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Letture
Adelaide (2)
Giancarlo Patrucco

II

  

Quando era in attesa di Emma,  Adelaide aveva preferito traslocare  verso la zona interna del palazzo,  che aveva il pregio di essere più appartata. Lì si era sistemata in una grande camera, comunicante con un locale più angusto, ma caldo e luminoso, che era stato destinato alla bambina. In quel modo la regina poteva controllare da vicino l`operato di nutrici e fantesche, risparmiando a Lotario il trambusto che  un neonato porta sempre con sé.

Seguendo Ingorde verso quella direzione, ad Adelaide scappò un sorriso. Per la verità, non si poteva dire che Lotario si fosse tenuto molto lontano. Anzi, era più facile trovarlo nella stanza di Emma che in qualsiasi altro posto del regno. I primi tempi entrava in punta di piedi e guardava rapito la bimbetta che dormiva, timoroso di svegliarla anche  sfiorandola con un solo dito. In seguito, però, si era abituato a  prenderla in braccio e la cullava mentre lei annaspava, cercando di afferrargli la barba con le manine.

Appena  lo sentiva arrivare, Adelaide passava dalla porta interna e congedava la fantesca. Quindi entrambi si mettevano a coccolare la bambina, godendosi quei pochi momenti d`intimità insieme. Crescendo, Emma mostrava di avere ereditato tutti i tratti di sua madre. Aveva gli occhi grigi di Adelaide e, sotto la cuffietta bianca, i capelli crescevano biondi come l`oro. Ma Lotario non si dava per vinto.

- Ecco, guarda - diceva sollevandola. -  Quella ruga sulla fronte è  come la mia.  - E ci passava un dito sopra, quasi a voler attestare che era vero.

- Vedi?  Vedi quando ride?  Ha le mie fossette. Uguali. - Poi  sorrideva contento, come un ragazzino.

Adelaide non lo smentiva. Perché dirgli che tutti i neonati hanno le fossette? Oppure  che le rughe vengono dalla digestione? Lei era felice e si limitava ad annuire, sorridendo quando lui posava Emma e l`abbracciava, baciandola con passione.

Dopo la morte di Lotario, soltanto il ricordo di quei momenti e il pensiero di Emma, sola, le aveva dato la forza di tornare. Di sopportare  la solitudine che l`aveva accolta a palazzo e di resistere all`ostilità dei nuovi padroni. Lei rappresentava un`occasione  unica per loro. Sposandola, Adalberto  avrebbe legittimato le sue pretese al  trono e, per di più,  avrebbe potuto contare sui cospicui beni che Lotario le aveva assegnato in dote. Così, Berengario e Willa avevano dato ordini severi.

Fin dal suo rientro Adelaide  si era sentita  avviluppata in una rete di piccole resistenze e di meschini pretesti, che avevano l`unico scopo di isolarla dal resto del mondo e piegare la sua volontà. Non poteva ricevere visite, le era proibito oltrepassare i cortili del palazzo e, nei giorni di udienza, era confinata nelle sue stanze, con la sola Ingorde per compagna.

Le era stato negato persino il confessore. Dopo i mirabolanti fatti  della processione, la cappella di san Colombano che si trovava in viridario era stata ampliata ed eretta a chiesa: l`ecclesia Sancti Columbani maioris,  dotata di uno xenodochia dove trovavano conforto i poveri di Papia. Adelaide ne aveva conosciuto il priore, padre Candido, un uomo asciutto e deciso che col tempo era diventato il suo consigliere spirituale. Eppure, nonostante l`alto incarico, non le era stato permesso  di vedere neanche lui. Al suo posto si era presentato il canonico maggiore della cappella di palazzo, un individuo viscido e ossequioso che lei aveva buttato fuori subito. Poi aveva sfogato la sua impotenza prendendosela con gli arredi della stanza, finché, spossata, era crollata  sul letto piangendo.

Si era ormai quasi rassegnata a quella vita da reclusa, quando alla porta si era presentato un visitatore.

- Ma…ma è un miracolo! - aveva esclamato Adelaide, abbracciando padre Candido che le stava davanti e quasi travolgendolo per la gioia. 

Il priore aveva sorriso di fronte a tutto quel trasporto. - Più che un miracolo - aveva detto schermendosi - direi che c`è voluta una buona dose di pazienza. - Poi aveva aggiunto sorridendo: - E, d`ora in avanti, sarete voi a venire da me.

- Da voi? - aveva chiesto Adelaide. - Volete dire…in chiesa?

 - Proprio così - aveva risposto padre Candido. Poi aveva allargato le braccia. - Sotto buona scorta, s`intende, e soltanto per le funzioni. Ma è già qualcosa.

