IX. El Condor pasa nel “cono sud”
Il 22 dicembre 1992, in un commissariato di Lambarè, alla periferia di Asunción in Paraguay, il giudice José Agustín Fernández investigando sul caso Martín Almada[1] scoprì casualmente due tonnellate di documenti d’archivio della dittatura Stroessner[2] che portarono alla luce la più ampia e famosa (per atrocità) sezione delle dittature latinoamericane degli anni ‘70 e ‘80: l’Operazione Condor.
Le basi per questa attività criminale internazionale impegnata nel “cono sud” con l’avvallo degli Stati Uniti d’America, erano state poste già nel corso di tutta la seconda metà del secolo, tanto che le principali premesse sono da individuarsi in almeno tre momenti significativi della politica sudamericana precedenti al ‘73.
- Innanzi tutto nel Febbraio 1945, quando, alla conferenza panamericana di Chapultepec in Messico, gli Stati Uniti d’America misero in guardia i militari sudamericani contro un eventuale espansione dell’ideologia comunista.
- Alla riunione seguirono una serie di accordi bilaterali tra gli Usa e i singoli paesi latinoamericani che sancivano la fornitura di armi, finanziamenti e consiglieri statunitensi e la nascita, a Panama, della Scuola delle Americhe dove dovevano formarsi e addestrarsi gli ufficiali sudamericani.
- Infine, nel 1960, quando, su invito del comandante dell’Esercito Sud degli Stati Uniti, tutti i generali latino-americani si incontrarono a Panama, dando vita alle Conferenze degli Eserciti Americani (CEA): riunioni biennali e poco pubblicizzate utili per lo scambio d’informazioni tra i vari servizi segreti riguardo le attività dei movimenti e dei partiti progressisti, e le abitudini politiche dei normali cittadini, contraddistinguendo tutti gli oppositori con la sigla “MCI” (Movimento Comunista Internazionale).
Comunque fu durante la decima riunione della CEA, tenutasi a Caracas il 3 settembre 1973, che il generale Breno Borges Fortes, capo di stato maggiore dell’esercito brasiliano, premette in maniera decisiva per un aumento dello scambio d’informazioni per contrastare il comunismo e controllare gli elementi sovversivi dell’intero continente.
Le schede relative ai singoli “sospettati” vennero redatte dai servizi segreti, dalle polizie politiche e da servizi meno ufficiali come l’Organizzazione di coordinamento delle operazioni sovversive (OCOA), e poi trasmesse a più paesi.
Per iniziativa dei governi dittatoriali, si formarono squadroni della morte a cui, insieme alle varie polizie nazionali, furono dirette tali informazioni.
Nel marzo 1974 alcuni rappresentanti della polizia cilena, uruguayana e boliviana s’incontrarono con il Vicecapo della polizia federale argentina, il commissario Alberto Villar (uno dei fondatori dell’AAA[3]) per studiare un piano di collaborazione per la distruzione del rifugio sovversivo costituito dalla presenza di migliaia di “sovversivi”stranieri in Argentina (tra cui, per es. la scrittrice Isabel Allende figlia dell’ex presidente).
Dall’incontro si decise di accreditare presso ogni ambasciata un agente di sicurezza con la funzione di coordinare le operazioni con la polizia di ogni singolo paese, di “aumentare gli scambi informativi sui marxisti”, cioè su qualsiasi attivista politico e di poter entrare e uscire dalla Bolivia, dall’Argentina e dal Cile senza una richiesta formale.
Pinochet, intanto, diede pieni poteri al colonnello Manuel Contreras per creare un’organizzazione in grado di svolgere l’importante compito di “estirpare il cancro comunista” dal paese, tanto che il colonnello, oltre a recarsi a Washington, alla sede statunitense della CIA, effettuò un viaggio per convincere i servizi di sicurezza di tutta America Latina a creare una forza speciale anti-esiliati: Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay e Bolivia accettarono, il Venezuela rifiutò.
L’Operazione Condor era nata.
