Una delle qualità umane,
tra le molte, oggi esiliate, è la gentilezza. Certo dovremmo intenderci sul
significato della parola gentilezza, in questo il vocabolario ci aiuta con: cortesia, amabilità, delicatezza, grazia, finezza
scevra di affettazione.
Ma per me cosa significa ?
Perchè per me è una qualità così preziosa e rara? cosa mi s-muove? mi dona
forse qualcosa?
A questa domanda, tra le
tante che sempre mi sorgono nella deprivazione e depravazione umana che
aumentano intorno a noi, una possibile risposta mi arriva dalla voce di
Pasolini.
Non sto qui parlando del
pensiero pasoliniano - anche se ne è intrinsecamente connesso - ma proprio
della voce di Pasolini, del suo tono, del suo sguardo, del suo modo di
esprimersi e di muoversi, guardando per esempio le interviste che possiamo
rivedere ed ascoltare su you tube, una delle poche cose che mi fa apprezzare il
web.
Riascoltando le sue
profetiche parole ( mi trovo spesso a farlo per sentirmi meno sola) ogni volta
mi commuovo, sì, mi commuovo, ed ho capito che quel che muove il mio cuore,
ancor più profondamente del suo pensiero, è la sua voce, il suo tono, la
pacatezza, la morbidezza, quasi che la sua voce riesca ad accarezzare, non solo
la mia anima, ma anche il mio corpo e dunque anche il mio spirito.
Carlo Bo disse, a proposito
del primo e censurato romanzo di Pasolini "Ragazzi di vita" che
“conteneva note cristiane”.
Io direi oggi che è "
la cristiania" la musica di Pasolini, una genuina consapevolezza
cristiana, una profonda convinzione - che mi auguro possa diventare sempre più
consapevole e amorevole specialmente tra le nuove generazioni - che rende
indipendenti dalla sovraistituzionalizzazione del cristianesimo, in particolare
dal cristianesimo ufficiale. Cristiania: quell'essere partecipi e partecipanti
onesti e sinceri al banchetto della vita; essere testi, ascoltare e vedere e
denunciare chi della cecità ha fatto regime e potere.
Non si tratta
di una realtà totalmente nuova, ma già presente in grandi cristiani della
storia che per questo risultarono talvolta scomodi per la chiesa stessa. Sono
nomi illustri che vissero la loro cristiania dopo aver “superato” la
cristianità e il cristianesimo: Tertulliano, Origene, Gioacchino da Fiore,
Dante, Eckhart, Nicola Cusano, San Giovanni della Croce, Teilherand de Chardin,
Thomas Merton, Henry Le Saux, e molti altri. Sarebbe una forma nuova eppure
antica di concepire l’esistenza cristica che ha favorito una duplice
liberazione: da un ordine politico fisso e determinato (cristianità) e
dell’identificazione tra essere cristiano e l’accettazione di una serie
determinata di norme (cristianesimo).
Raimon Panikkar molto ha scritto su questo necessario passaggio.
E' un canto la voce di
Pasolini e la sua parola si posa come uccellino ( evitiamo stupidi e cattivi
pensieri, creano sempre cattiva realtà) sul filo dell'armonia che ogni volta
riesce a creare, rispondendo - per esempio alla voce aggressiva di Enzo Biagi -
in modo educato e gentile.
Alle domande incalzanti dei
giornalisti, pronti allo scontro invece che all'incontro, all'informazione
superficiale invece che alla profondità della formazione, oggi qualsiasi altro
personaggio che furoreggia sui media, tirerebbe fuori con la parola vana la
volgarità e l'urlo, così da dare pane e circo ogni volta al popolo schiavo
della comune ignoranza.
Pasolini invece poneva alla
domanda del giornalista che gli pareva poco chiara ( e dunque la sua risposta
poco profonda) un'altra gentile domanda; questo è il modo per aprire un vero
dialogo che presuppone l'arte dell'ascolto, così che le parole dette siano
frutto del silenzio e non sfogo immediato e subito spento, di una imbecille
disumana tenzone.
Se ascolterete una di
queste interviste potrete partecipare ad una parola che nasce dal silenzio, si
"sente " che Pasolini prima di parlare sa ascoltare, l'altro e sé
stesso, sa ascoltare quello che vuole e può dire, è così che si svela la
verità, ogni volta una nascita nella relazione tra noi, ognuno partendo dal suo
presupposto, senza mai tenerlo per fondamento irrinunciabile, ma fiore da unire
ad ogni altro per creare la pluralistica, e mai finita, verità e realtà della
vita.
La “cristiania” di Pasolini
emerge anche dal suo sguardo, così come emerge dagli occhi umidi e buoni della
povera gente ( quella che lui amava ) e da ogni animale, uno sguardo mite che
si fa aggressivo solo perchè aggredito.
E' per me questo il dono
della “gentilezza”, un armistizio eterno tra umani, una mano calda che conosce
la finitezza e l'accarezza come un bimbo sa accarezzare la guancia di un
adulto, un cuore e un pensiero che conoscono la paura e la distanza tra quello
che siamo e che vorremmo essere e se ne fanno carico, lasciandoci responsabili
e liberi.
E' l'unione armonica tra
immanenza e trascendenza, è qui che risiede la nostra dignità.
Certo potremmo
"usare" la gentilezza di Pasolini anche come coltello, affondandolo
nella carne per additare la sua propensione verso i giovani ragazzi ;
l'omosessualità , strumento allora usato principalmente politicamente contro di
lui, è oggi diventata una nuova bandiera di libertà fasulla per una politica
sempre più lontana dalla sua vivificante dimensione costitutiva di ogni vero
umano.
Non mi esonero da questo
“cattivo”pensiero, lo tengo aperto come domanda immensa : “chi sono io per
giudicare ? Ho imparato a tenere insieme ogni frammento: siamo
"legioni" come rispose a Gesù l'indemoniato di Gerasa.