- E` un miracolo, ve lo ripeto. Un miracolo davvero!

 - Ma non vi porto solo il mio modesto conforto - aveva proseguito padre Candido a bassa voce, entrando nella stanza. - Ci sono buone nuove. Vostro fratello, il re di Borgogna…

- Ne ero certa! - lo aveva interrotto Adelaide, soffocando un grido. - Sapevo che Corrado non mi avrebbe abbandonato!

- Né lui né vostra madre - aveva risposto il monaco, frugandosi nel saio e tirandone fuori un plico. - Vi mandano questo, insieme alla loro benedizione - aveva aggiunto tendendoglielo. -  Ma  dovete essere prudente perché nessuno deve sapere che lo avete ricevuto.

- Oh, potete contarci! - aveva annuito Adelaide, guardando la lettera tra un velo di lacrime. - Nessuno se ne accorgerà. - Quindi l`aveva presa con le mani che le tremavano, ne aveva baciato il sigillo e l`aveva fatta scivolare sotto la scollatura dell`abito. - Qui sarà al sicuro.

- E non c`è soltanto la vostra famiglia, a interessarsi di voi - aveva ripreso padre Candido sorridendo. - Anche il re di Germania, Ottone…

- Ottone! - aveva esclamato Adelaide incredula.

- Proprio così figliola! - aveva proseguito padre Candido. -  Pare che abbia sofferto molto per la recente scomparsa della sua consorte, la compianta regina Edith, e  che la vostra vicenda lo abbia toccato. Così ha scritto a Berengario per reclamare la vostra liberazione. – Quindi aveva aggiunto: - E le sue richieste sono arrivate fino a Roma -  alzando gli occhi al cielo e facendosi il segno della croce.

- Fino a Roma! - aveva ripetuto Adelaide in un sussurro, segnandosi a sua volta. - Allora potrò uscire di qui. Tornare libera, finalmente!

Quella sera aveva riso insieme a Ingorde come da tempo non le capitava, e aveva persino accennato qualche passo di danza con Emma, tenendosi la bambina stretta al seno. Poi si era coricata con la lettera di Corrado tra le mani, leggendo e rileggendo quelle righe con il lume acceso fino al mattino.

I giorni seguenti, però, non avevano portato nulla di nuovo. Il suo isolamento era continuato come sempre e niente lasciava presagire qualche cambiamento futuro. Nuovamente in preda allo sconforto, si era recata allora a san Colombano per assistere alla Messa.    

- Non dovete abbattervi figliola - l`aveva consolata il priore dopo la funzione. -  Col tempo e con l`aiuto di  Dio, vedrete che tutto si accomoderà.

- Ma Corrado, Ottone, il Santo Padre…Possibile che non contino niente? - aveva osservato lei, piangendo.

- Non siate ingiusta ora - aveva ribattuto padre Candido. - Sono amici potenti, ma anche molto lontani…

- Se sono lontani, potremmo rivolgerci a qualcuno più vicino. Al vescovo, per esempio. Lui non potrà…

- Chi, Litifredo? - l`aveva interrotta il priore con tono sprezzante. - Senza il consenso del trono, quello non muoverà un dito.

- Allora - aveva risposto lei con durezza - non mi resta che tentare la fuga.

Per la verità, quello era un pensiero che si era fatto  strada nella sua mente da tempo. Da quando si era trovata rinchiusa, spesso aveva pensato a fuggire. Ma come poteva portare Emma con sé? E,   anche ammettendo che ci fosse riuscita, dove avrebbe potuto andare? Dove avrebbe trovato un rifugio sicuro, al riparo dal potere di Berengario e dalla forza su cui il re poteva contare? Come aveva ammesso anche padre Candido, nessuno in tutto il regno avrebbe trovato conveniente sfidarlo e la Borgogna era un sogno; una meta lontana e irraggiungibile per una donna in fuga con una bambina.

Pensando e ripensando alcune idee le erano comunque venute e quello le  era sembrato il momento di spiegarle al priore. - Ecco, vedete padre - aveva cominciato - con un buon cavallo potrei essere a Como in pochi giorni e, di lì, raggiungere uno dei valichi alpini. Mi basta solo un po` di fortuna.

- Di  fortuna ne avrete bisogno davvero tanta, figliola - aveva obiettato il priore. - Anche ammettendo che riusciste a fuggire, che ne sarebbe della vostra bambina, costretta agli strapazzi di un viaggio così difficoltoso? Senza avere alcuna certezza, poi, dell`accoglienza che potrete ricevere all`arrivo.

