XI. Dittature sudamericane e violazione dei diritti umani.
Nel 1980 i 2/3 della popolazione latino-americana viveva sotto regimi militari. La repressione sarà sistematica con soppressione delle libertà e dei diritti civili, commissariamento dei sindacati, annientamento delle confederazioni, divieto di scioperi e contrattazioni collettive, imbavagliamento della stampa e controllo su scuola, università e intellettuali.
PARAGUAY | 1954-89 | STROESSNER |
ARGENTINA | 1976-83 | VIDELA |
URUGUAY | 1976-84 | MENDEZ |
BRASILE | 1964-79 | CASTELO BRANCO |
ECUADOR | 1972-79 | RODRIGUEZ LANA |
HAITI | 1950-87 | ESTIME` |
HONDURAS | 1963-80 | ARELLANO |
EL SALVADOR | 1979-82 | giunta militare |
GUATEMALA | 1954-86 | ARMAS |
BOLIVIA | 1964-80 | BARRIENTOS |
CILE | 1973-89 | PINOCHET |
NICARAGUA | 1935-81 | famiglia SOMOZA |
Il Rapporto Hinchey descrive in modo dettagliato le responsabilità della Cia nella violazione dei diritti umani.
Negli anni successivi al colpo di stato cileno, in nome di una scrupolosa e dettagliatissima ricerca di informazioni, gli Stati Uniti mantennero una fitta rete di contatti segreti con alti esponenti dei governi dittatoriali sudamericani che, se pur non operanti attivamente nelle operazioni, (ed anzi spesso ufficialmente contrari) li vide spettatori consenzienti delle continue violazioni dei diritti umani compiute in quegli anni.
Il punto centrale della politica Usa in materia di diritti umani si evinceva già nelle riunioni tra la Camera dei Rappresentanti, le Commissioni sugli Affari Esteri e quelle sugli affari Interamericani e sui Movimenti e Organizzazioni Internazionali, del dicembre del ’73[1], in cui, pur chiarendo la necessità di tutelare, non solo in astratto, il rispetto degli “human rights”, si metteva in risalto come la politica repressiva, e spesso lesiva di tali diritti, messa in pratica in Cile, fosse da inquadrare nel contesto di un necessario e impellente recupero dell’ordine, perso nel corso degli anni di Allende.
In sostanza gli Stati Uniti, pur condannando i mezzi usati, tesero a giustificarli e a tollerarli come misure eccezionali e contingenti, in nome della assoluta urgenza di contrastare il drammatico stato di emergenza, in cui era caduto il paese.
Nel gennaio del ‘74, la Cia diramò una direttiva per tutti i dipendenti affinché raccogliessero informazioni clandestine sulla tortura in Cile, ordinando al personale della Cia di lavorare con tutti gli agenti e canali di influenza disponibili al fine di indurre il governo cileno a modificare le misure repressive, ed in particolare a eliminare l’uso della tortura.
La Cia si servì attivamente dei propri contatti, relazionandosi in particolare con quei membri dei servizi noti per le loro violazioni dei diritti umani, ma sottolineando che tali abusi erano nocivi per la credibilità del governo all`interno del proprio paese, nonché dannosi per la sua reputazione internazionale ed inaccettabili per il governo americano. Tuttavia il valore informativo del contatto vene sempre fatto prevalere sulle prove certe od eventuali delle violazioni.
Spesso, infatti, non furono fatti controlli accurati circa il rispetto dei diritti umani da parte dei contatti, né si adottò una decisione deliberata che soppesasse rischi e vantaggi, ed inoltre si riteneva sufficiente che contatti permettessero alla Cia di svolgere la propria missione di raccolta di informazioni mantenendo aperto un canale attraverso il quale esprimere le preoccupazioni per le violazioni dei diritti umani.
In altri casi, pur coscienti del fatto che il contatto rappresentasse un servizio noto per gli abusi contro i diritti umani, veniva mantenuto perché rifiutarlo avrebbe avuto un effetto negativo per la missione di raccolta informazioni della Cia stessa o avrebbe incrinato un successivo rapporto con quel paese.
Comunque, le informazioni riguardanti le violazioni dei diritti umani da parte dei contatti della Cia, di quel periodo e precedenti, furono comunicate e diffuse presso i servizi politici e d`intelligence.
Durante il periodo, tra il 1974 e il 1977, la Cia ebbe numerosi contatti con Manuel Contreras Sepúlveda, capo della DINA e noto per il suo coinvolgimento in abusi contro i diritti umani.
I rappresentanti politici del governo Usa avevano approvato i contatti della Cia con Contreras, data la sua posizione di capo della principale organizzazione di intelligence del Cile, e ritenuto necessario per l’adempimento della missione della Cia, nonostante le preoccupazioni che tale rapporto potesse lasciare la Cia scoperta di fronte ad accuse di aver aiutato la repressione politica interna.
Fin dall`inizio, la Cia fece sapere chiaramente a Contreras che non avrebbe appoggiato nessuna delle sue attività, o delle attività dei suoi servizi, che potessero essere considerate come “repressione politica interna”.