L’obiettivo era quello di creare uno schedario continentale o, come disse lo stesso colonnello Contreras, “qualcosa di simile, nelle linee generali, a quello dell’Interpool a Parigi, ma specializzato nella sovversione”[4]: se ad esempio un terrorista o un simpatizzante di un`organizzazione terroristica di un paese membro era identificato, una squadra speciale sarebbe stata inviata sul posto per individuare e sorvegliare l`obiettivo. Una volta compiuta l`individuazione e la sorveglianza, una seconda squadra era inviata per agire contro l`obiettivo.
La squadra speciale sarebbe stata dotata di falsi documenti provenienti dai paesi membri e sarebbe stata composta da individui di questi paesi[5].
Il 30 settembre del ‘74, a Buenos Aires, fu ucciso il generale Prats (ex ministro del governo Allende) per mano dell’agente nordamericano Michael Townley[6].
Il successo degli sforzi bilaterali raggiunti in questo assassinio, incoraggiò ufficiali cileni e argentini a rafforzare la loro repressione-persecuzione dei marxisti con un’operazione, chiamata Colombo[7], che risultò essere la più machiavellica e macabra azione dell’operazione Condor, quanto a violazioni dei diritti umani (sparizioni e sequestri, torture, uccisioni).
Nel 1976 le riunioni furono numerosissime: il centro operativo principale era Buenos Aires, mentre tutti i paesi che ve ne facevano parte s’identificavano con nomi in codice: Condor uno, Condor due, Condor tre, etc, etc.
L’organizzazione si espandeva. Nessun esiliato era più al sicuro.
Ma con l’aumento della repressione si ebbe anche una più aperta difficoltà a mantenere il segreto: una battuta frequente e pubblica degli ufficiali dell’esercito era di dire che “un nostro collega è fuori paese perché sta volando come il Condor”.
Dalla DINA[8] provenne l’ordine di organizzare un rete contro gli esiliati in Europa.
Il 6 ottobre 1975, Pierluigi Concutelli e Salvatore Falabella, (neofascisti italiani membri di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, un’organizzazione paramilitare capeggiata da Stefano Delle Chiaie), fecero esplodere a Roma una bomba a cui Bernando Leghton, (ex vicepresidente cileno e uno dei fondatori del Partito democristiano cileno che aveva cercato di avvicinare la Dc a gruppi di sinistra ed era stato accusato di attività anticilene) e la moglie, se pur colpiti, riuscirono a sopravvivere[9].
Nonostante il fallimento il dittatore Pinochet incontrò il capo dei terroristi italiani, Stefano Delle Chiaie, che accettò di rimanere a disposizione degli ordini provenienti da Santiago.
Il 21 settembre 1976, inoltre, il colonnello cileno Contreras, fece assassinare a Washington, l’ex ministro degli esteri cileni Orlando Leteliet , personaggio chiave dell’opposizione cilena[10]. Nonostante il successo dell’operazione, nelle indagini sui mandanti dell’assassinio, alcuni documenti trapelarono sulla stampa americana, costringendo allo scioglimento della DINA.
Con l’elezione del nuovo Presidente americano (a human rights president[11]), inoltre, iniziò una progressiva trasformazione dell’atteggiamento statunitense nei confronti del regime di Pinochet. Il liberale James Carter, infatti, non accettò che gli Stati Uniti venissero coinvolti nell’attività dell’Operazione Condor, anche se, praticamente, più che l’interruzione delle operazioni se ne propose solo la “privatizzazione”, cioè la loro esplicazione da parte non più dalle varie polizie e servizi segreti, ma dalle squadre della morte (spesso costituite dagli stessi poliziotto e militari).
In conseguenza della titubanza statunitense, tra il 13 e 15 dicembre 1976, i rappresentanti di tutti i paesi membri dell’organizzazione si incontrano a Buenos Aires per discutere dei piani futuri: gli ufficiali argentini (che dopo il golpe del 23 marzo, superarono in ferocia tutte le altre dittature) ripresero in mano la situazione e aprirono, con il Paraguay, un altro canale più discreto e sicuro.