Adelaide aveva scrollato la testa. - Ci ho pensato padre  - aveva risposto tirando fuori un plico dalla tasca del vestito. - Ecco. Questo deve arrivare a re Ottone. Non dubito che vorrà accogliermi come fece già con  Corrado. Quanto alla bambina…non la porterò con me.

- La lascerete qui?! - aveva esclamato padre Candido sconcertato.

- Certamente no - aveva risposto lei. - Emma partirà prima di me, per la Borgogna.

- E… come farete ad ottenere questa grazia?

Adelaide aveva guardato il priore a lungo. Poi aveva ribattuto: - Sarà il prezzo che Berengario dovrà pagare per la mia rassegnazione.

- La vostra…rassegnazione!? - aveva ripetuto padre Candido che non si raccapezzava più. - Ma allora…allora  intendete accettare…piegarvi…

  Adelaide lo aveva interrotto, mettendogli una mano sul braccio. - No! - aveva detto seccamente, mentre i suoi occhi grigi mandavano lampi di furore. - Fingerò, mi mostrerò remissiva, ma non mi piegherò mai a quei voleri!

- Allora, a maggior ragione vi staranno addosso - aveva obiettato ancora il priore. - Avete visto quante guardie ci sono fuori della chiesa? Non riuscirete certo a fuggire,  in queste condizioni.

- Voi dite padre? - aveva osservato Adelaide, guardando di sottecchi il suo interlocutore. - Eppure, dovreste sapere che nei palazzi nobiliari c`è sempre qualche uscita…diciamo secondaria. Un passaggio, una scorciatoia, per andarsene senza essere visti o rientrare all`occasione.

- Un passaggio?! - aveva esclamato il priore, grattandosi la testa sempre più stupito. - Sia pure - aveva aggiunto - ma bisogna vedere da dove parte e, soprattutto, dove arriva.

-  L`imbocco si trova nella cappella reale - aveva risposto Adelaide trionfante. - Quanto all`uscita…sta proprio qui, nella cucina di san Colombano. Praticamente sotto i nostri piedi!

Ripensando alla faccia che aveva fatto padre Candido in quel momento, Adelaide provava sempre una fitta di rimorso.   Eppure non aveva taciuto con intenzione, ma solo perché se n`era dimenticata. Era stato Lotario ad accennare a quella via sotterranea, quando scherzavano insieme sul suo pancione.

- Vedi? - aveva detto lei, tenendosi il ventre. - Ora ti cercherai qualcuna più bella di me, che riesca a stare dentro la sottana.

- Già lo sto facendo - aveva risposto Lotario, stando al gioco. - Corro dietro a tutte le femmine che vedo.

- Attento a non farti prendere però - aveva ammonito lei, puntandogli contro un dito.

- Non c`è pericolo. Le porto nel bosco attraverso il mio passaggio segreto.

Adelaide aveva pensato che scherzasse, ma lui aveva insistito.

- No, c`è davvero - aveva ribattuto accalorandosi. - Me l`ha mostrato mio padre un giorno, nella cripta della cappella. Si dice che sia stato costruito al tempo dei Longobardi. In realtà è soltanto un condotto delle fogne.

- Allora ci sei stato! - aveva detto lei sorpresa.

- Beh…sì - aveva ammesso lui. Poi aveva aggiunto sorridendo: - Te l`ho detto no? Ci porto le mie donne…

- Bada - aveva ribattuto Adelaide, alzando nuovamente il dito ammonitore. - Ora che lo so,  potrei seguirti.

A quel punto Lotario l`aveva abbracciata. - Non credo che ti convenga - aveva detto ridendo. - Si racconta che già una regina abbia percorso quel passaggio, gelosa del re. Ma non le ha portato fortuna. E poi, con  questa pancia, dubito che potresti farcela - aveva concluso attirandola a sé.

Tra le braccia di Lotario Adelaide si era subito dimenticata del passaggio segreto e gli avvenimenti che si erano susseguiti dopo non glielo avevano certo fatto ricordare. Soltanto la necessità della fuga le aveva riportato alla mente l`episodio e lei si era aggrappata a quella possibilità come un naufrago si attacca ad una fune.

Padre Candido, però, non ne era ancora convinto. - Beh, devo ammettere che questa è proprio una sorpresa - aveva detto, riavendosi dallo stupore. - Ma guarda un po`: un passaggio segreto! Esiste effettivamente un pozzo dove voi dite. Ne ho fatto chiudere io stesso l`imboccatura con una grata.

- Allora toglietela padre - aveva risposto lei - e controllate. Dovrebbero esserci dei pioli...

