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Finis Terrae
Finis terrae (XVIII)
Giancarlo Patrucco

Dicesi genealogia “la ricostruzione della storia di una famiglia o stirpe, attraverso l’esatta collocazione e successione nel tempo di tutti gli individui che ne fanno parte, a cominciare dal capostipite”. Presto detto, dunque, ma piuttosto difficile a farsi per i secoli del primo medioevo. E non è soltanto una questione di nomi,  seppure con non poche varianti, perché, alla fine,  un imperatore o un re difficilmente possono essere confusi con altri. Scemando i quarti di nobiltà, però, già le ricostruzioni si fanno più incerte e le identificazioni più approssimative.

Direbbe un cronista dell’epoca:  ma che colpa ne ho io, se tutte le maggiori casate hanno l’abitudine di perpetuare i nomi di famiglia? Dopo il capostipite, quanti Carli si succedono tra i Carolingi? Ed è stata una gran trovata quella dell’imperatore Ottone, che ha chiamato allo stesso modo l’erede, per essere a sua volta ricambiato col nipote? Perché, così facendo, uno si deve pure inventare qualcosa per distinguere e, allora, ecco gli Ottoni diventare primo, secondo e terzo. Oppure, i Carli  aggiungere soprannomi come “il Calvo”, “il Semplice”  o “il Grosso”.

E che dire, poi, del costume d’imparentarsi tra loro, che percorre la ristretta nobiltà d’allora? Poiché il matrimonio è la scorciatoia più veloce per incamerare ricchezze, acquisire privilegi ed estendere domini, non sono permesse scelte elettive, né tantomeno  al ribasso. Anzi, non sono nemmeno concepite. Così,  ogni rampollo  è già promesso in culla, sposato nell’adolescenza e, quando capita l’occasione, risposato più volte, in un intrecciarsi di legami che farebbe perdere l’orientamento a chiunque.
Esemplare, a questo proposito, è la storia di Ugo di Provenza, che vi presentiamo in queste pagine. Nessuno, come Ugo, fa del matrimonio un uso così spregiudicato e così cinico. Persino negando la propria madre per sposare Marozia e arrivare alla corona imperiale, tanto che, al suo confronto, Carlo che ripudia Ermengarda appare poco più di un dilettante.

Ovviamente, simili premesse hanno conseguenze anche nelle cronache. Se quello che conta è il potere, è logico che i cronachisti badino soprattutto a evidenziare le gesta e i gesti che conducono all’affermazione personale e familiare. Senza contare che pure loro appartengono a una “famiglia”, spesso monacale, che attraverso il racconto encomiastico delle imprese dei potenti può vedersi riconosciuti privilegi e assicurate prebende. Non aspettatevi, dunque, ricostruzioni rigorose, riscontri oggettivi, esercizio del senso critico o del dubbio. Niente di tutto ciò, ma quasi esclusivamente la descrizione dei fatti nella luce che può meglio assicurare la benevolenza dei protagonisti. Uomini per lo più, perché le donne, anche se di alto rango, restano sullo sfondo e raramente assurgono al ruolo di protagoniste.

Difficile condizione, quella femminile, nel periodo buio del Medioevo. Per l’amor cortese cantato dai poeti bisognerà aspettare ancora qualche secolo. Nel frattempo, le donne  sono considerate poco più di uno strumento. “Sovrane o suore”, recita un breve saggio tedesco sulle dinastie femminili dagli Ottoni agli Hohenstaufern. Ma, aggiungo io, sovrane o suore nelle quali è ben presente lo spirito dei tempi. Non è un caso, dunque, che le donne di rango lascino memoria di sé  soprattutto in funzione del sostegno (o della supplenza) che forniscono alle ambizioni perseguite dai loro uomini. Come accade per Matilde, con i figli Ottone ed Enrico, oppure per Gerberga, vedova di Luigi IV re di Francia. E, quanto più forte è la caratterizzazione maschile del loro ruolo, tanto maggiore è la fama con cui vengono consegnate alla posterità. In negativo, come capita alla Marozia di papa Giovanni XI; in chiaroscuro, come avviene per la regina Sibilla di Gerusalemme; in positivo, quando si parla del ruolo svolto da Adelaide di Borgogna, che raccontiamo in queste pagine.

Ogni storico moderno ha ben presente la necessità di ricostruire tali contesti, consapevole del fatto che chiarire il groviglio di simili intrecci parentali può gettare qualche luce in più sugli accadimenti dell’epoca. Sa altrettanto bene, però, che l’impresa è ardua e le risorse su cui contare scarse. Internet, in questo caso, poco aiuta. I siti che si occupano di genealogie non sono sempre attendibili come dovrebbero. A volte sono trappole per attirare plebei in cerca di nobili lombi; a volte sono specchi per illudere rampolli di casate perdute nel nulla. Dunque, non rimane che il vecchio metodo: studiare, studiare e poi studiare ancora una volta.
Prendete materiali basilari, come il Dizionario biografico degli Italiani (Treccani, 2003), le cronache dell’epoca, i saggi moderni. Poi compulsate, collazionate e comparate i dati presenti. Vi accorgerete in fretta che, nonostante l’attenzione, l’accuratezza e gli sforzi, niente è più labile delle date e più scivoloso delle cifre. Infine, ci sono numeri che non escono mai, perché non sono stati registrati o non sono mai pervenuti ai nostri giorni. Constaterete così che la storia ha grandi buchi neri, ma anche una miriade di piccoli spazi vuoti. Se ne proverete fastidio e sentirete il desiderio di riempirli, siete sulla strada giusta. Potreste ammalarvi di storia pure voi.

27/01/2006 12:00:00
21.04.2005
Giancarlo Patrucco
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03.05.2005
Giancarlo Patrucco
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13.05.2005
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24.05.2005
Giancarlo Patrucco
Lo so: fino a metà maggio, il cielo non è stato dalla nostra parte e molti progetti su Novalesa sono rimasti nel cassetto. D’altronde, riconosco che non è simpatico andare per abbazie con impermeabili e ombrelli, così come arrampicarsi sul Moncenisio. Ora, però, oso sperare che il tempo si mantenga al...
03.06.2005
Giancarlo Patrucco
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17.06.2005
Giancarlo Patrucco
Ci siamo lasciati, la volta scorsa, con l’impegno di parlare dei Templari. Prima di entrare in argomento, però, consentitemi di dedicare questa nota d’apertura ad una breve illustrazione delle condizioni di vita in Occidente, all’indomani dell’anno 1000 e alla vigilia della nascita dell’Ordine del Tempio.I...
04.07.2005
Giancarlo Patrucco
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16.07.2005
Giancarlo Patrucco
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26.08.2005
Giancarlo Patrucco
Bentornati. Spero che vi siate riposati e anche divertiti.Durante questa pausa estiva, qualcuno incontrandomi ha fatto dei commenti sulla rubrica. Uno, in particolare, mi è sembrato interessante. Suonava pressappoco così: “Ogni tanto metti l’indirizzo di un sito, ma Internet non è adatto ad approfondire...
 
12.09.2005
Giancarlo Patrucco
È stato detto più volte che fare una ricerca storica è un po’ come condurre un’indagine per omicidio. In entrambi i casi si devono identificare le persone coinvolte, ripercorrerne le vite, ricostruirne i contesti, verificarne le azioni, i tempi, i moventi. Se tutto ciò è vero, allora mi sembra il caso...
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