Nei propri contatti con Contreras, la Cia lo sollecitò ad aderire ad una circolare del 17 gennaio 1974, emessa dal ministero cileno della Difesa, che descriveva le linee di condotta da adottare nel trattamento dei prigionieri in modo da rispettare la Convenzione di Ginevra del 1949[2].
Nell’aprile del ‘75, i rapporti dell`intelligence dimostrarono che Contreras rappresentava l’ostacolo principale ad una politica di diritti umani ragionevole da parte della giunta, ma nonostante ciò un comitato inter-agenzie ordinò alla CIA di mantenere i suoi contatti con Contreras.
L`ambasciatore Usa in Cile, infatti, sollecitò il vicedirettore della Central intelligence, Walters, perché accogliesse Contreras a Washington nell’interesse del mantenimento di buoni rapporti con Pinochet. L’incontro avvenne nell`agosto del ‘75, con l’approvazione del comitato inter-agenzie.
A maggio e giugno del ‘75, alcuni elementi della Cia raccomandarono di instaurare un rapporto a pagamento con Contreras, allo scopo di ottenere informazioni, grazie alla sua preziosa posizione e vicinanza a Pinochet, ma la proposta fu respinta, sulla base della politica del governo nordamericano sui rapporti clandestini con il capo di un servizio informazioni noto per gli abusi contro i diritti umani.
Oltre alle informazioni riguardanti le minacce esterne, la Cia voleva da Contreras anche informazioni riguardanti le prove emerse nel 1975, circa la manovra di cooperazione tra i Servizi del Cono Sud (l’“Operazione Condor”) che confermò come una rete di scambio di informazioni, ma negò che avesse un ruolo nelle uccisioni extra-giudiziarie.
Dopo il 21 settembre 1976, (quando l’ex membro del governo Allende ed ambasciatore a Washington, Orlando Letelier, ed il suo assistente statunitense, Ronni Moffit, vennero uccisi con un’autobomba e cominciarono a circolare voci che sostenevano la responsabilità del Governo cileno nell’omicidio) il dipartimento della Giustizia e la Cia studiarono il modo in cui poter affrontare gli aspetti dell’indagine giudiziaria riguardanti i Servizi stranieri (FI) cominciando a parlare del probabile coinvolgimento di Contreras nell`omicidio.
Verso la fine del ‘76, i contatti con Contreras si diradarono ed il 3 novembre 1977, quando fu trasferito ad un incarico alieno ai servizi, la Cia interruppe ogni ulteriore contatto pur tuttavia, continuando a seguire da vicino le sue attività.
Nel 1978, quando, dopo una breve lotta per conservare il suo potere, Contreras si dimise dall’Esercito, la Cia aveva messo insieme dei rapporti dettagliati e specifici riguardanti il coinvolgimento di Contreras nell’ordine di assassinare Letelier.
Nei giorni e nei mesi immediatamente successivi al golpe del 1973, la Cia fornì ampie informazioni su ciò che il governo definì “attività necessarie per ripristinare l’ordine”.
Vi furono rapporti molto divergenti circa il numero di persone uccise ed arrestate. I rapporti della Cia confermavano che i militari stavano deliberatamente nascondendo le cifre precise, e descrivevano in dettaglio le diverse opinioni all’interno della giunta militare riguardo alla necessità o meno di sottoporre a giustizia sommaria gli estremisti e i sovversivi, oppure di accordare loro processi e relative sentenze. Vi furono anche ampie informazioni su:
- L’applicazione della “giustizia militare” a detenuti civili, nonché i tipi di punizione ai quali probabilmente sarebbero stati sottoposti;
- Localizzazione dei campi di prigionia e i nomi di alcune specifiche persone in essi detenute, compreso il fatto che alcune di tali località erano segrete;
- I tentativi di alcuni elementi della sinistra di lasciare il Paese o cercare asilo in ambasciate straniere;
- Valutazioni degli effetti che stava ottenendo la repressione governativa sulla capacità e gli sforzi della sinistra per riunire le fila.