Nel marzo 1977 ad Asunciòn si svolse la terza riunione della Confederazione Anticomunista dell’America Latina (CAL), nella quale vennero sollevati alcuni problemi: in primo luogo l’atteggiamento degli Stati Uniti, lo sviluppo della guerriglia in America centrale e, infine, la posizione di alcuni settori della chiesa cattolica considerati come appartenenti a pieno titolo al movimento comunista internazionale.
I boliviani crearono il “piano Panzer”, (diretto all’eliminazione dei religiosi seguaci della teologia della liberazione) che, dopo l’esecuzione di centinaia di sacerdoti, vescovi, religiosi, oblati, suore, laici membri di comunità religiose, culminò con l’assassinio dell’arcivescovo Oscar Romero a San Salvador (in Salvador)[12].
Nel 1979, per svincolarsi dalle scuole di guerra made in USA, si organizzarono degli stage di lotta antisovversiva in Argentina, che incrementarono i massacri perpetrati in America centrale.
L’esistenza del Nicaragua Sandinista[13], rilanciò l’Operazione Condor.
Nel 1981, inoltre, con il nuovo presidente statunitense, il repubblicano Ronald Reagan, la riunione della CEA si svolse a Washington, ma il contenuto ideologico della CEA, rimasto quello della guerra contro il comunismo internazionale, ebbe, oltre agli abituali oppositori anche Amnesty International, le organizzazioni di difesa dei diritti dell’uomo e tutti i sostenitori di processi contro le torture e la corruzione.
Quando gli Stani Uniti decisero d’intervenire personalmente e ufficialmente nel Nicaragua Sandinista e quando le sanguinose dittature lasciarono il posto ad una stentata e debole democrazia, le attività inerenti all’Operazione Condor scemarono fino a decadere con la fine della guerra fredda.
Il bilancio generale della repressione fu di 50.000 persone assassinate, 35.000 scomparsi e 40.000 prigionieri. Una strage in cui non vengono conteggiate le persone gettate in pasto agli squali dagli aerei governativi, i piccoli figli di attivisti (spesso ancora in grembo) presi e dati alle famiglie dei generali che, non essendo fertili, necessitavano un figlio/a e le tantissime centinaia di migliaia di persone sterminate indiscriminatamente in Centro America (es. il Guatemala che, nonostante sia un paese molto piccolo con un relativo numero di abitanti ha subito più 200.000 assassinii).
[1] Martín Almada, conosciuto professore e figura politica, mal visto dalla polizia segreta di Stroessner nel 1974, quando pubblicò un discorso critico sull’educazione in Paraguay. Fu arrestato e accusato di "terrorismo" e legami con i comunisti paraguayani. Fu torturato e passò i successivi tre anni nel campo di concentramento Emboscada. Dopo la sua liberazione nel 1977, andò in esilio fino alla caduta di Stroessner, quando iniziò i procedure legali contro i suoi persecutori.
[2] Alfredo Stroessner Matiauda (Encarnación 3 novembre 1912 - Brasilia, 16 agosto 2006) fu un politico e generale paraguayano che divenne presidente e dittatore del suo paese dal 1954 al 1989.
Stroessner, veterano della Guerra del Chaco salì nei ranghi militari fino a diventare generale nel 1952. Il colpo di stato compiuto dal movimento del 4 maggio 1954, che elevò alla presidenza della repubblica Tomás Romero Pereira, sostituendolo a Federico Chávez, spianò la strada a Stroessner che prese il potere il 15 agosto del 1954, abolendo la costituzione.
Fu candidato unico alla presidenza in diverse elezioni, e il supporto degli Stati Uniti gli permise di restare in carica per decenni. Il suo rifiuto di indire elezioni democratiche e il declino dell`Unione Sovietica portarono alla fine degli aiuti statunitensi al regime. Il Partito Colorado, al quale Stroessner apparteneva, iniziò ad opporglisi, fino a deporlo nel 1989, per mano di un altro membro del partito, il generale Andrés Rodríguez. Ogni presidente del Paraguay, dopo Stroessner, è appartenuto a tale formazione politica.
