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Finis Terrae
Finis terrae (XV)
Giancarlo Patrucco

Proviamo con una domanda facile facile: dov’è il Monferrato? Quali sono le terre de “..l’esultante di castella e vigne suol d’Aleramo..”, di carducciana memoria? Le Langhe? L’Alessandrino? L’Astigiano? Il Vercellese? Se non avete la risposta pronta, non affannatevi; non ce l’ha nessuno, perché “Monferrato” è una denominazione geografica pluricentenaria e, nei secoli, ha seguito l’evoluzione delle vicende storico-politiche che hanno attraversato il suo territorio.

Nemmeno sulla localizzazione originale si è trovato un accordo. Fra gli storici, c’è chi afferma che il toponimo proviene dalla zona tra Po e Tanaro, chi lo identifica tra Chivasso e Trino, chi nelle pendici a sud-ovest di Torino. Aldo A. Settia, che non è l’ultimo arrivato, sostiene che il nucleo storico del Monferrato è  la zona fra Ticino e Po, a sud ovest di Pavia. Cita in proposito  un diploma di Berengario I del 23 giugno 909 in cui il re conferma i beni del monastero pavese di San Giovanni, tenuti "in Monteferrato", tra cui Rivassi (Rivarone?), Bassignana e Roboretum (Rovereto?). Dunque, un Monferrato piccolo piccolo, almeno all’origine.

Neanche il diploma del 23 marzo 967, con cui Ottone I  concede al marchese Aleramo “omnes illas cortes in desertis locis”, è di qualche aiuto.  Infatti, le corti “a flumine tanard usque ad flumen urbam et ad litus maris” disegnano un territorio vastissimo, che va dalla Liguria di Ponente  ai confini con la Provenza. Chiamarlo marca del Monferrato sarebbe un assurdo geografico, oltrechè storico.
Alla morte del capostipite, comunque, la questione si semplifica un po’ con la divisione fra i due eredi. Ad Anselmo tocca la zona meridionale, che comprende la Liguria Occidentale o Savonese; a Oddone viene affidata quella settentrionale, con il  nome di Monferrato.

Proprio i marchesi di Monferrato, a partire dalla seconda metà del XIII secolo, iniziano il tentativo di ricomporre l’unità dell’antica marca Aleramica, a spese delle altre signorie territoriali e combattendo l’ostacolo rappresentato da comuni cittadini  come Asti o Alessandria. Cento anni dopo, comunque, il Monferrato si è definitivamente annesso buona parte di quelle terre  tra il Tanaro e l’Appennino che ancora oggi si definiscono “monferrine”. Esse sono comprese tra i marchesati di Ceva e del Carretto a sud-ovest e dai domini genovesi a sud-est. Il Monferrato che noi oggi riconosciamo è questo qui.
Anche il toponimo “Monferrato” rappresenta un problema ben lungi dall’essere risolto. Esso ha dato luogo a interpretazioni di ogni genere, tra le quali alcune assolutamente fantasiose. Nell’ordine:
Mons ferax: cioè fertile
Mons pharratus:  villaggio del Torinese oppure farro, con riferimento alla coltivazione predominante
Mons faratus, per via delle farae longobarde presenti sul suo territorio
Monte Ferrario: esistito tra Pomaro e San Salvatore
Mons Ferratus: come i ferri delle legioni romane
Mun fra: dal mattone che Aleramo usò per ferrare il cavallo durante la famosa cavalcata di 3 giorni.