- Controllerò, ma non ce la farete mai da sola - aveva obiettato il monaco. - Anche se riusciste a uscire dalla città, il viaggio fino a Como è troppo rischioso. Avete bisogno di una scorta: gente svelta, che vegli su di voi e, all`occorrenza, sia capace di menar le mani. 

Lo so bene - aveva risposto Adelaide, allargando le braccia. - Eppure dovrò rischiare, perché non vedo nessun altro oltre noi due.

- Non è detto - aveva osservato il priore, riflettendo. -  Ci sono uomini che…si guadagnano la vita sulle strade. Vigilando su carichi preziosi…ricchi mercanti…prelati…

- Gente infida - aveva commentato Adelaide con una punta di disprezzo nella voce.

- Non sempre - aveva ribattuto padre Candido. - Non sempre…credo.

- Parlate come se ne conosceste qualcuno  - aveva detto Adelaide.

- Sì… Penso di sì  - aveva  risposto padre Candido, assorto nei suoi pensieri. – Uno, almeno.

- Allora tanto meglio - aveva concluso Adelaide prendendogli le mani. - Se ve ne fidate voi, proverò a farlo anch`io.  Siate riservato, però.  Assicurategli una buona ricompensa, ma non fate nomi. Intanto, io penserò a  come fuggire dal palazzo.

Nei giorni che erano seguiti Adelaide aveva avuto testa solo a quello scopo. Con l`aiuto di Ingorde, che l`ascoltava attenta, aveva ripensato il suo piano passo a passo, cercando di prevederne tutte le difficoltà. Doveva   scendere le scale, evitare la ronda, imboccare il corridoio, aprire la porta della cappella… Arrivata a quel punto, si era sentita mancare. Già, ma il guardiano? Dopo il vespro chiudeva l`accesso che dava sulla corte e si ritirava per la notte in una stanzetta accanto alla porta interna. Proprio quella dove avrebbe dovuto passare lei, con il rischio di  farsi scoprire prima ancora di cominciare.

Adelaide aveva pensato molto a come evitarlo, ma la soluzione, inaspettatamente, era arrivata da Ingorde.

- C`è Brunello - aveva esclamato la servetta, tutta rossa per l`ardire. Poi aveva proseguito: - Brunello è…insomma…è un giovane simpatico.

Adelaide le aveva lanciato uno sguardo divertito. - So chi è Brunello e mi sembra che sia qualcosa più di una simpatia.

Se possibile, Ingorde si era fatta ancora più rossa. - Ecco…  - aveva farfugliato tormentando con le mani le falde del vestito. -   Ci  vediamo qualche volta e lui… vi è molto devoto, mia signora.

- Non ne dubito - aveva risposto Adelaide sorridendo - ma non vedo come possa servirmi.

- Beh, Brunello lavora nelle scuderie - aveva ripreso Ingorde. - Lui potrebbe entrare in chiesa di giorno e farsi rinchiudere dentro per la notte…

Adelaide si era alzata di scatto. - Per aprire a me quando sarò arrivata - aveva concluso con gli occhi che le brillavano per l`eccitazione. - Ma correrà un bel rischio. Lo sa, vero?

- Ne abbiamo parlato qualche volta  - aveva risposto la servetta tenendo gli occhi bassi. - Lui  va dove vado io…     

- E sarebbe?

- Ecco, mia signora - aveva proseguito Ingorde esitando. Poi aveva alzato il viso di scatto: - Io vengo con voi. Non posso certo lasciarvi sola!

Ringraziando il cielo di quell`aiuto inaspettato, Adelaide aveva deciso di stringere i tempi per la partenza di Emma. Così, raccogliendo tutto il coraggio di cui disponeva, aveva affrontato i suoi carcerieri. Berengario si era mostrato subito accomodante, quasi sollevato all`idea di poter risolvere per il meglio quell`impiccio. Willa, invece, era stata perfida come al solito. - E quando sua altezza ci farà la grazia di annunciare il lieto evento? - aveva detto sibilando.

Adelaide  aveva pensato di scappare subito dopo  Pasqua. In quel periodo  i viatores avrebbero ripreso di nuovo il loro cammino, interrotto per la Santa  Ricorrenza, e questo avrebbe facilitato la sua fuga. Si era guardata bene però dal dirlo e aveva risposto  soltanto: - Dopo la Resurrezione di Nostro Signore. - Poi aveva aggiunto con intenzione: - E dopo che mia figlia avrà raggiunto la Borgogna.