Il primo rapporto della Cia sulle violazioni dei diritti umani da parte della giunta porta la data del 15 settembre 1973, pochi giorni dopo il golpe. La Cia informò che alcune unità cilene della sicurezza stavano procedendo alle interrogazioni di sospetti oppositori, in maniera oltremodo severa. Un rapporto del 22 settembre segnalava che i prigionieri allo stadio nazionale erano stati trattati molto duramente, durante i primi giorni successivi al colpo di stato. Il 28 settembre, la Cia informava che nel fiume Mapocho erano stati ritrovati 27 cadaveri, alcuni di questi con evidenti segni di torture e mutilazioni. Il 9 ottobre, riferiva che alcuni tecnici sovietici in Cile, non membri del corpo diplomatico, erano stati ripetutamente minacciati e ingiuriati verbalmente; alcuni di quelli processati in seguito erano stati malmenati o feriti. Il 25 ottobre, la Cia informava che il generale Sergio Arellano Stark aveva dato istruzioni che avevano portato all’esecuzione sommaria di 21 prigionieri politici. Il 3 novembre, segnalava che, nonostante un decreto governativo che poneva fine alle esecuzioni sommarie, nel canale San Carlos erano stati rinvenuti 20 corpi uccisi da armi da fuoco. Un rapporto del 12 novembre informava delle preoccupazioni, all’interno del Pdc, circa le violazioni dei diritti umani. Il 18 gennaio 1974, si segnalava che esponenti politici cileni di tutte le formazioni stavano soppesando la possibilità di presentare la questione degli abusi del governo contro i diritti umani all`attenzione della commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Era chiaro che la circolare del governo cileno, emessa il 17 gennaio 1974, e che proibiva la tortura e forniva istruzioni per il trattamento dei prigionieri, era solo uno stratagemma di relazioni pubbliche. I rapporti della Cia indicavano che le forze cilene di sicurezza non rispettavano, e probabilmente non lo avrebbero mai fatto, la politica dichiarata nella circolare. Anche se il ruolo principale, per quanto atteneva alle informazioni sui diritti umani, spettava al dipartimento di Stato ed all`ambasciata, la natura clandestina delle pratiche contro i diritti umani messe in atto dai servizi cileni di sicurezza imponevano il lavoro di raccolta informazioni della Cia.
Nei diciassette anni successivi, la Cia inoltrò le informazioni che riceveva dai suoi contatti, riguardanti le violazioni dei diritti umani in Cile, e quando poi la sinistra riprese forza, i rapporti e le informazioni cominciarono a riguardare anche i piani, le intenzioni, le capacità e le azioni terroristiche della sinistra.
Durante il periodo di transizione dal governo militare a quello civile, i rapporti dell`intelligence seguirono il dibattito politico su come gestire le indagini e i processi per i delitti contro i diritti umani.
La revisione degli archivi della Cia non produsse nessuna prova che funzionari o dipendenti della Cia fossero mai stati coinvolti in violazioni dei diritti umani o nella copertura di questi abusi in Cile.
Le accuse di una complicità della Cia nella morte del cittadino statunitense Charles Horman[3], (sostenitore di Allende che era espatriato, e venne ucciso immediatamente dopo il golpe del 1973 ) risultarono infondate. Allo stesso modo, la Cia non sapeva, prima del fatto, delle circostanze che portarono alla morte in Cile del cittadino statunitense Frank Teruggi[4], nel 1973, ed alla scomparsa, nel 1985, del cittadino statunitense Boris Weisfeiler[5].
Tuttavia, la Cia, per ordine e con la piena approvazione di importanti esponenti del governo, tenne contatti ufficiali con diversi servizi di sicurezza coinvolti nelle violazioni. Allo stesso tempo, la Cia ebbe relazioni clandestine con alcuni membri scelti delle forze militari, di intelligence e di sicurezza cilene, sia per raccogliere informazioni che per poter mettere in atto le attività segrete di cui sopra. Non c’e alcun dubbio sul fatto che alcuni contatti della Cia fossero stati coinvolti attivamente nella commissione e copertura di gravi abusi contro i diritti umani, nell’organizzazione di incontri segreti tra gli esponenti di squadroni della morte e nella fornitura di armi e apparecchi elettrici di tortura, nonché di informazioni sulla capacità di sopportazione delle scariche elettriche del corpo umano[6].
(continua)
[1] United State and Chile during the Allende years, 1970-1973, Hearings before the Subcommittee on Inter-American affairs of the committee on foreign affairs House of Representatives, Printed for the use of the Committee on Foreign Affairs, Washington, 1975
[2] Il 12 agosto 1949 a Ginevra furono adottate quattro Convenzioni, destinate a sostituire tutto il corpo giuridico preesistente in materia:
I Convenzione per il miglioramento delle condizioni dei feriti e dei malati delle Forze armate in campagna, Ginevra, 12 agosto 1949
II Convenzione per il miglioramento delle condizioni dei feriti, dei malati e dei naufraghi delle Forze armate sul mare, Ginevra, 12 agosto 1949
III Convenzione sul trattamento dei prigionieri di guerra, Ginevra, 12 agosto 1949
IV Convenzione sulla protezione delle persone civili in tempo di guerra, Ginevra, 12 agosto 1949
[3] Peter Kornbluh, op. cit, V cap, doc 1, 2, 3, 4 e 5: Department of State, Secret Memorandum, “Charles Horman Case” August 25, 1976
[4] Ibidem V cap, doc 6, 7, 8 e 9: FBI, Secret, Intelligence Memorandum on Frank Teruggi, October 25, 1972; Federal Bureau of Investigation, "Frank Teruggi," December 14, 1972 in http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB33/index.html
[5] Peter Kornbluh, op. cit V cap, doc 11, 12, 13 e 14: U.S. Embassy, Map Drawn by U.S. Consulate Officer on Disappearance of Boris Weisfeiler, ca. February 1985
[6] Stella Calloni, op. cit.