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Storia
Casate aleramiche nei secoli
Claudio Martinotti Doria
pubblichiamo qui  un compendio della recensione al libro di Manfredi Lanza, riportata integralmente sul blog dell’autore (ndr)
 
Manfredi Lanza, autorevole collaboratore della rubrica di storia locale Patria Montisferrati ha recentemente pubblicato il libro “Casate aleramiche nei secoli” presso le Edizioni Il Fiorino di Modena, un testo che per noi monferrini riveste una particolare importanza per i motivi che mi appresto a spiegare.
 
Leggendo queste righe alcuni potrebbero affermare che erano già a conoscenza dell'importanza storica degli aleramici, senza rendersi conto che si riferiscono prevalentemente a quello che presumono di sapere sulla storia del Monferrato, riferendosi prevalentemente se non esclusivamente alla sola casata aleramica dei marchesi di Monferrato, che coi marchesi di Occimiano costituivano il ramo “oddoniano” (discendenti dal figlio di Aleramo, Oddone), ma il ramo con maggiori casate marchionali è stato quello “anselmiano” (dal figlio Anselmo, quello sopravvissuto più a lungo cronologicamente). Fu infatti il figlio di Anselmo, Oberto (tipico nome obertengo, marca da cui proveniva la moglie di Anselmo, successivamente i matrimoni aleramici avvennero invece con donne arduiniche), ad avviare il troncone aleramico anselmiano, che ha dato vita ai marchesi di Sezzè (Sezzadio), del Vasto (detti anche del Guasto, che in seguito alla scissione avvenuta nel 1142 hanno dato vita ai marchesi di Saluzzo e Busca, Ceva-Clavesana, Carretto- Savona, Cortemilia-Loreto), Incisa, Bosco, Ponzone. Marchesati che occuparono vaste porzioni dell'attuale Piemonte meridionale, in particolare le Langhe e gli Appennini, e ampie aree e città costiere della Liguria ed il suo entroterra. Alcuni monferrini avvezzi a recarsi al mare in rinomate località liguri si sorprenderanno a scoprire che molte di queste località furono possedimenti aleramici
 
Manfredi Lanza, rammento per coloro che non ne avessero mai sentito parlare, è un discendente aleramico dei marchesi Lancia di Busca e da oltre una trentina di anni si dedica a studi e ricerche storiche di famiglia. I suoi sono testi che non sono e non vogliono essere puramente divulgativi ma neppure riservati agli addetti ai lavori, quindi non troppo tecnici né semplificati eccessivamente.  
Sono diversi i pregi di questo libro, ad esempio le cartine realizzate personalmente dall’autore per collocare i vari feudi, corti e possedimenti aleramici, che è un particolare che agevola la comprensione di quanto si legge e che spesso manca negli autori che si limitano al solo testo trascurando l’iconografia, soprattutto cartografica.  
 
Apprezzabili, in quanto di assoluto rilievo storico, i capitoli finali dove sono riportate come Appendici Documentarie le traduzioni di alcuni dei pochi testi storici originari che si conoscono, che citano Aleramo, che sono solo nove, e questo la dice lunga su quanto poco si sappia e sia stato accertato storicamente e quanto invece sia frutto di congetture, ipotesi, teorie, interpretazioni, miti e leggende, ecc..  
 
Altro motivo di pregio del libro di Manfredi Lanza è la semplicità con cui riesce a precisare alcuni punti salienti, come l’inizio della dinastia aleramica di Monferrato, che i più sprovveduti divulgatori popolari di storia locale fanno ancora risalire ad Aleramo definendolo erroneamente primo marchese di Monferrato, mentre lui è il capostipite dell’intera dinastia, che come abbiamo visto si è frammentata in parecchie casate, mentre altri autori poco più competenti, fanno risalire al figlio Guglielmo (morto prematuramente, cosa frequente nel medioevo) o al figlio Oddone, mentre invece sarebbe da attribuire al nipote Guglielmo (che sarebbe il terzo famigliare denominato Guglielmo, considerando anche il padre di Aleramo che era un conte franco, mentre invece sarebbe da considerare il primo come Guglielmo di Monferrato, e sarebbe pertanto corretto denominarlo Guglielmo I e non III come spesso riportato).
 
Tra gli argomenti, eventi e personaggi su cui l'autore si sofferma, sono sicuramente degni di nota:
- i riferimenti alla formazione originaria della Marca Aleramica, la più piccola delle tre Marche (le altre due sono la Obertenga e l'Arduinica) volute a metà del X secolo da re Berengario in chiave antisaracena, accennando alla sua successiva espansione e frammentazione.
- la descrizione della nascita della leggenda aleramica ad opera di numerosi autori tardo medievali, che vengono scrupolosamente citati nei loro apporti, come mai avevo riscontrato in testi storici precedenti.
- le origini dell'epopea siciliana dei marchesi del Vasto ad opera di Bonifacio (figura di altissimo profilo, uno dei più potenti marchesi d'Italia che dominava vastissimi territori liguri-piemontesi), che trasferì una cospicua parte della sua famiglia presso la corte normanna di Sicilia, tra cui Adelaide che andò in sposa al Granconte Ruggero I d'Altavilla mentre stava ultimando la conquista dell'isola. Da questo matrimonio nascerà Ruggero II che diverrà re di Sicilia e per mezzo secolo la rese prospera e pacifica ed espanse il suo regno a tutto il meridione d'Italia e a vari porti e isole mediterranee, con scarso ricorso alle armi, rendendolo un vero e proprio centro commerciale e culturale del Mediterraneo, dove si parlavano tutte le lingue conosciute e si concentravano a corte i maggiori intellettuali ed artisti dell'epoca.  
Dai fatti sopra descritti discenderà anche il famoso imperatore Federico II di Svevia
- interessante anche l'esposizione dell'autore alle origini del conflitto secolare che contrapporrà gli aleramici, in particolare i Monferrato e Saluzzo con i Savoia, che risalgono alla marchesa Adelaide di Torino ultima discendente arduinica che si imparentò con i conti di Moriana sposando il figlio del capostipite Umberto Biancamano, prima che assumessero prevalentemente la denominazione di conti di Savoia agli inizi del XIII secolo.
 
08/05/2014 13:39:01
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