Aggirandosi nella stanza di Emma, Adelaide rivide quella partenza tanto sospirata. La bambina aveva pianto un po`, scombussolata dai preparativi, e anche lei aveva versato molte lacrime. Ma  il sollievo di pensarla in salvo l`aveva rasserenata. L`aveva sistemata nel carro, in braccio alla sua nutrice, e l`aveva guardata sfilare oltre il portone, affidata ad una robusta scorta e alla custodia del conte Eldrico. Poi era rientrata a palazzo, aspettando pazientemente di avere notizie. Quando era arrivato un messo da Vercelli, con un`affettuosa lettera del vescovo Attone,  lei aveva tirato un sospiro di sollievo. Era quasi Pasqua ormai, e  il tempo della fuga si avvicinava.

Il giorno dopo, però, padre Candido si era presentato  inaspettatamente a palazzo.

- Ho trovato l`uomo di cui vi avevo parlato  - aveva detto, facendosi avanti esitante. - Si chiama Osmund e l’ho conosciuto quando si trovava nel nostro convento, a  Bobbio.

Adelaide ci aveva pensato un po` sopra. – Nel convento, avete detto? - Poi aveva scrollato le spalle. - Comunque sia, il viaggio sarà  più sicuro.

Padre Candido aveva fatto segno di sì con  la testa. - Ha anche due compagni che porta sempre con sé. Uomini capaci,  avvezzi a queste imprese e  armati fino ai denti.

- Meglio  - aveva osservato Adelaide sorridendo. - Anche se spero che non ce ne sia bisogno.

- Dio ci scampi - aveva ripreso padre Candido, alzando gli occhi al cielo. - Ma…

- Ma? - lo aveva interrotto Adelaide con impazienza.

- Ecco… - aveva ripreso il priore. - Non sono proprio…disinteressati.

- Non l`ho mai pensato.

- ‘Un guadagno grande come il rischio’, ha detto Osmund.

- Lo avranno. Rassicurateli pure - aveva osservato Adelaide asciutta.

- Pattuito prima di accettare e corrisposto di persona  - aveva concluso il priore con un sospiro. -  Proprio da voi.

Era stato così che Adelaide, approfittando della visita alle chiese nel Venerdì Santo, si era recata a san Colombano per incontrare Osmund e i suoi uomini. Dopo essersi assicurata l`aiuto di Ingorde e di Brunello,  non le sembrava più così necessario disporre di una scorta. Loro tre avrebbero potuto benissimo mettersi in viaggio da soli. In fondo avrebbero percorso strade molto trafficate, dove era facile incontrare gente a cui aggregarsi e ricoveri nei quali passare la notte. Senza contare che quegli estranei, se potevano diventare un vantaggio, rappresentavano già un rischio.

Ad Adelaide non era piaciuta per niente la richiesta di quell`incontro  e si era risolta ad acconsentire per non mettere in difficoltà padre Candido ma, soprattutto, per non insospettire ulteriormente quell`Osmund. Se lei poteva ricompensarlo bene, c`era chi lo avrebbe pagato anche meglio e Adelaide non voleva farlo cadere in tentazione. Così si era risolta ad andare all`appuntamento per troncare l`accordo più che per farlo, accompagnata da Ingorde e scortata dal solito manipolo di guardie che le stavano sempre alle calcagna.  

Piovigginava fin dal mattino e il tempo era tetro, uggioso come in un giorno d`autunno. Il bosco era fradicio d`acqua  e le foglie nuove pendevano flosce, quasi smarrite sotto la pioggia insistente  che  scorreva  lungo le piante e penetrava il sentiero in sottili rivoli gorgoglianti.  A san Colombano Adelaide c`era arrivata in una portantina coperta. Ciò non le aveva impedito, però, di sentire l`umidità avvolgerla e insinuarsi sotto le vesti. Così, smontando  davanti alla porta della chiesa, si era  stretta nel mantello e aveva abbassato il cappuccio fino agli occhi.

Appena dentro si era segnata e aveva piegato le ginocchia. Poi aveva lasciato Ingorde sul fondo. Se qualche guardia fosse entrata a curiosare, la servetta aveva il compito di tranquillizzarla. Lei, nel frattempo,  già s`inoltrava  rapida lungo la chiesa fino ad una porticina laterale. Padre Candido  l`aspettava dall’altra parte,  per accompagnarla lungo il tragitto fino al refettorio dove doveva avvenire l’incontro.

Il grande stanzone era in penombra. Quello era giorno di digiuno e l`ambiente sembrava deserto ma, quando gli occhi di Adelaide si erano abituati all`oscurità, lei era riuscita a vedere le sagome di due uomini che la stavano aspettando.

