La festa dell'insignificanza.
“The square” e “la Ruota delle
meraviglie”, due film nelle nostre sale.
Nel 2013, per Adelphi uscì il
libro di Kundera che aveva come titolo “La festa dell'insignificanza”.
Passò quasi inosservato,
confermando così la sostanza reale del titolo e la sua tesi: la nostra è
un'epoca comica perchè ha perduto ogni senso dell'umorismo.
“ L'insignificanza, amico mio,
è l'essenza della vita. E' con noi ovunque e sempre. E' presente anche dove
nessuno la vuole vedere: negli orrori, nelle battaglie cruente, nelle peggiori
sciagure. Occorre spesso coraggio per riconoscerla in condizioni tanto
drammatiche e per chiamarla con il suo nome. Ma non basta riconoscerla, bisogna
amarla, l'insignificanza, bisogna imparare ad amarla.”
Forse è proprio questo che
tentano di fare i protagonisti dei due film in questi giorni sui nostri
schermi: The square e La ruota delle meraviglie, il primo dello
svedese Ruben Ostlund, il secondo di Woody Allen; tentano di amarla
l'insignificanza, ma senza riuscirci, perchè ancora non si dicono tutta la
verità sulle loro vite, dove un senso continuo di claustrofobia ti accompagna,
dall'inizio alla fine.
I personaggi si rincorrono
l'un l'altro senza riuscire mai a parlarsi; nel film di Allen il bambino è il
solo che cerca una “luce tra le rovine”, il solo che “incendia” continuamente
ogni vecchia cosa nella vana ricerca di ritrovare esseri umani sparsi e persi
negli infiniti personaggi che ognuno rappresenta e che mette in atto, come su
un palcoscenico di poveri guitti.
Nessun protagonista, anche
l'Arte ha perduto la sua forza svelatrice e trasfomatrice; il curatore museale
vive di stereotipi, disperatamente cerca un significato all'insignificanza che
lo circonda: un simbolico quadrato dove farci umani, portando
all'estremizzazione e all'esasperazione la forza ancestrale del bambino che
vive in noi.
La scena di The square dove la
piccola bambina, protagonista dell'arte nel quadrato, viene fatta saltare in
aria per conquistare audience e
visibilità e fondi museali, riproduce esattamente una pubblicità italiana di
qualche mese fa; pubblicità che fu subito fatta ritirare, ci spaventiamo di
quello che siamo diventati, perchè ancora siamo lontani dall'amare
l'insignificanza. Ancora ci crediamo capaci di sogno, ma quel che chiamiamo
sogno è povertà d'animo, spietatezza di sentimenti, ridicoli atti di buonismo e di tradimenti.
Il film di Allen, come una
giostra senza sosta, non lascia spazio al fermarsi per poter riflettere su gli
atti che commettiamo e ripetutamente perpetriamo con un sentimento
insignificante di colpa, di vergogna, di orrore. La coazione a ripetere cade
sui protagonisti come un'acquazzone estivo, con quel sottofondo da luna park
che è l'architettura della nostra vita. Viviamo dove un tempo venivano messi in
mostra le donne cannone o gli elephant men. Siamo noi i nuovi mostri, la festa
dell'insignificanza è in atto, venite signori e signori! Ma non c'è più nessuno
che viene a guardarci pagando il biglietto.
Nel film The square, una delle
protagoniste ha dato nome Adolf al suo cane.
Siamo riusciti a mettere fuori
quel che dentro non riusciamo a sostenere, lla bestia che c'è in noi è rabbiosa, digrigna i denti e
azzanna; splendida in The square la metafora della festa al museo per
raccogliere fondi con l'uomo-bestia che finalmente fa quel che è . Un'ottima
rappresentazione di quel che siamo.
I bambini che ridono non ci
sono più. In entrambi i film i bambini sono in una terra d'esilio, si spostano,
da un luogo all'altro, rispondendo agli agiti di genitori incapaci e
inconsapevoli.
Saranno capaci di ritrovare la
Fantasia dentro quel turbinio di immagini da cui sono circondati? Saranno
capaci di formare un nuovo coro, ognuno con la sua voce, una voce ritrovata?
Come mi piacerebbe dire SI
! SI! riusciranno a spaccare il recinto
e a liberarsi e a librarsi nell'aria come in quella meravigliosa processione su
nel cielo di miracolo a Milano, o come quella con le biciclette che s'alzano
nel blu con l'auto di ET.
In sottofondo una voce lascia
aperta la domanda: Ridi ?