Stroessner viveva in esilio a Brasilia fin dal giorno in cui venne rovesciato e, nel 1997, è stato condannato in contumacia per crimini contro l`umanità. La sua, dopo quella di Castro, è stata la dittatura più duratura (35 anni) nell`America Latina.
L’ex dittatore di 93 anni, è stato ricoverato nell’ospedale Santa Luzia a Brasilia il 29 luglio 2006, poi scomparso il 16 agosto dello stesso anno
[3] Alleanza Anticomunista Argentina - AAA
[4] Peter Kornbluh, op.cit. p 323
[5]Stella Calloni, “Los archivos del horror del operativo Condor”, in “CovertAction”, ottobre 1994, e in http://www.derechos.org/nizkor/doc/condor/calloni.html, agosto 1998, nota 24 ( Intervista dell’autrice con un ufficiale militare paraguyano che vuole rimanere anonimo, Asuncion, 1993)
Giornalista argentina, scrive ne “El dia Latinoamericano” di Ciudad de Mexico ed è corrispondente in America del sud per “La Jornada” sempre di Ciudad de Mexico.
[6] Ibidem. pp 322-327, VI cap doc 4: Cia secret, Intelligence Report [Assassination of General Carlos Prats], October 25, 1974
[7] Ibidem, p 327 e ss
[8] Dirección Nacional de Inteligencia o DINA fu la polizia segreta cilena nel primo periodo della dittatura di Augusto Pinochet.
Fin dalla sua creazione nel novembre del 1973, a capo della DINA ci fu Manuel Contreras.
Ufficializzata pubblicamente nel giugno del 1974 con il decreto 521, che le dava potere di detenere e confinare persone durante il dichiarato stato di emergenza.
La DINA aveva agenti segreti come Michael Townley, impiegando il sequestro, la tortura e l`assassinio come metodo repressivo. Parecchi dei detenuti semplicemente scomparvero. Uno dei più grossi centri di tortura e di detenzione fu Villa Grimaldi.
Continuò ad operare fino al 1977, quando fu sostituita dal Centro Nacional de Información (CNI).
[9] Peter Kornbluh, op. cit. pag 333 e VI cap, doc 7: FBI, Interrogation Report, “Attempted Assassination of Bernardo Leighton, October 6, 1975, Rome, Italy”, April 9, 1980; Esteban Cuya, (Investigatore del Centro di Deritti umani di Norimberga) La “Operacion Condor”: el terrorismo de estado de alcance transnaconal, in “Memoria” n 5, Norimberga, dicembre 1993, e in Ko’Aga Roñe’eta, serie VII,1996, in http://www.derechos.org/koaga/vii/2/cuya.html; Taylor Branch y Eugene M. Propper, Labyrinth , 1982, New York, pp. 305-9, Arthur E. Rowse, "Gladio: The Secret U.S. War to Subvert Italian Democracy" in CovertAction, n. 49, 1994.
[10] Peter Kornbluh, op. cit, VI cap, doc 9: U.S. Embassy, Cable “Assassination of Orlando Letelier” September 21, 1976; FBI, Directorate of National Intelligence (DINA), January 21, 1982 in The National Security Archive, the George Washington University in http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB8/nsaebb8.htm
[11] Peter Kornbluh, op. cit,, VII cap, p 395
[12] Óscar Arnulfo Romero y Goldámez (Ciudad Barrios, San Miguel, El Salvador, 15 agosto 1917 - San Salvador, El Salvador, 24 marzo, 1980). Ucciso mentre stava celebrando messa, a causa del suo impegno nel denunciare le violenze della dittatura del suo paese.
[13] Il Frente Sandinista de Liberación Nacional (F.S.L.N.) era una organizzazione política di sinistra di origine socialdemocratica creata nel 1961 in Nicaragua seguendo la ideologia del líder Augusto C. Sandino che si opponeva all’ingerenza Usa in Nicaragua.
Nel luglio del ’79 i rivoluzionari sandinisti presero il potere facendo cadere la dittatura di Debayle dando vita a un governo popolare di ricostruzione nazionale