Ne parla diffusamente Geo Pistarino, grande storico e professore emerito, in un articolo per “L’Ancora” che riportiamo nel prosieguo della rubrica. Qui, invece, chiudiamo con l’interpretazione che ne dà un altro valente studioso, il casalese  Olimpio Musso: Il Serra nel 1927 avvicinò il coronimo a ferré, che, in antico francese, veniva applicato a chemin, per  indicare un ‘sentiero riservato al pascolo delle greggi migranti’. Però, la "Cronica degli Illustrissimi Principi et Excellentissimi Marchesi di Monferrato", scritta nel 1493 da Galeotto Del Carretto, dice testualmente: "In questo ameno et placido paese / Nulla di ferro vena a Marte applaude", che significa che non c’è mai stata estrazione di ferro in Monferrato in quantità tale da giustificare il nome per tutta la regione. Il  nome proverrebbe invece, secondo l’Autore della "Cronica", da Aysembergo,  località sassone, origine presunta della stirpe dei Marchesi di Monferrato; e  spiega quindi: "Volendo Aysembergo interpretare / Di ferro monte vol significare".
Galeotto del Carretto è l’unico che ha avuto il fiuto giusto di capire che Monferrato doveva essere il nome di una località, anche se ci sono ben sette Eisenberg in Germania, neppure uno però in Sassonia. E’  quindi stato opportuno "cambiare strada", lasciando la pista sassone, anche perché il Marchese di Monferrato era di stirpe franco-burgunda, come indirettamente attestato da un documento del 961. In Francia, c’è un paesino  presso Grenoble che si chiama Montferrat, nel dipartimento dell’Isère, situato nei pressi del lago di Paladru. Anticamente esisteva in quella località una contea, il che potrebbe bene adattarsi al fatto che Guglielmo, padre di Aleramo, fosse conte.  Anche se nessuno ha saputo fornire notizie più precise su tale feudo, è probabilmente questo il luogo che ha originato il nostro Monferrato. A favore di questa ipotesi c’è una prova lampante: quei francesi abitanti di Montferrat dell’Isère non si chiamano  "monferratois", come in un altro Montferrat nel dipartimento del Var, bensì "monfrinos", che benissimo si adatta al nostro "monfrin", "monfrinot".

28/11/2005 12:00:00
21.04.2005
Giancarlo Patrucco
Devo ammetterlo: una rubrica sul Medioevo – quello Alto per di più – con un sito come questo poco ci azzecca. Quando l’ho proposta, in una riunione associativa dedicata all’allestimento, ho dato fondo a tutto il repertorio d’occasione. Cose del tipo “noi siamo nani sulle spalle di giganti”, “per vivere...
 
03.05.2005
Giancarlo Patrucco
L’esordio di questo appuntamento sul Medioevo (Alto) è stato condizionato dalla contemporanea elezione di Benedetto XVI al soglio di Pietro. Così, mi sono sentito in qualche modo obbligato a rendere omaggio alla figura di san Benedetto da Norcia, fondatore dell’ordine dei Benedettini e prefiguratore...
13.05.2005
Giancarlo Patrucco
Parafrasando D’Annunzio, mi verrebbe voglia di dire: “Maggio, andiamo, è tempo di viaggiare”. In effetti, insieme a settembre, questo è il periodo migliore per mettere il naso fuori casa e vedere un po’ di mondo; almeno, il mondo dell’arte e della cultura di cui sono piene le nostre città e le nostre...
 
24.05.2005
Giancarlo Patrucco
Lo so: fino a metà maggio, il cielo non è stato dalla nostra parte e molti progetti su Novalesa sono rimasti nel cassetto. D’altronde, riconosco che non è simpatico andare per abbazie con impermeabili e ombrelli, così come arrampicarsi sul Moncenisio. Ora, però, oso sperare che il tempo si mantenga al...
03.06.2005
Giancarlo Patrucco
Grazie dei complimenti che mi avete rivolto per la scelta degli itinerari. Ormai, però, è scoppiata la calura ed è consigliabile rimandare le gite a settembre. Prima di andare al mare, comunque, vorrei profittare dello spazio disponibile per parlare di un film di recente programmazione. Che ho visto,...
 
17.06.2005
Giancarlo Patrucco
Ci siamo lasciati, la volta scorsa, con l’impegno di parlare dei Templari. Prima di entrare in argomento, però, consentitemi di dedicare questa nota d’apertura ad una breve illustrazione delle condizioni di vita in Occidente, all’indomani dell’anno 1000 e alla vigilia della nascita dell’Ordine del Tempio.I...
04.07.2005
Giancarlo Patrucco
Già vi ho detto, la volta scorsa, dell’alone di mistero che, nel corso dei secoli, ha avvolto la storia dei Templari. In questi ultimi anni, poi, se possibile, il loro numero è ancora aumentato. Decine di films, centinaia di pubblicazioni, migliaia di siti Internet sono stati dedicati ai Poveri Cavalieri...
 
16.07.2005
Giancarlo Patrucco
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26.08.2005
Giancarlo Patrucco
Bentornati. Spero che vi siate riposati e anche divertiti.Durante questa pausa estiva, qualcuno incontrandomi ha fatto dei commenti sulla rubrica. Uno, in particolare, mi è sembrato interessante. Suonava pressappoco così: “Ogni tanto metti l’indirizzo di un sito, ma Internet non è adatto ad approfondire...
 
12.09.2005
Giancarlo Patrucco
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