Il più prossimo stava in piedi,  con la testa china e le braccia abbandonate lungo il corpo. Aveva indosso una tunica lacera, di colore indefinibile, che copriva a malapena la sua figura possente. Sotto  quello straccio s`intravedevano muscoli potenti e gambe  massicce, solide come i tronchi del bosco che  Adelaide aveva attraversato poco prima. Con la mano destra stringeva un bastone, una specie di clava nodosa  che teneva come fosse un bordone. Non portava armi in vista, tranne un`accetta alla cintura, ma il bastone  aveva l`aria di essere una minaccia terribile e le sue mani sembravano ben avvezze a praticarla.

L`altro individuo stava più discosto, appoggiato a uno dei tavoli del refettorio, con le braccia conserte e l`aria indolente di chi non ha di meglio da fare. Osservandolo, però, Adelaide aveva capito subito che quella era solo una posa. L`uomo aveva un fisico asciutto, guizzante, e le lunghe gambe, inguainate in un paio di brache in pelle, sembravano pronte a scattare al minimo segno di pericolo. Anche le sue armi, una spada lunga e un pugnale, parevano abbandonate sul tavolo così, come per caso. Ma avevano entrambe l`elsa in avanti e stavano ben accoste ai fianchi, pronte per essere impugnate dalle due mani.

Mentre il colosso teneva lo sguardo rivolto a terra, l`uomo vestito di pelle  non le staccava gli occhi di dosso. Sulle prime, Adelaide aveva avuto un moto di insofferenza. Poi, attratta da quello sguardo insistente, aveva deciso di ricambiarlo. Come una sfida, i suoi occhi si erano fissati sul viso del forestiero, soffermandosi sui lunghi capelli biondi tagliati alla maniera longobarda, sulla corta barba mal rasata  che finiva a punta e sui baffetti appena accennati, che incorniciavano  labbra sottili come una fessura.

Osmund! Quello doveva essere Osmund di sicuro! Il nome le aveva attraversato la mente come una certezza, strappandole un sorrisetto compiaciuto. Incrociando lo sguardo dell’altro, però, le era sembrato di cogliere un luccichio divertito negli occhi che la scrutavano e anche la bocca del forestiero si era socchiusa in un accenno di sorriso.

Quel sorriso l`aveva messa nuovamente a disagio.  Anche il forestiero sembrava averla riconosciuta e quel  suo atteggiamento indolente aveva tutta l’aria di una scena, recitata  per  metterla alla prova, facendosi gioco del suo imbarazzo. Dava l`impressione di un uomo ben sicuro di sé,  abituato  a prendersi quello che gli passava davanti, senza troppi scrupoli e senza  tanti rimorsi per i malcapitati che incrociavano il suo cammino.

Adelaide non voleva essere fra quelli e  aveva distolto in fretta il viso, cercando nella sua mente le parole più adatte a sciogliere l`impegno. Stava ancora pensandoci quando aveva sentito un rumore sulla sua sinistra e dalla porta del refettorio era sbucato un altro individuo. Si trattava di un uomo piccolo, tozzo, con indosso un cappellaccio scuro, fradicio di pioggia, e un corto mantello che  ricadeva  su un paio di vecchi gambali in cuoio, tutti infangati. 

Trovandosi davanti  Adelaide,  si era fermato di botto. Poi, con fare impacciato,  si era tolto il cappello,  rovesciando sul piancito un rivolo d`acqua piovana e scoprendo una testa calva, contornata da due radi ciuffi di capelli ai lati.  Anche il viso rubizzo era completamente glabro, con due occhietti vispi che si erano rivolti verso  l`uomo addossato al tavolo, ammiccando.

 L`altro aveva ricambiato con un piccolo cenno d`intesa, sollevando appena le dita di una mano. A quel punto era intervenuto padre Candido.

- Questo è Bastiano - aveva detto, prendendo sotto braccio il nuovo venuto e accompagnandolo verso Adelaide. - Era di guardia qui fuori.

Sospinto dal priore, l`ometto aveva fatto qualche passo avanti. - Per servirvi, signora - aveva detto con voce rauca, tenendo gli occhi bassi e ciancicando il cappello tra le mani.

- Era per servire me che stavi fuori? - aveva chiesto Adelaide.

Bastiano aveva stretto il cappello ancora più forte. - Sì…anzi no - aveva biascicato. Poi aveva rialzato la testa con gli occhi brillanti di malizia. - Ecco - aveva proseguito esitando - fuori ci sono le guardie e noi... non siamo proprio amici.

Ad Adelaide era scappato un risolino. - Neanch`io Bastiano. Neanch`io, te l`assicuro. – Poi aveva aggiunto, indicando l’uomo con la clava: - All’occasione, comunque, credo che sarei ben protetta.

