate e costantemente aggiornate. Purtroppo, quello che ci rimane è poca cosa:  la Tabula Peutingeriana di cui parlerò a parte, alcune mappe nel Notitia dignitatum Imperii romani, la rappresentazione di un frammento di Mar Nero sullo scudo di un soldato romano, schizzi  per rilevatori compilati dal grammatico Igino.
Rimane poco o nulla anche delle rappresentazioni realizzate nei secoli successivi. Sappiamo, ad esempio, che Carlo Magno possedeva una ricca collezione di mappe, comprese alcune tavole d’argento, due delle quali erano piante di Roma e di Costantinopoli, e la terza una mappa del mondo. Nulla, però, ci è pervenuto. D’altronde, anche l’affermazione del Cristianesimo non comportò progressi nelle concezioni cartografiche. I Padri della Chiesa primigenia erano poco interessati nel perseguire sforzi intellettualistici all’infuori di obbiettivi teologici.  Così, bisognerà attendere il tardo Medioevo per avere sviluppi interessanti.

L’evento culturale del XV secolo  fu l’arrivo in Italia del Geographia di Tolomeo in seguito alla caduta di Costantinopoli. L’impatto sulla cultura europea fu enorme. La cartografia del Geographia apparve subito come qualcosa di enormemente superiore alla cartografia contemporanea europea, anche se risaliva a più di mille anni prima. La sua stampa, condotta ancora con metodi artigianali e in copie limitate, rappresentò un evento eccezionale.

Ma altri eventi erano alle porte. Lo sviluppo della navigazione oceanica mostrò tutti i limiti della cartografia medievale e, a fronte delle nuove conoscenze acquisite con le esplorazioni marittime, pose con urgenza il problema di costruire carte geografiche impiegando metodi matematici. Di qui lo sviluppo proseguì con forza, portando la cartografia ad acquisire peso e qualità nel successivo periodo del Rinascimento.

29/10/2005 12:00:00
21.04.2005
Giancarlo Patrucco
Devo ammetterlo: una rubrica sul Medioevo – quello Alto per di più – con un sito come questo poco ci azzecca. Quando l’ho proposta, in una riunione associativa dedicata all’allestimento, ho dato fondo a tutto il repertorio d’occasione. Cose del tipo “noi siamo nani sulle spalle di giganti”, “per vivere...
 
03.05.2005
Giancarlo Patrucco
L’esordio di questo appuntamento sul Medioevo (Alto) è stato condizionato dalla contemporanea elezione di Benedetto XVI al soglio di Pietro. Così, mi sono sentito in qualche modo obbligato a rendere omaggio alla figura di san Benedetto da Norcia, fondatore dell’ordine dei Benedettini e prefiguratore...
13.05.2005
Giancarlo Patrucco
Parafrasando D’Annunzio, mi verrebbe voglia di dire: “Maggio, andiamo, è tempo di viaggiare”. In effetti, insieme a settembre, questo è il periodo migliore per mettere il naso fuori casa e vedere un po’ di mondo; almeno, il mondo dell’arte e della cultura di cui sono piene le nostre città e le nostre...
 
24.05.2005
Giancarlo Patrucco
Lo so: fino a metà maggio, il cielo non è stato dalla nostra parte e molti progetti su Novalesa sono rimasti nel cassetto. D’altronde, riconosco che non è simpatico andare per abbazie con impermeabili e ombrelli, così come arrampicarsi sul Moncenisio. Ora, però, oso sperare che il tempo si mantenga al...
03.06.2005
Giancarlo Patrucco
Grazie dei complimenti che mi avete rivolto per la scelta degli itinerari. Ormai, però, è scoppiata la calura ed è consigliabile rimandare le gite a settembre. Prima di andare al mare, comunque, vorrei profittare dello spazio disponibile per parlare di un film di recente programmazione. Che ho visto,...
 
17.06.2005
Giancarlo Patrucco
Ci siamo lasciati, la volta scorsa, con l’impegno di parlare dei Templari. Prima di entrare in argomento, però, consentitemi di dedicare questa nota d’apertura ad una breve illustrazione delle condizioni di vita in Occidente, all’indomani dell’anno 1000 e alla vigilia della nascita dell’Ordine del Tempio.I...
04.07.2005
Giancarlo Patrucco
Già vi ho detto, la volta scorsa, dell’alone di mistero che, nel corso dei secoli, ha avvolto la storia dei Templari. In questi ultimi anni, poi, se possibile, il loro numero è ancora aumentato. Decine di films, centinaia di pubblicazioni, migliaia di siti Internet sono stati dedicati ai Poveri Cavalieri...
 
16.07.2005
Giancarlo Patrucco
Una cosa, di Alessandria, va detta: è una città che ha da raccontare molte storie. La prima, se non altro in ordine di tempo, riguarda l’epopea di Gagliaudo, riproposta di recente da Umberto Eco. Ma non è possibile dimenticare le disavventure di Guglielmo VII, marchese di Monferrato, che proprio qui...
26.08.2005
Giancarlo Patrucco
Bentornati. Spero che vi siate riposati e anche divertiti.Durante questa pausa estiva, qualcuno incontrandomi ha fatto dei commenti sulla rubrica. Uno, in particolare, mi è sembrato interessante. Suonava pressappoco così: “Ogni tanto metti l’indirizzo di un sito, ma Internet non è adatto ad approfondire...
 
12.09.2005
Giancarlo Patrucco
È stato detto più volte che fare una ricerca storica è un po’ come condurre un’indagine per omicidio. In entrambi i casi si devono identificare le persone coinvolte, ripercorrerne le vite, ricostruirne i contesti, verificarne le azioni, i tempi, i moventi. Se tutto ciò è vero, allora mi sembra il caso...
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