Rispondendo alle parole, o forse al gesto, il colosso aveva sollevato il viso verso di lei.  Non aveva aperto bocca ma si era limitato a guardarla, spalancandole addosso due grandi occhi azzurri, limpidi come un mattino di primavera e ingenui come quelli di un bambino.

- Orso non può parlare signora – era intervenuto ancora Bastiano. - E`  muto dalla nascita.

- Ah, capisco – aveva detto Adelaide avvicinandosi al colosso e sorridendogli. – Comunque, Orso è un nome che gli si addice.

- I nomi sono come gli abiti. Andrebbero cambiati secondo le occasioni. - La voce  era bassa,  sicura di sé. Mentre prendeva la parola, l`uomo vestito di pelle si era scostato dal tavolo con un unico movimento aggraziato e, in due passi, le sue lunghe gambe l`avevano portato  all`altezza di Orso. Quindi aveva messo una mano sulla spalla del compagno. - Orso, invece, resterà Orso tutta la vita.

- E voi? - aveva chiesto Adelaide incuriosita.

L`altro si era limitato a stringersi nelle spalle. - Per ora dovrete accontentarvi di Osmund, come vi ha detto padre Candido - aveva aggiunto poi con un sorrisetto. - Io mi accontenterò di chiamarvi signora.

- Va bene…Osmund - aveva replicato Adelaide, sbrigativa. Quindi si era frugata nell`abito, estraendone una manciata di gioielli - Non credo  ci sia bisogno d`altro. Siete stato incomodato per rendermi un servizio e qui ho portato di che ricompensarvi. Quando sarà il momento, vi chiamerò.

Osmund aveva ascoltato quel discorsetto senza muovere un muscolo e senza degnare di uno sguardo le gioie che Adelaide gli porgeva. - Per quanto tempo ancora? - aveva chiesto soltanto.

- Per quanto tempo cosa? - aveva ripetuto lei sulle prime. Poi aveva aggiunto asciutta: - Per tutto quello che mi servirà.

- E credete di averne ancora tanto a disposizione?

A quell`ulteriore domanda, Adelaide era esplosa.  - Ma chi credete di essere, voi? Mio padre…o il mio confessore? Queste sono cose che non vi riguardano e che non potete sapere.

Osmund aveva accolto quella sfuriata senza scomporsi. - Né l`uno né l`altro - aveva risposto quietamente - ma la gente chiacchiera e, nel mio mestiere, è importante ascoltare.

-  Allora, cosa avete ascoltato di grazia?

- Lo sapete bene. Oggi siete qui, guardata a vista. E domani?  Dovete andarvene finché siete in tempo e avete l`aiuto che vi abbisogna.

Quelle osservazioni avevano indotto Adelaide a riflettere. Osmund la metteva a disagio con la sua sicumera e la sicurezza che ostentava nel suo modo di fare. In lui s`intuiva  qualcosa di animalesco, di felino, come  un gatto che gioca col topo o una fiera che studia la preda. Eppure, le cose che diceva avevano un senso, anche se lei era restia ad ammetterlo.

- Ho già l`aiuto che mi serve - aveva provato a resistere. - Gente fidata, che mi è vicino.

 - Capace di usare una spada o…questo? - aveva replicato Osmund, indicando la clava nelle mani di Orso.

- Non ce ne sarà bisogno - aveva replicato Adelaide. - In fondo sono poche miglia di viaggio, su strade sicure, molto battute…

-  Dalle pattuglie certamente - l`aveva interrotta Osmund, scuotendo la testa. - Che vi troveranno senza fare molta fatica.

A quel punto era intervenuto padre Candido. - Ascoltatelo figliola - aveva detto avvicinandosi. - Osmund sa quello che fa ed è più avvezzo di noi a certe cose.

Adelaide aveva guardato il priore per un momento, ancora indecisa. Poi aveva allargato le braccia, facendo segno di sì con la testa. - E va bene. Sentiamo allora voi, cosa proponete.

- Niente strade battute e niente città. Sentieri di campagna e noi quattro, soli.

- Ma io…ho due persone con me. La mia fidata Ingorde e un giovane che l`accompagna.

- Lasciateli - aveva ribattuto  Osmund. - Ci sarebbero più d`intralcio che d`aiuto.

Adelaide ci aveva pensato un po` sopra, ma l`idea di restare sola nelle mani di Osmund la faceva rabbrividire. - No! - aveva concluso risoluta. -  Non li posso e non li voglio abbandonare.

- E va bene - aveva concesso Osmund dopo un momento di esitazione. - Portateli pure. In fondo è abbastanza comune che la moglie di un mercante viaggi con la sua servitù.

- La moglie di un mercante? - aveva ripetuto Adelaide sconcertata.

- Proprio così - aveva replicato Osmund. - Voi sarete la moglie di un ricco mercante, che torna a casa dopo essere stata a visitare la sua famiglia.

- E…cosa dovrei fare? Come dovrei comportarmi? Sapete, io non… - aveva provato a chiedere ancora lei. 

Osmund aveva liquidato quelle domande con un solo gesto. - Niente. Non dovrete fare assolutamente niente. Anzi. Meno darete nell`occhio, meglio sarà. Non mettete gioielli o monili vistosi. Non indossate trine, sete o altre diavolerie del genere. E non portatevi dietro nulla di ingombrante. Un abito decoroso, ma semplice. Anonimo quanto basta per passare inosservati.

"Un abito decoroso, ma semplice". Mentre frugava fra le sue cose,  Adelaide si rigirava in mente quella frase di Osmund e se la prendeva con se stessa per non averlo mandato al diavolo. Un uomo così sicuro di sé, così saccente e...ecco: così indisponente come quello, non l`aveva mai incontrato. Eppure, alla fine, si era lasciata convincere  e ora era lì a cercare un abito decoroso, ma semplice, come se fosse la cosa più facile del mondo.

Decorosi, i suoi abiti lo erano tutti. Semplici, però,  questo  proprio non si poteva dire. Una regina, giovane per di più, aveva ben diritto a mettersi un po` elegante, senza eccessi ma anche senza far sfigurare il proprio re consorte. Così, dopo aver scartato i vestiti troppo scollati, quelli troppo colorati e quelli troppo fini, le erano rimasti in mano soltanto due abiti: uno verde scuro, con piccole balze gialle alla sottana e un corpetto guarnito di volpe; l`altro di lana nera, con il collo alto, bordato in argento, e una cintura del medesimo colore.  Era il vestito del suo lutto e, indossandolo, il volto di Adelaide si era ancora più incupito.

M non c`era tempo. Già Ingorde le faceva fretta e le ballava davanti, tenendo in mano un fagotto in cui aveva raccolto il minimo indispensabile per il viaggio della sua signora.  Nervosamente, Adelaide infilò gli stivali da cavallo,  che le sembravano i più adatti per il passaggio segreto. Poi ricordò gli ammonimenti di Osmund: la moglie di un mercante con gli stivali ai piedi? Allora   scelse un paio di scarpe basse, di panno scuro, e le mise insieme al vestito verde perché Ingorde le infilasse nel suo fagotto.

Le rimanevano gli oggetti personali, che aveva rimandato per ultimi proprio per tenerli con sé. Pochi minuti le bastarono per raccogliere la sua spazzola preferita, lo specchio d`argento, qualche belletto e le sue gioie più care. Già sulla porta, tornò indietro e  sfilò il braccialetto di Lotario dalla tasca dell`abito che aveva appena smesso, riponendolo insieme alle altre cose.

Non c`era molto, ma quanto bastava per fare ingombro. Allora le vennero in mente  le passeggiate in montagna, nel Vallese, quando usciva munita di una sacca  come si usava da quelle parti, con la tracolla lunga per avere le mani libere da pesi. Era sicura di averla messa da qualche parte.  Già, ma dove? Cercò a lungo, poi un lampo le illuminò il viso. Tra le cose della bambina, ecco dov’era.  Entrò correndo nella stanza di Emma e ne uscì trionfalmente con la sacca in mano e con un cavalluccio intagliato nel legno, che  era stato dimenticato in un cantuccio del cassettone.

Era già fuori della camera, con il mantello indosso e la sacca a tracolla, quando si ricordò del suo libro di preghiere e tornò di corsa a prenderlo. Si trattava di un piccolo salterio, finemente istoriato e con la copertina cesellata in oro.  Era appartenuto a una sorella di suo padre, Adelaide anche lei, che lo aveva ricevuto dai monaci dell`abbazia di Romainmotier come ringraziamento per i molti benefici ricevuti. Alla sua morte lo aveva lasciato alla nipote che, da allora, non se n`era mai separata.

Passando le dita su quelle pagine così familiari, Adelaide ebbe un momento di commozione. C`erano tante altre cose, altrettanto care e altrettanto familiari, che stava per lasciarsi alle spalle per sempre. Oggetti, parole, volti,  che si affollavano tutti insieme alla sua mente e le ricordavano una parte non piccola della sua vita. Eppure, doveva farsene una ragione e andare avanti. Si asciugò una lacrima con la punta delle dita e infilò il salterio nella sacca. Quindi recitò una breve preghiera, si segnò e uscì dalla stanza, seguendo il lume che Ingorde teneva in mano.

 

18/12/2009 12:00:00
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